l’ordine civile - anno I - n. 11 - 1 dicembre 1959
l'ordine civile Francia di De Gaulle, una politica uni– taria europea, la situazione internazio– nale della Spagna ha fatto registrare i passi concreti compiuti dal governo francese prima, e recentèmente da quel– lo tedesco, miranti certo a « recupera– re » la nazione spagnola e promuovere il suo reinserimento nella comunità del– l'Europa, e, recentemente, nel più vasto quadro mondiale, l'annuncio della visi– ta a Madrid del Presidente Eisenhower. Niente però è riuscito a scuotere l'indif– ferenza che caratterizza, nelle questioni concernenti la Spagna, l'atteggiamento del nostro governo ; niente è valso a in– fondere ad esso un minimo di coraggio politico, fosse pure per esprimere un punto di vista proprio sulle iniziative degli altri, e fugare così il sospetto, le– gittimo allo stato dei fatti, tanto di una opposizione più o meno ostile, quanto di una assoluta ~insensibilità o trascura– tezza politica, per la questione in se stessa. Ed è in .realtà una questione che, se interessa tutta l'Europa, dovrebbe esse– re sentita in maniera particol·are e af– frontata, prima e con maggior impegno che da altri, proprio dall'Italia. Poichè è evidente· che, in una Europa unita, ·o comunque tendente a sviluppare una ua politica unica, si risolverebbe in un aumento indiretto del nostro peso poli– tico, oltre che in vantaggio di tutta la comunità, la presenza di altri due paesi ( uguale considerazione bisogna infatti fare anche per il Portogallo) a noi così affini per comune di cendenza. civiltà, religione, e che~ anche per ragioni geo– grafiche e storiche ( non escluse le espe– rienze della storia recente), ci sono vici– ni anche più della Fran~ia e molto più degli altri paesi europei. L'attuale contingenza internazionale tuttavia, legittimando l'aspettativa di una prova di coerenza del nostro gover– no con lo sviluppo « distensivo » dei principi che ispirano la sua azione, con- ente di sperare che si arrivi alla auspi– cata « cordializzazione » -con i paesi ibe– rici. Se la « distensione » viene accetta– ta, e l'instaurazione di rapporti cordiali e forieri di sviluppi con tutti i paesi viene ricono ciuta come necessità, o ad– dirittura come •principio valido al di là dei contrasti ideologici considerati «non interferenti », ci sembra logico atten– dersi che e sa non i svolga a senso unico, ma sia sviluppata sn ogni pecie di governi che si reggono su principi diversi dai nostri. Se si lascia agevol– mente cadere la pregiudiziale ccdemo– cratica » nei confronti della Russia so– vietiea, dando via libera al viaggio .del Presidente Gronehi - che assume - si voglia o no - un signi16.cato chiara– mente sim·bolico - non si vede come la si possa -coerentemente mantenere in piedi nei confronti ·della Spagn,a falan– gista, o del « paternalistico » governo del Port9gallo. ccE' una cccordializzazione » che nel– l'attuale momento non potrebbe dar luogo a legittime opposizioni di princi– pio, alle quali del resto anche l'esempio del Presidente Eisenhower, per l'auto– revolezza democratica del paese che rappresenta, apporta una decisiva sva– lutazione. Biblioteca,Gino Bianco Se il governo 'italiano non sentisse in questa congiuntura storica, la necessità 'e l'opportunità di integrare la disten– sione compiendo un passo di riavvicina– mento verso i due paesi iberici, per troppo tempo tenuti in cc quarantena » come indesiderabili, dovremmo proprio pensare che quella stessa anacronistica, . . e piu o meno sincera, prevenzione gene- ricamente « antifascista » che handicap– pa pesantemente, ancor oggi, l'attività internazionale dei nostri governi, con– dizioni tuttora in maniera decisi va an– che la nostra politica internazionale. Con le conseguenze, finora puntualmen– te verifièatesi, della impossibilità di as– sumere un proprio ruolo, e della neces– sità quindi di aerobatici contorsionismi per adeguarsi agli sviluppi della situa– zione, alla genesi dei quali si rimane regolarmente estranei - se non addi– rittura ostili - ( vedi ascesa al potere di De _Gaulle) - salvo poi ad adeguarsi con vaghe proclamazioni di ccidentità di vedute », una volta che il nuovo cor– so, qualunque esso sia, si sia affermato. Nella evoluzione dei rapporti della Europa con la Spagna e il Portogallo, siamo già in nettissimo ritardo. E' pre– sumere troppo sperare che si eviti al– meno la brutta figura del fanale di co– da? La considerazione -dei particolari legami che ci uniscono a quei due pae– si, la renderebbe particolarmente evi– dente agli occhi di tutto il mondo, con le conseguenze ovvie sulla stima che gli altri, popoli e governi, ancora nutrono per noi. Senza parlare poi della stima dei popoli e dei governi dei due paesi interessati. RIFUGIATI La distensione e i popoli oppressi ( - V-enerdì 27 l'Asso-ciazione intellettua- ' li rifugiati in Italia { AIRI), ha tenuto, con •l'adesione di moltissimi enti e per– sonalità italiane, una pubblica mani– festazione sul tema : « La distensione ed i popoli oppressi ». I lavori sono stati aperti da una bre– ve introduzione del sen. prof. Carrara, presidente ,dell'AIRI, che ha efficace– mente chiarito i 1notivi che devono ·te– nere desta l'attenzione dei popo·li oc– cidentali -sul grave costo del'la disten– sione, ove essa, come nel pi-ano sovie– tico, si attuasse a danno dei po·poli op– pressi dell'Est europeo, dei pO'poli non rnssi dell'URSS e dei popoli asiatici. Il prof. Koligi, vice presidente del– l'AIRI, ed ex min.istro della pubblica istruzione albanese, ha precisato come gli intellettuali rifugiati in Italia non intend-ono assolutamente « ,mettere il bastone fra le ruote » della distensione. Ma - ha continuat·o il -prof. Koligi - non si ·può im·pedire ai martoriati ed agli oppressi -di far udire i loro lamen– ti. Questa manifestazione è dunque una precisa e responsabile richiesta di do– verosa attenzione aìlle ancor tragiche situazioni dei popoli oppressi. Hanno preso la parola quindi i rap– presentanti delle comunità ungherese~ pag. 17 lituana, polacca, cinese e<l ucraina. Ed .ecco le argomentazioni più espli– cite, quali possono desumersi dalla re– lazione del rappresentante ucraino, dot-t. W asyl Federonczurk: Una vera pace non è possibi,le nel prossimo futuro così come non è stata possibile dalla fine ·della gQ.erra ad oggi. Krusciov è consapevole che l'URSS oggi non è in -grado di condurre una guerra aggressiva -con una qualsiasi pro– spettiva di successo. Egli teme la guer– ra per paura di perder.e l 'im·pero, per– ciò cerca di ·accordarsi con l'America sulla hase ·della ·cccoesistenza pacifica », praticamente sulla base della spartizio-• ne d~l mond-o in due sfere d'influenze: russa ed americana. Tuttavia, non una vera cceoesistenza », ma soltanto una · tregua è necessaria a Krusciov, per con– solidare il sistema sovietico ed il suo potere personale, per pacificare i po– poli op·pressi e -per attuare H piano eco– nomico settennale. Dopo che avrà sfrut– tato •questa tregua, Mosca provocherà in Europa e in altri punti de] mondo una serie di nuove crisi. Una stretta alleanza politico-militare ed economica fra l '-URSS e la Cina co– munista è ne'l loro reciproco interesse ed un conflitto fra queste due potenze potrà eventualmente s•orgere in un lon– tano avvenire. La Cina continua a ri– conoscere Mosca come guida del comu– nismo mondiale. Kruscev e Mao Tse Tung si sono div,ise le pa-rti nella rea– lizzazione degli scopi del holscevism-o mondiale che è ·al servizio dell'impè– rialismo russo: Kruscev ha assunto il co~pito d-ella colomba della pace e Tse Tung il ruolo della spada rivolu– zionaria ( aggressioni nel Laos, sulla frontiera con l'India, ec-c.). La mobilità e la mutabilità della tat– tica, con la simultanea coerenza della strategia proiettata verso l'avvenire, è la caratteristica della politica russo-so– vietica. A confermare la mobiljtà de-Ila tattica sovietica è la proposta -di Kru– .s.cev all'Assemblea d-ell'ONU per il di– sarmo totale, ohe ha scopi propagan– distici. ~entre il colonialismo occidentale sta scomparendo, il colonialism·o russo– sovietico -C'he è la -causa più importan·– te. della tensione internazionale, cerca di espand-ersi ulteriormente. Per otte– nere Ja distensione internazionale, biso– gna eliminare ·le varie cause che la de– terminano~ e ·prima di tutto il colonia– lism·o russo-comunista, che opprime sia i popoli non russi dell'URSS, come l'Ucraina, la Bielorussia, la Georgia e altre nazioni non russe deH 'URSS, che i c.d. satelliti. Nella loro lotta contro .Poc,cupante russo-sovietico, i popoli non russi -del– PURSS chiedono ·dall'Occidente l'ap– poggio morale e politico. La risoluzio– ne per la « Settimana delle Nazioni op– presse » approvata nel giugno scorso dal Co·ngresso Americano e proclamata da Eisenhower ed in cui si a-Uerma che dal 1918 la politica imperialistica del– la Russia sovietica ha -condotto, con le
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