l’ordine civile - anno I - n. 11 - 1 dicembre 1959
l'ordine civile mercio con -l'estero si sono avute cifre abbastanza significative: nel 1950 la RDT aveva esportato merci per circa 400 milioni di dollari e le esportazio– ni sono andate costantemente aumen– tando tanto che nell'anno scorso sono state pari a 1.880 milioni di dollari. Nello stesso periodo -il volume dei beni esportati si calcola sia aumentato di circa 3, 7 volte. Anche le importazioni, partite da quota 470 milioni nel 1950, sono risultate pari a 1.670 milioni l'an– no scorso. I progressi maggiori sono stati com– piuti nella produzione industriale, co– sa che non sorprende se si pensa che inei prifni anni del dopo. guerra in tutti i paesi dell'Europa orientale si è seguita una politica di industrializ– zazione, spesso a carattere autarchico. Questa linea è stata abbandonata da un paio d'anni dai paesi a democrazia popolare i quali hanno iniziato una azione di coordinamento, •Specializzan– do e dividendosi la produzione. ·Nel quadro di questa collaborazione, la Germania contribuirà con l'apporto de1l'industria metallurgica, della ligni– te e dei derivati, macchinari, ecc. Si tenga inoltre conto che dal 1950 al 1958 la struttura delle esportazioni della RDT si è modi,ficata nel senso che mentre nel 1950 le esportazioni di macchinari costituivano circa un terzo del volume totale, nel 1958 le espor– tazioni di questo settore hanno costi– tuito più della metà del volume totale, mentre le esportazioni di altri prodot– ti -industriali sono pressochè rimaste immutate e la quota delle materie pri– me e dei semilavorati .sul volume to• tale delle esportazioni è passata dal 45% ~ poco più del 30%. La struttura delle importazioni, invece, non ha re– gistrato modifiche di rilievo. La situazione nell'agricoltura è ri– sultata meno soddisfacente, mentre nel settore dei consumi, pur permanendo degli squilibri, si è avuto un assetto maggiormente confacente a.Ue necessi– tà della popolazione e si è cercato di progredire oltre che nella quantità, an– che nella qualità. Al riguardo si deve però notare che la produzione di beni di consumo non di prima necessità, la produzione deH'artizianato privato e le prestazioni di servizi sono aumentate scarsamente. Nella RDT si tende ora a colmare il divario esistente nel campo econo– mico con la Germania Occidentale: è ev;idente che ciò avrebbe conseguenze politiche dato che il paragone con la Germania Occidentale non è ,stato cer– to l'ultimo dei motivi del flusso di te– deschi dell'est verso la Germania fede– rale. Tuttavia si deve tener presente che a mano a mano che l'economia di un pae$e si sviluppa, il tasso d'incre– mento tende a diminuire .e che un raf– fronto basato sui soli incrementi dei numeri indici può portare a conclusio– ni non esatte. Infine lascia dei dubbi H fatto che per· la realizzazione delle varie iniziative del piano settennale della RDT sia stato proposto un siste– ma di decentramento m.acchinoso che potrebbe rivelarsi un o~taco lo e non un aiuto. BibliotecaGino Bianco A.O. L'indipendenza .alla Somalia Un fatto nuovo, anche se non del tut– to inatteso, ha portato aUa ribalta dèlla cronaca e anche di un certo interesse politico internazionale i rapporti tra l'Italia e la Somalia. Di fronte al Con– siglio di tutela delle Nazioni Unite e, successivamente, alla Assemblea genera– le dell'ONU l'Italia ha ufficialmente di– chiarato di aderire al desiderio mani– festato dal giovane Stato somalo di ve– dere anticipato, con la fine dell'ammi– nistrazione fiduciaria, il giorno della completa indipendenza .. Questa scaden– za è stata pertanto anticipata dal 2 di– cembre 1960 al luglio o all'ottobre del– lo stesso anno, restando condizionata al– l'approntamento e al perfezionamento di alcune strutture fondamentali nella vita del nuovo Stato indipendente qua– le, prima fra tutte, la formazione e l'approvazione della ,Costituzione da parte dell'attuale Assemblea legislativa, che dovrebbe perciò trasformarsi in As– semblea costituente. Come si vede la natura di questa de– cisione può essere ricondotta ad un atto simbolico; non si tratta, infatti, che dell'anticipo di pochi mesi dello scade– re di un mandato. Un valore simbolico che però riveste una particolare impor– tanza in questa fase storica dei rapporti fra paesi sviluppati e sottosviluppati che va velocemente e drammaticamen– te, e proprio in Africa se ne hanno le più convincenti dimostrazioni, liqui– dando gli ultimi residui di vecchie strutture coloniali. L'Italia non si è lasciata prendére da sottili malie di prestigio, facili a chi, e ce n'è nel nostro Paese, non rie– sce a rimanere insensibile al ric'ordo dell'Impero. Non ha cercato di contrab– bandare una missione di educazione e ~ . di assistenza col tentativo di far riger- mogliare ormai morte radici, che le avrebbero, d'altra parte, impedito e svuotato quel ruolo di naturale inter– termediaria che in lei vanno riconoscen– do parecchi paesi sottosviluppati. Per certi aspetti è proprio in una de– cisione finale com•e questa che si riva– luta tutta l'attività e· l'esp-erienza ·rac– coha in questi anni di amministrazione fiduciaria. ·Non è questo -iiè il momento nè la sede per tentare un bilancio com– pleto della nostra presenza in Somalia, ci pare però che nulla sia più errato che pretendere di farlo ragionando esclusivamente in termini finanziari di entrate ed uscite dai nostri bilanci. Non bisogna dimenticare che l'accetta– zione del .mandato ·fì•ducia-rio, nel 1950, è stato il primo atto di un certo rilie– vo che ci abbia reinserito nel circuito delle comunità internazionali; 'mentre l'attuale decisione dà una valida confer– ma che l'Italia mirava solo ad un ser– vizio che, pur svolto alla luce di una esperienza semisecolare, si inseriva nel– la nuova realtà creatasi, prendendone intimamente coscienza. Gli avvenimenti del mandato fiduciariQ italiano sulla Somalia hanno inoltre una certa vali.di - pag. 15 tà anche per una miglior comprensione di alcuni strumenti generali sul piano della politica internazionale. Accennia– mo in modo particolare all'istituto del– l'amministrazione fiduciaria. Quando nel 1950 l'Italia assunse quella· della Somalia, il giudizio generale concorda– va nel ritenere troppo breve il termine fissato a solo dieci anni di distanza. Ora l'anticipo della scadenza potrebbe far pensare ad un grosso errore di valuta– zione, ma bisogna stare molto attenti a non vedere la cosa con una fa.Jsa pro– spettiva : sicuramente un periodo di die– ci anni è molto breve, anzi sicuramente insufficiente, per dar vita ad uno stato organicamente strutturato, con carat– tereristiche che siano moderne •e che nello stesso tem•po teingano nel dovuto conto quell'insieme di valori tradiziona- · li che costituiscono la spina dorsale di una società il cuj superamento non può avvenire esclusivamente sotto forma di struttura. Dieci anni sono soprattutto pochi per formare degli uomini, delle persone nuove a cui affidare le struttu– re, uomini che possano sentire forte– mente i problemi reali dello sviluppo autonomo di una comunità nazionale e del suo inserimento nel mondo dei rap– porti internazionali, non limitandosi so– lo a considèraré i più appariscenti e fa]si successi di un raggiunto egualita– rismo, formale ed esteriore, coi « bian– chi ». Pochi per dar vita· a complete strutture economiche che abbiano la forza di svilupparsi e di progredire, pur con l'aiuto internazionale che non è pensabile possa mancare ad un paese estremamente povero ed arretrato. In– dubbiamente tutto ciò può essere ri– scontrato in Somalia; in esse al termi– ne dell'Amministrazione fiduciaria ita– liana resterà ancora moltissimo lavoro per i Somali e per un aiuto internazio– nale, sperabilmente disinteressato, pri- 1na .di solidificare le istituzioni, sociali e<l economiche, che in questi dieci anni non ·potevano, necessariamente, che es– sere abbozzate. Quello che, però, ci preme osservare è che Fanticipata scadenza, e i senti– menti che l'hanno prepa;ata e matura– ta, fa pensare che difficilmente un man4 dato fiduciario possa durare molto di più di dieci anni senza snaturarsi e riconoscersi in finalità che con esso non hanno niente a che fare. E' un dato di fatto che si può riscontrare nei paesi sottosviluppati un processo di evoluzio– ne politica, che, anche se non scevro .da moti e sentimenti irrazionali e .difficil– mente controllabili, rappresenta pur sempre una maturazione; e il volerlo costringere in tempi che non sono i suoi, pretenderne la controprova asso– luta e positiva sul piano istituzionale, significherebbe tramutarlo in un movi– mento di ribellione nel quale molta del– l'opera svolta sul piano della « tutela » risulterebbe ·Compromessa. E' evidente che fatta questa constatazione si pone .più urgente la necessità di dare vita e vigore a forme di assistenza internazio– nale che possano garantire, nel ricono– scimento e nel rispetto dell'autonomia nazionale dei paesi assistiti, la prosecu– zione de'i. processi di maturazione e .di sviluppo. Il I discorso non nasce da una
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