l’ordine civile - anno I - n. 8 - 15 ottobre 1959
pag. 22 ad aver paura degli uomm1, quasi ad odiarli, ed ama il ·servizio .divino perchè questo gli appare al ·di là di tutto ciò che ha rischiato di contaminarlo; quasi un rifugio contro le intemperie_. Così,. quando la casa della divinità sta per essere oltraggiata, come se stesso, non esita a distruggerla, a sopprimersi. E non riesce a scorgere, cotne l'ex-soldato de (( L'arpa birmana »,-la. tappa dell'a– scetismo, della ulteriore rinuncia, che è UD ritrovamento totale di Dio. Nel film c'è anche la circostanziata polemi– ca, ma smorzata nei toni di un'amara e penosa -constatazione, -dello scadimen– to delle tradizioni religiose nazionali a semplice formalismo. Per questo il re– gista ha ritenuto opportuno immagina– re questa storia intorno a un episodio realmente accaduto~ l'incendio del mo– numentale Padiglione d'oro di Kyoto per opera di un • giovane bonzo. N atu– ralmente sono spesso presi in conside– r-azione particolari liturgici e strutture proprie del buddismo, ciò che talvolta rischia di racchiudere fatalmente in confini regionali quel significato reli– gioso che, nel precedente film di J.chi– 'kawa, era universale. A colpirci favorevolmente è l'origi– nale (( ritmo )> cinematografico in cui è concepita e quasi scandita la vicend-a. _11 protagonista è onnipresente, è lui che ·rivive il passato riordinando i· propri ricordi, è lui 3; dar forma visiva ai pro." •pri pensieri. E' il suo voltò sofferto che introduce un episodio . trascorso, o un particolare che va ricostruito, o un nuo– vo cor-so della trama. Teso a indagare l'intimo d·ramma -di Goichi il regista si permette, in funzione di questo, i più audaci salti narrativi, in un con– trappunto di sequenze dettato da una successione .spirituale che solo a mo– menti coincide con quella cronologica. Ai voluti arcaismi stilistici de (( L'arpa birmana » Ichikawa sostituis~e in (( E: njo » pagine di sconcertante modernità ( poche volte il grande schermo -del ci– nemascope -:- in bianco e nero - è stato usato in modo così efficace). Ta– lora ( come nella· splendida sequenza iniziale nel posto di polizia) il regista inquadra completamente un piccolo ambiente facendoci quasi fisicamente· partecipare all'azione, talora gioca sui riquadri geometrici che compongono le pareti delle abitazioni giapponesi. Ta– lor-a immerge uomini .e cose in un au– dacissimo chiaroscuro, giungendo a spe– gnere nel buio la maggior parte dello schermo per sfruttarne solo una piccola p·orzione verti-cale, come in un dialogo visivo -che si svolga sottovoce., I pareri su questa opera sono stati a 'Venezia i più discordi. Ecco perchè una sua rilettura critica, ed una visio– ne pubblica, potrebbe dimostrarsi uti– lissima. E' stato però rilievo generale che· il film, per tanti punti di vista ve– ramente ammirevole, mancasse di quel– la vibrante semplicità, di quella auten– tica forza di commozione che -avevano fatto de (< L'arpa birmana » un'opera unica. « Ausiktet » (Il vo1to) di lngmar ca Bergman è un pastiche di tiagc-dia e commedia. La compagnia Vogler tiene spettacoli di magia e illusionismo : 1a compongono un mago dall'aspetto fan– tomatico che si finge muto; la vecchia madre del mago, tipico esemplare di strega dal vasto repertorio di scongiu– ri; la moglie del mago, travestita dl!– giovanè -apprendista-stregone; un im– bonitore fanfarone ed un cocchiere sem– pliciotto. All'ingresso in città le guar– die requisiscono la carrozza e conduco– no la troupe nellà casa di un mercante dove occasionalmente _si trova il capo deìla polizia. L'ambiente non è dei più accoglienti per la congrega: un arro– gante capo di polizia ed un medico sac– centone, •che esolude a pI'iori la pos– sibilità di fenomeni non scientificamen– te constatabili, trattano il mago da truf– fatore e gli impongono uno spettacolo di prova per il giorno successivo. An– che durante l'esecuzione dei vari nu– meri non muta il contegno dei due in– creduli che riescono con facilità a sve~ lare gli ingenui trucchi di cui il mago si· serve. Allora Vogler ipnotizza la mo– glie del capo di polizia e le fa rilevare particolari ingloriosi della vita del ma– rito. E' poi la volta di un erculeo ser– vo che, destatosi dàll'ipnosi e accorto– si di essere stato lo zimbello dei pre- • senti, strangola il mago. Il dottore è fe– lice: potrà finalmente fare una minu– ziosa autopsia di un tale che amava spacciarsi per mago dot_ato di poteri so– prannatur'ali. Ma Vogler, -che non è morto ed ha sostituito al proprio corpo il cadavere di un attore raccolto nella foresta, si diverte a ·(< fare il fant.asma » suggestionando, terrorizzando il medico positivista. Con un gusto ed una sensibilità tut– ta nordica Bergman può·riuscire in con– nubi che altrove sortirebbero in discu– tibili mélanges: la satira e il dramma, la nota buffonesca e l'atmosfera livida; il senso -della magia e quello del reli– gioso, la scenet_ta boccaccesca ed il per– sonaggio simbolo si alternano in un ccspettacolo » che, sotto la veste di un. divertissement, nutre intenzioni ben più serie. Nella prima scena Bergman ci immerge violentemente in un clima di tregenda: si respira il sortilegio nel– l'aria, si prova ( come alla lettura di al– cune pagine del grande Dreyer) il sen– so di una magia che lega natura e per– sone, che stabilisce una misteriosa unio– ne fra le cose. Anche il religioso è, nel– la sens_ibilità nordica, sprofondato in questo senso magico, in questa soprana– tura che ci sfugge· ma ci circonda. E· il medico dovrà cedere alla suggestione di queste forze sino a riconoscerle, sino ad accusare la paura, il terr~re, l'ansia,· il dubbjo, tutti sentimenti che dovreb– bero esulare dalla fredda e serena os·• servazione scientifica. Vogler, umiliato dal ciarpame di cui . si deve servire, dall'atmosfera d-a ba– raccone nella quale deve lavorare, vor– rebbe essere .soltanto un ccvolto » of– ferto a questa verità, e· appare tortu– rato dall'ansia di farsi (< disponibile » per il -soprannatur-ale che in lui può l'ordine civile agire, abbandonando la finzione, il truc– co, l'accessorio scenico. Ma il suo pre– mio sarà proprio l'invito a Palazzo rea– le, il riconoscimento cioè della bontà dei suoi truechi. Al contrario la vecchia madre si è così bene abituata a far la strega che ha finito per crederci, ed anche quando è sola, non osservata, ri– pete i suoi scongiuri, mastica le sue _ formule. Si diverte a spaventare le ser– vette della casa con racconti mostruosi, ma quando la più giovane di esse, ter– rorizzata, non -ce la fa più ad addor– mentarsi, si mette a consolarla come fa. rebbe una nonna. C'è poi un personag– gio ehe è un poco il simbolo dell'in– tera vicenda: un vecchio attore datosi all'alcool per il dramma di non poter superare la finzione, di non poter ar– rivare ad isolare in· sè, al di là del car– nale, delle fattezze fisiche, lo spirito. Egli ha pregato tutta la vita di essere ridotto a puro strumento: (< Nella mia vita ho pregato una preghiera sola: Adoperami. Serviti di me. Ma il Signo– re non volle mai capire con quanta for– za e devozione l'avrei servito; Così non venni adoperato. Ma anche questa è una menzogna ... ». Ed è proprio il suo corpo, spento, privo di ogni volontà, che verrà analizzato dal dottore e per– metterà il macabro scherzo di Vogler. A sua volta, co.me in un gioco di spec– chi, l'intera vicenda viene presentata come una (< commedia », come una grande finzione di (( personaggi >> che cercano una loro realtà. Bergman procede definendo succes– sivamente le atmosfere ed i personaggi in funzione di queste. Lo ccstj_le » del film è quindi una traduzione fedele del– la tesi di fondo : il protagonista, ma un poco ogni personaggio, è uno spec– chio, una immagine costituita da mo– tivi, da elementi che la sovrast~no ma che si trovano fuori di essa, una imma– gine che cerca la propria verità, che vùole abbandonare le scorie fisiche per essere (< volto », strumento di miracolo. Personaggi e atmosfere sono quindi i termini di una continua dialettica : se nell'atmosfera del bosco stregato la troupe dei maghi ci appare allucinan– te ecco che, nell'atmosfera della gran– de cucina del mercante, definita dalle chiacchiere delle due servette, anche i personaggi della s"trega e dell'imbonì- . tore si svelano nuovi e diversi ; • e co– sì via. Regista teatrale e finissimo uomo· di cinema Bergman sa creare figure di grande perfezione, e pure colte sempre di spigolo, come pedine di un gioco più grande, sa leggerne accuratamente i volti, disegnandoli spesso con un chia– roscuro forte, marcato, a contrasti, sve- . landoli improvvisamente con la luce. Quest'opera tematicainente molto complessa è stata forse la cosa più in-· teressante, nuova e ccbella », che ,que– sta XX Mostra ci- abbia •offerto, anche se parte della ·critica, evidentemente fuorviata dal -suo fondamentale ,clima di cccommedia », :ha creduto scorgervi solo l'intelligente carta di un Bergman minore. LEANDRO • CASTELLANI
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