l’ordine civile - anno I - n. 5-6 - 15 settembre 1959

l'ordine civile chiaramente dimostrativa da convincere lo stesso Governo francese a ridimensionare la portata di quell'atout che esso con troppa facilità getta sul piatto della bilancia della sua W elt-Politik, non accorgendosi che, anche senza tener conto della tragica situazione politica algerina, la quale da essa sola può essere decisiva, il peso ·del suo atout va ogni giorno più dissolvendosi. Vediamo comunque come è nato questo sogno e come s1 sia trasformato in equivoco. Il 1904 Paul Leroy-Beaulieu il cui nome è restato famoso come Direttore de: L'Economiste Français, pubblicò un po– deroso ·volume di 500 pagine col titolo « Le Sahara, le Sou– dan et les chemins de fer transsahariens >>che, come diceva l'autore nella sua prefazione, era il risultato di trent'anni -di osservazioni e di studi e voleva essere la completa riabHita– zione del Sahara. E' il libro classico, dove sono prospettate tutte le possi– bilità di sfruttamento del deserto, tolti naturalmente gli idro- • carburi di cui nessuno allora sospettava l'esistenza; è il libro nel quale quasi tutti gli autori di scritti sul S~hara attingono ampiamente e ben pochi citano. Bisogna però riconoscere che esso ha dato un notevole impulso alle ricerche ed alle sistematiche prospezioni dove furono spese -centinaia di mi– lioni preleva-ti nella massima parte, e -questo è bene tenerlo sempre presente, non già -dal bilancio francese ma dal bilancio algerino, il che basterebbe per attribuire all'Algeria per lo meno una equa partecipazione agli utili delle ricchezze pro: spettate. Invece l'importanza dei ritrovamenti ed in partico– lare degli idrocarburi entusiasmò gli uomini politici e mili– tari e ne risultò una bene orchestrata campagna per assicurare alla metropoli di. monopolio del Sahara. La campagna .fu iniziata da Emile Beline nella rivista « Hommes et monde» nel dicembre 1951. Durante il 1952-53 la campagna dilagò interessando i settori politici e finanziari francesi che subito ventilarono e approfondirono l'idea di fare del Sahara, -dall'Atlantico sino al -confine egiziano e suda– nese (non si osò spingersi al Mar Rosso), un solo dipartimento che la Francia avrebbe poi dovuto annettersi comè territorio metropolitano. Ciò naturalmente provocò energiche reazioni. Il Regno di Libia puntò i piedi e 1a Francia dovette .restituire il Fezzan lasciando impregiudicate le rivendicazioni libiche più al Sud; il Marocco ha già ottenuto dalla Spa-gna la restit..uzione di al– cuni territori sahariani fra i quali quello di Tarfaya, dove sono in corso promettenti prospezioni petrolifere, e richiede insistentemente alla Francia la restituzione del suo Sahara, che, come ebbe a dichiarare il Re Mo·hammed V, confina col Senegal. A sostegno di queste rivendicazioni H Partito del– l'lstiklal ha organizzato un\c Armata di liberazione del Sa– hara )) che immobilizza ingenti forze francesi; la Tunisia ri– vendica una parte del Sahara che costeggia la frontiera libica sino all'altezza dell'oasi di Ghadames ed oltre; finalmente il Governo G.1P .R;A. « Governo Provvisorio della Repubblica Algerina )) e i dirigenti del ·F.L.N. (Fronte di Liberazione Nazionale) hanno dichiara•to all'O.N.U. e comunica•to a tutte le Cancellerie e ripetuto in tutti i raduni internazionali che l'Algeria, una volta ottenuta l'indipendenza, non riconoscerà le concessioni, le compartecipazioni, i privilegi accordati -dal– l'Ammini,strazione francese nel Sahara· di minerali e, di idro– carburi. Tutto ciò ha obbligato i zelatori del « Grande Sahara Dipartimento Francese >>a mettere in sordina i loro entusia– ·smi, concentrandoli sui risultati ottenuti nel Sahara algerino, continuando però a parlare di Sahara tout court, sia per non ammettere una sua implicita appartenenza all'Algeria, sia per conservare, per i non avvertiti, il prestigio dell'immenso Sahara. • La Francia infatti è ancora convinta che il giorno in cui fosse costretta a trattare la pace, essa potrebbe annettersi il Sahara in cambio dell'indipendenza dell'Algeria, purchè le si garantissero le vie d'aècesso. Naturalmente se, come si afferma, una simile soluzione sia stata realmente ventilata come ultima ratio per risolvere la questione algerina, è evidente che la Francia fu ancora una volta mal consigliata. Ma di ciò non pare si preoceupino i politici francesi poi- ho eca 18 CO pag. 9 -----------------= chè, proprio nella seconda metà del mese di agosto, Soustelle annunciava trionfalmente all'Europa che l'oleodotto di Hassi Messaud sarà pronto in ottobre e che entro il 1960 l'estra– zione del petrolio sahariano raggiungerà i 10 e forse i 14 milioni di tonnellate. Ma l'annuncio non sembra aver troppo impressionato l'Europa perchè anche nel Sahara non algerino, e cioè in quello marocchino, tunisino, libico, egiziano e sudanese, si moltiplicano i ritrovamenti di minerali ed il petrolio comin; eia ad affluire. Proprio in questi giorni si annuncia che a Zelten, a sud di Bengasi, due trivellazioni hanno raggiunto un giacimento che si annuncia di estrema importanza. Infatti gli esperti ri– tengono che la zona sirtica possa rivaleggiare con quella di Hassi Messaud. Non si può dunque più parlare di monopolio francese e si può prevedere che fra non molto, forse fra pochi mesi,. l'importanza degli idrocarburi algerini sarà sempre più ri– dotta per la concorrenza di quei giacimenti nord-africani che in condizioni più favorevoli, potranno addurre il petrolio alla costa o alle raffinerie, a prezzi più ridotti. L'ing. Mario Monti, che, da oltre quarant'anni tratta i problemi del petrolio ed è giustamente considerato un mae– stro nella p'olitica ,degli idrocarburi, in alcuni studi pubbli– cati recentemente nella rivista romana: « Idrocarburi >> ( apri– le-giugno 1959) _è arrivato a conclusioni che vale la pena di sintetizzare poichè vengono ad appoggiare autorevolmente la nostra tesi: -che la Francia cioè, col pétrolio del Sahara al– gerino non può sperare di condizionare la politica italiana e tanto meno quella europea. Dimostra infatti l'ing. Monti che il petrolio libico potrà essere messo in comunicazione con. il Mediterraneo per mezzo di oleodotti molto meno lunghi, ed assai più sicuri, di quelli che sono invece indispensabili per l'esportazione dei petroli algerini. Per }'Italia nessun'altra zona petrolifera sarà più prossi– ma ed accessibile ed economicamente conveniente, di quelle che sono in corso di valorizz;izione in Libia e di quelle che lo saranno prossimamente in Tunisia e soprattutto in quella zona del Sahara che costeggia il confine libico sino a sud di Ghadames, zona che la Francia ha già dato alla Esso Standard Oil,di New Jersey, mentre è in discussione il possesso di detta zona, che la Tunisia ·è ormai decisa a rivendicare ricorrendo se occorre alla Corte Internazionale dell'Aia. Questa situazione - che infirma l'interesse italiauo al « petrolio francese>> dell'Algeria - avrebbe dovuto consi– gliare un'atteggiamento di oculata attesa e di estrema pru– denza ai grandi complessi, che impegnano capitali e prestigio del nostro Paese, come ad esempio, « l'Istituto Immobiliare Italiano )), la Banca Nazionale del Lavoro, la Edison, ecc. Nella stampa_ italiana si è parlato molto della possibilità di trasferire direttamente in Italia il gas naturale che abbon– da nel sud algerino. Ne riparleremo fra poco, intanto è -da tener presente che il metanodotto che dovrebbe addurre sino all'estremo nord dell'Europa, il gas naturale di Hassi R'Mel, attraverso l'Al– geria, il Marocco, la Spagna, la Valle del Rodano, fu a suo tempo presentato dalla Francia al C,E.E., approvato dall'As– semblea Consultiva del Consiglio d'Europa e da questo racco– mandato agli Stati <Memb-ri col nome di Eurafrigas definen– dolo il maggior strumento del destino delliEuropa e dell'Ahi. ca, il che decise la Banca lnternazion,ale ( B.I.R.S.) e il Fondo_ Monetario Internazionale (F.LM. ) a sottoporlo all'esame dei ~ro~w~. • • Nello studio sopracitato dall'ing. Monti a:ric~e., quest~– aspetto delle risorse algerine di idrocarburi viene esàminato nel piano concreto delle cifre e della conve~ien_z~ :,e'~ò~oµ{i~'a; Il progetto francese per un grande metanodoUQ e, .1ier l'allestimento di una flotta di .navi metaniere speciali, COJll• porta la costruzione di interi fasci di tubature -sottomar1ne nel Golfo o nel vero e proprio stretto di Gibilterra. Il Comple~so di gasdotti, superata la parte marittima del percorso, attra– verso la Spagna dovrebbero raggi.ungere le Bocche del Rodano (Marsiglia) per poi risalire per la vallata sino a Strasburgo e ad Amburgo. Fatti tutti i raffronti di opere e di costi, sulla st,èssa base molto ottimistica delle cifre indicate dal progetto frances~,

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