l’ordine civile - anno I - n. 5-6 - 15 settembre 1959
pag. 10 l'ing. Monti giunge alla conclusione che il metano algerino non potrebbe essere ceduto, nei luoghi italiani di consumo, a prezzi complessivamente più convenienti di quanto si possa ottenere con la produzione chimica del metano ( che l'autore chiama « metano tecnico») partendo dalle nostre ligniti come materia prima. Solo i quantitativi di questo combustibile se– condario sinora accertati nel nostro territorio peninsulare, possono fornire almeno 75 miliardi di m 3 di gas naturale. Se a questo elemento di raffronto si aggiunge quello an– cor più importante maturato nel frattempo, cioè l'accerta– mento di metano a Ferrandina (Lucania) in considerevoli quantità ( sinora circa 10 miliardi di m 3) si deve concludere che l'interesse italiano non ha particolari motivi per impe• gnarsi in modo precipitoso alla ancor decisamente fluida si- tuazione ·del Sahara. , Vi sono poi altre circostanze che debbono far riflettere i francesi sull'autentico peso politico del petrolio del Sahara algerino. Mentre la Francia è ancora molto, ma molto lontana, dal realizzare i ,suoi .oleodotti e i suoi metanodotti, che do– vrebbero giungere a Strasburgo, a Colonia, ad Amburgo, di– ramandosi per ;aggiungere da una parte l'Inghilterra, dall'al– tra i Paesi del nord-Europa, l~ltalia ha già realizzato, ed in breve sarà in funzione, l'oleodotto Pegli-Aigle, che si dira– merà sia verso Colonia, sia verso Monaco di Baviera, oleo– dotto reso possibile dalla tenacia piemontese che è riuscita a realizzare il traforo .del- San Bernardo fra Italia e Svizzera, da decenni ostinatamente sabotato da Roma, per ragioni sulle quali, almeno per ora, è opportuno stendere un velo. Altri oleodotti da Venezia e da Trieste porteranno il pe– trolio a Monaco ed a Vienna. Quando giungerà il petrolio francese allora sarà questioni di prezzi e di concorrenza, ma è evidente che il rifornimento di idrocarburi all'Europa Cen– trale e del Nord, non. potrà mai costituire un ~o!lopolio . francese. Politicamente il petrolio sahariano è dunque un 'arma ormai spuntata, e lo diverrà ancora più se nèl 1965 entre– ranno in funzione i nuovi oleodotti che, partendo da Bassora sul Mar Arabico e da Qum a sud di Teheran sboccheranno nel Mediterraneo. A questo proposito l'autorevole Frankfurter Allgemeine Zeitung del 14 agosto in un documentato articolo sul petrolio sahariano, getta una doccia fredda sugli entusiasmi francesi. Il giornale rileva infatti che la Francia, attraver,so la « Com– pagnie Française des Pétroles » (C.F.P.) oltre al petrolio al– gerino - che nel _1963 coprirà quasi interamente il fabbi– sogno francese - dispone di una partecipazione del 23,75% nella produzione ira 1 kena e di una quota del 6% nel Con– sorzio Iraniano e che essa ritira in petrolio il corrispettivo delle proprie quote. Nel 1960 questa partecipazione aumen– terà almeno a 15 milioni di tonnellate, cioè a circa la metà del fabbisogno francese; nel 1961 vi sarà già una ecce•denza e ·le Società Francesi, affiliate ai Consorzi Internazionali che posseggono circa il 55% del fatturato realizzato in Francia si vedranno, per colpa· del petrolio algerino, private dello scopo dei loro investimenti. Il giornale di Francoforte mette poi in evidenza il grave problema del grezzo algerino: esso, pur essendo pregiato, leggero e con alto te_nore di benzina, non contiene che scarse quantità di olio combustibile e per tanto non corrisponde alle esigenze dei mercati francese ed europeo, i quali chiedono in misura sempre crescente olio combustibile e relativamente scuse quantità di benzina. Il petrolio grezzo del Medio Orien– te, di qualità inferiore, ma con un 'alta percentuale di olio combustibile, corrisponde maggiormente alle richieste dei mercati mercati europei. Per coprire il fabbisogno di olio combustib'ile con •il grezzo sahariano, si avrà, quindi, un 'ec– cedenza di benzina·, ·la quale, difficilmente, potrà essere smer– ciata in Francia e negli altri paesi dell'Europa Occidentale. Altrettanto difficile si presenta l'esportazione di tale ecce– denza, dato che quasi tutti i Paesi, a prescindere dagli Stati Uniti, fanno un forte consumo di olio combustibile ed un con– sumo relativamente scarso di benzina. Lo scarso contenuto di olio combustibile del petrolio algerino e la difficile uti– lizzazione dell'eccedenza di benzina provocheranno per con– seguenza un aumento del prezzo dell'olio combustibile. anca· l'ordine civile In Francia, si sta già pensando, infatti, di esportare gran- . di ,quantitativi di grezzo sahariano negli Stati Uniti, per i quali detto grezzo risulta il più adatto qualitativamente, te– nuto conto del grande consumo di benzina che si fa in questo Paese. Il successo del piano francese appare, però, assai com– promesso dalle note limitazioni che gli Stati Uniti impongono alle importazioni. Abbiamo voluto citare queste considerazioni dell'auto– revole giornale di Francoforte poichè rappresentano un deci– sivo apporto alla nostra tesi, che le ricchezze del Sahara al– gerino preziose, direi essenziali e vitali se inquadrate in una razionale economia concordata fra le libere nazioni del com– plesso euro-afro-asiatico mediterraneo, diventerebbero invece un 'arma pericolosa e controproducente se usate &ome puntel– lo ad un avariato e deteriore -colonialismo imperialista. E diciamo questo a ragion veduta, poichè si va profi– lando, per quanto riguarda i rifornimenti del Nord Europa, un gravissimo pericolo che incombe non solo sulle imprese Ìornitrici nord americane, ma anche sui petroli del complesso mediterraneo. E' un pericolo estremamente serio e dovrebbe richiamare -alla realtà non solo la Francia, ma anche l'Italia e i paesi afro-medio-orientali, che sono destinati a perdere, iri ·breve volger di anni, tutto il mercato nord europeo, se nel frattempo non interverrà un'intesa dei paesi mediterranei produttori di petrolio, ivi compresi i paesi arabi i quali, per quanto sensibilissimi ài problemi del collocamento del petro– lio, pur tuttavia al Congresso del Petrolio Arabo tenuto al Cairo nella seconda quindicina dell'aprile scorso, non mostra– rono neppure di avere sentore di questo pericolo. In proposito ci riferiamo ancora una volta a quanto afferma l'ing: Monti in un articolo sulla Rassegna «Idrocarburi» del giugno 1959. In esso l'A. mette in evidenza il fenomeno della prossima immissione nei mercati europei di ingenti quantitativi estrat– ti •dalla Russia nella nuova regione petr.oliferà del Volga-Ural (bauezzata la Nuova Baku o la Baku Numero Due) che com– prende ,due· grandi zone : •quella a sud, lungo il corso del Volga sino al gomito Samara-Kuibiscev e quella nord: Baski– ria-Ufa. A dimo,strare l'importanza di questi giacimenti indivi– duati nel 193-I, basta•no le seguenti cifre. SVILUP,PO DELLA PRODUZIONE PETROLIFERA NELLA «BAKU NUMERO DUE» (migliaia di tonn.) 1937 17 1936 970 1938 66 1939 171 1938 1.661 1940 220 1950 3.000 1950 5.500 1955 7.500 1955 15.320 1956 10.200 1956 18.150 1957 15.500 1957 21.200 1958 18.910 1958 23.500 1965 (·Piano) 47.257 1960 28.000 Oggi la Russia adduce già il petrolio della Nova Baku a Orel e Briansk, a metà strada dai satelliti del blocco sovieti– co, ed ha già iniziata la marcia verso Ovest. A quanto risulta la Russia, ha infatti stipulati accordi con la Germania Orien– tale, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria per la prosecuzione dell'oleodotto ,sino .alla Bielorussia -dove si diramerà verso i paesi -limitrofi: Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria per poi proseguire verso i paesi dell'O.E.C.E. Il tratto cecoslovacco, come è confermato dalla recente presenza ufficiale a Monaco dei dirigenti -dei pipe-lines sovietici, dipen-dente dal Consi– glio dei Ministri dell'U.R,S.-S., tende a proseguire sino a Mo– naco di Baviera dove troverà già gli oleodotti provenienti dal– l'Italia. Basteranno questi dati sommari per convincere i fran– cesi a rivedere la portata politica del petrolio sahariano-? Si noti che parliamo di portata politica e non finanziaria. Finaziariamente infatti, escludendo il fattore algerino che domani sarà indubbiamente decisivo, un'impresa petroli– fera nel Sahara potrebbe essere un'ottimo affare. Ma per chi? Non dimentichiamo che nella seconda quindicina di gennaio vemva ufficialmente comunicato che l'Associazione tripartita,
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