l’ordine civile - anno I - n. 4 - 10 agosto 1959
pag. 22 Bernanos abbia mantenuto sempre il tono conveniente ». Di fronte alla personalità bernano– siana, le categorie esistenziali di un in– gegno raffinato e sensibile come vor1 Balthasar hanno via libera per scio– gliersi in una serie di quadri esegetici ch_e dovrebbero precisare s,empre me– glio la fisionomia dell'autore. Ci riesco– no, ma a patto di considerare l'intero grosso volume di cui stiamo parlando alla stregua di un commentario fine, a volte anche geniale, ma genialmente confuso. Un seguace della critica stili– stica prenderebbe certi motivi fonda– mentali e ricorrenti nelle opere di un artista come filo conduttore per una scoperta in chiave estetica dell'autore medesimo nella cornice &torica del suo tempo: critici come il Balthasar, nei quali è preminente una vocazione d1 saggisti e di filosofi non sistematici, puntano al contrario sugli stessi motivi per una critica, che, allontanandosi da una vera e propria metodologia, può facilmente scivolare in rischiosità di avanguardismo e in affermazioni soste– nute •dall'unica garanzia di eccezionaii e solitarie doti di intelligenza. E' da notare che questo tipo di commento scarsamente attendibile dal punto di vi– sta estetico ( si tratta di una vera e pro– pria variatio retorica su un tema dato) ha sorprendenti analogie con certe de– viazioni irrazionalistiche della critica post-idealistica in Europa, deviazioni che, caratterizzate da categorie il più delle volte arbitrarie o comunque op.i nabili, finiscono per dare la mano allo strutturalismo di derivazione positivi– stica. Fermo restando infatti il diritto ad accostar.si a Bernanos in modo extn-, estetico, e potremmo dire .apologetico, si tratta di vedere quali possono esser,e le conseguenze di un tale procedimento. Pensiamo che il risuhato principale, che questi libri possono avere su lettori non specializzati - vale a dire privi di quegli strumenti tecnici di ricerca e di giudizio che sono il bagaglio del critico letterario di professione o del filosofo o dell'ideologo - pensiamo che il ri– sultato pincipale dunque sia quello di una meditazione personalistica o indi– vidualistica sul tema dato, e cioè, in fine, un prolungamento di quella varia– zione sganciata da un solido richiamo razionale, di cui si parlava poc'anzi. Se tutto questo approdasse ad una nuova, comunque esatta, visione ed im– postazione del problema preso in esa– me - la personalità artistica e religiosa di Bernanos, in questo caso - ci sa– rebbe da i;allegrarsi per l'indiscutibile finezza adoperata, per la libertà lirica ed intuitiva con la quale viene qua,i irrigato e rinverdito il campo così spes– so arido della critica letteraria e della filosofia. Ma le categorie esistenzialistico-feno– menologiche non garantiscono che la comprensione dell'opera bernanosiana risulti più approfondita, più sicura. Crediamo che anche in questi quella gioia tagliente e pura che è propria del. l'indagine storica, sarebbe stata più so– stanzialmente consolatoria dell'intimi. stica dolcezza di cui v:hrano le tante pagine affidate alPesegesi personalisti– ca. E citiamo quasi a· caso: « La Peni– tenza, il ·solo sacramento ... in cui gli sta– ti psicologici e i comportamenti accessi– bili al romanziere assumono, in quanto tali , un significato immediatamente sa– cramentale e nello stesso tempo transpsi– colog~co, e inoltre tanto nel confessore che nel penitente » (pag. 328). « Se la confessione e l'intimo combattimento che essa implica rendono realmente presente nella vita del penitente il dop– pio combattimento, agòn, -del Cristo, ~ulla Croce e agli inferi, contro la su– premazia di Satana, è nell'atto ultimo della vita del Cristo, cioè nella sua mor. te, che si radica il ritorno a Dio dei penitente, vale a d;re l'atto centrai-, della sua v:ta. Il mpporto è dunqu<è stretto tra Confessione ed Estrema Un– zione, tra penitenza ed agonia >> (pag. 417). Queste definizioni teologiche vengo– no fatte a proposito dell'opera di Ber– nanos. Potrebbero essere fatte a pro– posito di molti altri testi. Ora, l'inter– cambiabilità delle definizioni è sempre un indice allarmante per la chiarezz1 delle defin;zioni stesse. Il primo a riceverne danno è l'autore preso in considerazione. Rifacciamoci un momento al testo di Bernancs c:tato all'inizio. Esso è vera• mente significativo. Ma deve pure es– sere, necessariamente, considerato 1n una cornice storica di fronte alla cui complessità i criteri esegetici esisten– zialistici sono o indJerenti éi senz'altro insufficienti. Occorrerà, è necessario, tornare su autori come Bernanos, (o come Péguy) che costituiscono, con molti altri, un corpus abbastanza omogeneo di scritto– ri cattolici, pur nella varietà degli at– teggiamenti e dei risultati artistici par– ticolari. Bernanos fu appunto un galantuomo, uno « che accetta volentieri di ·sbagliar– si su molti dei dettagli del quadro, ma gli basta che le proporzioni di queste siano giuste >>. E certo <C solo gli imbe– cilli possono rifiutare a un gahntuomo il diritto di dire che la società moderna è mal fatta, se prima non gli fornise,c la prova di essere capace di fabbricar– ne un'altra >>. Ma i risultati artistici di Bernanos esorbitano dalle intenzioni di queste parole, tanto aderenti al mondo politico assolutamente privo di orizzon. ti dell'Europa fra il '35 e il '40. L'uomo politico Bernanos, va messo entro i li– miti storici che soli giustificano _: an– che per un giudizio religioso - il suo pessimismo, i suoi gridi, la co·scienza tormentata di tanti suoi personaggi. Fa– re confusi9ne tra l'arte (forma di cono– scenza), l'azione storicamente determi– nata di uno scrittore che fu anche uomo di parte, e l'intens,ità della sua vita cri– stiana, è una tentazione dell',intellig,en– za, che ·va vinta come ogni altra tenta– zione. Un richiamo alla razionalita, momento primo e garanzia insostitui– bile di ogni affermazione metafisica, è in ogni caso opportun,o e necessario, proprio per amore del giudizio giusto. PAOLO GoNNELLI l'ordine civile "0rdet,, Grazie alla Globe-Film anche cc Or– det >> è giunto sui nostri schermi, in edizione originale con didascalie italia– ne. In realtà questi due, che pro– babilmente sono fra i pochissimi film che ricorderà a suo tempo la storia del cinema, parlano un linguaggio così di– verso dalle facili suggestioni psicologi– che e dalle forti scosse emotive cui ci ha abituato il cinema, particolarmente americano e francese, di questi ultimi anni, da riuscire incomprensibili qua– si, tanta è la profonda semplicità con la quale si costruiscono lentamente, im– magine dopo immagine, dialogo d~po dialogo. cc Ordet >> vinse nel 1955 il Leone d'oro al Festival di Venezia, con una formula sibillina che costituiva più un riconoscimento globale della persona– lità di Dreyer che un plauso aperto al– l'eccezionalità della sua ultima opera. Al centro di una intensa quanto breve serie di polemiche « Ordet >> fu il ber– saglio delle stesse due o tre opposte letture critiche che a suo tempo si era– no esercitate su << Die irae >>. In realtà, come per le grandi pagine di qualsiasi linguaggio artistico, ogni lettura uni– voca non ha senso, rischia di cogliere una sola faccia, quasi sempre quella banale, polemizzabile, del tutto inesi– stente nel contesto dell'opera. Qui non tenteremo una nostra recensione, dati anche i limiti ·di spazio di una nota, ma formuleremo solo l'invito a una più attenta ed oculata visione di questo film. « Ordet >> significa « la Parola ll, la rivelazione di Dio agli uomini, il se– gno della sua ·Grazia, il Verbo che può operare miracoli. Ma la parola è data solo a chi ha _fede, anzi, solo su costoro discende. Il legame centrale del rap• porto fra Dio e gli uomini è cc la fede che muove le montagne ll, la fede che sa sempre superarsi, che non è tale se non sa continuamente ritrovarsi più al– ta e più pura. Dreyer costruisce pro– gressivamente la struttura narrativa del- 1 'itinerario verso questa verità, attra– verso le sue poche e lunghissime inqua– drature, attraverso la reciproca appo– sizione dei suoi dialoghi. Due c.i,muni– tà cristiane, due riti, due modi di pre– gare Dio; fra queste incomprensioni, rancori, gelosie. Termine di paradosso tra le due fedi che cercano di definire i reciproci confini e di esclusivizzare il proprio modo di invocare Dio e di ob– bedirgli, è un pazzo, J ohannes, che si crede Gesù e predica sulle dune. Quan– do la sciagura colpisce la famiglia dei Borgen, con la morte della moglie del primogenito, sembra che l'elemento ri– solutore di tutti i dissidi sia costituito da quel letto funebre, dalla dolorosa accettazione che tutti i familiari ne fanno: il vecchio Borgen stringe la ma– no al •capo ,dell'altra setta, questi con– cede al più giovane Borgen la mano della figlia, e ancora, J ohannes ha una violenta crisi che lo ricondurrà alla ra– gione. Ma anche dopo la guarigione le
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy