l’ordine civile - anno I - n. 4 - 10 agosto 1959
pag .• 12 -------------------------;-~-----------------!:.l~'o~r~d~i~nt:!:e~c~iv~i~·ze risolta nel quadro della classica formu– l_adel « levatici tu che mi ci metto io )). Adeguamento del partito alla nuova realtà storica. La sì poteva avere ad una sola condizione: n:ettere in grado il p_artito di •controllare di fatto le ten– denze dell'elettorato chiamato ad eleg– gere la rappresentanz:l p~rlamentare. Ma tale operazione imponeva come pregiudiziale il trasformare gli iscritti in militanti. Ma trasformare gli iscritti in· militanti comportava il rischio di veder spazzate via le oligarchie provin– ciali di potere costituitesi per Napoli e rafforzatesi dopo Napoli. Ed allora si batté la gran cassa sul– l'adeguamento percentuale degli iscritti rispetto al corpo elettorale DC. L'on. Fanfani, dopo ogni campagna del • tesseramento, faceva pubblicare diagrammi comparati, da cui risultava un aumento costante della forza iscritta. Oggi l'on. Fanfani si accorge che quell'aumento costante, inqualificato, era un'arma a doppio taglio. Se non si farà la riunificazione di « I. D. )), chiun– que intenda· prevalere al prossimo con– gresso nazionale sa che dovrà fare i conti eon la forza bloccata ed indiffe– renziata di tesserati che fanno capo, po– niamo, ai comitati porv .li della Sicilia e del Veneto. L'adeguamento delle strutture orga– nizzative a quelli che dovevano essere i nuovi compiti del partito ed a quel– la che si veniva rivelando la •mutata realtà del paese è naufragata in manie– ra clamorosa, e questo per tre ragioni fondamentali. La prima, in quanto il partito è sta– to costretto in questi ultimi anni a muo– versi in un permanente clima elettora– le, e questa è una notevole attenuante. :La seconda, in quanto nessuno dei di– rigenti centrali responsabili del setto– re. organizzativo ha avuto il coraggio di dire a chiare note ·che per dare una nuova fisionomia al partito sul terreno organizzativo era necessario prima di tutto rivedere a fondo lo statuto. La terza, perchè il temperamento pla– teale dell'on. Fanfani ha sempre spin– to in una direzione ·di lavoro nella qua– le contava di più il colpo ad effetto che 11risultato acquisibile attraverso un du– •rù e sommesso lavoro di sensibilizza• zione e ·qualificazione dei quadri, pri– ma, e della base poi. E' assurdo infatti· pa·rlare di poten– ziamento organizzativo, quando i qua– dri provinciali, nella più parte dei ca– si, sono incapaci di cogliere il vero e più profondo significato di tale esi– genza. E' ridicolo parlare di nuclei capil– lari permanenti, politicamente sensibi– lizzati, quando l'unico contatto con la periferia, sul piano formativo, è affida– ta a quegli autentici monumenti di vuo– tezza e di esibizionismo che sono il quo– tidiano ed il settimanale ufficiale del partito. Qunrnlo le sezioni, a bene andare, contim.a_no a vivere il tran tran del 1945, quando solo la buona volontà .e la dedizione di poche persone garanti- va la presenza politica della DC in una qualunque comunità. Non è certo malanimo che ci spinge a scrivere queste note. E' la preoccupa– zione di constatare come. pur avanti all'evid·enza, vi siano fell~ persone re– sponsabili capaci di •esprimersi in tono di disinvolta sicurezza ed ottimismo, a fronte -di un futuro denso di incognite. PCI: una tattica non una politica L'on. Togliatti vede ormai la poli ti– ca italiana nel segno dell'on. Milazzo. I . . . I . voti •C?mun_is_tison? of·1~ai aperta~en- te a disposizione d1 ogni forza politica che intenda usarli: e sono a disposizio– ne senza altra condizione che non sia appunto quella di accettarli. Tutti sono convinti che questa sia ancora una vol– ta la prova dello straordinario maehia– vellismo dell'on. Togliatti: e che da questa politica il PCI stia per trarre straordinai-i vantaggi. Del resto, questa univ.ersale fama di abilità e di spregiu– dicatezza ,è condizione della stessa so– stenibilità di questa ~olitica, all'inter– no stesso del partito o, con la dialettica si giustifica tutto, purchè il successo sia la motivazione dell'atto. Per la verità, n·on ci sentiamo di con– dividere questo giudizio così universa– le: e ci accontentiamo di rimanere fe. deli all'altro, più antico e ovvio, ma che ci sembra sempre vero: cioè che in occidente il PCI abbia sì una tattica. ma non una politica. J\vere una politi: ca vuol dire volere cbnquistare il po– ter~ per dare un fin9 alla convivenza naz10nale, un ordine alla società. Posta la cultura •cofuunista, l'ideolo- • • I I d gia marxista, questa vuo • ire organiz- zare il partito come strumento rivolu– zionario, capace anchre ,dell'azione in– surrezionale. Salvo il Jcaso del Kerala, in nessuna parte del mondo i comunisti sono andati al potere ~n altro modo che per insurrezione ( Russia, Cina, Yugo– slavia) o per conquista militare. Il PCI è ancora un partito insurrezionale? C'era un partito comunista occidenta– le che a questa domanda rispondeva sempr-e -decisamente di sì: un partito che rimaneva teoricamente fedele alla azione diretta e alla violenza proleta– ria: il PCF, il Partito comunista fran– cc~e. Bene, il partito com~nista fran– ecsc ha avuto la gran~e occasione : una occasione pagante, capace di trova1·e amplissimi consensi d~mocratici, come hanno dimostrato i suoi successi elet– torali: una occa·sione i·n cui violenza di classe, azione diretta, _olitica di fronte e di alleanze potevan, andare d'accor– do. Bene, in tale oc asione il partito non mosse un dito : si pose al riparo delle istituzioni repubblicane: fu dife– so da esse, non le difese. L'azione di– retta e la violenza di -blasse si rivelaro– no slogans congressua~i, questio_n_i dot-_ .t~·inarie: e solo con una impressionan- d .. I . te mancanza, non 1ciamo in senso sto- rico, ma semplicemente di umorismo, Thorez poteva dire al I Congresso cò– munista della V Repubblica che i co– munisti accettavano la violenza di clas– se solo per necessità. In realrà la vis rivoluziona-ria del partito comunista sembra cosa del pas– sato. Il PCI non ha altra via che l'a– zione legalitaria : esso può trascinare le masse in uno ciopero a carattere e– conomico, può muovere ancol'a masse come abbiamo visto p. es a Genova i~ occasione dei licenziamenti all'An aldo S. Gi?rgio e all'Ansaldo Fossati, ma su un piano meramente economico e in un clima di solidarietà cittadina: non è più in grado di giocare la carta in- - surrezionale. Negli stessi paesi di ci– vil_tà •e di struttura non europea, fuori dei contatti con l'organizzazione tata– le c~munista, i comunisti possono ap– poggiare, non fare un colpo di stato o una reazione dura ad un colpo di stato: possono essere il supporto -di Kassem e di Soekarno, non le guide· dell'insurrezione popolare e del colpo di stato. Su un piano parlamentare. confor-· memente alle note tesi del XX 'congres– so, che cosa possono fare i comunisti?" Possono sollecitare la disareeazione de– gli altri partiti : posso:o ~ercare di condizionare, nel caso italiano, il· g;io– co di Nenni per impedire che esso ~dia– luogo a una maggioranza chiusa da cui i comunisti siano discriminali: po sono– ot~e~ere posizioni di sottogoverno per migliorare la loro posizione elettorale. Questo in sostanza è svolaere una f . o unz10ne non positiva, non tanto per .Ja disgregazione degli altri partiti { il pro– cesso di disgregazione dei partiti è fe. nomeno ineliminabile dal loro attuale sistema e i -comunisti non ne sono in alcun modo la causa) quanto per la as– soluta incapacità di far assumere alle masse popolari italiane una funzione positiva nella costruzione dello Stato. In ultima analisi, 1ilazzo può essere un successo tattico, una rivincita psi– cologica, un motivo di abilità peTsona– le: non ha nulla a che fare con i fini i problemi e le speranze delle masse po: polari che votano a sinistra. non ha niente a che fare con il problema del– l'e-difìcazione di un nuovo Stato e di un nuovo ordine civile. Alcuni posti di sotto governo, anche un arresto dell'emorragia elettorale ( che è dubbio) non fanno una politica e meno che mai una forza politica. La verità è che il_PCI è una forza subordi– nata: l'ideologia non impedisce ai co– munisti di diventare strumento di uo– mini che hanno intuito politico anche se di scarso peso e senso e di decadere a mezzo nel momento in cui ritengono di diventare guide. Il PCI è pericoloso perché costringe la politica\...italiana a un gioco tattico deteriore, perché blocca il -fiorire ài liberi ideali, perchè diventa la principa– le forza di decadenza e di stasi del pae– se. La storia non passa più per i quadri dell'on. Togliatti. Ad e.~si il capo del PCI può offrire seggi parlamentari, o
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