l’ordine civile - anno I - n. 4 - 10 agosto 1959

l'ordine civile sionare il partito secondo quegli schemi •che polemicamente aveva contrapposti, proprio a Napoli, alle gestioni del par– tito anteriori al 1953. Si doveva rivedere ed aggiornare la piattaforma politica ed ideologica della DC, perché gli istituti costituzionali e politici che essa aveva voluto e difeso all'indomani della liberazione, in corre– sponsabilità con le sinistre; già all'in– domani del 7 giugno 1953 mostravano chiaramente i loro limiti funzionali e la loro inadeguatezza a fare fronte alle nuove realtà che frattanto erano matu– rate nel ,paese. Prima ancora degli istituti, era la ·Carta Costituzionale a mostrare la corda. Mostrava la corda in quelle che do– vevano essere le parti più concrete, de– stina te a plasmare un nuovo volto al paese uscito dalla catastrofe della guer• ra e della dittatura. In quelle parti che dovevano espri– mere, quasi per gemmazione spontanea, i nuovi istituti, e che si rivelavano in– vece, .alla prova dei fatti, come sintesi artificiali e puramente dottrinarie di compromesso; tali quindi da venire me– no alla loro funzione, che era quella di ordinare e guidare quelle realtà poli– tiche, economiche, sociali e giuridiche che erano maturate sotto la spinta di fatti assolutameJJ,W nuovi, in Italia e nel mondo. Le prove di quanto andiamo affer– mando ci sono offerte da una compa– razione, anche rapida, del testo della Costituzione ct5n quella che è la realtà viva del paese a 11 anni di distanza dalla entrata in vigore del sacro testo. Gli artt. 56 e 67 paiono partoriti dal– la fervida fantasia della frazione gi– rondina alla Costituente del 1790. L'art. 67 dice testualmente: ccOgni membro del parlamento rappresenta la N azio– ne ed esercita le sue funzioni senza vin– colo di mandato ». La definizione appare una pura e semplice esercitazione retorica, •quando venga raffrontata con la realtà delle co– se. Le assemblee si formano attraverso la mediazione di organismi - i parti– ti - privi di veste giuridica. E dei par– titi alcuni, i marxisti, dichiarano uffi. cialmente di non voler rappresentare che una parte della Nazione - la clas– se operaia; altri, quelli che si quali– ficano democratici, mostrano, per inti– ma costituzione, di non essere assoluta– mente in grado di comprendere e rap– presentare in modo organico e finalisti– co la composita realtà politica, econo– mica e sociale del paese. A questo si aggiunga il sistema di ele– zione delle due camere, abbandonato ormai da ogni paese che intenda affron• tare con serietà i oroblemi posti dalla moderna lotta politic-a, per av·ere già un quadro sufficientemente chiaro della origine del caos che minaccia il paese. Con l'art. 99 i costituenti hanno ri– tenuto opportuno attribuire poteri esclusivamente consultivi al CNEL, che poteva essere l'embrione di un organi- smo capace di rapresentare veramente la realtà del paese; convinti come era– no, quelli di parte democratica, che solo il parlamento, come espressione più alta d·el potere politico in sè e •per sè, ,dovesse plasmare il nuovo volto del- 1 'Italia post-liberazione. E via via. sino all'art. 104 che per– mette ai ·partiti, dopo aver -definito la magistratura cc un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere »; di essere rappresentati, attraverso il par– lamento, nel Consiglio Superiore della Magistratura. E di questo passo si po– trebbe andare all'infinito. Già nel '53, la Carta Costituzionale appariva come un monumento di sapere e di compromesso giuridico astratto, velleitaria e retorica in molte delle sue definizioni, sorpassata nelle sue aspira– zioni, inapplicabile nella sostanza e nella pratica. Il parlamento, nel suo formarsi, nei suoi poteri, nei suoi regolamenti, do– po la fortuita parentesi del 48-53, ap– pariva come un organismo capace di fa. re non molto di più dell'ordinaria am– ministrazione; certo impotente ad af– frontare in modo globale, organico e tempestivo i grandi problemi posti dal– la composita realtà del paese. La DC tutta, dopo Napoli, anziché affrontare con decisione e senso di re– sponsabilità una tale situazione - che imponeva evidentemente una revisione dei suoi indirizzi generali - si qualifi– cò come la Vestale irriducibile di una situazione che pur faceva acqua da tut– te le parti, andando palesemente con• trocorrente ad una realtà storica che ad essa imponeva l'iniziativa in tale campo. Ma la DC non affrontò tale situazio– ne perchè la sua classe dirigente mo• strò di non essere riuscita ad assimilare la lezione di storia degli anni dal 14 al 45, che aveva definitivamente condan– nato l'impegno politico delle formazio– ni -di partito che si rifa.cevano alla e– sperienza liberale. Quella esperienza liberale che, muo– vendo dal presupposto filosofico •di una preminenza assoluta nella Storia del– l'individuo, impediva di considerare nella loro realtà il peso delle nuove for– ze che si inserivano nel grande gioco politico; le forze organizzate del lavo– ro, della scienza, della tecnica, della e– conomia, che come tali non potevano trovare adeguata rappresentanza nelle formazioni politiche e negli istituti tra– dizionali, dominati dal dogma della de– mocrazia, •che nel suo corrompimento è divenuto democraticismo, anticamera alla anarchia più completa ed assoluta. -Da tali premesse, ne deriva logica– mente che la DC, dal 54 ad oggi, sul piano programmatico, non è riuscita se non ad esprimersi sul terreno dell'e– quivoco, del ,compromesso e -dell'ordi– naria amministrazione ; il solo sul qua– le gli permettesse di muoversi il suo immobilismo sul terreno politico-costi• tuzionale. , Il programma del 25 maggio, è il do- pag. 11 cumento più completo di tale realtà di fatto. Nell'intendimento dell'ispiratore e degli estensori, esso voleva cc attuare in– tegralmente la 'costituzione >i. E poiché la Costituzione è quel documento im– pastato di buone intenzioni, di retori– ca, di nebulosità e di compro 0 messo che è, il documento programmatico rical– cava passo passo tali termini. Le cose più concrete erano dette là dove ci si proponeva di fare dell'ordi– naria amministrazione. Non che mancassero del tutto i punti originali, anche se discutibili sul terre– no dei fatti concreti e della ortodossia politica ed ideologica della DC. Ma erano quei punti per realizzare - comunque - i quali, si doveva ave– re il coraggio di dire che era necessario rivedere alcuni presupposti giuridici e costituzionali, dei quali il partito si atteggiava invece a deciso paladino. * * * Napoli, nell'intendimento dei vinci– tori, voleva significare per il partito : 1) Liquidazione della politica clien– telare dei notabili che, si diceva, ten– devano a trasformare il partito in puro strumento di potere personale. 2) Trasformazione del partito da cc macchina elettorale >i in strumento at– tivo di mediazione fra i cittadini e gli organi legislativi ed esecutivi del po– tere politico. 3) Adeguamento delle sue strutture organizzative ai compiti sopra-esposti, con particolare riferimento alla creazio– ne di strutture permanenti capaci di dare organicità e continuità alla presen-. za del partito fra i cittadini, e capaci di operare sul piano formativo alla ba– se dei soci. I notabili, quando non si sono ade– guati spontaneamente al « nuovo cor– so i>, nella più parte dei casi, sono stati isolati e tagliati fuori dalla vita del partito. Ma tale operazione di ricambio, per– ché desse frutti positivi e duraturi, do– veva essere compiuta operando una spinta dal basso, qualificando la base, che doveva politicamente cogliere il valore della operazione. Si è proceduto in ben altro modo. I notabili sono stati battuti con operazio– ni di vertice, contrapponendo gruppo a gruppo, uomo a uomo, secondo i vecchi schemi di lotta per il potere nelle pro– vince ; dove però, in funzione di para– vento, i nuovi gruppi manovravano con destrezza ed abilità gli strumenti nuo– vi •della tecnica organizzativa ai quali, per motivi di temperamento e di for– mazione, i vecchi notabili non poteva– no accedere. La tecnica delle iscrizioni in massa cccontrollate >i, abilmente .dosata, rove– sciò i rapporti di forza nelle sezioni e nei congressi provinciali ; senza ·che al- 1 'aumento di tesserati corrispondesse un equivalente aumento di livello politico nei soci. V'è oggi molta gente che ritiene che la grande e< operazione notabili. i> si sia

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