l’ordine civile - anno I - n. 4 - 10 agosto 1959

pag. 10 l'ordine civile :....__.:::_ __ .c._________________________________________ _ La querelle russo-americana si co~– batte con le statistiche dei beni di ,con– sumo. Il conflitto ideologico rimane ma i suoi stessi termini vengono strumèn– talizzati dalla nuova singolàre guerra all'innalzamento del livello dei consu– mi pro capite. Il vice presidente ame– ricano può orgogliosamente sfidare Krusciov a venire a vedere « l'America del consumatore ». Se, come crediamo, questo viaggio si farà, allora il Nixon show ( che tra l'altro ha costituito, do– po l'aggressione venezuelana, la miglio– r,e mossa del Vice Presidente repub– blicano nella gara verso la Casa Bian– ca) si sbiadirà dinanzi alla grande esi– bizione di Krusciov. L'« America del consumatore » sarà un -degno teatro per colui che ha innan– zi al mondo sovietico la prospettiva del– la civiltà del benessere. Esiste dunque un terreno di approc– cio psicologico tra americani e sovieti– ci di cui non è difficile apprezzare la portata, anche politica; i viaggi dei vi– ce presidenti sono destinati a saggiare questo terreno e a porre le basi del vero incontro dei vertici. Al punto in cui sono le cose, bisogna francamente riconoscere che la via più sbrigativa sembra anche la migliore. In– sistere sulla pluralità della rappresen– tanza occidentale rischia ormai di com– portare più danni che vantaggi. In so– stanza l'unica potenza a beneficiarne è la Gran Bretagna la quale si trova ad avere una autorità non proporzionata alla propria responsabilità ed al pro– prio potere. Nelle mani degli USA e dell'URSS si trovano le chiavi della vi-I ta e della morte della nostra civiltà, per quanto sta •al potere umano. Non ha torto il capo del governo sovietico, quando dice : cc L'URSS e gli USA sono le due più grandi potenze mondiali. Se altre nazioni dovessero venire alle pre~ se, non mancherebbe la possibilità di comporre i loro contrasti ed i loro con– flitti; ma se invece dovesse scoppiare una guerra tra gli USA e l'URSS, nes• suno potrebbe fermarla >>. E' una corretta descrizione dell'attua– le assetto internazionale. Nonostante il possesso della bomba H, l'Inghilterra non si trova in questa posizione: lo si è visto chiaramente ip occasione della crisi di. Suez : essa ha dovuto e potuto essere fermata. La Gran Bretagna non è posta dinanzi alla so– stanza del problema : essa gioca nella situazione internazionale essenzialmen– te ·per a•ccrescere la propria forza po– litica, ora puntando sulla tensione, ora sulla distensione, in funzione delle esi– genze della propria posizione. In ulti– ma analisi, essa finisce dunque per es– sere un elemento di divisione e di di– sturbo molto più che di mediazione e di unione. Non a caso nello stesso oc– cidente è sopratutto l'azione inglese che ha determinato la reazione franco-te– desca. La tesi britannica del nuclear club può esse.re abbandonata senza pe– ricolo : Plnghilterra non ha alcuna pos– sibilità di una politica atomica autono– ma dagli USA. neo •Per tutti questi motivi riteniamo più giusto e perciò stesso più concreto ed efficace il dialogo direi to russo-ameri– cano : se qualche cosa di buono può ve– nir fuori dall~ trattative, quella è, a nostro avviso, la sede migliore. In ulti– ma analisi, gli USA si sono sempre di– mostrati buoni europei, hanno sempre saputo sostenere gli interessi e le ra– gioni dellEuropa: basti pensare alla stretta connessione tra Bonn e Di par– timento di Stato per capire che l'Ame– rica è tutt'altro che facile ad accettare il linguaggio della terra di nessuno, po– litica e militare, in Europa. Per questo riteniamo che i colloqui diretti USA-URSS siano lo strumento più adatto per giungere ad un modus vivendi negoziato tra i due blocchi, sen– za che questo pregiudichi i diritti mora– li e civili dei popoli europei. Questa nota era già stesa, quando i due Governi annunciavano la visita di Krusciov ·in USA e di Eisenhower in URSS. Comincia veramente una nuova fa,se delal politica internazionale. Ginevra è veramente finita. Napoli senza acqua . Il fatto napoletano è appena credibi– le. ·Che i mezzi di garanzia e prevenzio– ne moderna non siano sufficienti a im– pedire che un milione e mezzo di citta– dini rimanga una settimana intera sen– za acqua è un dato inedito e poco pia•· cevole : ma non esiste, per gli acque– dotti napoletani, mi regolare servizio di ispezione e ,di manutenzione? E •quel– lo che è accaduto è accaduto senza re– sponsabilità amministrativa di alcuno? Pare di sì. Così sappiamo anche che l'acqua può diventare da un giorno al– l'altro una quantità rara e perciò un bene economico. L'industria privata dell'acqua è im– mediatamente ,fiorita a Napoli: a prez– zi vari, principio di mercato nero ... Ma la •Cosasingolare non è solo questa. Per l'occasione abbiamo appreso che da pa– recchi anni la Cassa ha quasi finito un acquedotto che però non è stato termi– nato e messo in funzione per l'ostilità dei parlamentari del Molise, cioè dalla regione erogatrice -di acqua. Questo ci pare enorme : forse che l'a,cqua è un bene locale del paese pro– duttore? Anche questa antichissima fa– se della storia umana e nazionale vive ancora nel nostro Paese? Anche a que– sto costume arcaico offre. arma e ricet– to ( in ·che modo, ci piacerebbe saper– lo) la nostra democrazia? Non conosciamo il diritto delle acque del nostro paese e preferiamo approfit– tare, in questa nota, del privilegio del– la nostra ignoranza· di uomo della stra– da. Come si è svolta questa pressione molisana? A livello politico o a livello amministrativo? E se si è potuta svol– gere -su un piano formale, con quale idea e con quali argomenti? Se non, di che ·si è trattato, di semplici pressioni politiche sugli organi amministra tori della ,Cassa? Ad ogni modo i fatti sono gravi: e la concomitanza ,dell'approvazione -della legge speciale su Napoli da parte del Consiglio dei ministri non sposta di una linea il problema. E' possibile che il nostro diritto e la nostra politica comportino un così sin-· golare uso -del danaro pubblico e una così grave carenza nell'affrontare pro– blemi di tanto urgente necessità? E' augurabile che la questione napo– letana non passi nel clima tollerante dell'inizio delle vacanze: vorremmo sa– pere quanti casi simili all'acquedotto di Napoli ci sono nel nostro paese. Quan– do arrivano i danni non si può sempre calmare l'opinione a colpi di legge speciale. DC : un potere non un ideale E' possibile che quando queste no– te vedranno la luce i due tTonconi di cc Iniziativa ,Democratica » si siano ri– composti in Ùna unità operativa con– gressuale. Non dubitiamo che tale ·evento sa-• rabbe sottolineato da compiaciuti com-· menti e lunghi respiri di sollievo di molti d .c. in buona fede, che sentiran– no di dover dire: cc la crisi è- superata~ riprende la marcia ». Non ci sentiamo di poter sottoscri– vere tali possibili e probabili commenti. Chi tali commenti dovesse fare in. buona fede, mostrerebbe di non aver colto il vero significato di una crisi che,. latente nella DC da diversi anni, è e– splosa in modo clamoroso nello scorso· gennaio. Chi può pensare che il meccanico, scindersi e ricomporsi di una maggio-· ranza possa puntellare una situazione carente sotto il profilo ideologico, po– litico e programmatico, rischia di ren– dere un pessimo servizio alla DC ed al paese. :Sbar,liano, a nostro avviso, anche co– loro che ritengono ·che la crisi di cc Ini– ziativa Democratica » sia la crisi di una frazione del partito ; perché la crisi di ,cc Iniziativa Democratica, » ·è crisi del partito. E' crisi del partito dal momento che sotto l'etichetta di « Iniziativa Demo– cratica » milita o ha militato tutta la classe dirigente più qualificata dal '54 in poi: quella classe dirigente che per 5 anni è ,stata arbit·ra delle sorti del partito di maggioranza e quindi del paese. E' la crisi del partito nella misura in cui, dopo Napoli, questa classe di– rigen1e non è stata in grado o non ha voluto: I) rivedere· ed aggiornare la piatta– forma ideologica e politica della DC; 2) non ha saputo esprimere, in conse– guenza della carenza di ,cui sopra, una base programmatica adeguata alla situa– zione generale del paese, profondamen– te mutata dal '53 in poi rispetto al periodo 46-53 ; 3) non ha saputo o voluto ridimen-

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