l’ordine civile - anno I - n. 2 - 10 luglio 1959
l'ordine civile sarie. Per giunta, spesso ,assistiamo al sovrapporsi parziale di grandi organizzazioni non coordinate, ,e spesso rivali, tra loro: così, per esempio, il sindacato e la commissione interna, sua emanazione, tendono in Italia a monopolizzare la base ope• raia, precludendo comunicazioni dir,ette tra quest'ultima e la direzione in modo tale da spezzare il sistema sociale della azienda. Così facendo, sindacato e commissione interna lot• tan-o per tenere chiuso il ferreo cerchio del comportamento deviante. Le direzioni al contrario lottano, con le relazioni umane, il servizio sociale della fabbrica, le iniziative dopo• lavoristiche, per rompere il cerchio chiuso e stabilire rela– zioni continue, molteplici, articolate, con la base operaia. Ma questi sforzi non potranno mai fare sì che il sistema sociale della fabbrica sia ben integrato, perchè come si è visto, un sistema sociale è ben integrato solo quando i suoi componenti condividono un comune sistema di valori - e, d'altra parte, non può essere comune a tutti se è in contrasto con gli inte– ressi consolidati ,di una parte. Di questo abbiamo già parlato altra volta; e, se mai, vale solo la pena di notare che fummo fraintesi di nuovo dove si vide un ,conservatorismo immobile, quasi che il proposito di far sì che gli operai ripassinu il ponte della secessione, comporti !'.accettazione ,del nostro fru– sto ordine sociale; mentre invece si disse chiaro che l'unione degli italiani non poteva farsi su posizioni ,superate dai tempi e che bisogna dunque mutare insieme, noi e gli operai, acéo• gliendo in una sintesi superatrice gli ·elementi compatibili di ambedue le posizioni. * * * E' vana cosa, secondo noi, cercare la passiva fiducia, o l'acquiescenza degli operai. Non la si può avere perchè non possiamo entro l'ordine esistente, garantire soddisfazione agli interessi costituiti degli operai. Ma non dobbiamo nemmeno desiderarla, perchè non è di acquiescenza, ma di attiva colla– borazione che si fabbrica il saldo connettiv,o sociale, senza del quale -le società umane usano andare in pezzi alle prime grosse difficoltà. Eccoci al punto : collaborazione. Ma la collaborazione de– gli operai verrà solo a condizione ohe si cerc-hi ·prima di tuUo di garantire soddisfazione a certi interessi costituiti, alzando il tenore di vita e vincendo l'ombra sempre impendente ,della disoccupazione ,di massa .. E quindi la collaborazione_ può aver pag. 5 luo•go solo sul terren-o della progettazione : progettare insie• - me e insieme attuare un futuro miglior•e, ecco quello che occorre. Ora a questa soluzione osta soprattutto la mancanza di fantasia e di ,coraggio della classe dirigente. Nell'-avere dinanzi un baratro, sinistro ma superabile, senza avere lo spirito per raccogliere tutte le forze ,e saltare oltre, là sta il dramma della decadente classe politica italiana. ,E il bello si è che non si tenta, proprio ·perchè si teme che la collaborazione cogli ope– rai porti al potere il comunismo; mentr,e la collaborazione cogli operai è l'unico modo ( unitamente al coraggio di far rispettare non solo la forma, ma anche lo spirito della legge e del patto nazionale) per vincere definitivamente i comuni,sti. Questo nostro invito a collaborare non è per niente un invito « a darsi morte per scansare di averla da ,altri ». O almeno il nostro discorso vale per degli uomini pro• priamente tali; forse non vale per ·tutti. Ricordate, per esem– pio, le volpi della cc plutocrazia demagogica », •che Pareto ,de– scrive? La loro stessa natura li fa incapaci di intraprendere aud·aci cose; essi vivono •alla giornata, cedendo piuttosto che combattere, con la speranza ,di riguadagnare domani con ·1a astuzia quello che oggi hanno ceduto alla forza. Eppure, « to• sto o tardi, la forza, proprio la forza, deciderà chi deve co– mandare e chi deve ubbidire ». Così il neo-Machiavelli, teorico del pessimi,smo politico. Ma lui almeno aveva fiducia che dal ·profondo del vecchio paese si levasse prossimamente una giovane élite, capi pronti a tutto rinnovare, fondando la nuova struttura sociale e la vera unità! ,La nuova società ha -bisogno, comunque, e dei pochi ,e ,dei molti. Per questo noi poniamo il tema -della nuova struttura delle relazioni sociali, come centrale ,al nostro dibattito. E par– ticolarmente le relazioni sociali della fabbrica, che è il luo• go ov,e si decide la •storia del paese per non so ,quanti anni. Si tratta di ra•ccogliere le esperienze di molti paesi; dì indicare le buone occasioni che il momento italiano offre; ,di unire forse per l'azione coloro che ·sono g.ià vicini in pensi,ero. Vi sono situazioni industriali, in Italia, ,che forse possono con• sentire di ascendere, dal reame delle parole, al reame del– l'speriment-o. La collaborazione degli operai : questo è il rtema che per prima proponiamo al dibattito. MONTE ·oEJ PASCHIDI SIENA ISTITUTO DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO F O N D I P A T R I M O N I A L I L. 6.559.520.778 Fondato nel 1624 Tutte le operaz10m di BANCA E CAMBIO CREDITO FONDIARIO CREDITO AGRARIO Corrispondenti in tutto il mondo DIREZIONE GENERALE: S I E N A Filiali: ToscANA. CAMPANIA - EMILIA - LAZIO - LIGURlA. - LOMBARDIA - UMBRIA
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