l’ordine civile - anno I - n. 2 - 10 luglio 1959

l'ordine civile pa, con la . ola eccezione dell enclave co tituita dalla vizzera e dall'Au tria, i << sette » i presentano piuttosto par– pagliati. Il Mercato comune può con– tare su una popolazione di circa 160 milioni di per one e la « piccola zona » u una popolazione di circa 88 milioni, di cui 50 milioni dàti dalla ola Gran Bretagna, paese che per popolazione e organizzazione economica e commercia– le viene a trovarsi in po izione domi– nante rispetto agli altri sei di toccol– ma. el M.E.C. al contrario non vi è un pae e la cui posizione po a e ere paragonata a quella della Gran Breta– gna all'interno della « piccola zona >>. e i esaminano le e portazioni dei « ette » si vede che il totale delle ·espor– tazioni •d·ei paesi della piccola a ocia– zione di libero scambio verso i pae i del M.E.C., in base ,ai dati del 1958, è tato pari al 22,7% contro il 17,5% co tituito dalle esportazioni degli ste i pae i all'interno della co tituenda « pic– cola zona ». Inoltre la protezione doga– nale dei «< sette » tra di loro è già oggi relativamente bassa, ciò che, ovviamen– te, unito al fatto che la mago-ior parte dei « sette » dispone di un reddito me– dio pro-capite più alto che non i « ei », potrebbe rendere meno ensibile nei confronti del iM1E.C. l'efficacia delle nuove mi ure di liberazione ai fini di un incremento dei traffici. L'a ociazione dei « ette » pre enta difficoltà uperiori a quelle della Co– munità Europea : vi sono paesi, oltre alla tes a Gran Bretagna, che hanno con i paesi del M.E.C. scambi partico– larmente intensi. Ad esempio la Gran Bretagna inv.ia verso il M,E.C. il 14% del totale delle sue esportazioni contro il 9% diretto verso i pae i della « pic– cola zona ». L'Aus1tria invia ver o 'il M.E.C. circa il 50% delle ue e porta– zioni contro il 10% diretto verso la cc piccola zona ». ,Le cifre per la viz– zera sono ri pettivamente 39% e 15,5%. E' logico upporre che que ti due ulti– mi pae i i preoccuperanno di non per– dere gli bocchi acquisiti ,ai loro pro– dotti ul 'Mercato ·Comune ed è .altret– tanto facile prevedere che non potranno o tituire tali •bocchi con quello che può e ere il prevedibile aumento delle loro vendite negli altri pae-i della co– tituenda a ociazione, in eno alla qua– le il commercio tra Gran Bretagna e tati candinavi è già particolarmente attivo. Lo copo della •« piccola zona » non può e ere quello di controbilanciare con un aceordo commerciale un fatto nuovo quale è rappresentato dalla Co– munità economica europea, ma quello di poter avviare un dialogo che per– metta di giungere a forme di integra– zione più ampie. Qua i tutti i paesi dell'Europa occi– dentale mir-an9 a facilitare gli cambi e a mantenere un certo incremento di espan ione. A tal fine, una riduzione dei dazi doganali è un elemento importan– te. ,Inoltre, se si vuole una politica in– ternazionale di espansione degli cambi, si devono avere economie interne sane. on i potr:anno quindi avere blocchi rivali, anche se così può sembrare, ma una contrapposizione di fattori e di cc pesi » dalla quale potrà scaturire un equilibrio più facilmente ·che se i « set– te » fossero rimasti isolati nei confronti dei « sei ». Il processo di armonizzazione che ini– zia ora non sarà nè facile, nè rapido: anche se si può temere ·che per tutta una serie di motivi possano d-eterminar– si irrigidimenti su posizioni contrappo– ste, è purtuttavia vero che quasi tutti i paesi dell'Europ.a occidentale desidera– no in sostanza il raggiungimento di un'intesa per una riduzione delle tarif– fe doganali dopo che sono state elimina– te molte ,delle limitazioni nel campo della valuta. Non è improbabile che la « piccola zona » possa dare il suo con– tributo al conseguimento di questo obiettivo, dato che essa sarà un elemen– to di cui si dovrà tener -conto e ·che ,da tutte le parti è stata sottolineata la vo– lontà di superare le divisioni e giungere a un più v,asto sistema d1 libero cam– bio in •Europa. In ogni caso si può dire che per for– za di cose ci si dovrà avvi.are ad un ac– cordo che tenga nel debito conto le le– gittime esigenze e i legittimi interessi· dei paesi d·ell'Europa occidentale che entreranno .a far parte di una più am– pia zona di libero commercio. Come i è detto, non mancheranno resistenze, ma esse dovranno es ere superate in quanto con la , ituazione politica inter– nazionale attuale l'Occidente non può essere debole e disunito e ciò presup- N o•n basta il Mercato– comune a fare deU'E-u– ropa una patria: ma non bastano neanche più le tradizioni delle nazio·ni storiche a dare agli .uomini il senso di partecipare a una uni– tà spirituale. p'ag. -15 pone saldezza e unità':.,tli- i-Bfl:entiànchè· nel campo economico. D',a-lt~i>· canto noni si ved·e chi ,avrebbe' infére e à tavorire: una minore coesione:· ·•• Non blocchi contrasta'nti quindi~· nì.al armonizzazione di~ es;i.~ènz'.ee ,iiitere·s~i' in un giusto equilib1I6 ai•fini di'.~.rn- pTti•:· gresso comune. -·· Adenauer ed Erhard· Con l'elezione del dott. Lubke .a Pre-, sidente della Germapia Feq.erale, il _paI\ Lito democristiano. tedesco si è t;rovato nuovamente unito ·.dietro il ~ndidato· designato dalla dire,zi one del part_~·to. Tale dimostrazione di compattezza era però già scontata alla vigiÙa, data Ì'à~-– soluta necessità dell~ .C.D.U. di evJtaré qual" iasi ,altro moti-v,o di contrasto che_ potesse recar danno all'unità del par– tito già com promessa dal grave con tra– sto -tra il Cancelliere Adenauer e il Mi– nistro dell'economia~ Er):i.ard, Può. vera:~ mente .affermarsi che la pace. è ritorn:~1 ta in seno al partito ,di, maggioranza te~ desco? 1 La stampa ,ecCi circÒli poliÙèi sembrano concordi- n~l ri.ten"ère ~he. ià. oluzione del ,contrasto· tra il .Ca.ncellie– re ed il suo Ministro· sia tata 'oltanto. rimandata a tempi m1gliori. Ìn reaÌtà'. nè dallo scambio èH letti:re nè dalle. ì'n– di erezioni sui collo.qui fra J. du_e. tatf- ti che avrebbero dovuto.; ervire_ ~ alla composizione dél dissfd.i~_.,:_.· ·; })O onÒ trarre elementi suHici_enti oPe.: ritenere ;· . i .'}lI,.r• ~ ~, .1!.Hfi ~ . '! ul.c,

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