l’ordine civile - anno I - n. 2 - 10 luglio 1959

•ttmll'l:I·G!V-0 co.mjlessò'<,--coni •Connessi pro– •bl€mbì-ili:lecanQm;ia;:di dimensione e di ,nn~~zazionm achéiìso relativi, anzichè -Pil.m,p,nà.ment:o:i difafualcuno di quelli e- -s:iéìtenti. -;1r_•~el ~asè>'•d_é!'f''f11If)ianto di Taranto si -~ an:wnciata ffil-ìtÌbpacità di produzio-- in~-"dirt :mili6n15li'ttì•tonnellate annue di -'!ld'al.1iligrèzz-o:.;~ia questa è la capacità •eèòni:i-b'Jièa ;niHfiill.~·' all'attuale livello ''t~èf!òlogicò-;dfl:llli ?rpr-0duzione mediante 'i'mpianU a oìclo,~4itègrale; il fatto che il pùnto··•;Ji •otti:mà\ -dimensione economica 'pe'r ·gli· itilP,1'aìl.-fF si·derurgici tenda at– tùalmenlè" ;àìli''àv\fièinarsi ai 2 milioni di tonn~aaiiìiìtli· av-tebbe forse deposto a f'livote 1 i:lel1tam1plià'mento dei comples– '§i')esi'steh tf c-1:W <sonotancora sensibilmen– 'l'è lflVili··gbu13,1i_:?, ~H1.li dimensioni. Ciò, 'll''àhrii· pailte; lf.'vre'Hbetrovato giustifìca– ·zWn'e ;•au'cne<lièìlll possibilità di rag– giu'n'gei"e •uir 'liii. è~uilibrato rapporto ttà -~a'paéitir•:•fl.i:produzione di acciaio it·reggfficJ~-: èà.J1ffJità)~dilaminazionè, che lfi9dl1fu .'!alt'll>à:tfuente(nel complesso de– •ihrliriilf,".aif.tJiO'èsi_st,ènti, notevolmente ec– le'llerHhrt?!i!!tA'lO~anMggi-odell'economia 'd11\1°1rii~ò.~\ffiléusi1~otevaaggiungere un vif,ifflt'g'~'i"ò'I'.-1le1ciiic· 'di localizzazione in ~qt ifìifo;• sopralhifff 1 nel caso della Cor– JJ_1~li!!:'Hò\>rrn vic~ti.a·rlza alle aree di più fllfil:ì§àr!1Hfl:H.a_~•d~ :poteva far risparmia– ìe''ùn •'iir§ggihr -o,4ere di trasporto. Va però osservato sèhle non ,sembra che questo onere po~a,.r~ggiungere inciden– ze molto elevate ( si parla di 2000 lire ltit!f:Ufbrih~lÌatà, -;,:lièhe rappresentereb– iibcÌ;· sùt èòstò";dèlì'a-ccìaio, una quota del– •l 'o.rd :H1.elicltl:(2-p-Jt,;cento) tali da risul– fa".té di-3pell'~ tl1mi:r-minanti. A .favore d~lla localizzazione meri– flfoì\'àfe 1iÌì~n1( invece pesato essenzial– .m~iifi?'vmùtai:ìòni- economiche di più \a'lfi,·-\:ff-&·énsio~--_-' ì 11!'l}'.1~:li~(!giorn9 _rimane sempre un? }foi-"uùriti';,fhi~,':'~ -per lo sviluppo del s1.– ;6L~m'f0Jc-~o'inicò. italiano; e nel mi– :.,.fl~:;~(t~, 1pri~it'r' di una struttura indu- 1 )~I. ·""-t o ,.-,, .,,,. ,_,~t~1~~~ :;si.t:<.s~~pre vista la bas~ ~e~ ,RWli ;So,tw-~on_e ~1e1 pro~lema. Cosi Sl e rj~-ynutp ~~e do_vendos1 approntare un ;\)rP,~~a;r¼ma _' ~i,, es~~nsione_ in~ustri~le ,:P.Pnsj;;dq,~e!ls.e )asqar fuggire 1 occas10- ,i~1; Lf.1 ·Jimseriià _d~I_l'acciai_erianel Sud J; <§la tél,i ~i.us ~ifitata 1 ~ostan_zia~mente :on 1 tui::,oi:q~nj di ~ru:01;,1!fnlaz10m:la pnma tih~, .ve,d!frit, Af11a _,presenza di questo ,'ì:~-1:!lPl~§.io :n,gustri~le una forte carica &hiPJHP,'\W)_ollce dwyante dalla notlzia ._flH-,?i'ì\l;f"}lrPa wodq_:z;ione di esso; l'altra cg,th ~sj,~-~~va· J;apporto che questa 1:EtJ<iJ;:i;z~wi,l9;1:w_,,,dhrt._tamente ·po,\~va dare ,fo UP.f.!rr 11'.\~f-~igrn i;O~CU pazione e ad un ,91\.~liP-rn-ffiep-Jp .:P~.l ,tenore di vita. rn lFÌ.NlnilÌÌID(ÌU\,,; ,}ji prima argomentazio– :nej '-li;;l-.asciar1N:J1nJ):07!,perplessi. La presen– ,z;àsc¼rnll!:l!omp_l~ss~·sideru:rgico,irt quan– .1toi:i1ralè 0 ,m»1. pìt1ò-,:èssere ,considerata un lfàfto.-c cle:tm-minàiite per lo sviluppo di .mrra roriar'.'c5ò1.tosviluppata. E' indubbio flùrn,:1.t'lb pr.oc . :es1101.di ~sviluppoeconomico e, in particolare, di industrializzazione, ®riÌi!i"JlQ,::,FJ'T!;l~C~nd-.~rè, fra I 'altro, da di– .j?-ffi1~i:tàMii p-1:i~otti .siderurgici. Ma, .~.1iliilr:Jfii ~Qflfi,}~l}~: :{}Qttebht farsi ~rr, che per le fonti -di· energia, se la man– canza di queste disponibilità condizio– na sicuramente in senso negativ·o un processo di sviluppo economie~, la loro esistenza può non avere influenza nel promuovere il meccanismo -dello stesso. D'altra parte non è certo questo il pro– blema: chi può, in.fatti, affermare che un tale condizionamento impedisca, o rallenti, attualmente, lo sviluppo del Mezzogiorno? Bisogna stare attenti a non incorrere nell'errore di considerare l'Italia meridionàle come un universo economico completamente isolato, pro– prio ·quando il maggiore sforzo deve in– dirizzarsi ad inserire armonicamente il Sud in realtà economiche più vaste, co– me quella italiana ed europea. L'alti:a argomentazione si basa, in– vece, su valori già molto facilmente ri– scontrabili. Nell'attuale situazione ita– liana, arretratezza del Mezzogiorno e disoccupazione tendono, per molti a– spetti, ad identificarsi. Quando poi a questa considerazione -si ag11;iunga quel– la specifica della zona di Taranto, ove esiste un cospicuo nucleo di mano d'o• pera quali•fì.cata in precarie situazioni d'impiego, appanra, fuori -di alcun dubbio, l'importanza di -questa compo– nente nella scelta della localizzazione dell'impianto ,siderurgico. E la massa di nuova ricchezza acquisita dalle po– polazioni- meridionali, come -retribuzio– ne del lavoro prestato, sarà un notevole stimolante, attraverso processi di con– sumo e di risparmio, per molti altri settori di attività economica. E' eviden– te pertanto -che si dovrà regi,strare una certa << -diffusione », più o meno diret– ta, di occupazione. Crediamo, però, che sarebbe da illusi. attendersi; dal solo impianto di Taranto, soluzioni miraco– ,lose. E' un tipo di 'produzione, quella siderurgica, -che rimane ·<< troppo a mon– te >i di quelle altre attività produttive che potrebbero essere suscettibili di una certa diffusione, come, ad esempio, la media e piccola meccanica. Concludendo, siamo di fronte a un problema in cui i pro e i contro si in– tersecano in una -catena difficilmente districabile e da' cui arduo è derivare scelte ed alternative chiare. La· decisione ufficiale, ormai adotta– ta, fa pensar·e ad una convergenza di opinioni, basata su dati concreti. Sue– riamo sia così: speriamo che le obie– zioni economiche alla costituzione del– l'iniziativa .siano sta-te scelte sul ter– nmo economico -e che la decisione non sia frutto di un atto di ,forza politica. Ci auguriamo -che la decisione presa PO'>~acreare tra l'altro una posizione p,-ccostit.uita di non dubbio interesse ner il futuro successo della iniziativa. ( Pensiamo in particolare all'impianto algerino di Bona, che potrebbe ricopri– re il ruolo di importante concorrente •su molti potenziali mercati di esporta– zione. La decisione italiana e particola– ri incertezze, riacuitesi ultimamente. ~ull'evolversi della ·questione alf!erina . notrebbero anche indurre la Francia a. I un ri pensl!.m~to, Vedremo), • l'ordine civile Mercato Comune e Zo– na di libero scambio _ Verso la metà di questo mese ·deve riunirsi a Stoccolma una conferenza ministeriale dei sétt-e paesi dell 'OECE che intendono associarsi in una z·ona di libero .;cambio. La ·conferenza dovrà discutere -e ap– provare il progetto di associazione che è già stato presentato ai rispettivi governi dopo la fine d-eHe riunioni tenute a Stoccolma al livello de.i funzionari mi– nisteriali. I sette· paesi ( Austria, Danimarca, Gran Bretagna, orvegia, ;P,or~ogallo, Svezia ,e Svizzera) si accing·ono -quindi a mettere in pratica il progetto discus– so nella· capitale svedese, progetto le -cui linee sono ormai note. Si tratta, in sostanza, ·di liberalizzare • il commercio tra i sette Stati : a partire dal 1 luglio 1960 verrebbe applicata una prima riduzione del 20% sulle ta· riffe doganali. Successivamente le tarif– fe verrebbero ridotte per gradi sino ad essere completamente annullate :nel gi– ro di dieci anI\i. La creazione della << piccola zona di libero scambio », i -cui sett-e Stati mem– bri sono sul piano commerciale ed eco– nomico i più progrediti degli un-diei paesi dell'OECE non aderenti al Mer– cato comune europeo, è evidentemente la conseguenza dell'entrata in vigore del Tratt-ato di Roma. Questo non significa però che la co– stituzione della « Piccola zona >> abbia carattere di rappresaglia nei confronti del iM.E.C.: -i motivi per cui i '<< sette >> dell'OEOE non hanno potuto aderire alla ·Comunità economica europea sono molti e, oltre che ·di -carattere economi– .co, sono anche di carattere politico. La Comunità. economi-ca europea infatti non è una semplice associazione a ca– rattere economico e commerciale: essa ha un aspetto politico -che non è possi– bile ignorare. -Con la Comunità ·econo– mica europea si mira, partendo dal cam– po economico, a raggiungere un ·obiet– tivo -che è politico. Questo ,carattere non avrà l'associ-azione dei sette, i quali manterranno la loro autonomia, cosa che sta particolarmente a cuore aUa Gran Bretagna, la quale non intende allentare i ,suoi legami con il Common• wealth. Si è dett~ che il progetto di cc piccola zona ii potrà servire al rafforzamento della posizione dei cc sett-e >i in vista di una successiva in-tesa con i• << sei >> del M.E.C. Bisogna però tener presente 'che in questi ultimi anni il ritmo di espan– sione economica dei paesi del MJE.C. è stato più rapido -di quello dei « sette ». Altri fattori da non dimenticare sono la diver,sa configurazione geografi.ca dei _, due gruppi, la diversa -entità della popo– lazione e il fatto che il •commercio dei << sette » con i << sei >> è -più ·intenso che non il ·cbmmercio dei •« sette > • 1 t·ra di loro. •. '1' • Infatti, mentre i paesi del .M.B:c::co– ·~tituiscong 1,m blocco continuo i:q"Euro– , , : - I

RkJQdWJsaXNoZXIy