l’ordine civile - anno I - n. 2 - 10 luglio 1959
l"ordine civile nea solo con considerazioni politico-tat– tiche, cioè con l'ostilità della Confedera– zione per l'attuale governo, riducendo la linea di agitazioni generale alle pro– ,porzioni di un vasto ·e corale rilancio della fortuna politica dell'On.le Fan• fani e del governo di centro-sinistra. Non vogliamo ·con ·questo sostenere che la politica non c'entri, nelle scelte generali della CISL, la politica anche nella sua dimensione tattica: e che l'o– st,ilità al governo Segni e il desiderio di una soluzione di governo che aumenti il potere politico dei sindacati ( e so– pratutto del sindacato CISL) non -abbia– no avuto a1cuna parte nella organizza• zione degli scioperi. Non è tuU.avia •ora questo che rei in– teressa qui. Ci interessa notare la singo– lare situazione di potere in cui si trova la OISL. Su d.i essa si sono concentrate per an– ni forze nazionali ed in.ternazionaU: gli americani, il Governo, la stessa gran– de industria non le hanno risparmiato il loro appoggio. Se non il singolo vo– tante o militante CISL, però certo il dirigente e il militante autorevole OISL, si trova a beneficiare, lad-dove in qual– che modo arrivi la politica, della sua quota parte di questo privilegio. •La .CISL controlla una parte del par– tito demicristiano ed è capace d'impedi– re una politica contra-ria ai suoi interes– si di organizzazione. Per molto tempo la CISL (,allora im– personata dall'On.le Pastore) combattè ogni forma di apertura e di dialogo con il PSI perchè questo avrebbe significato su piano industriale la ripresa dei rap• porti tra industriale e C.,G.L. che la CISL aveva duramente avversato -quan– do si erano d·eterminati, nel elima po• litico del dopoguerra. Oggi la CISL si sente abbastanza for– te per uscire in campo aperto e, con le spalle coperte dal peso che l'intervento dello Stato ha nell'economia e dal peso che essa ha all'interno del partito che controlla lo Stato, impegnare una serie di lotte sindacali unitarie. La manovra è in doppia direzione: ,aumentare il prestigio della CISL in seno al mondo del lavoro, aumentare il prestigio della CISL all'interno del mondo cattolico mostrando la « moderna socialità » de– gli uomini della CISL. Non è detto che la linea dell'On.le Storti non incontri contrasti e reazioni all'interno della stessa CISL. La rivista del Prof. Romani, "Il nuovo osservato– re" commentava criticamente la condot– ta della trattativa sindacale che era sfo– ciata negli scioperi multipli, scrivendo: « Il peri.colo del conflitto attuale • in– cruento per fortuna • non sta tanto nella materia così -controversa, che co·mun– que si può sempre discutere, ma nell'at– teggiamento delle parti, nel loro ecces– sivo .irrigidimento, nella -atmosfera che si sta diffondendo tra i dirigenti e :i la– voratori; data la situaz.ione poli·tica ge– n~rale piena di incertezza e di instabili equilibri, un clima di •disordine servi– rebbe unicamente ai partiti di estrema che tendono a radicl\H?J~ar~ la, yit•a po• litica italiana », • Sono riserve forti, non c'•è dubbio. E ripropongono -il problema: ·che co– sa vuole la CISL? •Persegue una politi– ca di occasioni, r-icerca ,solo il massimo potere, intende fare la concor-renz.a al– la C.,GJL. sul piano dell'esasperazione della lotta ,sindacale, facendo aggio del suo privilegio politico? Vuol dare luogo ad un regime sostanzialmente corpora– tivo caratterizzato -dal potere politico del sindacato, egemonizzato dalla CISL? Il disegno ha oggi reali possibilità. Ma esso non offre alcun giovamento, se non forse ad alcune aristocrazie ope– raie. Significa soltanto creare in Italia un potente di ·più e un maggior numero di clienti. E, curiosamente, il prezzo di questo nuo·vo potere sarebbe pagato pro– prio dai lavoratori italiani, sia in ter– mini di status personale, sia, sopratut– to, processo conchiuso, in termini di possibilità dinamica sindaca-le. Siderurgia nel Sud Avevamo preparato, per il numero scorso, una nota in cui manifestavamo l'esigenza di una chiari'ficazione sui termini 'reali in cui si trovava il pro– blema dell'impianto siderurgico nel Mezzogiorno. Era sopratutto l'esigenza di togliere dal mondo delle « voci ;,i e dei « misteri'» la valutazione di un co– sì importante atto di politica economi– ca, per portarla su un piano -di logici e conseguenti, anche se opinabili, discor– si economici. All'ultimo momento, però, un comu– nicato ufficiale, a seguito di una riunio– ne interministeriale, annunciava defini– tivamente la decisione di costruire a Taranto il quarto complesso siderurgi– co italiano. Questa decisione apportava indubbiamente una -chiarificazione fon– damentale, sul piano delle decisioni e delle responsabilità politiche, ma la– sciava, e lascia tuttora, sconosciute le speci•fiche valutazioni che ne dovevano essere state poste alla base. Ciò risalta in modo particolare se si tiene presen– te che, ancora non molti giorni prima della decisione ufficiale, l'on. Ferrari Aggradi dichiarava, in sede di discus– sione presso la V Commissione della Camera, che :« non ·è possibile, creare uno stabilimento quando i tecnici del settore sono convinti che si tratta di una iniziativa sballata contrastante con le fondamentali leggi dell'economia. lo sono fortemente convinto -che nel Sud uno stabilimento siderurgico va creato col pieno rispetto delle leggi economi– che. La cosa, però, va studiata a fondo e questi studi devono convincere tutti, politici ed economisti, che l'iniziativa va presa potendosi ·sostenere col merca– to e potehdo richiamare numerose altre iniziative a tutto beneficio del Sud ii. Ora è indubbio che da un discorso si– mile non può non trasparire una va– lutazione ancora molto incerta e una contrapposizione in atto tra esigenze politiche ed esigenze economiche. Non ~ 1 d'altra pa:rte, un mi!!ter<> per neseu, pag. 13 no che la FINSIDER si era sempre e– nergicamente opposta alla realizzazio– ne del progetto, discutendolo proprio dal punto di vista -delle convenienze te– cniche ed economiche. Abbiamo sempre pensato che fosse assolutamente inam– missibile una « ribellione >> di una ~e ·fi-– nanziaria >> I<RI a precise decisioni degli organi politici che si devono assumere le responsabilità delle attività -delle par– tecipazioni statali; ma crediamo anche che gli organismi tecnici abbiano il do– vere di prospettare i loro giudizi, così come pensiamo che questi ultimi non possono non essere il substrato fonda– mentale di qualunque decisione. Come stanno attualmente le cose? Corre voce, e tutto parrebbe confer– marlo, che la FINSIDER avrebbe so stanzialmente rivisto la sua posizione e che la decisione del Comitato inter– ministeriale sarebbe il frutto di un ac– cordo e di concessioni reciproche. Ag– giungasi che un velo, più o meno spes– so, ancora ricopre le relazioni e gli stu– di che, si sa, ·sono stati compiuti dalla commissione tecnica formata in sede IHI e da esperti e consulenti del Comi– tato dei Ministri per il Mezzop;iorno, e si vedrà che, nonostante la decisione ormai presa, non ci sono ancora suffi– cienti elementi per quel convincimento ~enerale auspicato dal Ministro per le Pi::-tecipazioni Statali.· * * * TI centro dei dubbi e della contesa nel -proirramma di sviluppo -della side– rurgia italiana risiede soprattutto nel– la scelta della localizzazione del nuovo impianto. ('.,.,,r1; amo, infatti, che -non abbiano più molta energia le obiezioni contro la necessità stessa di questo programma di sviluppo. T·"- canacità produttiva italiana è sti– mata in circa 7,3 -milioni di tonnellate di acciaio grezzo all'anno; di contro la nroduzione ha raggiunto i 6,7 milioni di tonn. nel 1957 e nel 1958, in fase re– r.essiva, si è mantenuta a circa 6,3 mi– lioni di tonn., mentre i dati relativi a ,ruesti ultimissimi mesi hanno fatto re– gistrare una sensibile ripresa. Se si tie– ne con lo che la più economica utilizza– zione degli impianti si calcola rlebba. di r,ea:ola, mantenersi in una media del 90-95 per cento della capacità 'Produt– tiva comolessiva ( cioè, nel caso nostro, a un livello di circa 7 milioni di tonn. annue) e del prevedibile andamento della domanda si può osservare che il mara;ine rli caoacità disponibile esisten– te richiedeva fosse affrontata una pro- 1Irammazione a tempi e termini ben de– finiti. Non bisogna infatti dimenticare che la -costruzione di un nuovo comples– so siderurgico richiede circa quattro anni di tempo e che le previsioni di consumo italiano di acciaio al ·1962 oscillano attorno ai 9 milioni di tonn., con un incremento annuo di circa 600 mila tonn. I veri oroblemi sono invece collegati alla localizzazione. Innanzi tutto da es– S& dipende la scelta della oostrudòne di
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