l’ordine civile - anno I - n. 2 - 10 luglio 1959
pag .• 10 di fare poesia. -Si potr-ebbe forse anc,he azzardare una pro• gressione id-eale: Pascoli, Bertolu'cci, Pasolini. Il decadenti– smo verrebbe risolto e fatto più asciutto da una lingua a mano a mano più lontana dal formalismo ermetico. Sotto le sue palpebre chiuse Luni all'addiac-cio, e le trepide città dove l'Appennino prO'fuma più umano nelle ,c-eseUatesiepi, tra i caldi arativi della Toscana, o dove più selvaggio le vecch:ie pievi assorbe nell'et,rurio - s'allontanano sull'aria dei vergini, chiari suoni serali ... Oppure: Mi ·spoglio in una delle ,mille stanze dove a via Fonteiana si dorme. Su -tutto poi scavare, tempo: speranze passioni. Ma non su queste fo-rme pure della vita ... Si riduce ad esse l',uomo, quando colme siano esperienza e fiducia nel mondo ... Ah, giorni di Rebibbia, che io cr-edevo persi in una luce di ,necessità, e che ora so così liberi! ,In realtà, il nucleo dell'ispirazione di Pasolini è ·essen– zialmente un nucleo lirico. Questa è appunto la ·cc forza di rot• tura » di cui p-arlavamo a-ll'iniz,io. In confronto ai versi, i romanzi appaiono assai meno originali. Nella letteratura ita• liana non mancano infatti precedenti di opere gergali; esse sono sempre state, sì, ai margini della letteratura uffi– ciale, e ,sempre -considerate con ·un tantino di sufficienza: ma un racconto picar-esco italiano, dopo un •Pulci, un Ruzzante, un -Merlin ,Cocai, un Belli, è pensabile e si inserisce senza troppe ·difficoltà nelle nostre tradizioni di -scrittura colta. Per i versi, invece, le ,condizioni son,o del tutto differenti. Da Pa– scoli in poi, non c 1 è stato forse nessun autore -che abbia rivo– lm;ionato la nostra lingua poetica fino ,al punto cui l'ha con– dotta l'innovazione di Pasolini. I risultati di :Montale e fol'se di Ungaretti rimangono assai superiori; -eppure, questa prosa ritmata - ritmata non soltanto nelle sillabe, ma nello -svol– gimento del pensiero - sovrasta il balbettìo di tanti educa– tissimi virtuosismi letterari. Finalmente queste poesie sono un discorso, non un richiamo ; ne -consegue che il loro mar– gine -di traducibilità ,è ampio, garantito da una zona di con– cetti chiari, espusti come un narrazione aha, animata ·da un émpito singolare. Dalle esperienze dialettali verrebbe così, fol'se, a ricuperarsi la possibilità di un'epica. Non è un caso, a tal proposito, che le poesie di P,asolini siano di solito non brevi. Il discor,so si allung-a, anche se ciò accade talvolta a scapito della densità di concetti o di immagini. :Ma è chiaro che il procedimento -cui -tende Pasolini è il -contrario di •quello che -conduce alla concettosità: è spiegamento, libernzione, sen– so della grandezza delle cose elementari. In altre parole, tutto ciò significa l'acquisto alla poesia di uno ,stile prosastico, suf– ficientemente alto e sostenuto : una lingua, non un frasario; un'ampia ricchezza capace di moltiplicarsi sotto le mani di nuovi intelligenti operni. Che questo stile ,apra nuove str-ade è un fatto che è stato ammesso generalmente; le diffidenze sulla qualità strettamen– te apologetica ed oratoria di buona parte dei versi· che com– pongono -il libro cc Le Ceneri -di Gramsci >> dovr-ebbero però attenuarsi appena si considerassero quali effettive aperture di orizzonti può portare ·questo nuovo modo di fare poesia. Nem– meno Montale, che ,è srato probabilmente il poeta più cc euro– peo >> che abbiamo avuto da 50 anni a questa parte, è riu– scito a superare, con il suo bellissimo linguaggio ligure-eliot– tiano, i limiti della nostra li1·ica, sempre troppo .aulica, an– che se atteggiata in modo contr,ario - e quasi polemicamente contrario - alla· lirica dei retori ottocenteschi. Del resto, i conti tornano : non ,a ·caso il lavorìo prepa– ratorio degli anni dialettali fa giungere Pasolini al grado di perfezione di una parte ancora inedita ( ma trasmessa il mese scorso sul Terzo 1Programma della Rai) del poemetto « La religione del mio tempo », dedicata a sua madre, o del « So- l'ordine civile netto primaverile >> ( ugualmente trasmesso dal Terzo Pro- gramma), che ,sono tra le cose più beHe che siano statf:: scritte in itali-ano in questi ultimi anni. Così questo giov.ane poeta torbido ie 1accorato chiari– fica quello che più gli preme : le cose -che dice vivono della sua ,convinzione, la ,sua lingua è una lingua finalmente ita– liana, è la comune lingua parlata, innalzata -dall'ispirazi,one e dalla sobrietà dei concetti ad esprimere con libertà sempre ma-ggiore la verità entimentale -e vitale d-ell'esper.ienza umana. Se un'.analogia si è mai vis·!a tra un'opera di poesia ed un'opera di prosa, -crediamo che si ·possa senz'altro ravvisare in quella di Pier Paolo Pasolini. Specialmente l'ultimo libro, « Una vita violenta», -contiene un blocco di capitoli di una fortissima solidità· ed omogeneità stilistica. Azione dopo -azio– ne, in un seguito di atti elementari e di reazioni altrettanto elementari, in •questo libro sono •quasi reg,istrat-e (più che rac– contate) le giornate di certi giovani d-ella malavita, alla pe– riferia di Roma. Il tema è ripreso in pieno da cc Ragazzi di vita », del 1955, tanto che il nuovo romanzo è idealmente la continuazione del primo. Anzi viene .a1:munciato che a questi due verrà ad aggiungersi un terzo volume, « Via della grana », che offrirà una trilogia picaresca ambientata negli spietati e squallidi ambienti della periferia romana. ,Chiunque abbia visto una volta, da vicino, le borgate che Pasolini descrive, i paesaggi bruciati dall'estate ,o neri di pioggia invernale, ,sa che in questi romanzi non ci sono molte esagerazioni quanto a pittur,a della realtà. Eppure, sotto l'apparenza di una pit• tura realistica, gli interessi più veri di Pasolini si rivelano essenzialmente lirici. I capitoli sono conclusi e costruiti se– condo cànoni tradizionali. Per •quest-o il romanzo - anzi, ,j romanzi - risultano molto più antiquati di quello che la novità del linguaggio farebbe pensare. Soprnttutto è determi• nante, per porre queste opere di prosa nell'àmbito di una let, teratura neorealistica, il fatto che il r.apport-o -con la realtà è frontale, •con le solite inaspettate ma -:inevitabili intrusioni sentimentali. Pasolini fa morire Tommaso { il protagonista di « Una vita violenta ))) con queste parole, che concludono ,j] romanz·o: ·« ·Ma poi, -come d·iventò notte, si sentì peggio, senipre di più: gli prese un nuovo intaso di sangue, tossì, tossì, senza più rif.ia• tare, -e addio Tomma·so >>. Il rapporto dello scrittore con la realtà di questa tristis– sima morte sembra essere improntat,o a -cinismo e indifferen– za: invece la partecipazione dell'.autore esiste, ma soprattutto in chiave sentimentale: la morte rimane un fatto estraneo, che può provocare sentimenti di terrore, ~ di disgusto, o di pietà; ma, sentimentalmente, non è affatto dominata. Con lo stile di Pasolini la realtà del fatto viene stretta e posseduta con un margine larghissimo di approssimazione; l'equivoco del neorealismo ritorna ancora. Gli interessi filologici di Pasolini valgono ,a fargli scrivere pagine e pagine di una -compattezza stili,stica v-eramente notevole: ma ,la realtà viene ,afferrata solo quel tanto che ·tutta la tradizi,one gergale e picaresca ha già da secoli potuto afferrare. Nella prosa, inoltre, devono essere compressi quegli émpiti lirici che pur sono presenti in tante pagine ( descrizione di -Montesacro, p. 27; campagna intorno a Roma, p. 71!; scena d'amore fra Tommaso e Irene, pp. 243-44; ·episodio del Cunappa e della giacca, pp. 251-52; vita all'ospedale, p. 275), e ohe costituiscono il nucleo delle immagini, dei quadri, ai quali Pasolini è assai fedele; l'inte– resse del romanzo ,è concentrato pertanto su un terreno stret– tamente letterario. ·Come fatt-o di cultura, come nuovo m·eto– do di conquista consapevole della realtà, le opere in prosa di questo scrittore così risentito convincono solo a metà: uno sviluppo è possibile infatti semplicemente nel senso che da un romanzo iniziale si può giungere a una trilogia : ma i] taglio del racconto •è tradizionale quanto quello di Pratolini. ·Certo, di rado la necessità della poesia arr.iva ad avere· I.a forza quasi fisica -che si rivela in queste opere, che pure con– servano qualche cosa d·i acerbo, oltre ,l'amarezza consapevole di cui sono imbevute. La lingua discreta e comune delle sue poesie, e quella francamente gergale dei suo romanzi, sem– brano -essere, nella loro prosast.i-cità un po' opaca, il segno che, anche non splendida -di espedienti retorici, anche -costretta a mimetizzarsi in un'epica senza felicità primigeni-e, la poesia rest,a un bisogno e un diritto dell'uomo, necessari quanto l'or– dine e il cibo.
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