l'ordine civile - anno I - n. 1 - 25 giugno 1959

l'ordine civile Questa crisi della « .presenza » sarebbe supera_ta, a detta dei lJe Martino, con il ricorso a un orctine metastorico, tipico, nel quale i fatti, perdendo la loro concretezza, perdono 1e lo• .ro capacità di dommare gli uomini e, ,pertanto, •questi ,;uperano il rischio di « essere posseduti », di ,« essere agiti >> .e ritrovano la possi,bilità di dominare attraverso -la cultura, la consape– volezza e la volontà, tutti gli altri ·possibili accadimenti stori– ci e quello stesso che ha aperto la crisi. Nell'organizzazione, dunque, di un ordine metastorico, tipico, ecc. consisterebbe la magia. ,( cc. .ia varietà storica delle resistenze e degli aspet– ti negativi del divenire viene ricondotta aHa iterazione di uno stesso ordine risolutore, nel .quale il negativo è 1 cc per natura >> sospeso o annientato : infatti sul .piano metastorico della magia tutte le gravidanze sono condotte felicemente a termine, tutti i neonati sono vivi e vitali ... » ecc. pag. 97). Interpretata a questo modo la magia, il problema del suo superamento diventa quanto_ mai arduo. Si ,potrebbe ·pensare che lo sviluppo della tecnica, entrando in ìelice concorrenza con il mondo dei poteri magici, finirebbe ·per soppiantarli, al• meno se fa dimensione razionale è la dimensione prevalente e risolutrice nell'uomo; ma non è così: « piano realistico e piano magico della tecnica non entrano in contraddizione sog- , gettiva fra di loro perchè la magia non ha propriamente per oggetto, come la tecnica ·profana, la so.ppressione di ,questo e quel ne.gativo, ma la protezione della presenza dai rischi della crisi esistenziale di fronte alle manifestazioni del negativo. >>. Neppure, in .sostanza, la reli~ione, cioè il modo di vita ve- _ ramente superante i .fenomeni magici nella loro stessa radice spirituale, può portare, nella .prospettiva .di De Martino, al– cun contributo solutivo. Infatti l'esperienza storica meridiona– le esaminata dall'autore dimostrerebbe l'incapacità della ccre– ligione egemone >J di superare il magismo e anzi la sua necessi– tà •di venire con questo a compromesso. (,cc... non manca mai un nucleo magico nella stessa celebrazione del-la messa, ·almeno in quanto il sacrificio della croce è un exemplum che si rende presente in maniera sacramentale e nella misura in cui la eu• carestia - come mezzo og~ettivo di gr~zia :-.~pera ex op~re operato. A conferma di •questa valutazione ah intra del nesso dialettico magia-religione, è da osservare che anche il sacrifi– cio della croce può ricadere in angustissimi orizzonti ·per chi assiste alla messa con disposizione d'animo non molto lonta• na da quella con cui normalmente viene recitato un esorci– smo ... JJ pa.g. 123). Questa necessità di compromesso fra religione e magia è storicamente determinata o è immanente alla natura ,stessa della religione? Una risposta affermativa alla prima domanda ( non facile, anche se De Martino la lascia intendere possibile; in contrario si potrebbero citare mo.Jti altri significativi esem– pi, come ·la lotta felicemente condotta in Alto Adige dalla Chiesa cattolica lungo il XVI-XVII secolo contro le credenze nelle streghe, lotta che finì per riassorbire nel costume cristia• no gli slittamenti culturali tprecedenti) sarebbe sempre, in ogni caso, almeno per l'ispirazione e la .tesi che guida l'autore, me• no sicura e risolutiva di una risposta affermativa alla seconda. Una risposta di ,questo tipo si trova chiaramente espressa in un recentissimo lavoro dello stesso autore (cc Mito, -scienze religio• se e civiltà moderna », in (e uovi argomenti >) Aprile 1959): cc.. in un modo o nell'altro { cio·è nel modo magico o nel mo• do propriamente religioso) la dinamica religiosa, nel:le varietà delle sue concrete manifestazioni storiche, accenna a un mon– do di uomini che si protegge dalla crisi di alienazione radicale fermandola e configurandola in un mondo di dei, e che nel so• pramondo di dei ritrova e riprende, a vari livelli di consape• volezza umanistica, il mondo ,degli uomini e delle. loro opere qualificate secondo valori mondani J>. Quiudi, fatte ile debite differenze •quantitative, anche la religione si muove sullo stesso ·piano della magia ed è 1pertanto incapace di superarla; questo poi ancor più dopo che il pen• siero, la cultura moderna, acquistata coscienza di sè, è in grado di includere la religione in una sfera di produzione culturale, di valori, sia pure in modo ormai precario e inautentico rispet• to alla cultura come forza mossa dalla (sola) ragione coscien– te di sé. Sul piano scientifico, nel campo dell'etnologia, della sto• ria delle religioni, ecc. si sono avuti seri tentativi negli ultimi quarant'anni per ritrovare, riconoscere un proprio posto au• tonomo, determinante, sul piano della cultura, al momento pag. 7 religioso; e .si sono dati tentativi di sistemazione della mate– ria religiosa i( e anche di quelle forme pseudoreligiose delle so– cietà primitive •Che vengono normalmente chiamate cc magi– che Jl) molto plausibili e aperte a sviluppi ·e integrazioni assai fecondi: valga per tutti l'esperienza di Jung. Tutto questo, pe– rò, in una prospettiva storieistica come quella crociana non ha valore alcuno: ,cc•• il movimento di rivarntazione non si .è reso conto che pro1prio il processo in virtù del quale il simbolo cri– stiano è venuto mediando nella storia deHa civiltà occidentale il cc senso della storia JJ ha avuto come risultato inevitabile la impossibilità di mantenere in buona fede la struttura ,e la fun– zione di un orizzonte metastorico, articolato in miti e riti. JJ (.Mito, ecc. pag. 46). •Per la soluzione .del problema della cultura merip.ionale resta quindi solo una possibilità· di impegno culturale puro : la diffusione del pensiero scientifico, debitamente alimentato da un'inquadramento storicistico. (Juesta posizione, non nuova, della cultura italiana ( espres!– sa anche in tema di problemi meridionali) ha la caratteristi– ca, comune a larghe zone della cultura di tipo moderno, di presentarsi con una intransigenza netta al confronto storico con le culture ,da essa differenti. ,E non è un caso che, nella de– finizione di 1DeMartino, ila magia, allo stesso modo della reli– gione e •di altri .fenomeni ,culturali e spirituali, possa essere dichiarata solo per negativo : tutto ciò, in sostanza, che non è ragione consapevole di sè nella storia, è alcunchè di storica• mente non durevole, di punto critico da superare. Ma •questa definizione e comprensione per negativo del ,problema non so– lo induce a far scivolare sullo -stesso piano fenomeni che sono di natura diversa, come la magia, la religione e altro, ma ·ren– de altresì incomprensibile l'articolarsi, -il muover-si nella sto• ria, la portata .di valori umani, com'è proprio di ogni cultura che sia anche di tipo non moderno. • E' per questo, a mio avviso, che :ranalisi di De Martino resta difettosa sul piano storiografico ancor ,più che su quello etnologico, e che i diversi ,parametri usati (•psicologici, etno• logici, st9rici a livello, di civiltà, di epoca, e ~torici a livello. di trasformazioni interne a una data cultura) restano ,sostan– zialmente non fusi. Da un punto di vista ,storico il ,difetto di energia civile dell'alta cultura napoletana del '700 '(fenomeno certamente molto "interessante e da inda·gare con la massima attenzione) non riesce a spiegare la magia lucana più di quan– to il tramonto degli ideali repubblicani in Roma non riesca a spiegare l'esercizio delle pratiche magiche di cui parla Orazio. 4 La definizione per negativo delle manifestazioni della cultura meridionale i( di ·quella contadina,in specie) rende estremamente difficile la comprensione delle connotazioni particolari .di essa, cio·è i suoi elementi strutturali e, più an– cora, il suo quadro ideologico e la sua pregnanza di valori umani. Qualche tentativo in questa direzione è stato fatto an– che ,recentemente : si può vedere un primo abbozzo; una serie di ipotesi di lavoro, in cc La civiltà contadina » di M. Lacala– mita; 1 qualche altra indicazione si può anche trovare in <C In– chiesta parlamentare sulla miseria in Italia >J, vol. XIV. Se ci si colloca ·in una posizione culturale non egocentrica, cioè diversa da quella che è la normale posizione •di ,chi muo• ve dalla sponda della cc ragione » ( che nell'ambito della civil– tà moderna, su di essa fondata, presume di aver già tutto siste– mato e risolto) per andare incontro ai <e primitivi », ai prera• zionali, si ,possono con obiettività riconoscere, nel contesto in– dagato da Be Martino, almeno due grosse componenti, ·che de– termi,nano la cultura contadina meridionale e l'accompagnano anche nel suo momento attuale di •crisi: l'una è data dalla ac– cumulazione e .dalla composizione ,culturale organizzata in di– fesa della vita come tale, l'altra è data .dall'abito etico-sa·pien– ziale senza il quale quella stessa cultura non saprebbe rico– noscersi. La tr'adizione cristiana, il •cui punto di massima inserzio– ne nel contesto sociale del ,Mezzogiorno interno è fatto risalire da alcuni autori al movimento d,ei monaci basiliani, ha avuto certamente grande influenza sulla preesistente civiltà contadi– na, conferendole istituti, come -il matrimonio monogamico e indissolubile, significati, come il valore strumentale e reden• tivo del lavoro, rappresentazioni ,della realtà, come l'idea del– la comunità universale alla quale tutti ugualmente appartenia-

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