l'ordine civile - anno I - n. 1 - 25 giugno 1959

pag. 20 '58. Il caso Pasternak fu il caso più grande e drammatico, per la drammaticità stessa del personaggio, amico di Maiakowsky e autore in sostanza della prima riscoperta del Cristia– nesimo dopo il comunismo, e attraverso la cri– tica della realizzazione ,del comunismo, -che abbia assunto, forma letteraria ed espressione culturale di valore universale. In questo caso si misurò quanta libertà si era sperata ( e -quindi quali profondità aves– sero le tensioni interne al mondo russo) e quanto poco ne fosse stata concessa. Si disse allora che l'esperienza ungherese aveva mostra– to che non era possibile -concedere un pol– lice alla libertà senza travolgere l'edificio ,del potere sovietico e -che .quindi l'esperienza kru– scioviana era nata morta. Questo .fu forse il senso del gruppo antipartito, i cui ·giudizi avrebbero trovato numerosi avvalli nel mon– do della cultura e della politica occidentale. Tuttavia Krusciov ha proseguito il suo cammi– no: si ,è egualmente impegnato nel grande espe– rimento di .decentramento amministrativo: ha riformato egualmente il -codice penale: ha re– V1s10nato egualmente il piano: ha tenuto al BGUS il suo regolare co.ngresso. E oggi può persino permettersi di « libera– lizzare " il settore più pericoloso per ogni re– gime autoritario: il settore della -cultura. E' sotto ogni riguardo notevole il ,discorso che Krusciov ha pronunciato dinanzi al III congresso degli scrittori sovietici. Krusciov ha -cominciato •Con un franco e aperto elogio del XX congresso e del suo rap– porto segreto, tema da molto tempo non più aoituale nei discorsi de.i -capi sovietici. Non solo: ha posto -presso a poco sul me– desimo ,piano il gruppo antipartito in politica e i « verniciatori " in letteratura. ,Chi sono i verniciatori? « Coloro che dipin– gono la vita in rosa "· Sono in sostanz·a « que– gli ambienti letterari che non hanno ·ben com– preso lo spirito del XX congresso, quando noi denunciammo gli errori del passato >>. ·« Vi fu chi non -capì, in un senso o nell'altro, ·che noi avevamo fatto quelle denuncie perchè voleva– mo impedire .il ritorno al passato .nel partito e nel paese "· « La radice dell'errore ,del grup– po antipartito era che essi non avevano capito il XX congresso. Le -divergenze con loro trova– no lì la loro radice: il resto venne dopo. Ve– diamo la questione degli scrittori che dipingo– no la vita in rosa. Effettivamente ve ne sono stati ed io non voglio nominarli ». Il latino non poteva essere più chiaro. Il discorso di Krusciov significa la lotta contro il « gruppo -antipartito » nel settore della cul– tura. A questo doveva poi aggiungersi un'apo• logia di Dudinzev. Il presidente del Governo sovietico ha detto di essere stato indotto a leggere il libro .da una battuta -di Mikoyan: « si direbbe, avrebbe ,detto questi, che Dudinzev ab– bia ascoltalo quello che tu racconti in pri– vato ii. « Noi dobbiamo dire che Dudinzev non era e non è un nostro nemico, non era un elemento ostile al partito e al potere sovietico "· Naturalmente Krusciov ha detto che non era giusto confondere i « verniciatori l> con co– loro che « hanno preso come proprio modello l'eroe positivo "· Sì, certo, se ,, verniciatore >l volesse dire questo, egli stesso, ha· detto, si iscri– verebbe tra i verniciatori. Ma il XX congresso ha dimostrato che « nel mettere a nudo le ve• rità a noi la mano non trema. Noi avremmo davvero potuto spargere della vernice odiosa. No. Noi abbiamo• parlato francamente, •Bi– sognava farlo e lo abbiamo fatto ii. Con questo Krusciov non ha inteso sconfessare del tutto gli attuali dirigenti dell'unione scrittori sovie– tici, nè riabilitare Pasternak {è significativo che non lo abbia attaccato). Egli però ha lanciato una linea chiaramente distensiva verso tutti co– loro che avevano criticato, sulla sua stessa scia, la presente realtà sovietica. neo Non è che Krusciov si sia spinto spericola– tamente su •questa linea. Egli ha, sì, detto di chiamare non all'animosità, ma alla concilia– zione. Tuttavia ha riaffermato il principio che bisogna correggere chi sbaglia sia pure ten• dendo ad uno suo reinserimento positivo nella società. E ha poi illustrato il principio con l'esempio di un ladro, da lui reinserito « posi– tivamente " nella società sovietica ... Egli ha conchiuso il suo discorso con l'af– fermazione di principi liberali in materia di politica letteraria, del tutto opposti a quelli del famoso discorso di Zdanov, che rappresentò il maggior tentativo di controllo ideologico della -cultura sovietica da parte ,del PCUS. Egli ha detto che '" la sua funzione non è quella del critico, per poter giudicare se una opera vale o meno la pena d'essere pubbli– cata. Siano gli stessi scrittori a .far questo ... Il mio opportunismo liberale non mi impedisce di capire che lo scrittore non deve essere li– bero di scrivere male, ma non deve neppure scrivere il falso. Ma fatelo voi, non fate rica– dere anche questa responsabilità sulle spalle ciel •governo! Io posso esimermi da questo com– pito, voi no: io non posso venire qui a dare ad uno un -pasticcino, ad un altro pillole amare. E' vostro compito: il nostro è di dirvi che noi abbiamo bisogno del vostro aiuto, dell'aiuto dell'opera vostra, per andare avanti nella stra– da giusta "· La linea di autogoverno della corporazione degli scrittori che sembra qui suggerita non significa di per sè l'avvento della libertà della cultura nell'URSS: tuttavia essa sembra dover comportare la sottrazione della competenza a emettere ,giudizi sulle opere di letteratura e di cultura agli organi del partito. ,La libertà letteraria non è poi ancora la J.i– hertà culturale, se la filosofia deve ancora ri– manere soggetta alla dogmatica di Stato. E inol– tre la libertà culturale non è ancora libertà dello spirito se la religione ,deve essere ancora contenuta e coitretta ai margini della ·vita civile. Tuttavia rimane un fatto notevole che il controllo statale sulle manifestazioni -dello spi– rito umano abbia fatto un passo indietro: -che il potere sovietico si sia più ampiamente auto– limitato. Nessun fatto di questo genere non può non essere visto che come un atto positivo, che consolida le cause indissolubili della libertà e della pace. E' lecito sperare che la voce della raaione e della natura ·tornino a riacquistare un se:so nel mondo dominato ,dal potere sovieti– co: questo è il rolling back in cui veramente crediamo e speriamo. s. c. " Il Gattopardo ,. come fatto di costume Il Gattopardo di Giuseppe Tornasi di ,Lam– pedusa è senza dubbio uno dei libri italiani più interessanti scritti in questo mezzo secolo. Un grosso minore. Un'occasione d'intelligenza per il nostro pubblico intellettuale e critico, che -dopo l'« indifferenza." di Moravia, gli « astratti furori " ,di Vittorini e il tragico « schi. • fo i> di Pavese, era a corto di stati d'animo nuovi. E' arrivato il ~,disgusto " del principe di La~pedusa. Oltre cinquantamila lettori ora si disgustano con lui. Ciascuno orienta il di– sgusto di moda nel -senso che meglio crede: la società di ieri o quella cli oggi; verso gli altri o verso se stesso. E' stata ripresa anche Ja pre• ghiera di Baudelaire, ricor,data dal protagonista ciel .romanzo, a proposito del disgusto di se stessi, del proprio corpo e della propria anima. Sono apparse spontanee le illazioni metafisiche. Qualcuno si è affrettato a convertire del pen• siero di Giuseppe Tornasi la parte che -può ac• cordarsi col senso della ·«contingentia mundi ii l'ordine civile cristiana, come ieri aveva fatto con la nausea di Sartre e con gli altri prodotti <!ulturali del tempo. Le vie -del Signore sono infinite. « Quel· senso cl-ella caducità delle cose umane, scrive Padre Giuseppe De Rosa, quell'amarezza che è in fondo ad ogni piacere, che, nel romanzo, sboccano nella disfatta e nella disperazione, avrebbero potuto divenire la via a Dio, perchè il cuore dell'uomo, secondo Ja parola di Sant'Agostino, è fatto per Dio, ed è inquieto finchè in Dio non trovi la pace. Solo che per fare questo •passo, sarebbe stato necessa– rio aver la fede • o che almeno l'incredulità non avesse disseccato il cuore. ,Così il Gatto– pardo· è la dolorosa testimonianza della mor• te di Dio nel cuore di un uomo ii. ( La Civiltà Cattolica). ;Più intransigenti, generalmente, i comunisti. In un suo scritto contorto e difficile, Mario Alicata sostiene che l'opera del Tornasi ,ha gravi limiti artistici e che questi limiti vanno ricon– dotti alla mancanza di ·una precisa coscienza ideologica e storico-sociale. Egli dimostra co• sì cli non sapere intendere se non entro il do– minio e i limiti di una concezione -estetica, che avrebbe fatto rabbrividire il Croce. Si diceva che il Gattopardo rappresenta un'oc• casione d'intelligenza ,per un determinato pub– blico. Un momento del costume intellettuale e del gusto, se si vuole. Passerà come sono pas– sati gli altri. Il pubblico che ha bruciato Mo– ravia,· Vittorini, Pavese, brucerà naturalmente anche Giuseppe Tornasi di Lampedusa. A que• sto resteranno attaccati i pochi e veri critici; e i giovani, -con le tesi di laurea. Il valore poe– tico ,dell'opera resisterà al tempo, ma .non po• trà rimanere nell'attenzione del pubblico e della critica corrente. Coloro che hanno tro• vato un modo di essere intelligenti col Tornasi si volgeranno ad altri modi nuovi e più ag– giornati. Se oggi chiedeste un giudizio su Pa– vese, ,potreste esporvi all'irrisione di chi lo. dà già per scontato. La medesima sorte vi tocche– rebbe se domandaste di Benedetto Croce o degli esistenzialisti. Oggi ci sono i neopositivisti e il criterio della ,verificabilità empirica come ul– tima ragione .filosofica e scientifica. Si tratta di moda-;' che influisce sull'andamento culturale corrente, suUe vendite librarie, sul destino sco. lastico delle nuove generazioni. Passano alla facoltà di matematica o di m.edicina i giova• ni -che ieri si erano iscritti in filosofia per Ugo Spirito. ,Le facoltà scientifiche sono per questi giovani una iniziazione al verbo neopositivista. Il Gattopardo come fatto ,di costume rientra nell'ordine di una maniera di essere intelli– genti, disgustati, ironici ~ brillanti, già mol– to diffusa in Italia, grazie a periodici quali l'Espresso e il Mondo. I ,gruppi che forniscono al pubblico una tale maniera non costituiscono una ·gran forza politica, ma formano una note• vole forza culturale, a servizio .degli interessi, anche politici, ,più disparati. il.e forze ,politiche maggiori del nostro Paese risiedono invece dove c'è meno energia e spirito ·di cultura, nei parti. ti di massa. Si nota così una scissione tra le due forze, fra coloro che detengono i poteri cultu– rali e gli altri, i moltissimi, che costituiscono le forze politiche. Julien ,Benda ,direbbe che i primi, i "' -chierici ll, tradiscono gli aliri, i 'qlla· li, mancando di orizzonte culturale, sono co• stretti a girare intorno allo stesso punto, come Sansone accecato intorno alla macina. Nel Gattopardo ,è chiaro questo « tradimen– to" dell'intellettuale, che consuma il suo trion– fo estetico sulla società disfatta. Non una la– crima vera in tutto il libro. C'è anzi il ripudio ostinato ,del pianto e della pietà. Il sorrisetto del principe di Lampedusa è quello di un il– luminista, -che si è giovato della lezione di Thomas Mann e di Marcel Proust, per scavare nella realtà dell'uomo e cogliervi un'estrema soddisfazione dell'intelligenza estetica. Ma .proprio quell'aria del Tornasi di pren• dere tu lii in giro, a <!ominciare ,dal personag•

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