l'ordine civile - anno I - n. 1 - 25 giugno 1959
l'ordine civil,e sione profetica << non popolo », popolo privato della sua terra e delle sue istituzioni. Ma soprattutto, privato deHa terra. La ter!'a è nella Bibbia il dono dell'A,lleanza e ne segue intima– mente le sorti : ccse il tuo cuore devia, se tu ascolti e ti lasci indurre a prosternarti innanzi ad altri dei e a servirli ·io ·vi , . dichiaro che voi perirete certamente e che non vivrete a lunao o sulla terra dove ora voi penetrate per prenderne possesso di là del Giordano » i(iDt, XXXI, 17 segg.). Questo il supremo ammonimento di Mosè al suo popolo. Le parole dei fondatori del kibbutz ne sono il completo rovesciamento: ccLa nostra volontà è forte come l'acciaio e la nostra fede non ha limiti. Noi crediamo nell'uomo e nella terra ». Si può dire che il movimento e l'ideologia dei kibhutzim rappresenta solo un momento della vita d'Israele: e tuttavia • lo spirito del documento citato ha un valore più generale per signi>fìcare ed esprimere la ,dottrina del nuovo ritorno degli ebrei in •Palestina. La tradizione ebraica in esilio aveva sem– pre interpretato il ritorno di Israele come un fatto escatolo– gico, l'atto di Dio che si rivelava al mondo nel Messia: alla base di Eretz Israel sta la decisione di non attendere il Messia per ritornare alla terra dei padri, per ridare al popolo ebreo una ccpatria ». Non a caso esiste in Israele un piccolo gruppo ortodosso, i Netoré Kartà, che ritiene empia la fondazione di Eretz lsrael, del ritorno di propria decisione e volontà nella terra promessa. Questo non ha avuto grande peso nei consensi che nel mondo ehraico hanno salutato Eretz lsrael. ccSolo gli estremisti tra gli osservanti hanno visto in uno Stato creato da uomini e senza attendere il M~ssia, una devia– zione quasi eretica; e solo ii;li estremisti tra i laici hanno visto nel ritorno de~li ebrei nell'antica patria un pericolo per fa emancipazione de!!:li ebrei rimasti nelle diaspore. E per quan– to quei dubbi - dei Netoré Kartà ·da una parte e dei comu– nisti dall'altra - si siano ·dimostrati non del· tutto i.nfondati, pure gli ebrei del mondo intiero han salutato con entusiastici auguri il sorgere dello Stato >>. (Davide -Ben Gurion, in cclsrae- le», numero speciale de ccIl Ponte », 1958). - . . Il movimento sionista ha dovuto lottare contro la ten– denza all'assimilazione che la -laicizzazione della cultura da un _Iato e l'emancipazione politica degli ebrei, frutto del libe– ralismo europeo dall'altro, facevano sentire ·più forte. Secondo il laicismo liberale, ·distruggere il /!:hetto voleva dire distrug– gere l'ebreo: l'ebraismo era il semplice riflesso di alcune con– dizioni di vita. Questa era del resto la tesi della sinistra hege– liana e del giovane Marx sulla Judenfrage. 11 sionismo dovette lottare contro ·questo laicismo cosmopolita ed economicistico, fortissimo tra le stesse ofìlelaiche perchè era lo strumento della emancipazione politica e del prestigio economico e sociale degli ebrei. Ma il sionismo rappresentava in realtà la forma estrema ·dell'assimilazionismo degli ebrei alla cultura laicista d~ll'occidente: il sionismo nasce nel momento in cui dopo Bismarck. la cultura e la politica europea sono sotto il see:no n_on più del nazionalismo d'ideale di cui il Risorgimento ita– liano aveva dato le più alte espressioni ma del nazionalismo di potenza. Le élites e le ideologie del sionismo si costitui– scono in questo quadro. Ogni nazionalismo di questo tipo ha bisogno di. puntare sul consenso popolare attraverso altri ~en– timenti e altre dottrine che non le proprie: è cio•è indotto a porsi in un atteggiamento utilitario nei confronti ·delle tra– dizioni religiose e morali dei popoli. 11 maurrasismo costi– tuisce un'espressione ideoloe;ico-politica ·comnleta di 1Tuesto atteggiamento. E forse nessun. movimento politico fu portato ad assumere un atteggiamento imolicitamente maurrasiano quanto il sionismo. Le raf,!;ioni ne sono evidenti. Di fatto in nessun popolo l'unico elemento unitivo era rl.ato da.Jla reli– !!:ione come in Israele. Questa mirabile unità. preservata al– l'interno di tutte le culture e civiltà umane e delle lo;o varia– zioni. si riconosce e si testimoni:\ attorno alla Bi-bhia. Non la convivenza, non 'battaglie coJTiuni, non lii sine;olarità di un am– biente naturale. nulla di quell11.somma di fattori che evo·ca jn. nanzi allo spirito dell'ucnn.o l'immagine della patria, nulla di questo esisteva per Israele. La religione era l'unico vincolo costitutivo della nazio– nalità. Inoltre un motivo particolare si aggiungeva a questo generale: la massa ehraica in Europa era concentrata nelle province dell'Impero russo. Era anche questa, per .la sua si– tuazione più precaria, la sezione del popolo ebraico meno a pag. Il suo agio nel suo paese d'origine e la più disposta ad immi– grare. Nel fermento generale del mondo russo, che preparava la rivoluzione d'ottobre, era anche più facile suscitare in essa capi rivoluzionari capaci di concepire ed eseguire atti social– mente radicali. Ma questa sezione ·del popolo ebraico era anche la più attaccata alla religione della Bihbia e al messia– nismo ebraico. Dal punto di vista del sionismo, •qualuil'que terra, anche l'Argentina o l'Uganda, era adatta allo scopo di fornire agli ebrei una sovranità territoriale, presup·posto dello Stato e dell'indipendenza nazionale. Ma ,gli ebrei di tutto il ,,..... mondo conchiudevano il pranzo pasquale nello spirito ,del– l'Esodo che lo aveva ordinato, ripetendo: ,l'anno prossimo a Gerusalemme! Come rinunciare a utilizzare la forza possente del messianismo ebraico e la sua polarizzazione verso la Pa– lestina? E per questo il sio~ismo diventò vero e proprio movi: mento per il ritorno a 'Sion, per il ritorno a -Gerusalemme. Alla base del sionismo sta dunque quella che possiamo chia– mare '( absit injuria verbo) una posizione utilitaria nei con– fronti della religione: che è la configurazione necessaria di ogni ateismo non eversivo, che cioè non desideri di per sè non trasformarsi. in antiteismo. La religione si riduce dunque a mito e_a simbolo nazionale: non è certo la prima volta che questo viene sostenuto o che questo accade, ma le dimensioni a cui le circostanze costringono questo fenomeno in Eretz lsrael e in tutto il sionismo sono tali da costituire un fatto nuovo e altamente significativo. Il simbolismo bihlico diventa essenziale perchè Israele non rinuncia, pur nella sua accezione atea o almeno agnostica, alle dimensioni che le derivano dal fatto di essere il popolo della Bibbia. Lo Stato d'·lsraele intende configurarsi ìn qual– che modo come lo Stato di tutti gli ebrei della -diaspora, tenuti insieme dalla lettura della Bibbia e delle tradizioni ebraiche e unii.e attorno alla liturgia ebraica. La solidarietà tra gli im– migrati e gli emigrati, tra coloro che sono rimasti e coloro che sono venuti, la solidarietà e l'unità della diaspora con Eretz lsrael che ,è una condizione di sopravvivenza dello Sta– to, può essere riallacciata soltanto al filone della Fede della Bibbia. Ne.Jla diaspora solo coloro che credono nella rehgione dei padri possono sentirsi legati all'opera che l'idealismo na– zionale e rivoluzionario di Ben -Gurion e dei suoi compagni ha costruito in ter.ra di Palestina. -Gli agnostici o gli atei d'America possono sentirsi più difficilmente legati a questa opera, che solo ,la solidarietà religiosa può sostenere. In so– stanza il nazionalismo sociale che governa Eretz lsrael ha bisogno dell'appoggio essenziale di una fede religiosa in cui esso non crede ( e che può appoggiarlo con solo una rottura della tradizione). Per fare questo esso è obbligato a cercare un riallacciamento laico alla Bihbia, ,cioè di ricondurre alla Bibbia la propria ideologia. Ecco come Ben Gurion espone il prohl~ma : ccLo stato di Israele ha risolto molti problemi, ma ne ha posti dei nuovi; ciò specie nel ridimensionamento del rappor– to tra .gli ebrei che vivono qui e quelli rimasti neJ.la Diaspora. Questi rappresentano ancora quattro quinti del popolo, ma hanno cessato di essere dei ccfi.gli di ignoti » senza una loro carta di identità storica nel mondo moderno. Questa -coscienza di unità del popolo ebraico, che è nostro compito di cemen– tare, deve essere mantenuta oggi per tre vie: 1) Educazione ebraica. Una lingua comune a tutte le parti dell'ebraismo, nella Diaspora ed in Israele, è condizione preliminare ad una comune coscienza ebraica. L'educazione ebraica non -consiste solo nel far apprendere la lingua, ma nel rendere patrimonio comune iì fiore ·della produzione lette– raria ebraica in tutte le generazioni, ed in primo -luogo la Bibbia, il Libro dei Libri, la più alta e la più geniale crea– zione ebraica, la prima e principale fonte della fede e della legge morale di Israele, da cui han succhiato linfa tutte le creazioni ebraiche delle generazioni successive : era quella, allora, la -carta di identità della nazione ebraica, che l'ha ac– compagnata in tutte le sue peregrinazioni. La Bihbia, il libro più -di:tfuso in tutto il mondo, è patrimonio dell'ebreo reli– gioso •come del laico, ché essa è l'espressione più genuina del, genio ebraico, la fonte dell'"l.l\Qcqsçi.eµza per o~ni e!?~~\_);
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