La Nuova Europa - anno III - n.5 - 3 febbraio 1946

- ------------------LA NUOVA EUROPA ----------------3fcbbraioJO,JG -– - -• POETI .DI SEIMILA ANNI E' difficile u-ovare un esempio dJ falso storico a sostegno di un cr• rore cstctJco (tuttavia l'uno e t.ìchire la pt'.azza del bel s. Giovanni e cosl disporla a favorire l'avvento dt un gronde pQCta, qu:mdo più. a nord d'Eu· T0Pil aveva p1-01lta tutta la Selva Nera o~ gli uomln1 vlvcv:rno in condizioni i:,1ù vicltian:un(>-ntc prossime all'evoca eroica e poetica. Decisamente cc-n nOn poteva imbat· tersi in un caso più contrario alla sua teoria. Cedendo al proposito di cost.nu · gere le vicende della sto1"ia r eale ne i corsi e ricorsi della sua storia ideale eterna, di rado usò maggior violenza al fotti. Per giunta aveva appena finii.Il òi c:aratteri,,:zarc a rovescio le condi· zloni in cui Dante nacque, che si trovi) davanti un problema ancora plù gl'os· so: la contraclizlonc tra la quasi enc!· clopedica cultura di Dante e l'immagi· ne della sublime poesia primitiva e barbarica, sublime perché primitiva e barbarica, .itla quale voleva t'liJ)Ortarlo. I m"<!Ce di sciogMcrc li nodo, lo recise: « Perchè alcuno non ci opponga che Dante fu li padre e principe de' poeti toscani e, ins:ememcntc, dottissimo in divinità, rispondiamo che... se non avesse saputo affatto né della scolasti– ca né di latino sa1~bbc riuscito più gran poeta». Cosl nella Scienza nuova primcr. Nella Seconda tolse il brano. La contraddizione rimase. teri ed ugualmente a torto. I promessi sposi. ~cl tranc poesia dall.:i stor!a Dante è più. vicino a ?,Janzoni che a Omero. Il suo sentimento storico ò cosl poco mitiico eia essere add\J•ittura glu· dlziario. Su questo punto nessuno vide meglio di Hegcl quando disse che l per sonaggt stanno nella Commedia sem· pre come e giudicati "· Giudicati con lmplacabile e dogmatico rigore, in bas<' al codice dell'al di là fornitogli dal to· mlsmo, che egli applicava con passione e fantasia ma deduceva d:-1una co· scienza quant':lltre mai riflessa, colti· vata e ra.ztonalc. Il rapf>orto tra storia e poesia In Dante si p<>ne lr. tcrmin1 opposti a queltt fissati da Vico: non come lnd,cc di prim:lività ma di raZ1onalild. Per ri· solverlo bisogna superare la dtcotontln vichiana di fantasia e ragione. sot~gi.iata e J>Cgglorativadel mito della primiti\o·1tà poetJca, nasce dall'lllusor,a credenza di potel' incarn.:ire in poesia quella che è soltanto un·astraz\one spe, culativa. e SJlCCUlativamenteutile, per distinguere secondo logica I momenU Ideali della cre~zlone poetica e dclla riflessione filosofica. Momenti ideali, e perciò puri, che non hanno riscont~o nella realtà. Nella realtà ogni pOCSJa. presup1>0ne uru riflessione ftlosofica t ogni filosofia un'esigenza poetica. A qucstt mili vichiani e postvlchlanl della poesia primitiva, della poesia pura. dc!l'csscnzlalità lirica, è salutare contrapparrc \I rozzo moll'lto di un al~ tro filosofo che pure predilesse Dant~ su tutti I poeti, sebbene per ragioni 3f~ fatto di.vel'sc. Intendo Campanella: • ConsegJ•:o voi. se aYetc da esser bu.:i· ni poetL attender pnmierarnentc alle scienze filosofiche. particolarn1entc mo: rall, ed all'istoria, più che ::id ogni altra cosa... ». Non che la sua Poetica reg• ga n confronto con la Scienza nuova. ita nello stato presente delle n~re teLterc, meglio è sbagliare con Fra Tommaso che perdersi. con Ylco l'altro avviati a un'esatta int,eri>ret.a· zione poetica) più ,llustre di quello in hd cadde Vico con i suOi giudizi su Dante. Ch'egli avesse un gusto alacl'e e penetrativo della poesia dantesca! sla pci.· ragg,iunta consapevolezza cnt..tca che per affinià di « colerico ingegno• e di« natura melanconica e acre•· 11sulta da indubbi segni. Più. manifestamente: dal piglio risoluto .:issunto nel mettersi contro le « fantasie dlllcate » del suo tempo che u·ovavauo Oante « incolto e n1vWo». e nell'lnidere gli « orecchi ommorbidlt! da mu9'.chc effeminate• ai quali 1 1 .:iutore della Commedia suo– nava e una lnsoave e bene spesso an· cora dispiacente armonia». li semplice confronto. già d.i altri ist:tulto, u·:i queste parole e quelle di un BetUnelll. crnvina, Muratori. cl portano subito dalla parte di chi addirittura vi scorso .Mario Fubinl che ha ripreso In csa una rivoluzione nella critica dantesc.:i. mc l'argoml?nto in un acuto articolo Cool fu. Vico scntl e capl Dante mci;::lioa1>parso nel primo numero di Bel/aoor del contemporanei. E, se non ad essi. (ne approfitttamo per mandare un sa· insegnò il modo dl leggerlo a quelli dei Iuta di lunga vi.l.'.l alla bella rh•lsta dl 9.)C0U successiY1. 1 Luigi Russo) avv erte g iustamente che Ma, fitto netridea di trovare l'<llter sotto H pa1~dosso vic.hi~ no c'era un'csi· ~~~~~~;;i:~~~t~~~~id! :;~~~~s~1~·1t~ 1 ~~ ~:~tz; ~i't~;\~;a:ci'l~4•~su~f!~~;,eu~'ifc~ per collocarlo nella sua mitologia storl· dantesc~ poi app~orondirà con profitto. co·esletica a risconu·o del primo poeta AmmoruSC(!perciò di non stare a op· della prima età eroica, trav:sò la realt~ pvrgli, essendo oggi troppo facile. e fino a capovolgerla: «Egli nacque. in dunque supernuo, che la J)Oeslaedi El.fio alla fiera e feroce barbarie d'lt;-i· Dante sarebbe inconcepibile senza la 'l'ia. la quale non fu maggiore che da scolastf.c.:ie Il latino. Giova invece rico· qu.:ittro secoli Innanzi, cioè nono. dccl· noscere che Vico. con quell'nssurda mo e undecimo. E nel dod.ice9imo, di supposizf.one, reogcndo sia all'lntellet· mezzo ad essa. 1qrenzc rincrud.•ll c,on tualismo cartesiano che al gusto .:irca· le fazioni... per le quali gli uomini do· dico, rivendicava la vera gr.:indezza di ve\·ano menar la \'lta nelle selve o ncll,i Dante; grandezza di passione e di fan– città come selve ...,, Continua dcscrj· taSf.a poeUca, non di presunta « saplen· vendo la J)Overtà e confu9:one del lin- za riposta •· guagg'I, l'uso d1 llncuc mute o gesmc. D'accordo. Tranne su un punto: che E insiste che t.:ilc « stato di cose dovei: cioè la più profonda analogia stabllltn te. più che altrove, durare in Flrcn· da Vico tra la Commedià e i poemt zc ». Proprio Firenze che era Invece lr omer ici si n nella osservazione che l'una più culta e gentrile e umantstlco oitlia e gli all.ri assumono la storia a materia d'rtalia, in un'Italia ch'era allora la più di p oesia, tipica riprova delln loro prl· clWl-c nazione d'Europa. A propos 1 to miLlvit:ì. Mentre si tratta, anche qui, Hl una poesia che fu I.I fiore supremo di un ingegnoso errore di. falsa an,,10· di quella civiltà e cultur.:i. Senza che il ~. assai frequente in Vico. Tanto filosofo trovasse almeno strana. per 1a vero che egli Includeva nella partita geniale ostinatezza che Io teneva chlu· perfino la Uttcmtlsslma Africa del Pe· so nella sua ve1ità. l'Inutile fatica com· u-arca. E. sulle sue orme, qualcuno po· piuta dalla Pt"Ov,~l.dcnzanel rinselva· trebbc aggiungere, con gli stessi cri· LE CORBUSIER Superamento ;hc non interessa solo quel rapporto e quella Poesia. Ad es~o è legata la sorte dell'arte contcmpo:·a· nea. Il mito vlcMano della poesia prt· mitirn come la poesi.:i per eccellenza, anzi la sola v era p oesia, sopravvive ;.n· che tra chi r.on ha letto la Scienza nuova e maga rì no n crede al suo mito. Sopravvive In un'estetica che ue h.:t speculativamente approfondita e storl· camente modernizzata l'lnterprctazlo· ne: ma non eSJ>Untal'Insidia. Che anr.i sulle prime 1 1 hu aggravata, per garanti· re l'autonomia dell'arte come cspr-.!s· sione fantastica <li un contenuto passto· nale, eliminando i residui intell~ttuall· stici da quello che Vico chiamava • l'u· niversalc fantastico»: ove er.:ino pur rlmpstl sepolti, ad or>era della Provvi· denza, semi di \'erltà razionale. Croce scoprl ~ respinse lo scambio compiuto da Yico tra il concetto filo· ~l 0 sitWto t~f~~ngg~e e~~r~rc:~cl1~ forma barbarica della civill<). 11a come Vico scamb\ò un.:icategoria Ideale dello spirito (la poesia) con un i,cirioclosto· rlco (l'età barb.:irlcal cosl oggi si tende a scambial'e quella ideale categoria dcllo spirtto con una sep.:irazlone eff~r· tuale, materiale, e lntellcttualislica nella sua avver9:one all'intelletto. tra lnttuzione e concetto, poesia e pensie– ro. Si tende non i;::là ad opera di Croce; bensl di chi cerca Intuizioni prive di concetti e })OCS!e senza pensiero. Le quali, nell'atto della creazione artlstl· ca, non esistono. E~stono solo come distinzioni s1>eculntive. Nelratto creati· vo vale !I pMncipio vichiano dell'unità del sapere col rare che Vico non vo– leva estendere alla l)OCSla.conslderan· dola un fare per Ignoranza. 11 crlteJ1o di vei;tà stabilito nel De antiqu.isslma per la matematica e nella Scienza nun– tm per la storin. deve portarci a con· eludere che anche il poeta sa le cose tn quanto le crea. Le crea con l.:i ùm· tasta ma le sa con la ragione. Il mito della p · -~;a pura, ronna as· R !LETTI oggi, come sembrano spenti e sfioriti i brillanti di• scors~ di Le Corbusier sull'ar– chitettura e l'urbanistica moderne; e .superflui i' suol paradossi, approssi• mativi i suoi aforismi, sprecato il suo calore polemico. Persino il Dc Carlo che ha curato una scelta di quegli scritti - dal H:120 al '41 - per le ot– time edizioni della casa Rosa e Ballo, ha sentito il bisogno di mettere l'au• tore a riscontro del suoi critici. di situarlo in una storia trascorsa. Oggi eh.e i fatti hanno cosl atrocemente smentito le sue profezie sociali. Le Corbus1c1·, fatta riserva per alcune bello architetture che ormai appar• tengono alla storia dell'arte, rimane •un utopista: e l'utopia è sempre unl Idea che non trova la via per tra• dursi in azione morate, e diventa mo. ralismo. Tuttavia questi scritti sono un documento: e, per essere usciti dall'euforia dell'altro dopo-guerra, ac– c1uistano un senso stranamente, qua– si. sinistramente, attuale nell'affanno di questo. E' inutile ironizzare sui mcssleurs Ilomals e le loro cértezze apodittiche, per poi scoprire che In causa dell'esprit nouveau è Il prodi· gioso svilupJ)O della macchina e che Ja e grande epoca» che cominciava era l'epoca della civiltà meccanica. Vicino alla macchina intelligente - Le Corbusier ò abbastanza logico per arrivarci - l'uomo diventa la « be– stia umana»: e l'ipotesi pericolosa ha avuto anche troppe verifiche. Ma è pur legittimo chiedersi se questa so– cietà più preoccupata di un'eugencli• ca che di un'etica, di una propria normalità fisiologica che di un pro• prio ordine morale, non dovesse alla fine costruirsi con le proprlc mani gU strumenti della propria distruzio– ne. Ed allora ò tardivo il monito di Le Corbusicr « dcs canons, dcs munl– tlons ... merci. des logis s. v. p. »; !a stessa « civl\ii-<ltlon machiniste » che ha· inventato la « maison machlne à habiter)) vedrà senza sforzo nella donna la macl, ·ne ù c,ifanter e nella bomba atomica la machine à tu(!)·. LIBRI D'ARTE ).[a Le Corbuslcr ò un artista; ò g:lu– slo considerarlo corresponsabllc di c1ucll'ottimismo catastrofico? Quando si assume lo strumento come prlnci• pio e c6me fine, e si ra della pratlc:1 una teoria immobile, non v'ò più po– sto per l:.i vita morale. Per questo stesso giro vizioso. Le Corbusler de– duce il principio della proprla forma architettonica dalla pittura cubista: ed applica quel principio formale, co– me legge astratta dl un ordine uni– versale, alla realtà concret.:i della vi• ta sociale: astrae la realtà nella for• ma invece di costruire la formn den– tro la realtà. E tutta la sua polemico si scopre per quel che veramente ò: un estremo tentativo di distrarre in una metafisica il problema morale che l'arte moderna veniva, in termini ouanto mai gravi, ponendo. HENRY JlIOORE A LLA mostra Britaln at \Var organizzata nel 1941 dal i\Juseo d'Arte Modcma di New York, ccl il cui catalogo lllustrato riuscl ad arrivare, chi sa come, in Italia a di• spetto della censura, colpivano, fra tanti disegni e <lipinti documentari e dl propaganda, gll schizzi di Hcnry l\loorc. Rappresentavano folle di lon– dinesi addormentati nelle galle1ie del• la metropolitana tra')formate in rico• veri antiaerei. Ora, nelle Editions Poetry, a Londra, ò uscila, In otti– me tavolc a colori. l'intera serie di quei disegni; e sono un documento impressionante della sofferenza, tua anche della fermezza mor.:ile, del po. Polo londinese durante la tremenda offensiva aerea sulla capitale brita:1- nica. Como documento. questo « Shclter Sketch book ,. ò cosl aderente a espc. rlenze anche nostre che ci è facllc scoprirne Il senso umano: uomini, donne, bambini che dormono del son– no pesante, mortale, che succede alla angoscia, all'insonnia. alla logorantl! tensione dei nervi. !\1eglio che uomi• nl. donne, bambini sono larve, bruii• chio di vel'lni oppressi in letargo nel cunicoli bui della terra;-e su dl loro, a pochi nretri dalle loro teste, la tra– gedia della citti che brucia, delle bombe che scoppiano, delle case ch0 crollano. E risvegli attoniti. dispera. ti: l'incerta uselta dal buio delle tane notturne nell'arln livida del mattino, in un giorno spettrale di rovine fu. manti. Tutto questo senza un'ombra cli rettorica, senz:1 scosse emotive; ò un'umanità che si disfo nel sonno gre. ve e nelle pose assurde si ricompone in un'elcmcnt.:irc solennità di forme. in un'austerità primitiva di gesti. E' l'espressione muta cii un dolore cora• le, compatto, impenetrabile, duro CO· mc 1a·pietra : si sente tutto 11 peso r!i una mas.sa che, proprio per la sua ine rzia, tie ne, resiste, è ormai lnt· mune. Henry Moore è dunque uno dei po– chi artisti che abbiano toccato 11 fon– do umano di questa guerra senza eroi; e sia riuscito n rare opera <ll artista e non di ,·cvortcr. 11 Moore ò il più In• teressante scultore inglese contempo– raneo; si ò formato a Parigi, nel mo– mento d·infatuaztone per l'arte ne• ~• g ~~~~;\~O i,\firc~~;~.ae t~~::t~~ nella scia di Brnncusi e di Arp. Ma il fuoco della sua orbita rimane Plcar;. so: il grande maestro che. St.:"nza con• cedere null:1 del suo asso!uto rigore formak. ha scrillo in Gu.cmicc, e nei terribili cli~,.g1jidi propaganda anti• franchista documenti di s:ini:;uc e di fuoco sulla nuo\'a barba!'ic. Non ~ un caso che pro:>rio questi idolatri della forma astratta, assoluta abbiano sa- In un sonetto egli disse di sè: « Ben seimila mml in tutto 'I mondo lo visi sì ». E commentò i I verso annotando .:ipiè di pagina: « Quanta stor\., un uo1 mo sa tanti mrni ha». Pretendere che un uo;no, nell'accingersi a ~tare, si scarichi di talo peso di espe1ienza, an· nulli tale spessore di temPo, per rifarsi al "';chiana tutto senso e niente inter~ I-etto,o al candore intuitivo dell'alog\CO e dell'astm;co. slgnfica vuotarlo della sua umanltà. Condizione inclimtnabilc per g'tungerc alla poesia ò di confessar~ si gli anni. acquistare coscienza della propria età. Continuando I calcoli ap~ prossimativi di Campanella, un p0eta oggi deve avere 6346 anni. Piuttosto J)lù che meno. Sono sempre pochi. Corrls))Ondono appena alrinfanzia del mondo che ste;i· ta ad uscire dallo stato cli fcnnHà guer– riera, di primt.llvità J)Oellca. Ma cl sa· 1-anno. un g:orno. poeti di centomila anni. Gli uomini ascolteram10 l'alto e chiaro e intensissimo canto; tutto luce di pensiero,· tutto suono d'anlma. tutto effusa e contemplata e definita sensi~ bilità, dei PoCU che avranno un nullo– ne di anni. Da quella estrema lonta~ nanza. se un'eco dei nostri canti glun· gerà fino acl essi. come .:istri spenti, i cui raggi seg"Wtano .:icorrere lungo la strada, che Immagine .:ivranno dt noi? Forse questa: che tutti Insieme fOl''! miamo l.:t covata dei cucclpll non an~ cora svezzati di Omero. Cosl intenti a ruzzare lntomo all'antico cieco da non volersene staccare. e restii perfino a crescere per paura d'invecchiare. A. PLCCONE STELLA puto dare una « pittura storica » al nostro tempo tnrelice; ò la yerifica della validità umana di quella forma, della moralità che la produce e che, q1.1asicondensata nel suo ritmo erme– tico, se ne sprigiona ed effonde alla prima scintilla. · UNA PITTRICE Cesarina G\lalino dipinge senza pen~ nclll. a piccoli colpi di spatola; e sctll" bra che co.!-lscelga e scandisca le pa, raie dì una conversazlone tranquilla e cordiale. Questa pitmra, tn un tcmp<> d'introspeziom tormentate e tes.2. ha ln schiettezza e la confidenza di un di.:i~ rio, dove ogni parola, prima vissuta che detta. ha un senso finito d'lmmagi~ ne: momenti della vita che si trasfor, mano e manifestano nei momenti della luce e del colore. Non c'ò emozione, urto. scoperta; ma partecipazione, con~ suetudine attenta o sollecita dlmesth chezza con le cose: e possono essere, senza che s'alteri il tono di una natu~ raie gcnt!lciza e di una timidezza in~ vitante, le rocce e il n:1re del confino di Lipari o gli ulivi di Portofino, la tavola clelia colazione o i guanti del cassetto. Ogni nuovo -incontro ò un ri: trovare e riconoscere, un accogliere le cose con un gesto d'affetto. Di questa pittrice nascosta Libero De Libero ha raccolto e presentato. In una magnifica edizione della Cometa. un'am~ pia serie di opere. perfettamente riprO! dotte a colori ed ~n nero. Ed ò li modo più discreto cd accorto di non privare la plttur.:i dl una testimonianza che le appartiene. senza rompere Il riserbo df questo e Journal » pìt.tor:co d'una donna tra le più lntelllgenti e sensibtJJ. GlULlO CARLO -"HGAY COSCESSTONARlA ESCLUSIVA l'El: LA PUBBf.lCIT,1! SEIIVIZL 'l'ECNICI OHG,\:\IZZ.\ZIUXE l'UBUl.!rl'J'A' RO).IA - v:a Vittorio Veneto n. 8t - Telefono 43.172 -

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