La Nuova Europa - anno II - n.47 - 25 novembre 1946
-- G ------------------ LK N V O VA E·U no PA -------------- 25 novero. 1045-. - ! 'l'EMPO RITROYATO I ciechi di Sant' Alessio scttccc11tesco. Pili spesso si vedevano i c:lcchi ai concerti dell'A.u{Jtt.S!eo e di Sai,ta Ceciltu, dove i concertisti non avevano forse vHi, attentt e raccoW uditori di loro. Emnn, da 1>iù dt mez-· zo secolo, 10111 vovolare 1stltuzlonc di Roma. da f1t1audo t 71adri. Somaschi, che vrlma li educavano insieme cr>l sonlomutl a Santa Maria cleoU Attoell, Il avevano ospltatt nella casa aventi- nensc concessa loro da Pio IX aol'lnt- L '.1l'B1'i'l'/l1:o ancora soWario e zl del suo rionU[lcato. Il Comune di caml)cstrc senza fa ci1,•ettcria J?,oma, <Uve,iitto in séguito vropriet(,– dei villi11t ùorahe~'i che vi sono ,·io deU'edl/izlo, 1l aveva lasciati tran– spu11tali voi come f1111ahi, l'1lvc11tl- q11illi nellci lictr, e saZ.ubre dimora. ,io voJJolato solo dl chiese e di con· Ma ecco che un bel giorno ti retto– .vena fra le t:i{J1ie e le carciofaie, re dell'lstUitto, che ern t1n poeta ami. slamo i1t varccchi a ricordarcelo be- co <li Gil1lio Salvadori, tt vadre ùui(Ji tlt, ma (JUtsli varecchi, tcmtono via Zambarelli, ebbe la comu11icazfo11e che via a diventm· vochi. 'J.'a11toera so• i ciechi ernn trasferiU nella 1·emola Wtarlo che t funari, scm1n·c in cer, so!Uudinc di. 'l'or Marancla e che net ca di t1w1qui!le strC1!le rettilinee hm· locali dell'Aventino st sarebbe tnsedia– go ce quali potessero stendere e tor- lo, co1i tutto H veso dei suoi mastodon– ccre indlst.urbati le (oro corde, s'cran tici schedart e della sua strapiombanti: rif11glatì lassù dopo che l'(ltt/lle11-lato rnlorica, il fasclstissimo Istituto di st-u. tra/Jico cilladino ft (IVCV<: scacctali da dl ronumi. Non c'era nulla da· fare, tan– qucl 1·ione Cmnpltcfli i:lw serba neil'.L lo 1>i1ì che c1·a favorevole allo sciaou– .. ma topono111<1$tiCa il 1011t,mo ricordo nito tl'asferime11lo chi avrebbe dovuto della loro presenza, e t 11ocli crepusc!>- cssae U vrotcttorc naturnlc dei clccht. Vari, salendo all'lluentino con la t·aa<tZ• vale a dire il 1n·esldentc dell'Istituto rh • za, li vcdcvcmo si:mwe i11tc1lli alla toro Sant'.4.lcsslo Nessuna m(ira,.:i{Jlla eh!: bisou11a lwwo il tratto in viano- di via ili regime JaScista abbia al.lo11ta11ato da! Santa Sabina. Crc<lcvano, i povci-ini 1·im1011ato tl1Jcntino la caritatevole isCJ– ·rvarlo dei poeti. e non dei fabbricww t11zlonc: quel. rcaime sottrlleva mctodt– di corde) di rlcominclarc 1lmlrca Sy,;. cillnenle agli occhi del 1JOf}oloquan:o relli ed Elena Muli. il/a va dello a loi-o 1mù inuenerarc idee tristi (come la ma– onore clic finiv<1n , 1:wsi scmvre col raa- tatlit1, la vecchiaia. la morlc) e vi sosti. Uzzare mi Andrea Svcrcm in formalo titiva q11cl che iJ tonico ed euforlco, 1ni11ore se11zqdubbio, sprovincialltu dalle chiassate littorie alfa strombaz– perù, tnacntWlo, e infinitamente uti~ wntc rnmc,nità. Quel che dispiace, o umano. U110di loro, Antonio SalviaU. vuV dispiacere. è che ull'incivllc esilio 1m russo cresciuto cd educato in Italia. dei ciechl sl sian prestali due prlnclµi morto giovane voco 1>1·ima (leliialtra romani, il presi!leiltc per l'<1mnmlo dc!– .9ueffa, cosl ei:ocava tm vlenilwizo l'lsllluto dt Sant'Afcssio e il aovernr. tiella ,solitudine .avc11tinense: tore di J?oma. 'l'rasvol:ivttnomacchine cnntunt!o, Si11drwo <il noma, dl Roma novamen- chl sa dove, lontano. lu:i.;{o 11fiume, le lU.iera, è oggi un vrillciJJC 1·011w1w e s'ctiondcva un lic\·c olito bla:ulo che non si è mat plcaatq dinanzi alla ncll'a1•ia pic:1a dc~ virgineo lume. !-~i~;t~/fada~~~1%lfo1>~} 1 ~~~~~ 1 _f~}:~1itP,~: Er::tn gli o:-ancl !11 fiore d: quel chios:ro dliumando questi alltL "toro antica sede::, clic c! si .i.perse. che <:.i vl<lc insieme, <loi·c avranno U con/otto rlt visite m,,:. dove si tacque il timido amor :ios:ro, 110 rnre e la 1,osslbUllù di frcq1tentarc dov•è tula muso. ~mcilc che geme. i concerti ,·omtL11i. - Ma c'è la radio, et Le automobili, come 1111re,scmbm- so.no i dischi. che possono hcn sostHuJ. vano aUora strani mostri, dalla voce, re i concerti anche a 'i'or Marancia. - almeno in lontanallza dt sirene. 1-: Non cna retta, sirmo,· Si11claco, a queste questa è una mitologia che non 1•iit- ipocrite scuse. R.e11daai voveri. ciechi sciamo 1>lit a nustai'e •. 1la ali arauci. la casa cll Srmt'Alessio e la oioia clei ver nostra delizia, fioriscono ancom concerti. che non è sowmto nella mit– tiei chiostJ'i dcll' Aventino. Queb cliG slCa., ma ne! fervore dcll'(lttes,r, nel bnt– non c'è pfiì è il gemito <li q1tell<l g 1•,1. •sìo d'.c1rnia della sala, nelle 1·lcercfftc cile musa. I:.'rano i violint del ciechi degli esecutori, nelle reaztt.111ldel 1>ub– di Sl,nt'A.lcssio. Si Jerma-vaiw i vas. blico, nella sod!sfozionc di sentirsi santi ad ascoltcm1c i flebili trilli, e um·te vivtt d'un uditorio. Quanto u7.– tm 11e11sierodi caritcì, sia 1mrc fuoace. t.'Tstitulo cli studi ro1nanl, clic il beni– s-t aceom]}agnai;a al breve viacere. /•: t11crilo commissario 'l'osatti ha uuraa!o a Sant'AlesSlo, net aiornt delle vre- dn ouni retorica. vuò trovar serle 1,u, miaziont o in altre feste solenni, sai•.• (1(/r,ttr: e più. comoda nel cenli·o della 'Vano i rnmant a sentire la musica dei cutc't. ciechi nella cltiarità della bella chiesa PIE'l'HO l":lOJ.O T.HOJIPEO / t Ritra /;to cli _ Stefau George L 'ESEiIPIO cli Stcr:)n Geol'gc fu di una grandcz;::aumana, che altnii vale1.•aquale una certezza ricon· qulstata; una legge e uno stile nel con– tegno, 11elsentire, nel pcnsai·c avc\·a ~a sua esemplarità e ·Ja confctma nella viva l)l'esenza del poeta. Il distacco dall'oggi era un modo dell'umanità an· tlca del poeta, e il mondo moderno gli appariva e1,1sod\co;vtve,·a in un mn· bito concreto eppure al di Jà delle contingenze storiche. Non gli fu ne· cessarlo costituire un'accademia sul• ~ 1 escmpio platonico, IlOichè la suo pre– senza e la cerchia di amici e discepoli formavano di fatto un'accademia, e l'in· segnamcnto del maestro si diffondeva di cerchia in cerchia; l'influsso forma· tore di George permeava cosi vmic se· neraz1on1. Di frequente in un gruppo di amici attorno al poeta si usava leggere poc· sia; egli ascç,Jtava, e dalle stesse let– ture voleva che si csl)rimcsse il com· piuto significato della lirica; e non ne dava commento. La lettura, per sè, ùo– v~va dare l'interpretazione, qualunque rosse il poeta che si leggeva. Egli stes– so leggevo.con una sorta di canto, qua• si solmodìando, secondo un modo che ~ccentuava U carattere religioso della sua poesia e che ne rivelava gUc1emcn· ti_ corali e liturgici; la 1ettura, la dl· zione, divenivano rituale. Poichè egli stesso viveva escJusivomente in una società d1 pochi discCpoll,dediti al com· Pita poetico o letterario, riteneva 1•1. schioso cosl il frcquentai·c gente pro– fqna come la solitudine- eccessivo; il vivere doveva essc1·e inter vares. Un amico della cerchia più viclnà a ~corge ml parlnva del poetn negli ul• t11111 anni della sua vita, dì estrema 6emplic!tà, e che trascorreva di solito In casa dell'uno o dell'altro d!scepolo. Quando era ospite di chi me ne anda· aa parlanll0, passava tunghe ore scdu- to su di uno sgabello nello studio, la schicno appoggiata alla libreria, tenen· do aperto sulle ginocchia il grosso vo• lume e.li uq dizionario; e lo sfogliava. let:geva, si sorrcrmava mcùitando sul– l'una o l'altra parola; e scmln•o.vacci·· casse una nuova Introvabile parola. O1>purc !t;ggeva volentieri \ib1•i sulla vita degli ammali: forse vi vedeva 10 SJlcttacolo di una coerenza alla legge di natura, nell'accettazione di un or• dine cosmico; forse l'ordine <leicosmo c;:li riconosceva divenuto in lui stesso spirito e.voce poetica. Sfuigiva la gen– te, anche per non esser notato; e si raceva port.:irc in automobile nel din– torni della città, quindi scendeva a pas– Sl!ggio per qualche ora. l capelli argen– tei folti incorniciavano li capo, simili od una bianca criniero, illuminando Ja fronte; g!i occhi Incavati nelle occhiaie profonde, che più si approfondivano per la magrezza del viso. erano di un chiarissimo azzurro, come di acque marine; il viso era bruno, segnato di rughe, un poco simile al viso dl un vecchio contadino; la bocca e il mento erano voJomari, e parevano slgnlfical'e uno spontaneo ·e innato disdegno. L'a• mica «the ml u·acciava questo ritratto <lei poeta disse: « l'attcggiameto della persona, il volto. avevano qualcosa di maestoso e di semplice ad un tempo; e quolchc volta un sorriso candido, se· l'eno, e lo sguardo limpidissimo ml ri– cordavano un vccch;o monaco degli ordini minori, incontrato in un conven– to su cli una vetta degli Appennini,. Uno scultore, che lo aveva ritrattato, ml narrava della pl'ima volta qunndo il poeta era entrato nel suo studio; vi era qualcosa di leonino -in quel viso e nella capigliatura bianca; la st:mza ne sembrò d'Improvviso fatta più grande. La suggestione di una volontà regale emanava dal 11octa,cd una parola che gli si attribuisce ne dà confermn. Pol– cl,è altri citava una parola napoleoni· ca: « j'aime le pouvolr comme arti· ste », il poetn replicò « j'aime l'art camme pouvolr 1>. Si 1mò dire che in queste parole era implicita la gran– dezza ed anche Il l'\m:te della sua arte. ,UJESSA:SDRO PELLIWIUNI ,_M_U_S_I_C_A___,,, BEETHOVEN MOZART, VERDI più s'accosta alla «tradizione,. La grande creazione consente mvcce pt.ù lntcrpi-ctozioni; qui si rivelano, anzi', p1·cg.i e virtù sue. Da parte nosu·a, da parto ciè dt noi pubblico. abbiamo u· e ON I primi due spettacoli del co· gualmente la riprova pcrsonalf' "della ~:~~~}~ 0 drl1~~ic~cf~i~~1~n~~rl;~: nosti·a sensibilità estetica se 1·lucc1amo mano ha fatto suo Il motivo della 'l'ra- Fi~ 1 ~~r~l~~1 1 isi~~ 1 :~~~i~e s~ 11 ~!?t~:i;~ d~a;g~tide~iz~~13e ;l~-~~bas•~d\~y~;~o d~~ prete, ai;chc se per una volta esso cl Messa solenne di Beethoven diretta da paQ1~t~t~~l~~~tfi~l/~~~rf1 ?~a;i~~ram· Vietar De Sabata} e a una lnfelicissi· ma. li cantante, con i suoi dati fislct ma esecuzione del Don Gtovannt di e art1stlcl, gioca davvero una parte Mozart concertata e diretta da Fernan• prcponclerante sulla réUna dei nostri do Prcvitnll. A quanto si d!ce però ne- « umori » estetici. Qui le nostre imi gli mubl,enti bene informati lo spett~- l)ressioiu musicali, se 11011 sono vigila. colo sarà Mprescntato nei. primi giOl'- te dall'intelletto, possono soggi;icere nl della settimana ventura, con Inter· al fascino personale dell'interprete, preti più degni, e non più llel piccolo tanto da farci scambiare l'interp1·eta· i~~t~,~hi~~;~~no ma nel più capace tea• zione 11e1· la stessa creazione. Fortuna: La MesS(t beethoveniana ha trovato tam.ente questi viziati delle flpparenm in Dc Sabata l'interprete che ha con- sono una minor,mza. Acidi e presun: ferito alla linea generale della campo· tuosl, o al massimo sognatori di poca slzione quel· tono austero e potente che ~a:11asla,c~storo. si ·~perdono,., ~n un~ le è proprio, ma che non sempre rie· ..,~and~. cl~tà- Q~1 Il 1itmo de.,,11avve scc a emergere in mano ad altri In• 11 1 \mentl m. ti~tl~1 _è tale che chiu:1qu:1 ~ tcrprcti. Tuttavia la consorella della ~-:c,~a~oa1 i apl(_lJ.m.utament!, a.I? !!11· Nona si11Jo1iiu. ancora una volta, 11011 p1 o, ~1sc sost1_tuz1oru. Cosl l intc1p1 de è riusc:ta a convincerci in pieno rl- ~1>1nua d~vvc~o come. ~m simbolo,, una :,gcl;;~1sf ~a~O N1 ~rft~:}~~s~ 1 ~~ 1 f n\~gd;-;~ll~. ~~~ns~~n~~~~à CJ~e dig~ 1 ~S~~~~~jl~ f~a~ che !a musica prima d'essere musica d!zlonc. :\la essa va rnterprctal,l nvn vuole cc:"cre- 1 i·chitcttura affcr•nozlonc ntl 1 .:. lettera ma nello spirito, e va ri· rclig:losà~vol~ntà mora1C.'visio~c co• cerca,ta.nel ca~·attcre generale .1/"ll'o?e= smica. Nella Nona invece le Intenzioni ra dm te. Dm t.'. _come <: quam.o esso preconcette dell'uomo Beethoven sono carattere c!ehbar!trovars1 avre.u10pros: 1n·cccdutc, 0 meglio, sono pcrfct.tamen- slmamcnt(· occasione ù\ csamn~;:ire 1 te fuse con l'ispirazione musicale pili D:\.N'.l'E .-1.LDElUGlil eccelsa. Questa impressione estetica · l'uomo della strada la sintetizza o.ssai sempllccmcnto quando riesce a 1·1pctere sul pir;moforte, con ttn dito solo, ciò che • 1>iù lo ha colpito durante l'esecuzione musicale. E questo avviene finanche con le mt1slchc più moderne, da Dc- ùussy a Stravinsk,y, per non parlare degli autori del passato, da li'rcscolml· di a Strnuss. La tematica, la inelodia cle!la .Messa sono per noi di gran !un· ga inferiori. come felicità e originalità, a tanto materiale delle opere bectho– ,·eni5.)1c,cosi che non riusciamo a rl– pcns,,irlc e a ricordarlo con gioia al mo· do che U$1amocon le più tielle campa· s!zloni dello stesso autore. Di qui Il nostro tiepido entusiasmo che permane tale dinnanzi ai troppi fugati che oc• cupano lo spartito della ./Jlessa Quanto alle nostre recenti imprcsslo• ni sul Don Giovannt, preferiamo ri· mai!darlc dopo ascoltata la nuova cdi· N. E. R. DOCUMENTO EDITORE LIBRAIO li o i\l A zionc preannunc:a1a,; l'i:.Chicrcmmo al• trimenti di cadere i.a errori d1 vb.luto.• zione che preferiamo evitare. Quolcosa di nuovo per contro c'è da segnalare a proposito' dell'edlzio:tc ct; Otello diretto dal De Sabota e illtCl'– pretato clal Merli, ùalla Gatti e dal Be· chi. Notissima nella direzione orche· "L~ PIETRA DI PARAGONE,, strale e in quella vocale del primi due -Una piccola collezione dt capolavori protagonisti, ì'opcra verdiana presen– tava GJno JJcch, nella parte di Jago, 11cll~1 quale l.t critica non aveva ancora avuto occas:onc d'osservarlo. Prcmct• liamo che ?1 giovane cantante hri a suo sra\"ore un:1 fisionomio troppo simpa- 1 ic.:ie gioviale FCl' un personaggio ~an• to l>icco; la tl'llccalllra inoltre non ha minimamente tentato di nasconacr– glicla. Tuttavia !a figura beffarda e Ogn.i \'olumo L. 80 DicioHo volumetti· 1•iteaaeialla 1Jodo11i~ na con freui a colori sul dorso, in cavta uso man.o, complcs$ivc vaaine H00. Col: lezione completa · L. l•l•JO / f.~~i~1~;a ci:1 1~~a èe~~~~andi:~:~~w 11ua~: 1. Mnupus~ant- Casa1'elller vi meritevoli dl considerazioni partico- 2. Voltaire - Il toro bianco ~~j~b;~utt~/~i3gn1~~?i•dt:}{/s~Rf~1gi-d~: 3. Dah:o_c - Il bialictto à'alloooio ranno le pose gladiatorie e il tono più 4. Stcnd!iat -: Villoria Accwambonl ~01Wec1h 0 ~~~it!~~~~~ 1 q~~~ti'i~ 1 ~~~ 1 ~ fr~ 1 '\• 5. Stcvcnson - Il di{lt:Olo nella boltialia fl 1 ~l~ l~~~\ll~;l~~o~~~·ti~u~~pc~f!~~~~nJi G. Uclvlllc - Due sovrant delle isole Ruggero Rugscrl nella sua mtcrpreta- 7, Poe ~~ 01 ~:ti~1ito1~ 11 1;~ ~~i?~?l 11 ~c~:::-igfà1?~1\ S. I-farle a.ttcggiamcnti e movimenti {parte- del o. Klc!st Credo JJechi l'ha cantata a. sedere ___, La"lcttcra rubata - La rosa àl Tltlllllllllle - Terremoto al Cile su un tavolino con le gambe ciou;,!o• 10. Loforuue - A mieto loi;~Ìnc messa a nuovo è risultata la ll. 'fichonov - l~c cose che no,i nwo; stessa mus~ca {e l'orchestra dcsabatia• 10no ~i~c~jrah~10~~~~0~~i1ri;11~~; ~ t:~~~~t~i: 12. J<iCO\·licf - !1~1~~~/IOlC quattro •de[. to, quando Otello giace svenuto a tcr· ra. roso do.Imale della gelosia. La tra- 13. Stendhal - I Ce11ci H. I-Io.wthornc - La fi!Jlia del dottore 15. Puskin - Il moro dJ Pietra i' Grando dizione voleva a questo punto che Ja. go ponesse il piede sul petto di Otello godendo della stia vittoria. Bechi ha evitato tanto cattivo gusto. S'è accon– tentato eh muovere col piede, legger• mente e con disprezzo, braccio e gam- IG.James - Una tcv:a ·versona ~~eiiH~u!u~ 10~1i1~;~acJeti~i~;~~ire;~t;itg. 17. Cerv:i:ites - Il dottor Vidrtera ne bechiana perchè sia più agevole al 1s. Turs~:1cv - Storia di ~n orologio lettore figurarseli. ma altre novità, ol• tre al singolare pregio vocale del cml• tante, sono suite introclolte dal Bcchl nella sua parte. Ma a noi occorrevano ancora pc1· ri· . • ~~;;~fS~r;:.~e ~~ i t1~ 1 ;1d 1 ~ oPS~li/ i°e5 1 ? ~~ Le rlc1tieste vossono essere 1·ivorte ~~~~at; 1 ; 0 g~11·j~~ftc~~;?~~~~-~~a~~~~l~~ ci~ ;~~~~ip~!~~tt~;;~;~~:, a1l' ~~~ :. tn v_la •
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