La Nuova Europa - anno II - n.47 - 25 novembre 1946

-- 25n0\•cm.1945 -------------- LA NUOVA E V R OPA------------------ -RICORDO DI SPA N 8L luglio det 1920 dovetti, un glor• disse: questa è l'Europa. Dentro quel no, rare le ,·ailgic, e partire per cerchio doveva essere creata la gran– Spa dove si adunavano In una nuo- de industria europea del ferro e del· va confcren1.;1 l rappresentanti delle l'acciaio con la collaborazione àcsll nazioni v.lncìtr!cl della guerra europea industriali dei diversi pacsL Vtcll che e quelli della vtnta Gcrm~i.nta per discu- 1n linea Includeva alcune provincie tere alcuni articoli del trattato di Vcr- orientali della Francia, il Belgio, J'Al– saillcs. Sino al Belgio, il viaggio in car- ta Slesia, parte della Ceco-Slovacchia, rozza a letti fu cal:mo, turbato solo dal· l'Austria. tutti insomma i territori do· la villania di un controllore francese al ve sono mirllcre di ferro e di carbone· confine dei territorio tedesco occupato Includeva anche Cogne per il suo mi: dalla Francia; il quale si ostinava a vo- nerale specialmente adatto alla pro• ler?ru faT scendere con le mie vnllgic duzione di nccial fini. e parte dclrlta• ~r una revlstone doganale bt.~tcm· Ila scttcntrlona le dove sono sorgenti mrnndo contro « ecs sacrés lta!lens •· di enc-rgia Idroelettrica ncccssarin al– Sulla terra belga, quando vi giun.st. Il le officine di una tale grande industria. sole e la piogg.ia si avvlcendavano, E si difTusc a parlarmi de.I prodotU e sempre pronta la plOS'g;iaa spaz7,ar v\a del sottoprodotti per mostrarmi che di la chiara luce del rnggi solari inse- anno in anno queHa sua Europa si sa· guendo1a per la vasta pianura: vedevo, rebbe unificata in una sola gjgantcsca passando. tra \· campi c.• boschi. I<' impresa industriale. · serre dove crescevano, al riparo daglJ Intanto. diceva. I parlamenu · si apri· elementi. fiori e ortaggi. Me ne stavo ranno alle Inutili e divertenti discus• tranquillo in un'aperta carrozza bel· s\onl del partiti. Mo la Germania, pcn· mi. che era ristorante caffè e sahi di savo lo. sarebbe nl cent.ro di questa lettura. quando \I verificatore rm chlesc Europa e lo dominerebbe. Fra d;cci !I biP.hr>tto e 11 passaPorto, chP poi ml anni. continuava lo Stlnnes. l'unità cu· rMlitui rlomanclandoml se le valigie, ropca sarà compiuta: poi, ml descrisse tre, nuolt.isslme e veramente belle. era· li nuovo mondo del lavoro. le plccole no mie. Risposi che sl. Ah. disse. ita- città che egli aveva fatto costruire per Hano con valigie Inglesi. Gli replicai I suol operai e la vita di l::!,t.~s•Jore· che anche le valigie erano Italiane: P ral, de)'.!'oi lngPt?nerl e dei tccnicl. Uscii con m.i:l m-an<le sorpresa sentii che con molte tdce che mi tcnmnavano esclnmava: « Tmposslbllc ». _ nella mente. e con quella cartina ~eo- Non nvrp\ mai ~mmaginato chP un grafica dove lo Stinnes aveva s1•gnatl onesto ,,moi,-•gato belga ,potesse da-re I confint della m-ande industria curo– tanta importanza alle mie va!l~ìc da pr.a, cartina eh<>regala!. al ritorno In most.r,n-~' ofTeso perché negavo che- JtaHa. a un 111ustrc uomo polillco per– fossero !n~lesi. « Certo, dissi. sono ita· ohè conoscesse meglio 4 plani tcdeschl. liane-.. 1 \1a sismore, riprese quasi lm· pazlcntito. noi sappiamo bene che l'Ila· n-, ha l'attrezzatura in<h1~tr'·•1•• necessaria per produnre 0gJ,."Cttlcomr- Per disouterc gli 'articoli del trattato questi• Glie-le aprll, allora. una dopo che im{X)nevano alla Germania ecru l'altra. h• ramose valigie e gli mostrai pagar(lcntt In carbone, \ tedesc-hi avc- ~o~~ar~:~'t~J?~\~~1-b~1~3atcl/~f1~t~;,j:;~r d~r~11~~~a~ci~c ~jn~ir,~i E~gr::at.~~~ c~nl secondi e poi, sa~utandoml .. .-il si. appena la ·discussione SURli articoli disse q~•'Sta lncredlh.!le frase: e J?,1so- che riguardavano le forze mrntari ger- ~01~t1~·/~;~a ~u~co I: a:~~~ll;nli?i: ~~r!c~l~le~;;r~t~ f~J;~t1;~~ft 1 al\e\ pensar:ido ;i quella forase, ag~un.91 tdcc rnni' ctr-11• PSPN"IIO fr:1nccse e <lolla a !de<> in una specie di trattato sulla Reichswehr Avevano scn1.a dubbio li reputazione_ de! PoJ>OM: e l'ltalla. a.Ilo- legittimo d~siderio dt assicurarsi che ra. avPva v~nto 1~na suc.rra. alla fini;! dell'anno questa mll4zin te- A_Spa 1v1ll~ d eau, dicevano 1. frcd• dcsca fosse rentmente di soli centoml· ch11·1stl) ~a. p1~gia come..Jossc in . un Ja uomlnl. e che. ncs9Un art;ficlo tee· suo dmn,nrn Cl !asciò I~ mezze g1.or- nico nasconriesse un numero superlo– nate di sole lnd1spensab11\ per asciu- re di soltlatl: ma anche pcnsavano,.che garol. Ma faceva acqua. perdonatemi questo .;nc<>ntro esalt.1sse I vlnclforl e 1 1 '~ ... ••·r,c- hnrocca. la barca del.!n _con_-umi!rnsse al loro cospetto l vinti. Quc· fercnz:a. <~ te<lcsoh!, .scbbcnc> ITT;Jldat1 stl ca-:pl m1111:-ir\dovC'nòo venire da da un mae uomo eh governo. 11 SI- PM·IJ:n e ria nerlln-0. r.u necessario so- ~~~;· 1;'~~;~ 1~ 0 e lf .~';~e~ef t ~t.tf~ t~ spendere le adunanze per qualche ~lor- no, con nostro molto ciilclto per-ché cl fu possibile andare. per il llcla:io ad ammirare le op'cre d'arte. tr:.i sole e solicello. Finalmente, una mattina cl alli· neammo, giornalisti d'ogni parte del mondo, di qua e di là di un vasto via– le, che dal cancello In basso conduceva i_n alto, alln. villa dove si adunava il congresso. Bella mattina era quella davvero, perché. dopo un giorno e una notte di pioggia, il sole da un ciclo d'ampio respiro faceva risplendere ogni albero e ogni stelo: tutta la natu· ra. come f-a l'amore in un bel viso dl donn« rlscin.cquato di giovinezza: e saliva a noi l'umido profumo della lerra.. Illudevamo l'attesa discutcndQ le questioni politiche che cl sembrava· no più urgenti ma sempre ritornando da capo a chioderci se davvero sarcb• be stata possibile una pacifica convi• venza con l.l Gcnnanla. Un collega fra.ncese dt molta autorità. amico e ln· trrprcte del Brland che doveva poi ten· tare cli mettere d'accordo le due poten– ze vicine e nemiche. ml ripeteva che Quest.1 pnce era prossimn. Io, con la slo!ta osllnnzlonc di chi vede con chia· rczza favvcnlre quando tutti gli altri non vogliono noppure guardarlo, ri– spondevo che sl stava preparando· una nuova guerra europea. Vedemmo dunoue il maresciallo F'och e l suol ufficlalì quando erano ,.,.ià entrati dal cancello e si avviavano ;Jila villa f,ra le due ali dei g'lornallsll. F,eccttuati f te<lescl1!, apnlaudlmmo tutti, .e: con calore. I cani vittoriosi. Il maresciaHo andava lesto convcrsanrlo ror-<li:-i!menle con I suoi In un gruooo che non semhrava di j!'Cntc usa a stare in llncn: come a onssegi:::lo. 'Mancava un quarto all'ora fiss:ita per l'adunan· z:, cri -erano eo;-nntlI dr>le!!atl tedeschi ma non t mllit:iri. L'nttesa dei vinti strint?t:>va \ tl'mnl Passano cinque ml· nutl. poi altri cinQue: e I giornaUst.1 franr(',<:I lncrnnlnr!:ivano a mormorare: flUl'lndo sentiamo sulla str;irla. di là fl::tl <':incf'llO. un .Ntsoo cii marcia. e finn1. mPnt(' ve<ltnmo entrare nel c:randf? via• l" q <"'t>l'J"'ral"' Vnn ~C'crkt rl)mancl:intP della Reichswchr. alto. adusto. con tl '"""'"'"'l"'"'\O r,p'l"""<'f'ojn !:l:ll1 1 ~fr,o .e• rl!1>t1·,, a lut. su due file. lustr!, lmi:>clliti tutli ron 1n ~?tiardo fi!:l:~n l nnnzl a un punto meta.fisico. sii li.ffìclall del suo st:ito m3J?S?iorc.Incedevano con pesante n:is· so di parata: marciavano sulla villa. Quelli I vinti. c:11umiJ\atl? Facemmo d'improvviso sllcn?.io: ma appena fu– rono passali 11 glornallsta francese umico di BMancl s·i volse a mc escla· JYl:lntlo· « M:i ò 1nrrertlhi1" 1 Si direbbe che l vlncJtori sono loro!•· /,vcva espresso scn1..a pensarci. per lr,tuizione, l'animo di Clll'?l tcclr:schl GOFFREDO UELLONCI ~~:fa~0~0~~i!i1ia~~~an~~~ncgr.l~~~;~ ========================== eseguiti sr>n,:3 Il permesso elci mlnnto• rii lctratl agi.i altri minatori del mondo ~t.11~;s:r;:~i~~~~~~~ c~ea S~ n~;~;,e:: Tre sero ohhf-"<lito.avrebbero occupato la AN E D D o T J Ruhr. Ecco la provà, esclama.vano l tcd,.schi. che la Francia vuol toglierci canza. E' il silenzio che segue la fine di un discorso; o meglio. la breve pau– sa di un Interminabile e ricorrente di• scorso. Insomma un mettere a tacere I sensi, dopo averli ascoltati e magari sublti. Fuori di Quel silenzio, come non è verit..'\ cosl non è poesia. Giusto il contrario di una credenza oggi mol– to diffusa: che cioè la poesia sia scavo nel sottosuolo della coscicm:a, per cstrnrne l'intatta, inedita, segreta, Ineffabile sensazione: e di essa soltan– LObearsi. in essa esaurlre ogni supe- le provincie renane e mettr1re \1 p:cde sul sacro suolo della noslra f)Dtrl:-i.In· vccc. il più gl'nnde industriale rena-no. Ugo Stinnes. che era a Spa con la de– lega7Aoni• tedesca rispondeva che la occupa:::~ero, la Ruhr, se proprlo lo de· ffidernvano. Ml parve strana Questa condiscendenza in un tedesco duro e lmp,..Moso come lui; e risolsi di anflnr· g!I :'.l chiedere la sua opinione sul disc· gno frnncese. Ml trovai Innanzi a un autentico nlbcluneo: non alto, largo. forte di mu9C<lli ron la testa fuligginosa e gli occhi chiari e pungenti: non scortese. mo s.,ir-<io. Ml ascoltò; poi ml dlssr. che rlronoscr-va h1 me Il tipo dPll'ila– Jlano: « Voi parl:lte ancora. seguitava. dalle &1rrc frontiere, del sacro suolo d'elio p»tria. e 1norrldlte all'iden dello strnnl,,ro che lo viol;i: cose vecchie. Oggi, c.iro signore, la fronUera è l'or• ficlna. la nazione è 1'4ndustria -.. « Be· ne. rlspos-1, ma i f,rancesl vol!liono ap– punlo oct:upare- le miniere e le offici– ne clPH:1'9uhr •· Finalmente s0nr1se. di un hi!'lnco sorriso ironico e schPr?:C'VO– le: e ,m1 splegè) che 11proprio aweblJ.<> dalo hnttagl\n. sicuro della vittoria: miniC're e officine nel piccolo ter,ritil" rdo renano sono numerosissime. e tutte tnsicme congiunte da~ vie tcrrC!'Str! e fluv!a!I di comml'lcazlone. con tronchi fcnrovt~r-1 che gjungono sino a ciascu– na rnlnicra e a ciascuna oflìcina: che basta un intoppo o un errore pcrch6 su VERGA riore consapeyolczzn di sè, filio a spe- s EBUENE l'autcnlieilà ncsiagaran· gnere nel buio delta-miniera la lucer– tlta solo da un romanziere che ro• na del minatòrc. Tutto questo scavo manZllva perfino li suo alto di na• è -un rimanere In superficie, simllc n setta, Lucio D'Ambra, è difficile mette· chi si illuda di scendere al centro del· re in-dubbio le battute di un dialogo l'anima pungendosi la pelle ·con uno t•ra Verga e Zola n<:J loro incontro a spillo. In più è un ricadere, per vie Roma. Zola: « Jl verismo italiano ... Sl. opposte, nel vecchio equivoco che sl,capisco. E' Il mio naturalismo». Ver- Flaubert rimproverava. a ~oc Musset: ga: « Verismo verismo:., lo preferisco di scambiare il sent.imCnto (nel nostro dire la verità». Qua.Junque dlbatUtosul caso disceso un gradino più giù:, alla verismo di ieri e sul neorealismo cli sensazione) con la poesia. un secolo oggi ·è bene cm 1cluderlo con la rispo- fa qualcuno credette che bastasse sof– sta di Verga. Reale, irreale, surreale; fnre per cantare; oggi s4 crede che ba· Idealismo, simbolismo. magi~,no: figu· su scavare nell'inconscio per trovare razione, trasfigurazione: intuizione,. l'arte. Ma nel corpo della poesia la rin;;~~- gi~~i:i~~ri~ ~~;~er:~~r~~~ sensazione sta appena sotto la pelle, e nella rappresentazione artlstiC-1, è ;~cm, l'Inconscio è la pelle stessa privata pre fisica e mct.Mis!ca, reale e ideale, della sensazione. Se ffil si passa la me– senUta e raIDonata .. J..,'unico \c.gillimo tafora: l'inconscio è per In poesia una punto di partenza di uno scrltt,n·e t cute clcc..1. (Che per la scienza• possa di esprime.re la sua verità. I punti di essere altra cosa, QUl non giova discu– arrivo POssono essere infln!U: quanti tere). Profondissima, rnra a trovare, sono collocabili tra la terra e i~ cielo. ~:fii~~ :b~~ra,~~f• s~l!~:~ed~1 ;~~;:n~ nella luce della ragione. Del resto vo· ler ridurre l'arte al vagheggiamento l'enorme congegno ritardi e si fermi. Verga commcueva un grosso errore Vedrà. rclioovn. Il m~nerale accumularsi sostenendo che in Madame Bovary ~; ~i!ud~~; 0 ~~n~r:r~~~ : 1 ~ 1 !:~~ non cl fosse di realismo « che Quello della sensazione è un errore che pub essere formulato ma non attuato. Quando proviamo ad attuarlo ci ac<:Ol"· glamo che si lira dietro sempre un minimo di coscienza riflessa (lo lnst– sto a dire lume di ragione per dispet– tosità polemlc.1 verso gli irraztonallst.1 che ancora tengono li campa). E' solo in virtù di essa che da una poetica as– surda nasce qualche frammento di poesia. c.1lorfo andare in rovina. li b\lanclo dei sensi, anzi U peggiore». Ma se dell'occupazione sarà ,:>assivo sino al sbagliava nel caso particolare del ro- dlsastro; basterri che io porti via I pin· :;~~~I~ c1~m~~:~~d~v;p~ngl:;!n;:v~~ ~ug;.n~o~~~::f"i~~n:~ju~~~~~nig_na là delle sue stesse intenzioni. Conslde· Che cosa dovessero cwpt.re seppi su- r~re il verismo niente altro che la ve– blto dopo. Quando lo Slinnes ml par11ò rità, significa sottrarlo al sensi. Per• del nece~rlo aocordo tra gli fndu· chè allora diventa valido anche per la sbri:-i 1 1 f'rrnnccsl e tedeschi d'P.l e11rbonc poesia l'antico detto di Helvetius: e del fervo· e d'Qmprovviso su una car- ·e Non si va verso la verltà che nel ttna ge~àAca del nostro contl-nente. silenzio del sensi>. Resta solo da C?· di quelle da esercltazJonl scolastiche. pire il giusto valore di quel silenzio. tracciò con fa ma..t-tta un ccrchlo ~e ml Che non w.ol dire assen~ o dlmenU- Dobbiamo considera~ un fatto OC· casionale, semplice circostanza estcr• na, che la conver~lone al vcrlsmo di Verga fosse slimolata dal famoso «ma– noscritto dlscrctamenle sgrammat.1éa. to e asintattico» cli cui parlò all'Artuf. fo. Si sa che gli serv) di reagente per far prcclpit.1re i più nocivi residui Jet- • terar1 rimasti fino allora ad intorbi· dare la sua opera. Ma. I Malavoolla non sono la bella copia di quel mano– scritto. Compiuta la reazione, adagia– tisi cioè gli elementi spuri in fondo alla provetta e a fior dell'acqua salita la poesia, apparve anche una gramma– tica diversa dalla manzoniana (che In Verga. sopravviveva solt.into come consuetudine letteraria) ma legll\.ima e logica rispetto alla poesJa da espri• mere. Perchè la verità, oltre tutto. è grammatica. O, se llcllonci permette di rubai-gU la parola prcdlletta. sintas– si: supremo ordine, definitiva archl• lettura. E dunque, rieccoci: eccelsa o• pera della ragione. Non per nulla qualcuno chl:ima Dio Il grande nrchl– tetto dell'universo e gll mette In ma– no un libro, che senza dubbio è scrtt· lo con l:1 grammatica. (Bcllonci po. trebbc dire che Il Padreterno è la sin. lassi del cosmo). Perciò leggendo cer- ti narratori contemporanei I quali. sul- ~ la scorta di esemplari più americani che verghlanl, sgrammaticano per rl. produrre il gergo parlato dei loro per– sonaggi e 11ritmo aslnt..,ttlco del « mo– nologo interiore l'), abbiamo l'Impres– sione di imbatterci in una grossa ere· sia. Quella di chi pretendesse che Dio ha creato i1 mondo dal punto di vista dell'uomo o dell'albero, secondo la ment.11it..."1 del primo uomo e la sensiti– vità• del primo albero, con le sgrnm. mnticature della nostr,, bella famlglla d'erbe e d'animali, invece che con la grammatica delle sue infalllbill leggi. I narratori suddetti sono letterati ve- ~ risu. letterariamente antlletterari, nop certo poeti di verità. Lungo la lofu strada pcrflno la grammatica scade a sensazione e In sintassi simula l'lslin– tiviuì dell'lncon$ClO. Una grammatie3 che sembra tutta intima, Lutta di sca– vo, sprofondata nel sotterraneo del– l'Gsserc; ed è: appen:1 sottocutanea. Grammatica onomatopeica, che vuole riprodurre la realtà a furia. di calchi. Infatti, come avviene talvolta nei cal• chi, Il suo gesso strappa dal modello pezzetti di relle e punte di peli. Quale maggiore aderenza alla realtà, obbiet– teranno nucl narratori, di uno stile, di un linguaggio, che inseriscono nella rappresentazione del pcrsono.ggio per· fino la sua pelle e i suoi peli? Io pre– ferisco dire: la verità. Che è l'idea, la immagine di una cosa, non la cosa. L.1 coscienza della realtà, non la realtà. Tutto il segreto dell'arte ~ nel!'a.rriva– re ad essere la coscienza della realtà, la sua verità. A. PK'CONE STELLA IL PARTITO DELLA -DIFFIDfNZA T OGLT.lrTTI. tn un dtscorso ai comu.– nisti torinesi, ha rimproverato i liberali di esser diventati « il par· lito della difful.e.nza •· Certo. conoscia· mo moLU l.iberalt che mm sono diffe·· denti: e moltissime persone ciif]idc11ti clic non solo Liberali (anzi, essere in· sleme «liberale• e « di.f]idente » t, o d.ovrebb'essere. una contralldJzione m ternitn.i). Ma il e partito della di[fide:n· za, esiste; anche se b spesso con.fuso con un oenerlco redivivo «fascismo•· La diffulenza è diffusa come -una far· ma dl stanchezza e di sfulucia; è il po· co credito ch,e st fa aUc persone. specie po'llttiche, è u d1samt)'fe vcr le idee. è ra riluttanza a credere i1~una proores· siva ripresa. è NronUJ verso Q1talu,u1ue tentativo un po' largo di unifi.care r,U sforZ'I.. in patria e nel nwndo. verso t1ttle le svernnze cli temp.i e di organi· smt mtouon. La oente dilli-da verchd non si sente «forte» i.n politica. per ché la crede una scienza imbrogliata di pochi maneggione e dt calcolatori in: • teressatt, verche è povera di passionC e, se la si considera <L fendo, cll istinti. Su questo stato d'anhno, chi vuol spe• crtlil.re crea. o può creare, un partito; che sembrerà tl vtù saaoio perché tanti sc!liP'ibéa.nola frtotditd per saggezza. n pegg1or danno è che la diffidenza ctr– oolante para.lizza t piil volon.tcrosl cd crudact, come il con.seri.so rt tsvtra. CM la f01ncnta ha una orave responsabi-litd, poiché (i.nfsce a aiutare una nu&lsana tendenza cù questo momonto, u.n Jeuo· m..eno dJ generale patoloyia, e i,npcdt• sce che si ricuperi quell'equilibrio mo· rale che è U prnno requisito detl'azinne.

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