La Nuova Europa - anno II - n.30 - 29 luglio 1945

-- 8 ------------------ L:.4. NU.OY. ;{ EU.BOP.:.4. --------------- 29 lugllo_l945 -- I L « 1° Congresso democratlco delle Art.i figurative, è stato indetto sotto gli auspici del Partito demo• cratlco del lavoro. Alcuni desiderereb· bero che la polltica rimanesse fuort persino dagli e auspici,, ma si diano 1>aceché nel Comitato promotore sono inclusi membri di molti parti.ti a fine di evHare ogni carattere politico al con· gresso. D'altra parte sono stati tnvttati individualmente 1 soci della « Libera Associazione Arti fl.gurative ,, del e CiJ:– colo artistico,. 1 partecipanti all' utu.· ma Quadriennale, 1 più Importanti col· lezionisti J! mercanti d'arte. Si stanno ora invitando l membri. delle associa ziont artlstlchc dell'ltalia Settentriona· le, nonchè i partecipanti alla Biennale veneziana, in 'modo da rendere nazio– nale il Congresso: e appunto 1>erot· tenere la partedpazione degli arUstl italiani del Nord, !I Congresso che do· vcva tenersi 1n maggio è stato rlman dato a novembre. _.-.. SI sa che 11valore di tutti i consressl non consiste nelle deliberazlonl, bensl nello sc~i..o d'idee, nell'affiatamento che deriva dal trovarsi assieme. E nes suno 1>uònegare che cl siano oggi nu· meros1 problemi. da discutere fra plt1 ton, scultori, architetti, critici d'-arte, amatori e mercanti. D'altra parte è evidente-che i problemi possono essere risolti soltanto quando siano bene nn· postati, cioè. quando sl sappia con chia· rezza che cosa si vuole. Solo un'ade guata preparazione intellettuale, con ampia cllscussione nella stampa, può permettere ai congressisti di trovare un accordo su punti precisi ed eff• clenli. Perchè non bisogna Illudersi: la vita degh artisU soffre da tempo di un di sagio che non è soltanto c<:onomico Né si ovvia al disagio predicando agn nrtlstl di dipingere o di scolpire In modo diverso da quello cui sono natu· ralmente attratu. Qualunque sia il di ritto del pubblico di comperare ciò che gli piace, 11 compito del critici e degli nutentlcl amatori non è di vendere gli artisti a pretese che sieno loro estra, nee. ma invece di convincere li pub blico a riconoscere le esigenze artisti che di pittori e scultori. Purché, s'in· tende, queste esigenze sieno d'arte. Questo è i.I punto difficile della que, e;lione, e va esaminato con calma. In tutte le epoche, nel Quattrocento o nel Cir!.quecentocome oggi, vi sono in gran numero plt.torl, scultori e architetti che non sono arlistl. L'3rle sta alla quoti– diana plttura, scultura e architettura, come la poesia sta alla quotidiana let· teratura. I poeti quando non riescono, o anche se riescono quando non sono riconosciuti, o anche se sono riconosciu· ti quando non sono ogni giorno PQell (e chl lo J>Otr«,be?), trovano da vivere tn un modo che non impedisce toro dl sacrificare al momento raro della poesia. Eesi scrivono articoli per gior– nali e riviste, si fanno librai ed edi: to,,., diventano bibliotecari o v.oressorl. Hanno cioè un'attività sociale a lato della loro attività artistica (poetica). Ci sono delle eccezioni: ma questa è la norma, e sapJ>lamoche la figura del poeta che vt1ol fare soltanto il J)Oeta, che sdegna ogni attività che non sia di 1>0esia, è stata, e forse necessariamente è, qualco.sa di equivoco, la figura cioè del fedele di una religione che si J>Olrebbe chiamare la retorica .della poesia. Se si tiene presente ciò che accade Bi paeti, si capisce megllo il dtsagto dei pittori. Anch'essi vogliono fare del- 1' arte (pittorica), ma sono pochi gli elelti che vi riescono, e quando vl rie• scono spesso non sono riconosciuti, e se sono riconosclutl I)O.s5onofare del l'arte non tutti t giorni, ma quando e Hmore splra ,. Hanno dunque anche <"SSi bisogno di una attività sociale a lato della loro attività artistica. Ora il disagio consiste apI)unto in questo, che t'attività sociale è molto più difficile per i pittori artisti che per gli scrit· tori poell. Essi, è vero, possono inse· gnarc a di.Segnare e a dipingere, mii le scuole d'arte figurativa t:.ono ristrette di numero, e solo una piccola parte del pittori che hanno I1ur bisogno di mangiare e dormire trovano un posto d'inst..-gnante. Possono anche disegnare tllustraz\onl per giornali e libri: ma anche questa attività è limitaU!, e ri= chiede un talent-0 speciale che difetta anche in grandi pittori. Alcuni di es.si restaurano quadri antichi, anzi fabbrl· cano i /al.Si antichi gabbando pubbUco e critici, cof risultato di perdere nella toro attività Immorale ogni possibilità di poeta. Infine i più, anche se hanno talento., quando non ottengono dalla ' società una vita decorosa, fanno i falsi 1r.t:dernl. cIOè 1 quadri accademici che suscitano 1'entUSi,asmodel pubblico, e ottengono {e rtcompense dello stato. A!Jora i! pittore entra In una vita bèa ta dove non c'è che disprei.a:o per l'ar– te autentlca. Un Poeta che è obbligato per vivere a scrivere un articolo in un quotidiano sulle piccole moralità della Yi~a, può piacere al pubblico, senza UN CONGRESSO ARTISTICO ARTE E- NECESSITA~ DI ·V11,A mentire a sé stesso: egli ha sospeso la sua poesia, ma può, se è il caso, ri prenderla \' Indomani. Ma 11 pittore che per vendere 11 proprio quadro, di• pinge l'uva come quella di Zeusi per– chè glt uccelli la becchino, oppure ra.c• conta la paura di una bambina alla vista dl un toPo, egli non si riprende più e invece di averla sospesa ha dl strutta la propria arte. Cl sono stati in tutti 1 paesi pittori che hanno rlflu• tato contratti allettanti e persino ra· gi.onevoli fortune, per seguire H loro ideale e fare della pittura che non si vende: il Joro scotto è stato !a fame. Né st creda che questo Sia avvenuto soltanto In tempi passati. Rouault. che da giovane. era assai apprezzato come pittore accademico di scene religiose, rifiutò di dipingerne quando capl quale era la via della sua arte, e fece la fa me da'. 1903 al 1916. John Marin cui gli amatori americani strappavano le incisioni nel gusto di Whtstler, si ri• fiutò di continuare a tirarne quandc, capl che cos:i era arte, malgrado lo smarrimento dei suoi cari clienti; e se superò rapidamente le difficoltà mate– riali della vita, lo dovette a un foto• grafo geniale, Alfred Stieglltz, che di• venne il suo mercante e il suo patrono. E Picasso, sulla cut sincerità si suole favoleggiare maltgnamente, affrontò sacrifizi gravissimi pur di rimanere feo dele al suo ideale artlst.tco, come riSul· ta persino dal libro di una donna che egli ha offeso, Fernanda Ollivier. Que– sti sono casi noti a tutti, ma è facile ricordare l'ammirabile sptrlto di sacri· fizio di molti altri artisti. Ammirabile Certo, tale da darci- an, cora l'orgoglio di essere uomini; ma è assurdo se Io s1. guarda sotto l'aspetto sociale. Se è vero che questi artisti dànno alla società dei ,·a!orl fra i più alti di cui l'uomo sia capace, non è 1e1 cito che Ja società sia loro crudele ma• trtgna come è stata da più da un se colo. Perchè tutti I grandi artisti mo: derni hanno dovuto passare a traverso i'inferr.o prima di essere staU ricono sciuti ed esaltati, quando pure 10 sono stati In vita. Non è da oggi che ci si preoccupa di una simile .situazione e si predica per ovviarvi li «ritorno al pubblico» da parte dell'artista. Ho già scritto in questo stesso giornale con· tro i «ritorni» e non ml ripeto. P1•efe: rtsco raccontare una storiella. IXpadre dt John Marin rattriStato per Il di• sprezzo che l c!lentl de~ flgllo manife– stavano per la sua arte nuova, se ne andò da Stleglitz a fargli una propo: sta. Poichè John non poteva evitare di seguire la sua via, perchè non venire a un comproiucsso? lavori pure }a mal' tina come gli p1ace, ma il pomeriggio, come piace ai clienti. E Stieglitz dl ri– mando: sarebbe come se proJ)Oneste a vostra moglie dl fare la signora la mati tlna e 1a prostituta il 1>0meriggio. D'altra parte non bisogna farsi illu· slom ::;ullepossibi lltà Infinite del gusto <lei pubblico. Anzi si deve riconoscere che negli ultimi tempi il pubblico ila· llano si è portato bene, cioè in modo intelligente, favorendo con acquisti i mlgilorl pittori e scultori italiant. Ma questo lieto fenomeno ha avuto luogo perché è stato preparato da rotte non liete. Ogni grande pittore offre una nuova v1S1onedel mondo. Pensate agli eroi dell'arte attuale, e immaginate che domanl alcuno ci olfra una visione del mondo a1t1ettanto nuova quanto nuova fu per pubblico e critici tra H 1905 e 11 1920 la vistane di Rouault e di hia· tisse, di Picasso e di Modlgltant, di Chagall e di Marin. Saremmo noi ca· paci d'Intenderla, e di far credilo agll artisti nuovi? O quanti annt sarebbe– ro necessari prima che 1 cr1Ucl capis– sero e gli amatori comprassero la nuo.: va pittura! Basta parre queste domande- per In· tendere che un ordine sociale per gli artisti non può fondarsi sulla speranza che critici e pubblico siano lllumlnau daHa grazia. Tanto più che quel pit· tori e scultori che fanno ll la\•oro quQ-! tldiano, ed eventualmente non raggiun· gono il vero jivello dl arte, sono pur necessari in quanto creano l'ambiente senza def quale· nemmeno t geni rlu– SOi.rebberoa creare. Abolire le scuore d'arte, come è stato proposto, perché non ne escono artisti, sarebbe uno spro: posito esiziale anche agii artisti auten tici che hanno· bisogno dt precursori, di seguaci, d' im1tatorl, dì avversari, per Poter trovare la propria via. Oh allora? Qui è opportuno il ricordo di quel che è avvenuto negli Stall Uniti ctrca Il 1936. ln seguito alla crisi finanziarla economica e politica iniziatasi nel 1929' migliaia dt Pittoli e scultori (e anchC scrittori) vivevano di espedienti e fa• cevano la fame, rassegnati a rinunziare alla loro professione di pittori e scul– tori, perchè da essa non scaturiva nem· meno il p!ù modesto mezzo di sosten• tamento. Una delle iniziative geniali del Presidente Roosevelt fu di pagare uno stipendio fisso a qualsiasi pittore o scultore che non avesse altrimenti modo di vivere. Dopo di che si pre: sentò il problema: che rosa farne di tante migliaia di pittori e scultori? La soluzione flJ di impiegarli a decorare 1 palami pubblici con affreschi, rllle· vi e statue. Se l'Iniziativa sociale fu una benedizione di Dio, la soluzione del problema dell'impiego è per lo me· no d!scutllJ!Ie. Infatti essa si basa sul rifiuto a distlnguere Ja pittura che è arte dalla pittura che non lo è. Di tutte quelle migliaia di pittori, solo alcuni J)Otevano essere artLSll, e quei p0eh! Potevano non essere adatti al compito di riem1>irc pareti con centinaia di fl: gure. Né (lui si Ln.siste sulla convin– zione che nessuno oggi possa fare del– l'arte riempiendo pareti con centinata di figure. Quale il vantaggio della soi luzlone americana? Dicono gli avvocati dt essa che tn certi lontani villaggi, lontani dal ritmo normale della clvii· tà, non si era mai vista una pittura, e che una decorazione, anche se non abbia valore di arte, è valsa ad atti· rare l'att.enzione deglt abitatori del vil– laggio sul «fatto, della pittura. Al che si può .:rispandere che una cattlva pit· tura 1>uòsuscitare ti cattivo gusto nel· l'animo Ignaro, e che quando il cattivo gusto st è radicato è assai difficile di estirparlo. Un Po' più dl delicatezza nel presentare i e doni» della civiltà a!Te antme Ingenue non guasterebbe. Il fatto è che le decorazioni operate in seguito al benefico provvedimento so: clale sono state nella loro maggtoran· ea. un d!sastro per l'arte e pel gusto. Dunque li provvedimento americano è lodevole sotto l'aspetto sociale e con: dannabile sotto quello dell'arte. Vi fu chi propose dì pagare a pitto: ri e scultori lo sti1>endio e di lasciarli lavorare a loro p:acimento. Perchè un tale.consiglio non fu seguito? Esso a· vrebbe risolto il problema sotto l due aspetti, !:iociale ed artLst!co, egualmen• te bene. l\la è facile realizzare che la civiltà moderna non è adatta a una tale soluzione, e che un go,·erno che 1>aghivuole in cambio qualcosa di tan• giblle, anche se l'inutilità, anzi il dan no, dl ciò ch'è dato in cambio consista appunto nella . sua tangibilità. Colpa del materialismo? Certamente. Ma la realtà è quella che è. E nessuno im– magina il go\•erno italiano, nelle attuali condizioni, offrire a pittori e scultori uno st!pendio pcrchè seguano a placl· mento la Joro fantasia. Perciò, nelle condizioni attuall, ~ op· partuno che pittori· e scultori trovino un modo d'inserirsi nella vita sociale non solo come professori, illustratori, restauratori, ecc. Essi possono produr– re oggetti che, oltre la loro Immediata utilità pratica, abbiano una qualità di gusto che ne avvantaggi la vendita. Si tratta della produzione dell'artlgi.anato cui alcuni pitto1i e scultori si dedicano anche oggi e si sono sempre dedicati. Per sviluppare l'artigianato, e diflon· derlo tnternazionalmente, è necessario accentuarne il valore artistico, e rl· chiamare su di esso la trovata geniale aI di là del mestiere. E' dunque neces: sano attrarre l'attenzione di pittori e scultori sulle possibilità artistiche del· l'artigianato. Esso non intacca punto le qualità morali de!J'artista, anzi con– centra l'attenzione sulle esigenze del 0 l'oggetto In sé, sl da favorire I più in· ti.mi impulsi dell'arte. Se si riuscisse a creare in Italia un artigianato capa– ce di assorbire 1a vita quotidiana òel pittor,l e degli scultori, la valvola di si· curezza per la Joro normale 'esigenza sociale sarebbe un fatto compiuto. Ed essi Potrebbero serenamente attendero t! momento felice della creatività artt· stlca durante una degna operosità quo· tidiana. Qualora questa idea incontras.5e il favore del congressisti, si patrebbe richiedere al governo provvedimenti adatti alla realizzazione dell'idea. CiOè Il governo Potrebbe addivenire a quella riforma delle scuole d'arte tante volte richiesta e non mai attuata proprio per non avere avuto il corag: gto di distinguere ciò che è arte da ciò che non lo è. Se le scuole d'arte fosseJ ro scuole di artigianato, e l'insegna· mento della pittura e .Jiella scultura fosse riservato a corsi di perfeziona· mento, e a quél ,corsi potessero acce-a dere soltanto i premiati per il loro ta lento, con borse dl studi o per tutti 1 premiati non abbienti, e se i profes• sori di quel corsi di perfezionamento fossero eletti fra gli artisti migliori con la esclusione dl tutti coloro che abbiano tare accademiche, allora le scuole d'arte rispanderebbero allo sco.: Po per clii sono istituite'. Inoltre il governo Potrebbe giovarsi di pittori e scultori per la ricostruzione delle città disu·utte o danneggiate dal la guerra. Penso con raccapriccio alla ricostruzione se essa è affidata soltanto agld ingegneri che hanno fallO spesso sfoggio di cattlvo gusto. L'uso del pen– nello e dello scalpello ha dato a molti una esperienz.a viva dl gusto. Se esst fossero adoperati per la ricostruzione, ovvierebbero agli errori deg!l lngcgnc• ri civili, e s'ispirerebbero dal luogo ~ dalla tradizione per creare motivi di urbanismo atti a mantenere nelle nuo· ve città qualche }uce de! genio arUsti· co italiano. Infine il governo dovrebbe guardare a ptttori e scultori come a una classe di cittadini che è necessaria alla no: stra civiltà, e che bisogna provvedere dei medesimi diritU dl cui altre classJ. godono. Per' esempio i musicLstt e gli attori hanno la loro casa dl npooo. Per– chè non i pittori? Casse per infortuni, per rn vecchiaia esistono, ma non per pittori, nè scultori. E questi dovrebbe– ro organi.zzarsi come classe di lavora, tori, e creare le loro cooperative per la produzione del materiale di lavoro. Se Poi queste cooperative lncJudesse· ro il materiale per l'artigianato potreb· bero assumere impartanza nazionale. L'eSi.genza di simili diritti, e l'organlz1 zazione di simili provvedimenti sociali, saranno tanto più attuabili quanto più pittori e scultori considereranno sé stessi come lavoratori, assai più che artisti. Infatti )'arte, non essendo una attlvità pratica, deve non ostacolare con le proprie esigenze Ideali Je ne– cessità pratiche di pittori e sculto~ Altrt problemi, e più impartantl àf questi, saranno proposti al congresso. Tuttavia la distinzione di ciò che è arte e di ciò che non 10 è nella pro• duzione quotidiana patreòbe suggerire due ordini di provvedimenu adattt al due ordini di attività di pittori e scut~ tort, di modo che l'arte loro ne sia avvantaggiata e la vita toro ne sia as– si:curata. LIONELLO VENTURI PER GLI Ol ERAI E LA RICOSTRUZIONE D URANTE ,uno di queg1t a2!zardost e pittoreschi vtaaot che ora si com.ptono, sballonzolati tra sac• chi, .ceste e valigie e appollaiati a pi~ ramide sui camion, un meccanico, che aveva potuto sp1ccare un salto atJer, randost a braccia e a sporgenze e vr~ fittare <li im mezizo insperato .e irapi1 do per raggiunvcre con poca fatica e dopo breve percorso •U lavoro, raccon... tava la solita storia delle 2>roprteav– venture e sventure. iEr-a, forse dalla agilità del viaggio e dalla mattitna esW va, tnvogliato ai -racconto; e dai cast persona.li vassò con naturaleiza a con– stderaziont genera.li. « Gli operat - diceva - sono di.Santnwti; 1wn hanno più voglia 'di lavorare. '.Avevano fatto tanto; tivevano creato un'Italia beltti e ricca, come non si era onat vista, do.. ve si vtveva bene, e U ~lver bene, e la iSperawza di viver meQUo aumentli' va la vooUa at lavoro. Ora tutto i di• strutto. i.se ricostruiscono, se faticano di nuovo, thi dice che fra 1CL11que, kltect anni t1on et sard un'altra guerra, un'al• tra distruzione che tutto Il loro lavo• ro non sarà vanor ». e No, bisogna che cli overai lavort.. no, che tutti :zavo,:lno r- oli fu rtspo• sto. Tocca auli operai a non permette• re che i~ toro lavoro I.Sia tUst.rutto,·sta in loro impedire che sorga ra m.aled#.· ztone tli 'Una ,nuova ouerra. Hanno lii voto: J,o adoperino con coscienza. Prl,.. ma dt tuttt oli altri Ualtani, rvlgiltno. Se .sapranno Ja.re, fa mincu:cia 'di quei ste rovine scomparìrà. ie loro e l'Italla potra,ino vivere d'ora in poi fiduclost », a. m.

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