La Nuova Europa - anno II - n.30 - 29 luglio 1945
LA FEROCE !CHINO crede - come Dante - alla GIUSTIZIA. Quando ne parla ( e ne parla SJ)e6SO)U suo volto - altrimenti sereno - diventa la più nuda, la plll violenta, la plù tragica, la più appassionata mnschcra dcll'INGIU· STIZIA che sl sia mai offerui all'estro e alla matlUl dl un pittore. ùLTIME SCORC1A101E E UN RACCONTINO ROSMUNDA (dl or1glne 1ugoslava) o per Postumi dl fascismo o pcrchè le sembri di OH.re cosl più el('ganza al suo dire. cont1nua, sl)Ccialmente con le per sone che sono - o lei giudica essere - di rlguardo---.(gerarchl), a usare 11 voi. Ma come - d'altra parte - fa al· j'amorc con un militare alleato, mette volentieri (In memoria del dolci colto– Qul) l verbi all'infinito. «"Avere - mi disse un gjorno - tc- 1cfonato una signora. Avere detto es· sere arrivata lcllcra per voi, da vostra moglie. Ma lo avere dlmcntlcato nome della signora e numero suo telefono. Anche signora inglese avere telefonato, per dire essere arrivati dlctasctte pac· chi allmcntari dall'America (quclU dc· stinall a me erano Poi meno). che se voi non ritirare subito andare perduti. Pon•ra nosmunda non ricordare altro.• F: come to - da molto tempo senui notizie del miei - ml disJ)Cravo. e la suppllca\·o a fare uno srorzo per ricor– darsi. anche approsslmatlvamente, li nome della signora che aveva fatta la p1ima telefonata, la bionda Rosmunda volle c.lrmn\ ragione dcli' \nvolontarlo obito. « Voi - mi disse (e Intanto bai· Jm·a Intorno a mc. attaccata all'appa– recchio. discinta e bclhsslma) - essere mal stato i;lovanc e innamorato?». LA PAZZIA - ml spiegava un tempo Il dott. \\'clss - ha Il meccanismo e la funzione compcnsatncc del sogno. E' UN SOGNO DAL QUALE NON Cl SI SVEGLIA. Un'ebrea romana aveva tt·c figli, Uno si ~olsc la vita, un al~ro fu portato via dm tedeschi, Il ICI,«) si nmmalò di LU· bcrcolosi. Pochi giorni 1>1·lmache (IUe· t.L'ulllmo le morisse, incominciò a dlrc che, se I suol figli non venivano più n trovarla. era pcrch.è non ne avcvnno la J)()8Slb1lltà.Erano diventati llttU alu· tanti di c.impu e.Jet re. B il re era cosi mando - dalle sue mani; ne fanno - J>er sempre - un uomo a parte. Ben· chè si sappia - si senta _ che mal egli avrebbe messa la sua vocazione al servizio dl una causa Ingiusta .(degli oppressori contro gll oppressi), riusci· ,,a stra.no u pensiero d'incontrarlo un giorno fra uomini comuni: e in so· cietà •· E' a casa dl Renata la gentilissima che l'ho Incontrato. Sl sapeva che do– veva~ venire; e c'era, fra gli Invitati che ancora non lo conoscevano, una certa aspettativa. Entrò un 1lovanotto qualunque, dl statura media, vestito con eleganza, ma senza ricercnte:t.za, coi capelli nerissimi, bassi sulla fronte e tagliati quasl a zero; gli occhi di sole neri roteanti. Strinse )a mano agli uo· mini (la padrona dl casa pronunciò an· che qualche nome 11lustre, che però non sembrò toccarlo); baciò la mano alle signore. Poi sl avvicinò a una ra· gazza (che forse i:\à conosceva) seduta appartata; si Isolò con lei; nè più, In tutta la serata. sembrarono, lei e lui, attorgersi dell'esistenza degli altrl. In breve - e come essi sicuramente desi· dei-avano - furono anche dagli altri c.llmcnticati in quell'angolo· tiella ter razza dove, uscili per essere più. soli e godersi il fresco, si parlavano vlcinls· simi. . Ma i poeti sono. più degli altri, cu· riosi di questi estremi della natura umana, ai quali si sentono - per una specie di unilaterale attrazione dei con· trari - apparentali. ConlJ)rcsl che dc· vono essere stati del personaggi simili al PARTJGJANO EROE: (più apprez· zali alla Corte dl Luigi Xl V che a cena da Renata) ad aver Informali (ralsatl?) alcuni caratteri di Raclné; l quali (non dico se sia un bene o un mal~) presen· tano qualcosa <lella clo1>1>la natura e.lei Centauro: uccl<lono (veramente muoio· no) come l'eroe, e cantano come H poeta. =~::l~~~a~~il~u~i~er~~ a~~~n~t~J:1. vli° lL CASO MORAVIA•) Ho Jetto A· d I i 1fi COSTINO. E' un bel libro; Il migliore eh~" ~ 1 s~n v~~~ta n~olt~vccor~:1 1 ~~c~ 7 fino ~d og~t\ - di ques~o Autore. aveva sJ)06ato il re (Il pac.lre buono Compend,a, spiega, supera d lnténsltà I della sua Infanzia, 11 principe auurra.. preced~nll. Ma è un cattfvo libro; un della sua ac.lolcscenza)· Il <iuale _ gra· llbro cne non avrebbe dovuto essere to del dono _ aveva' promossi l loro scritto. INSUDICIA AMORE. • figli a suoi alut,rntl. Era un romanzetto ·rutto Moravia è - purtroppo - cosl. rosu; Il roveSCJo e.salto dell'atroce Si d~rebbe che t suol personaggi non realtà. provrno nessun piacere a <1uella cosa 1 tedeschi. trovando che quella sven· dalla <1ualepure - di~ Eur~plde - de· turata era un peti<."01060nemico del rtvano ai mortali le loro plu care deli· (nuovo) J)OJ)Oloeletto, e un'apprezza· zie. Gli amantl (In verità odianti) di bile preda, pagarono alla spia la som· Moray1a compiono - o si sforano di ma che usavano pa1are tn questi casi compiere ~ i gesll amorosi come fos– (dlcono fOt.Sero cinquemila) e p<>rta· ~o esclus1VlJ?1lt'11te gesu dl asllo e di ~:~~! via anche lei. Poveri, poveri uo- ~• 1 5f~t~ ~6NCf~~c~ AllltJ'~.DI· * l ìettori di Moravia - Il pubblico - vedono In lui non so quali volute dia· volerle; altri parlano di 111.>ertlnagglo. I critici discutono; l mornllstl o tac– clono sdegnosi o condannano severi. li «caso M0ravla :t è più semplice; ,e dl un' evidenia a cre-ver les veux. A .Moravia lcgli non è li solo) deve es– sere accaduto qualcosa. Non 0881, non Ieri; in tempi 1>er lui preistorici. se· Polli nelle profondltà d( un totale (ma non irrevoc..1blle) oblio. E come se egli « essendo ancora piccolo bambino• avesse (fingendo, m.igarl, tli dormire) spiato e sorpreso Quello che un altro pazzo (ma non. questo. d'ingegno) l'au· lore deJl'lGJENB U~LL'AMORE. chla· mava, con 1e bave alla bocca, « l'am· plesso»; e l'abbia scambiato - come avviene ai pargoli maldestl - per un'aggressione: un atto saù\co. Ne re· stò fortemente lmprcsslom1to. Poi dl· JL POETA SANDUO PENNA legge SCORCIATOIE. E' un onore per me ,(che 1>0ehlleiuJono) essere letto da un \!omo che « non legge nulla •. li 1>oeta(ancora giovane) venne a tro· varmi lerl ;, sera alla mia ostcrtn roma· na. Era In compagnia di Elsa Morante. Era - come l'ho conosciuto scm1>re - lieto; forse felice. «Sapevo - ml <llsse - che eri grande. Non per le tue poesie; che in quelle 10 TI SUPJ::RO. Ma per le cose che dicevi agll amici già molti anni fa, e delle quall hai fatte atlesso Je tue SCOH.CJATOlE. Povero Pennino! lo lo vedo poco; anche perchè non vetlo nessuno. Ma ho spesso detto e pensato che, se tutti &Il uomlnJ fossero semplici (limpidi) l'OfllC lui, lt male <1uaslnon esisterebbe. ::: menlicò. Ma era ormai fissato, senza TL POETA E L'ARTIGIANO Adria· saperìo. a quell'unmagine m~truosa e no Grande ha scritta una bella poesia. Irreale. Essa improntò, non dico la sua Egli Ja chiama _ e non si potrebbe vita (che non posso saperlo); ma (quc– thiamarla altrimenti _ JL BOTTAIO. sto posso affermarlo) la sua arte. Perchè non è un bOttalo metaforico: Ma è peccato. E' peccato perchè Mo- è un vero bottaio di villaggio. Solto ravla non è solo uno SCrillore d'lnge– un melo fiorito, al canto di un merlo. gno (che ce ne faccLamo. del reato, batte ai;u,"iusta doghe; sfogando _ gli dell'ingegno?) ma f01'8e anche _ tale dice 11J>Oeta_ vogllc • a cui tu puoi, almeno è li sospetto che lascia AGO· solo co:iil, sc;impare •· STINO - di genio. E' per d1 più. una a chi cammina tn alta rnontagoa; che, varca.o un monte, un altro se ne pre· senta, e poi un altro e un altro ancora. Una foglia non cade per un'a causa sola. ma per un complesso di cause; delle quali alcune Ci sono chiare, altre (stellari, cosmiche, più oltre) rimango– no Cc forse rimarranno sempre) fuori - a1meno In parte - della nostra co– scienza. E se noi cl siamo fermati con ptù: frequenza. a1 fattore psicologtco. è pcrchè (cofl1e diceva uno dei nostri due buoni maestri) siamo pslcologt; e pcrchè e.sso è, dall'immensa m.:igglo· ranzu degll uomini (anche, soprattutto, da c1uc111 che fanno professione di ccr· catorl e di guide) il più rrascurato: 1l più - e per buone ragioni - non vo· luto ve<lere. Slamo insomma come il chiromante che. la prima cosa che gli venga fatto, Istintivamente. di guardare in un uo· mo, sono le linee della sua mano, e un calzol.i.lo i;J sua calzatura. NJE'fZSCHE-FREUD Rilci;{;evo, que– sta notte, AUROHA. Molte cose ha ca· pite, altre presentite, quell'uomo. «Ma se è uno del responsabili ciel na· zismo? :t. - Non lo so. So che sarebbe bastata ·la vicinanza dr! dolt. Hoscm· bcrg a fargli, dal disgusto, rimettere l'anima. Ma prima avrebbe, colle sue stesse mani. strangolata la sua abbietta sorella. Quello che egli appena intut - l'lm· menso reame dell'Inconscio - espio· rava primo un povero. modesto, 1>iccolo borghese ebreo viennese. Egll stl· mava avvlllentc e scorretto accettare un valore ( i suoi onorari dl medico) senza darn al suoi difflciU clienti un controv.i.lorc (la possibilità - quando c'er.:i - della guarigione). Non cerca· va cose grandi; non voleva scoprire, rivoluzionare nulla; voleva solo curare del malati (che non erano poi - ma)· grat.10 l'acutezza - a volte estrema. delle loro sofferenze - 1m.. >eisamentc <lei malati). Ma era un uomo onesto - uno sguardo profondo e diritto -: e dovette - caso confermando caso - arrendersi, riluttante fino all'ulttmo, al· l'evidenza. Troppi anni dovranno adesso passare (un Intero Medio Evo> prima che gli uomini cessino di •maledire» (cioè fraintendere) Il primo; e disarmino. da· vanU al secon<lo, lC loro resistenze lne· vitablll t'<I assurde. CRITICA DI SCORCIATOIE Piccone Stella - presentando alla Radio SCOR· CIA1'O1E ed li toro, riluuante al ml· crofono. modesto Autore - le annun· ciò come «brevi componimenti in pro– sa, d1 taglio scorciato ed incisivo, che hanno l'accento della poesia e Il rigore dell'afol'isma. E' quasi - aggiunse - un genere nuovo, certo tutto suo, che egli chiama SCORCIATOIE perchè in modi rap!dl cd clitLict arrivano a con· elusioni lontane e spesso sorprendenti». Non &l crederà - spero - che abbia rlpro<lotto questo glu<llzio di Piccone Stella per farmene vanto·! Chi può es– sere cos) sclocco da vantarsi di aver dette alcune parole di bOntà? (Se mal, un uomo - e un pover'uomo come me - ne porta la res1>0nsabiK.tàe il peso). Esse erano - del resto - nell'aria; ba· stava per «captarle• e e registrarle• avere un Po' d'orecchio per alcune realtà profonde. alle Quali i nostrt buo– ni fHosof\ rlsponc.lono o negandone J'e– slstenzn, o con un Vade retro, Sata· na. .M.i.Satann non domanda di mc· gllo che <li rimanere nascosto. Che pa· vero diavolo, che diavolo infantile sa· rebbe. se si potC66e obbligarlo ad ope– rare allo scoperto! Ve lo figurate - messo nudo e sul ghiaccio - a per– sua<lerci {prendo un caso relativamente leggero) a se1gulre Hitler e MussolJni? li conte Morra di Lavriano e Piccone Stella hanno - come si dice - tenute a batt<.'Slmo SCORCJATOlE ne-Ila loro bella rivista che sl chiama (sperinm,1 bene) LA NUOVA EUROPA. E' clun que pel' rlngra~larlo - e non per alt.,1·0 - che ho riferite le parole - del re· sto csatle _ pronunciate alla Radio da uno dr.i due padrini. Vorrei - ma In vita è d\ll1cilc e l'arte persona per bene. (Qualche volta Pt!r ancorn più clifficlle - che chi ha cosi fino - Dio perdoni ulla sua Innocenza bene ldenllficato u proprio lavoro a - un moralista). Che non cl sia nt..'Ssu· c1uello del bottaio, potesse pubblicare no che possa - essendo ancora tempo - fra dh..-clanni - alcune pagine dt - strappargli dalla retina la vt.slone versi (preferirci tradizionali); e che ti fun~sta; mutare una ma!~dlzione l.n· :',; ~·i;~~e'!fc~~;;nt~'!~t!: 1 ~~g~~~t'1~t~)- .. ;~~ 1 1 ~~~~~a~ne<l!rtionc e.I adulto: gua· I TEDESCHI - dice e scrtve (ma titolarsi onestamente PO~SI i:; AHTI·' . :,'i purtroppo non è vero) Alberto Mornvln GIANE. I . . - rimangono r,ppicci<=ati alle loro vit- ::, •J PUBBLICATA {questo slntendcl time. . COL PER).IESSO - non però l'appro· Tenute, J)Crquindici anni. nel secreto IL POETA E L'EkOE Ho dlmentl· \·J,done - dell'lnLcrebSat0. Il quale ml rifugio della memoria. scritte in cinque cato Il suo nome. E forse - se anthc I prq;a di agi!ungcre che non l! esatta mesi (pochi pèr l'estrema lentezza del lo ricordassi - non lo dll"m, Era - è l'ac.cusa (nel mio sentimento era plut· miei movimenti) adesso - almeno per - IL PAR'l'IGJANO EllOE. tosto un rammarico) che I suol perso· qualche tempo- ... basta. Se no, come Le Imprese che cli lui Sl rlportnno. I nag~i insudicino Amore. i tedeschi (Il ).fornvln aile loro vittime. l risch\ che affrontò sollt;mo. le iccsta j ACCADE. a chi vo;:::lacercare la C'au·\ arrischio tll nmanere (io però •ml se· san~lnosc compiute - non pi:r co· sa di un qualsiasi avvcnlmcmo. come rio} apµicc:lcato a SCORCIATOIE. 7 -- ADESSO CHE LA GUJ:RRA E' FI· NITA (RACCONTJNO) Entrarono bai· di e spavaldi, salutando a de6tra e a si· nlstra; affettando una aieurena (che noo avevano) dl essere, oome gli altri. ,;ervltl. Al vetro di una Porta, tnv:1soa tutti i militari alleau. era Incollato un mani· lesto. Significava un divieto. Un cer– chio (l'orizzonte?): dentro 11 cerchio c.lue linee ln01-oclate cancellavano per essl dalla faceta deJla terra Il locale (tratto– ria, osteria, bar) tenuto ad es1>0rlo. Quante, In Quante parli del mondo, gole arse, giovani cuori hanno, negli ultimi anni, maledetta queU' immagine ? In principio l'accompagnav.:i una leggenda OUT OF BOUND; che J)Ol, considerata superflua, fu ommessa. Nell'osteria di Celsa, il tempo e le mani lndustrlOfie del ragazzini avevano, benchò incollato, pcr precauzione. molto in alto, strap· pali <lue buoni terzi dei manifesto. L'al· tro terzo - a persuaderei del Lutto che ~f ~~~l-Jd~v~~o ~l~~l!~taE~l~l~~: glone d' esLstere, nemmeno nella sua materiale apparenza - lo tirò giù: uno del due nùUtari allora entrali. 11 ge– sto, eccC6Sivo, pe-rdette lui e il suo compagno. 11 grosso padre di Celsa è uomo ligio agli on.llni delle Autorità (nazionali o straniere); ai quali, in linea di massi– ma, obbedisce senza discutere. Ma pen· so chc - viste le clrcostanzc e l'aspet· to di persone per bene che avevano i <luc giovani americani - .i.vrebbe, una volta tanto (anche nel suo tntcrcsse). chiuso un occhio. Penso che avrebbe, con l'altro occhio, additata loro una stanzetta attigua. nella quale sarebbero stati, oltre che più ln pace. al sicuro dagli sguardi (non troppa - a dire il vero - lnvestlgauvl) della loro i\l{ili· tary) P(oltce). i\la quel gesto lo allar– mò. Usc:ldi dietro li banco dove mcsce6 va a donne e bambini. munlli di tes- ' sera, le giuste razioni di vino; ccl af· frontò i due stranieri. Fece loro capn-e, più: a cesti che a parole. che quello che avcva'no fatto non era bene; e che dovevo.no uscire subito dal suo locale. Ma essi già lo snpcvano, Resttt.utrono aF padrone - dopo di aver cercato lnulil_. mente di rlatt::iccarlo al vetro - U ma· nHcsto, o quanto di eS3o rimaneva. Poi' si guardarono Intorno. cercando con gli ocelli un Po' di umana simpatia. Strin· sero alcune destre; of?rirono alcune si· garette ... E, mogt mogi, se ne andarono ... verso Il loro lontano paese. UMBERTO SABA UNA VITA L 'AUTOBIOCRAF'IA dJ Andrt Mau· rols, che ho avuto occasione dt leooere fn una traduiione Inglese. i un lltn-o di. leU11ra mollo pfacevole e l11tere.ssante. E' u11a vita romanzesca, nui: non romanzata, che ha 1ubito tutti f contr(J(;COlpl dei tempi_ fortunosi in cui 81 ~ ,volta. Non stnM& ragione t'au· tore ha Intitolato la .rua opera: Cali no man happy ( Lonclon, 1944), cto~: non chiamar ness1mo feUce. EoU a1Jevabe1i raufone di sceol1ere queato titolo, quanJ do scrtveva le sue memorie ,iel 1941, stando tn esuto e vede11do tl dtsllstro che si era abbattuto sui suo 1,aese.Fino a quel tempo, 1nvece, eqU s1 sarebbe votuto chiamar felice. RcmiJ)Otlo di una famigUa di ora11cltitulmtnalt ebrei, che $1. erano trasfentl nel 70 dalla nativa .4lsazla in Normandia, pe,- noi& wttcr stare al glol}o tede8co, André Jfaurois {pseudo111mo di Henog) esordi come fmpfeuato e pct direttore della fabbri· ca paterna, pur con seorete nostalgie letterarie. La sua vena ebbe occasione di ,na,1ifcstarst durante lo prima ouer– ra mondiale, quando, dotra,sslduo con: tatto con l'esercito lnole1e, a cui era addetto come uOiclale dJ colleoamento, venne fuori quella caratteristica Jioura del colonnello Bramble, che doveva da· re al &uo autore una rcip;d.o notorietà nel pubblico francese e ano1O1asso11e. Da quell'esordio, la vita di Mourob i stato un continuo seoutrst di ,uccessi leU~ rartl e mondani, Ji,10 al rooofm1umiento della mita Più anelato do uno scrittore francese: l'Accademia. lntn-meni sentt– mentali ,iarratf co,i moJto oarbo romp~ no qua e !cl la numotoma del ,racconto blo•bll>lioqrll/iCO. Ma per it lettore, che conosce gfd lo -::wuolor parte delle opere del Maurols, l'Interesse maor1iore di oucst'u.ltfmo U· bro 11On b ,iclla rasseqna che eoli fa ,lclta genesi cH esse. e•~ ou11/che altra <"Osa dt molto più attrmmre. L'autore ha partcclf)c1to, in qi,alltcl di <1sservato– rc sftullto in una po&lzfone emlne11te, a due y1Lerre molto dkJerse fm1<1 dall'CU: tn1, combattute l'tma e l'nltro 1ullo stes· so &ttolo della ,...,..ancia. E nello sua pro– sa 1tt11vtda e prect,a, ti contrasto delle due ouerre balza fv.orl. con estrema evi' dc,i::a e vuti suyoerlre c011Slrlerazioni mollo lstnmlv" sui due tenml, che pur c.'fscndo tanto uld11I, 1ono duns, ira ltr ru da Ull abtssu. g. d. r,
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