La Nuova Europa - anno II - n.30 - 29 luglio 1945

-- 29 luglio 1945 --------------- LA NUOVA EU R OP.A-~---------------- G -- PA U L VALERY L E età felici sono sempre anche età fortunate. SI Poteva temere che alla Francia del decennio '15-'25. cosl colma d'arte e di civiltà, dovesse mancare U grande J)Oeta, 11 J>Oeta nel ;vero senso della parola, ti lirico in ver si: cd ecco, apparve Paul Valéry. Con lui la poesia del sccoll maggiori pareva tor– Zlata a mostrare ti suo volto nel nostro ·secolo. Prestigio e seduzione, severità -e scnttlczz...,, tono alto ed espansività della melodia: veramente sembrava che nella poesia dl Valéry le sorelle Muse rinllacclas::;cro con le Grazie alunne il coro a.nttco o lmmortolmcnte giovane. In quegll anni l'abate Brcmond sl pro– ;poncva di MlcKscrc Virgilio con gli OC· chl lmprcstnllgll da Valéry : per un complesso di circostanze i10n avendo potuto farlo, sl contentò cli rileggere •Racine, che tuttavia non era poco. Ep· pure, dl tutte le mode Jcllcrarlc propa– gate dalla Francia dl allora, quella dl j\Taléry, se non la meno sfolgorante, ru forse la meno coptagtosa. Al poeU sl chiedono 1ive1aztonl sul destino. E Va· Jéry pareva non avesse da farne. Fu come se mancasse dl destino: per Io meno, dl quellu c;p0ntancllà del destino, a cui tutU slamo esposti. Non diede mal l'impressione di essere sceso nella regione delle Madrl per trarne responsi egli entgm1, anche, della nostra sorte. Pare anzi che abbia ratto di tutto per g(ugglrsl come luogo cY. umani destini scrive una biografia tutta tntellettuaTe a Imitazione di quelle Ideali e tmpossdblll del suoi eroi. Sulla sua matematica non molto sappiamo: ma essa. è significativa anche se un PoCO leggendaria, proprio perché le leggende amano le allegorie nette. La matematica è l'ultima tra• sronnazione delle cose In slmboll e purl rapporti. Valéry orienta la vita, In mo, do da non dover pili accogliere diret· tamente, tra oiò che gli importa, nul: la di umano. Sl mette a rlJ>Ctcre dcli le biograftc che, per def\ntzlonc, scnr. tano e devitalizzano tutto Il fortuito della v1ta. Va ad abitare li Khmclatka. La sua decisione ha qualche cosa di vo– litivo, di troppo deliberato: più che un atto di impulso, ~pp:arc un «gesto•: J)CI'• fino li riserbo di cui Il poeta si clr, conda, cosl ostentato e quasi escm1>!are, accusa la teatralità del e gesto•· Valc!ry si sceglie una blograna, come t giova· notti di poco .prcctsc dlsposlzlont sl scelgono una carriera. ltesplngcre a prtorl 11 fortuito, l'accidentale della vt· ta è un arbltrlo. E' contrapporre Il pro– prio arbitrio a quello apparente del d~ sttno. lt quale sembra piombare nella esistenza catapultato da una !orua cl,;,· ca, perché l'uomo dotalo trasformi 11 caso ln una necessità. Non è mera,1• glloso che al grandi poeti siano acca· dutl certi fatti, da cui la loro opera sembra a,·er preso materia; t1 mcrav1· glioso, dalla prospettiva dell'opera eom– ptuta, è che essi abbiano avuto Ja Ca· collà di farsi capit.lre quel fatti, di di· ventarne i protagonisti. E' l'Identità di vocazione e di destino. che Goethe chla: mava il demone. Valéry va a mettersi In una regione riparata dagli lntcnrcnu .del destino. Coll'escludere li caso, esclu· de anche ra posslbllllà del demonico. St dirà che ti suo destino era proprio questo: sottrarre la sua vocazione alle lni'rammettenze della vita, tenerla In uno stato di verginità assolutn, solita· rla e chiusa ln sé stessa fino u\l'assenzn totale e al silenzio. Assorbire il ·destino nella vocazione, sopprimere Il termine ~straneo, che con essa fa coppia e In feconda. li demone comporta un'o1mo• slzìone, una dualità. La vocaztonc di Va· léry ~. per cosi dire, ermafrodita. E le nascite, quando 3vranno luogo, st pro– durranno per partenogenesi. * Gli eroi a cui Valéry più riconosci• bllmente ha dato Caccia e figura di uo– mini sono Il suo parllcoJarlsslmo Leo– nardo da Vinci e M. Teste. Quel Leo– nardo, com'è stato osservato, è un luo– go geometrico, astratto, dove coesistono an poterna tutto le racoltà lntcllettualt e spiri tua li, tutte le capacità di un ope· rare rigoroso con qualunque tecnica. m: sponde a una ricerca sul «runzionamento degli esseri•; ma l'accento balle sul fun: zion.tmento piuttosto che sull'essere: .QllelLeonardo è una formula, una formu 1 ~a virtuale, piuttosto che un'cststcnv.a. Puro splrlto a uno stato estremamente soltJle. non ha nulla dn sp;.,rt1r~ con l'uomo cho cammina sulla buccia del .pianeta. col rrngllc atleta della vlta. D'altronde, se passasse dlllltt potenza al• fatto, se si )Imitasse a una tecnica par– licol:arc, escluderebbe tutte le altre. E allora addio luogo geometrico. che per definlzlone è la superficie o lo spazio di tutte le Ogure che ,·crlf\cano una de– terminata proprietà. Saremmo ridotU alla figura singola. Un personaggio, dun·_ Osservatori come Marltaln. Lasscrrc, que. che svanirebbe non apJ)Cnacomin- Ghéon avevano contestato a Valéry una classe a d1vcntarc una creatura di que· tal quale man<::an,zadi oooetto. A costo sto mondo, dove bisogna limitarsi e di un abuso di parola, dJrcmmo che agire: non appena accettasse un destino. c'era in lui come una vlrtm formativa « 1' /aut choilir - è Valéry stesso che belli.Ssima e capacissima, rivelata fin dal Jo nota - d'ltre un homme, ou bie" u" vers anciens, nel quali un tllscepolo di esprit •· Quanto a. M. Teste, ci è detto Mallarrné riproduceva. con esllOsorprcn, che egli sembra son•cgllarc un' cspe- dente, Tadecorazione. la glolcller1a,• dla– rlcnza creat.l In confini di tutte le scien· manti, le inflessioni, la strategia allusiva zc. Non pensiamo, quantunque le date del maestro. Tolta ~ quella vlrtt~s ognl et autorizzerebbero (li Teste è del 1896), materia, non le rimaneva più che sé stcs– :t un residuo dcll1nf:atuazlone positlvf.- sa, gli ostacoll e gli incidenti che essa stlca, buttata alla l'lcerca dl una super• era capace di crearsi dal dl dentro. Do– sclcnza. dove l metodi di tutte le scien- veva vivere divorandosi, come accade a .20 partlcolart confluissero e si a1muras= certi stomachi vuoti e tro1>Porlcchl di sero nel Metodo. Cl b.::istanotare II co• secrezioni. Più pocUcamcntc, si ripar– i.ore locale della regione, tn cui st svol· lerebbe una volta di più di quel Nar- ~~ ~~:J> 0 ~f: ~f 1 ;• 1 ,~gtf(: 1~ 1 ~i~t~:S~~: clso che ha tanto Infestato nmmag!nn• tcllettuale. dove ti rigore è rigore di ~!~ 1 ~ 1 d~~~l~~-:d~~~l~a,J.~~ 10 c;~~- :irn~i: gelo, e la vita non alligna più, né più duce a riflettere sul fatto della propria pullulano re cose. Non sarà 11 ca 90 di immagine rispecchiata, e sullo spccthto supp0rrc che M. TeSt c si trnslochi In che glie la rinvia: una rU1csslonc sulla quell'ultima Tute, proprio per sottrar- nHessione. 61 agli Incontri con le cose, con la na- Uno psicologo potrebbe anche ;:1vven· t~~~Ìt ~n c~al!:"o V:i':.~! 1 j 1 ~~ti~;?° dh~ turarsi ad assegnare le cause di un sl· 'cosa c'è, quale fallo J)Crsonale, tra lui mile atteggi.amento. Ct dev·CSS:cre,nel e li destino? M. Teste è, a detta di Va· ~~~~~ ~t:~?~~~7~,a~r3~r1:~~;f 0 o;:; Jéry, uno di quegll uomini di qualità interiore, quale gli eventi esterni, le co· superiore e qw.l niturtnt sans avouer•. se, hanno potere di scatenare. Lcom1rdo Leonardo e Teste si affacciarono a un \'alérJ• poco più che ventenne. L'al– .to con cul egli 11 nvc, 1 a isolnu lm– rplicava una contr.:iddlzlonc. Quel Leo-– . nardo prestanome (e fosais mc co11si· li:té'rcr sou.s son 110m et utmser sa pe1•: ~onne•>. quel M. Teste non avrebbero mal 1>otutofare Il proprio autoritratto, scrivere Ja propria ::\utoblogrnfia. li lo- ~~e~\~a!t~~o ec~:~a!~c~~~t~· :~c\g;g~ ~~,~~ ~r~~s~~ ll~~·~!;ei;bc :i~~~c~; p)&Sibilc. Eppure, proprio nel mom~nto ·phe H svisa, :Valéry s1>lngcl'idenuftca• zionc alle estreme conseguenze. DOI>O !l,ubblicata La solrée avcc M. 7'este, si •chiude in un silenzio. che romperà so· ~ 0 er<f911~~m~eu~:1a!:a;iy":ua~~n~i 0 J: Javoro. Un silenzio di quindici annl ,Durante t quali, si disse che attendeva l!- studi e speculazioni sulla m:itematlca. µseta le donne - Jascln questa donna. &,tù pericolosamente femminile e car; nate che ~ la J)OeSla - e studia la mate; malica. J>'Jmprovvlso, dunque, Valéry si pre- e Teste sono due supcrlattvl modelli umani, contrapposti appunto n quel caos. Xegano Il sogno, Il dl\•cnlrc e Il fluire della J>Sichenon arginata, In balla degli avvenimenti e degll Incontri. E la paura tuttav1a non è vinta: pub rt· manerc ancora 1J dubbio che queste ln– ven~oni di una disperata Igiene, dl una paralizzante antlscpsi, siano esse J)ure dei sogni. e Mais le co11tralre d'un. r<lve Qli'est-cc...si 110n 1m uutre Tèvc! Un ri:ve de vigila11ce et de tenslo,~ quc feralt la raison elle méme ». Dn ogni parlc pub ventre li tradimento: J)orOnodnlla raglo· ne, che pure sarc-bbc l'antidoto. E' slnto– matioo l'invettiva contro Pnsc.tl e I suol abissi: a cui Leonardo è contrapposto, che dnH'abisso trac subltÒ l'ldcn di co· struire un ponte. In Teste la rlpugnan• .za di ctò che è istintivo, s1>0nt.:1neo, di ciò che sale dall'incontrollabile - e po· trebbe dunque essere un mcssagiio dal baratrr dell'inconscio, una smorfia del caos - è spinto a segno da a,·crgll ratto abolire con lmplacctblle sorveglianza ~v:~~i:~ 0 dit:e~o~a~lt~nd~ 0 a~ saluto coll'ov,,Ja repllca di un altro sa· luto: ha e uccisO la marionetta •· E la P11tllie c:he, pQSSedUtadalforacolo, In- !!::r::,~m~! 1 ~i ~ è d~~ ~a CO~~~!~ I A CHI LO DICE? col proprio .caos, con quel suo essere profondo che le sfugge, che non le ap: partlere più. grida attorcigliata dt ser– pi, e rame aUreuse et les flancs palpi, tants •• grida un orrore di vergine ,io: Jentata: Jldtu! Entr"ouverte ow: e•prlt• J'ol perdu mon propre mysttreJ .. Une tnttlllgtnce atb.ùUre Ezerce un corp$ qu'ell& a comprn ... Questa paura moltiplica i sospetti: supJ)One perfino che la coscienza la d~ nunzlatrice del caos, sia della Partita e faccia, ln certo senso, un doppio gioco La luce ~trebbe essere, è .senz'altro: un abbagliante Inganno, che vieta dl vedere gli abissi, perciò ne accresce 1i p(lr!colo. Jl serpente è sempre In ag· guato: c.ue1serpente che. mordendo la Jeu11e Parque, l'aveva strappata alla ple11'ltudlnc felice dell'assenza e del si– lenzio, l'aveva Indotta a vivere a cn: trarc nel gioco, a offrirsi alla cor;uzlone e nlln morte. e da quell'essere intatto che era, l'a\'e,·a tramutata, essa pure In una e tentazlpnc dei vermi•· Il sole è comi,llee del serpente: Soldi, •olell! .., Paute tclatante J Tol qui mo.sque.s la mort, SoltU..• A CUTE ccmslderazlonl fa Manlio LupiHacei nel penultimo numero di Città libera (e Perchi sono un conservatore •J, le quatt assommano net giusto e ben noto co'll(:etto che un partito conservatore, custode di alcune tradizioni, i necessario come forza equfllbrntrlce 11ellibero qtuoco dei par liti. 1, Luplnacct arriva a dichiarare che I! vero partito con.scrvatore tocrhe• rcbbe al Ubcrau fonnarJ,o. Ed aooiunoe che i llbcralt ftallant st fa,ino trarre fn tnoa11no dalle parole, e credono dt po– ter mantenere fn piedi, In Italia, un Parttto liberale sul modello dt quello lnqlese, la cut fisionomia appare invece Plu so,,ifoUante a quella det Partito d'a• zlo11e. . Sono Idee che plù d'w1a vorta sono state espresse in questo giornale, e qutndt 110n et possono sorp1'endere. Jt son,rendc1ltc ~ ,questo, che ognt qual volta st esprimono queste cose. e st nota che H Partito liberale ora sbanda a de· stra. ora a sinistra, e Jo s'-tnvlta a rl· vedere le sue posizioni e pre11dere fil suo posto ,iaturalc - dati ( suol pre– ccdc1Ltt e la composizione presente -. costituendo 'la destra della compagine politica, alte urlda si levano dalle file dt quel partito, come se fosse stato ca– lunniato, disonorato dalle suddette •em· pllct cd Intuitive constatazioni. Meno nu,Je che da ora in Poi potre– mo appooolarcl aUe autorevoll parole de! Luplnaccl.. m. v. In arte, Jecose belle per partito pre– so: ! prati di fiori che nessun botanico ha mal classtficati, l cieli di stelle che nessun astronomo ha mai visto in fondo al suo cannocchiale, fanno subito J>en: ~~/ V~~~~ ~i ;,in1:!ft~ 0 a~ : r~~ I"'""'""'""'""'""'""'""'""'""'""'""'~ per paura del caos: la sua p0esia è ratta per Jns;annarc la posslbUità, 1·es1stcnza di quel caos. Si 1>uò leggerla come l'equi· valente di una sublimazione, ottenuta a furia di artifici, pur di llludersi dt J>OS· sodernc il risultato. Pur di evitare la SU· !Jlim.:izlonevera, la quale esigerebbe un soggiorno nel caos, un a tu per tu con es– so. L'ordine fin troppo sapiente. le archi– tetture fin troppo simmetriche stanno a rassicurare che Il disordine ciel fondo non esiste, che non occorre più di tm– penslerlrscnc; laddove i poetl del desti· no cl fanno sentire di continuo la pre– serw.a del buio, lo sforzo per divinco· !arseno. Quella di Valéry è In qualche modo una sublimazione sintetica, con. seguita col mettere Insieme, col com· J)Orre del sublime già fatto. Un mora: llsta pOtrcbbc anche soggiungere che la lotta elusa, la diserzione prevenUva denunciano una assenza, o quanto meno un'incompiutezza di vita morale. Lo straO-rd!nario ascendente che Va– léry esercitò subito sui suoi lettori di– J>C,Sc con tutta probabilità dalla super– ficie cosl visibilmente 1>0etkiz della sua 1>0esia:da quello spettacolo dt un Str bllme g1l assimilato, già adattato al gu· sto degli amatori di ve'rsi. Una bellez– za st offriva, conseguita mediante una scelta oculatissima di mezzi tutti belll: una specie di organica antologia del ~Ilo, senza lnl.ennltlenze, senza pas– saggi falicosl e obbligati attraverso toni 1>lùbassi e zone di minor temperatura. Con Il materiale, con gli incanti che avcvn messo In opera, Valéry insegnava a discernere Il mater-:iale e gli Incanti della grande l)OeSia. Egli rappresentò soprattutto e insegnb~un modo dl le:;– gcrc lri poesia, un sistema ùi cercarne e trovarne le gioie, estremamente ade– guato al bisogni del 'tempo. (Si era tutti a cacola di assenze: non si parlava che di alibi, di evasioni>. La lezione era data per via di esempi dove gli <::har– mcs <.lcslderall si porge,·ano nella loro essenza, precisi, contornati, mondi da quel terriccio che li accompagna negll altri J)Òcll e denunzia come allondl.no le radici nella terra. Dell'antico satiro, Valéry aveva nascosto il piede caprino, t tratU aguzzt del volto, perfino la bar– b..1 setolosa e appuntita: non mostrava, non ltttiClavaudire che il flauto. t-;on c'era nemmeno li e soggetto• che potes– se distrarre: quella ))OeSta canta,·a la poesia, l'arte della p0esia. L'abate Brc– mond par19 3llora di talismani: e lntcn: deva gli Incantesimi di parole, le con· gtunzlonl s!Jlabiche e ver~li, il cui pre– stigio e potere emotivo non è dato si· gnlficar 1>erverba. L'art.e di Valér)' era tutta. si può dire, di talismani. Fu quel· lo li tempo della diatriba sulla a poesia pura•· Irriducibile cioè ad ogni tradu· Y.ionediscorsiva: e l'eSpressione, se non la cosa, era statP proprio Valéry a in· vcntarla. • .Al nostri glorni, per molli sintomi, si direbbe che la poesia cerchi In tutti I modi d1 tornare a rontaminarst Ha spe· rlmcntnto l'avventura surrealista, che ~ esattamente l'opposto dcli' esercizio puro, della fuga dal caos, del n::rrctsl– smo tecnico, delle rigorose operazioni architettoniche e musicali di Valéry. E' In qualche modo l'infradest.ino, la ra· dfazione lnvlslbi.le al di sotto dello spel· tro luminoso, come Valéry era l'ultr3· violetto, la radiazione al di s0pra dello spettro. Ma ora a.oc.be i ! surrea!lsmo pa· re esaurito, sul punto ormai di chiude· re il bilancio. E proprio dalfa Francia, che finora ò stata la guida tn queste vicende, cl si comuntca che 1 poeti cre- j~TT~ : a~d~r~s;n~~~~~~. 'gei'1~,~~t;~ii~~ :i ne In scriso trndlzlnnale, nell'cntusia· smo civile e patriottico. Il r>Oète-poète (como lo chiama Cldc) corre ormai 1~ pcrlcolo di cese1·0 1111 ti))O Sl)Qesato, quantunque la sun fc<l~ltà e devo:tione all' « ldea llssn. » rn1>1>rcscntlnoqualche cosa di assai rls1> ett:abllc.Ma al senti· menu delln. J)OCslacivile slamo ancora tropJ)O vicini, troppo a ridosso, J>Crché st osi di giudicarli, massime quando 1, gtudlzi_Q_Jetterarlo-- all'opJ)OStodl ciò che Il scnt.Lmento vorrebbe - rl.SChia di risultare meno favorc,•oJe. Certo I Poeti che s'annunciano, per quanto ancora Incompiuti, hanno l'aria dl ,·olerc scrlvcre p('r gli uomint. E Va· léry, fino a nuovo ordine, sarà stato l'ultimo ad avere scritto per I poeti e g:11 specialisti dl poesia. E sarà stato · uno del più coerenti e m;:1ggiorl. Ci ha affid.:itodc.Ila poesia un'Immagine fenv rntnea e lnfinHamcntc toccante: come di una dolce ntnfa, &imJle alla JeuM Parque, dalla oorge de mie~ dont ta tendre MU10,1ce occompliuai1,. le labile nlnra e trascorrente [cic' 1otu la volle e,1/lt de vluante, co-,acur• Que di.s11uta .sa Jultc au.c long.s lien, de • [ffeur Le stesso colonne del Cantlque, altra figurazione <.lclsuo nmore di poesia; so· no fanciulle appena intravviste, e sourb rcs sans [t.gurcs •: fredde e dorate fan· ctuilc che 10 scalpello htt tratte da Jettt di cristallo per farne del gigli. Forse per li tramite di Mallarmé, Valéry era 3ncora vicino n. Wagncr: e quelle sue nlalc sembrano sorelle alle figlie deI Reno: giocano :anch'esse e ridono nella felicità di un mondo Intatto, non tur– bato dalle angoscte del destino, gemono poi anch'esse sulla prc,·.iricazione che ha rotto qucll'armonla prima, e si strug, gono ncll.i nostalgia di ricuperare H C3nto perduto, l'unlssono distrutto. Di là da 1:n velo e d.i un cristallo d'acque, ilrn1>!.dcome I gorghi del Reno prima della maledizione, paiono tralucere le fanciulle c,·ocate dnll' oltretomba nel Cilnctiére marln: Le• crlJ1 alou.s dr, fillt• chatouillte,, Le• veu.r, le• dcn1,, lt• 1XJu11lUe• n1ouillee• Le ,cftt cliarm.ont qui Joitt aucc le feu Le sano Qtll brlUe aux ltvre.s qui se rcn.• [dcnt Les l(larnlers don,, lc1 dolot.s qui lts dC~ [fenden~ ... La sun sc.ommcssa contro la viUI:,e contro la tentazione di morire, la rag– gelante cspertenzn consumata al cOnfinl dell'intclletlo, Vnléry ha cercato di ren· dcrJc ln una m:atcrla lncorruttll>ile, ca· pace t'li atlravcrsarc i gtorni, come [a J)ietr.t rond:a. For.ec per qual<:he tempo, l pe>ctldcsttnall a suceedcrglt Potranno anche fargli una sorte difficile. Lui può immolare - eome le sue colonne - questo momentaneo silenzio a un altro unLssono. di domani. Pub aspettare, qua: le in 8' stosso ftnalmente l'eternità 10 ha mutato. Gl&OOllO DllBKN&OETTl

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