La Nuova Europa - anno II - n.14 - 8 aprile 1945
L,f NUOVA EUROPA---------------8 aprile 1945 --'- 1 --6---------------- sviluppare, talvolta in un'opera sola, alClmi germi già inclusi nella loro ane, che altri svilupperà compiutamente nel futuro. (Così, a mio parere, è c1ssurda l'ipotesi di taluno, che il rosso del manto della Maddalena piangente nella « Crocifissione» di Masaccio, superba invenzione liiica espr(.>Ssa in un co– lore, proveng<t da un· restauro). Qual· che controv,;rsia suscita la «Venere» del Botticellì, che alcuni vorrebbero non del m:1cstro ma della bottega, os· servando che la figura è troppo rita– gliata .sul fond1.>nero, e che il disegno del contorno è meno fermo e conti· nuo di quello d'altre opere botUcel· liane. Da ri<liS<'utere ci sembra l'attri• buzione (De m.naldis) a Ercole Ro-– berti di una « Madonna col bambino• già attribuita a Cosmè Tura (Lionello Venturi); probabilmente della « Leda col cigno•, già assegnata a Tiziano, e ora alla sua scuola; forse anche di una piccola « Madonna col bambino I> (at· trlbuita ora a Dosso Dossi) con la CU· rios.1 deformazione impressionistica delle gambe del bambino; cli una « Pe– cora ed agnello», data ora a Jacopo Bassano, che sembra opera più tarda; del ton<io ora assegnato a Piero di Cosimo, da altri stildio.si CLonghi) a Fra' Bartolomeno; e si potrebbe con– tinuare l'elenco. il profQndo germe genera piante d[~1 i verse; bisognerà indagarne Je segrete: ragioni. Hemingwaj, celebrato roman:~· ziere, ha dato, in Quinta Colomu, re• O\tata al Quirino, una mediocre prova) teatrale. Eppure c'era da attenclers1r dato il noto procedimento narrattvQ dello scrittore affidato, più che altrd, alla efficacia intiinseca del dialogò; che la sua invenzione trovasse una fe!– Hce trasposizione scenica. Qui11t« CO"' Ionna è invece lavoro frammentario,: non solo per il modo adoperato nel1 condurre il racconto drammatico '(la divisione in quadri ha antichi e illu– stri precedenti) ma per mancanza dli intlmo vigore. A R LA MOSTRA ALLA "BORGHESE,, N ON fosse che per il rispetto do– vuto ai grandi maestri del pas– sato, bisognerà questa volta par- 1are soprattutto della mostra alla «Bor· ghese », e trascur.l're un po' la cronaca dei nostri contemporanei. Il caso ci viene in ttiuto. De Chirico e Mafai, ehe espongono alcuni quadri alla Gal– leria San Bernardo, usctranno tra J)OCO con una personale, e cl daranno allora occasione più adatta per occuparci di quest'ultima fase della loro arte. Con :r:;an~. 1 8sa~~: :i:;:~~:i. r~~~: p~~ ttu-a è delle poche tra quelle del gio– vani che restino ancora legate agli h1eali ptttordci dell' impressionismo. Suo scopo finora •infatti sembra so– prattutto quello di rendere sulla tela effetti di luce e d'aria aperta: Ottiene <1uesto ~on una pittura dì foga, co– J)rendo Je gracili trame di un disegno appena accennato con l'assalto di am– J)ie pennellate scoperte, stm!li a man– ciate di grossi coriandoli. Pure con tecnica diversa. egli si ayvicina cosl ai )iSultati di quella che un tempo fu la pittura divisloniSta. Ne,;:11 ultimt quadri, specie tn una « F)sarmonica •• sembra proporsi soprattutto di far cantare i colori. E' un pittore interes· s.1nte, sebbene ancora nella fase di studio, a cui gioverebbe forse passare a modi più pensati e meno iStlnHvt. Il solo lst~nto ·rischia infatti <li ripe– tere spontaneamente quello che è stato già fatto. Bene ci sembra invece che egli si proPonca finora di mantenere la propria pittura •aperta», cioè senza chiuderla In prf'Coci schemi lnt.ellettua· fisttci., quasi in una fase d'attesa, pronta a ricevere, quando essa verrà, l'esperienza matura. , - Al Secolo è stata raccolta una mo– stra retroopettiva dl Norberto Pazzlrui ,(1856-1935). E' un accurato e genti.le ptt,tore affine talvolta a Lega, più spesso a Nino Costa di cui sentì l'in– fluenza. L'Insegnamento del Costa ed n suo culto deJ disegno sembrano adat• tarsi infatti ad un temperamento, co– m'era quello del Pazzlnt, non tanto Jn0860 da una invenzione pittortc~, ma dal desiderio dl rendere tn modo adeguato e devoto l'oggetto d'una te– nera contemplazione, specialmente ti paesaggio. E' una pittura dellcata, u– mida, senza svtluppd, che cerca le albe e t .tramonti, le ore di luce quieta in cut le C06e assumono contorni netti, e in cu.i il pittore può miniarle con amorosa finitezza. ln fondo Pazzini ci sembra, in chiave ottocentesca. quello che sono oggi tn chtave novt:· centescn i oittori che vengono chia· rnau « primitivi •: intendo dire i più ll)OJ}tanei; cioè pittori passivi e attenti dio piccole eStasi, i quali raccolS?ono sempre, in premio della loro diligenw, frutti no11 tanto di pittura, quanto di una amabile poeticità. " La « MOStra temporanea,. alla Gal- ieria Borghese è, anche più della mo– •ltra dei cinquanta capolavori a Pa– ~azzo Venezia, un avvenimento memo– rabile. Una sola volta ci è accaduto di vedere raccolto, in un ambiente cosl adatto, un numero cosl grande di opere d'arte eccelse. cooi ben collocate e scelte èon tanto rigore: nella mo– stra a Ginevra del capolavori del Praclo, poco prima della guerra. E non s.1rà facile che un simile avvenimento si ripeta presto. 11 piano superiore della Galleria contiene. oltre ad una scelta tra i quadri appartenenti alla « Borghese•· e tra quelli cli altre gallerle della città, quale la Corsini, quadri di Napali, Ur– bino, )olilano, Venezia. I capolavori già esposti a Palazzo Venezia ci sono quasi tutti; vi è ti meglio della ex•Calleria Guallno, già inviato dal governo fa. scista n ornare l'appartamento prtvato tlell'ambasciatore a Londra, ed ora, vo– gliamo sperarlo, stabilmente acquisito dalJa Galleria Borghese, insieme con altri quadri che, smaiTltl finora in re– mote provincie, pochi potevano ve· dere. A pianterreno si è riaperto Il museo di scultura, dt cui non dobbia– mo occuparci, perchè è lo stesso d'an- teguena. , La mostra, che è stata ordinata in modo perfetto dal direttore della Gal· leria, Aldo De Rinaldis, è stupenda non solo perchè quadri e sculture hanno la gran<le cornice di queste Eale, care al sentimento dl tutti quelli ~~~ ~~~n°aéJ~~~!e~1mn~a:~~è g~~ 1~st: 1m'es))06\zionc di quadri, essendo tutte llminose. quasi egualmente lumino.se . (:Ji stessi quadri che a Palazzo Venezia .-anQ sollocau dalla penombra, stra· T E 2iat1 da luci false, allontanati dai cor doni vivono ora accanto a noi in piena luce. Noi non siamo di quelli che amano romanticamente (<lire! fem– mlntlmente) il bel quadro in penom· bra. Il bel quadro non ha zampe di gallina in faccia; si giova della luce ~~~~~fo ec;t~~1~a~o~~~l;:e m~~~la~~e~~ com'è fatto, e la luce Diù adatta allo st.udioso è anche quella pili a<lmta al semplice buongustaio. Non bisogna aiutare il quadro ad essere bello; una luce scarsa equivale a un ritocco ar· b.itrario; pensando in modo diverso, si giunge al ridicolo d'una galleria pri– vata di Parma. dove giii vidi un Greco ('del resto molto ritoccato) illum-inato con una lampada lilu per accentuarne Il carattere e accrescerne la sugge– stione. Vi sono certo le ecceZioni. e si hanno (non sempre) quando il pittore ha dipinto il suo quadro pensando che fosse colloc.ito nell'ombra, o In un de– terminato sco~io, e ha calcolato suHa loro complicità. E' il caso della « A.s· sunta :o di Tiziano, il cui po.sto è l'al· tar maggiqre dei Frari, non le sale ~el– l'Accademia è anche il caBo, umco esem1>io in Questa mostra alla « Bor– ghese». della « Madonna della Seroe » del Caravaggio, sulle cui figure grava un fondo troppo g.rande e vuoto. che evidentemente doveva essere ri.:issor· uito dall'ombra e dalla lontan:mza. Mn questi quadri dovrebbero essere efiC]USi dai musei; i musei devono essere luo– ghi di piena luce, come appunto è ia «Borghese,, dove i capolavori SDlen– dono come J,?emme. Naturalmente una simile mostra non Poteva aver luogo senza riaccen· dere o accendere per la prh"«è volta, alcu;1e discussioni sull'attiribuzim1P. dei quadri, Alcune di esse, a mio pa· rere sono oziose. E' assurrlo pensare ancOra, come Qualcuno ha ventilato, che la « Fornarina • non s\a <ll mano di Raffaello; In realtà, esclusi gH affre· schi, è questo il più bel Raffaello eh~ esista· un miracolo della pittura. Nè s1 può, ~ mio parere. mE'ttere_ in dubbio l'attribuzione a Tiziano d1 quel sor• prendente « Ritratto di un senatore ve– neziano-». E' vero che il ritratto, per la piccolezza della testa, per li valore del fondo macerato di colori sfattJ, sem· bra anticipare Rembrandt. Ma chi_ al– tri, se non Tiziano, può avert dlpm~o questo splendido Quadro? ll .dubb)O nelle attribuzioni viene spesso da una fiducia troppo scarsa nel genjo dei grandi pittori, e nella loro facoltà di Tra i quadri provenienti dalfa Gua· lino, e che si ammirano dopo una lunga eclissi, att.rae l'attenzione H pie· colo paesaggio di Rubens. I piccoli pae· saggi, tutti avvampati di toni rossastri, costituivano un riposo per questo pit– tore di quadri grandi e affollati; m;i egli non dipinse m1lla di più nuovo, di più schietto, di più poeUco. Ed un nuovo valore acquista con questo con· torno un capolavoro che già era alla « Borghese» Il «Concerto• d~ Ter Bruggen, pittore olandese del Seicento, il Quale subì l'influenza del nostro Gen– tileS<:hi. Questa è pittura moderna ne~ senso più pieno. Infine offri:! un J?aio di <1uadri, tra i molti, a quanti ogg1 si af· tannano per espurgare la pittura dal così delt.i « valori letterari•= una di– stinzione che un tempo non si cono– sceva. Si prenda H « Ritratto d'uomo• di Lotto: che pittura, ma insieme che fonnidablle raoconto, questo mellifluo e farlsalco furfante, questo nido di vi– pere dallo sguardo sentimentale, ,la mano molle posata su un teschio da· vorio e sui petali di una rosa sfogliata! E quella «Venere• non nuda ma • .spo– gliata • di Cranach, dall'occhio picco~o. daJJo sguardo stupido e astuto, ~ali o– recchio bestiale, dai contorni di una purezza quasi crudele, con accanto quell'albero vivo da foresta_ stregata: sembra di ·leggervi, portata in grande pittura, tutta la malattia tedesca. GUIDO PIOVENE T E A T -R O SPERANZA e E', in questa commedia, una ma– tura signora che, pur sposatasi in seconde nozze a un magistrato, si dà bel tempo con giovani amanti senza perdere cli vlsrn l'opportunità di procurare un buon partito a una delle sue figliole. Perçhè, di figlie, costei ne ha due, una del primo, una del se– condo marito. La prima, come spesso accade, non è la prediletta della fanfr glia; ma non per colpa _del ~a~rigno, il <1uale, anzi, per affinità d1 indole, ama di tenerissimo affetto la figli.istra, buona ragazza, Intelligente, piena di affettuose delicatezze per lui, La ma– dre invece trova nella seconda figliola, avuta dal magistrato, uno specchio lu– singhiero della sua vanitosa persona– lità. C'è stata, Indubbiamente, una in· versione nella nascita delle due crea– ture che le ragioni del cuore riportano ai loro naturali rapporti. Tolta questa variante Iniziale, per due atti la com• media segue le tracce <li una favola famosa: un giovane pittore, prima In– namorato della bella Solange, si ac• corge alrim1>rov"iso di essere preso dalle grazie schive della .modesta, iw telligente Caterina e decide di sposarla. Si determina cosi chiaramente la sottln– t&Sascissione familiare che, al suo giu– sto momento, arriva a contrasti di drammatica perfidia. Da un lato, la madre e Solange, partito del vitalismo energetico, sprei;::iudicato, edonistico; dall'altro, Caterina, il giovane pittore e il magistrato che si stringono di af– fettuosi vincoli come gente dab))ene che ha nel dovuto pregio i doni so– stanziali della vita: condotta proba, studio, lavoro, riSpetto reciproco. Questo secondo partito ha, da qual• che tempo, facile vittoria, non solo nel giudizio pratico della gente bennata, ma anche sulle tavole del palcosce– nico. La polemica contro il filisteismo dei buoni sentimenti ha guadagnato, di recente, gli ultimi spalti _della lette– ratura popolare e ha perciò perd_uto ogni validità nelle spere supenori della intelligenza letteraria. La pattu– glia di punta della rivolta futellett~ale porta ormai il buon senso per ve_ss1llo: La matura signora che Si gode 1 su01 tardivi amori nella commedia ò:i Bern· stein si avvedrà, con grande dolore, cli avere perduto per sempre l'affetto che il bravo marito per tanti anni Je ha invano offerto. La commedia, che si giova, mass\1?1-e nel. primi due atti, di un garbato dia· logo di parigina scioltezza, tocca un vertice crudele, solito nel Bernstein, nell'esplooione aperta del rancore tra la madre e Caterina; ripiega poi Jen• t.amente, troppo lentamente, ".er~o l toni più discreti, di un goffo intimi· smo, per riiemergere, nene ultime bat– tute, verso 11 presagio cli un dramma ancora da scrivere. Le due figlie erano Elsa De Glorgi e Evi Maltagliati. Le due ragazze che avevano sbagliato a nascere. avrebbero potuto trovare, nella rappresenta~ione della commedia. più felice d-isposlz1one. La procace Maltagliati avrebbe incar– nato meglio la brillante Solange: con fragile grazia della Elsa De Gio!'gi. con la sua morbida voce, Caterina avrebbe avuto più adeguato disegno. II Cimara. nelle vesu del magi.strato padre, recitò con esatta _intonazione ed ebbe battute spente e intense, e mo– vimento di cama misura. Margherita Bagnl, la madre fu Vistosa e goffa co– me si conveniv3.t; Aroldo Tieri fu un convincente, bravo ragazzo. QUINTA COLONNA U N giorno occorrerà proporsi il problema dei rap])Orti che corrono tra dramma e romanzo. Non met– tiamo in dubbio la identità sostanziale di tutte le opere di arte ma sappiamo nnche che, col crescere e determinarsi, C'è un tono dominante, nelle opere' nate sotto n segno dell'arte, che cii"" cola come fre.schissima linfa che tra– luce appena o si rivela evidente ma· non interrompe mal il suo flusso ed è la con<lizione di quella organica vita~ A tratti, in qtt?sta Quinta Colonna, in brevi scene di un reallsmo violento, nella frizione s~ntillante di due bat– tute, si ha il richiamo a quel vigore che circola negli scritli narrativi df Hemingwaj. Ma. al solito. come sem– bra ormai inevitabile in OJ>ere che si! riferiscono a fatti storici recenti, il l("' bero svolg:l.mento di temi di più ge– nuino ispirnzione è come vincolato alla, massiccia, Immodificabile realtà di quanto è accaduto. Quinta Colonna st svolge In un ar., bergo 0 di Madrid durante la gtlerra cf– vile sp..1gnola. Néll'interno della capi– tale agisce una quinta colonna di fa– langisti da aggiungersi all_ealtre qua~– tro che operano contro la città e la stringono di m~edio. Guerra aperta extra muros. insidia. tradimento de– litto a11'>nterno: ordito nero sottilis– simo sulla trama <lella resistenza rossa. All'Albergo Florida confluiscono l rap– presentanLI della lotta. In primo plano !. comuni-.Sti con Ja loro vita evidente; dall'ombra l'emergere fulmineo, mici– diale dell'altra fazione. La vita dell'ar– bergo è, alla superficie, quasi normale: ci si mangia ci si beve, ci si fa all'a– more, come sempre. Philip, giovane comunista americano, ha il suo quar– tier generale come commissario di una organizzazione di patrloU, in una delle stanze dell'albergo; sua vicina dl• camera. una stupenda americana, cor• rispondente di guerra che è diventata la sua amante. Lotta tremenda, Q.ueUa del giovane che rischia la vita ogni giorno e che si concede la torbida gioia di Q.uell'a· more, con il segreto rammarico di sot– trarre cosl, alla causa, parte delTe energie che le andrebbero interamente dedicate. L'amerieana ch'è fuort della politica per angustia mentale e per leggerezza morale, rappresenta, ln que– sto conflitto eterno tra dovere e pia• cere, il polo della tentazione. Sotto le spoglie dell'angelo ella vorrebbe pre+ eludere diabolicamente, al ribelle, le porte del suo cielo ideale. E' Circe che tenta di arrestare il cammino fatare dell'eroe, con i suoi incanti. Al Quirino la maliarda era Olga Villf\ celebre bellezza del teatro dl varietà e mediocre esordiente in quello di pro– sa; si aggirava mollemente in pigiama nella sua stanza, Si laccava di rosso le unghie del piedi e si petdnava t! biondi capelli. M;mcavano all'eterno ripetersi del mito, fresche e salub11 aure, fioriti giardini e lo scroscio clor– cissimo delle acque. Ma la giovane americana, per un miracolo di memo– ria ancenstrale, evoca con n .suo inna– morato le deliziose sedi, e fo invita a seguirla. La Riviera, il lago Balaton, le valli svizzere; in ognuno dj questt luoghi incantevoli l'eroe, che era Carlo Ninchi, può dimenticare la sua mis– Sione. Ma U giovane americano, che per un breve temp0 aveva dubitato della sua forz..1 dà animo, si riprende, abbandona la sua Circe e si dedica, con !innovato ardore, al suo compito. In un ultimo malinconico colloquio avuto con la sua amica, Philip espone le ragloni del suo sagrificio. 11 suo programma politiCQ è un comunism9 elementare, venato di ottimistico edo– nismo, caratteristlcamente nordamerl· cano. Egli afferma d.l non <lisprezzare le delizie godute per qualche tempo e che ancora lo tentano, ma vuol conu:. nuare a combattere le forze che impe+ discono a tulti gli uomini dl goderne. Qui «tutti~ dovrebbe essere il termine dell'ant.:itesi dialettica che costituisce la programmatica ragione di lavori de~ genere. Ma questo termine che equi".. vale alla dolente umanità, neanche Hemingwaj lo rnppresenta, lo dà come sottlnte60 e anche nella sua opera ri– mane vano e .istratto. FRANCESCO JOVINE I .
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