La Nuova Europa - anno II - n.11 - 18 marzo 1945
. 1 __ 18marzo l94S -.-_--_--------_ --~--L'.,l NUOVA" EU ROP"A! ------------------ 1 V I A G G I O TEMPO RITROVATO gi~tb~t:a,vff~t 1 ~o s;ie!i 0tn{:;ol~~~ 7 -- (• t"ansia d'un cor che tnàocile serve, pensando a/,; regno~) lo ha spinto alla Dl St dh ,I carriera ecclesiastfca. Le avventure d'a• · en a more del seminarista pr.ocessato a Gre– nobl-e, le seduzioni da luf operate e re F O R T U N A sue insofferenze di popolano ostacolato · · . C1a-ude I ;e~t~,!~~-l:~~e~~;~,S~~:~l :5, , BOOLE DE sum A Bellona bevemmo, per 1a g:rande arsura. un' aranctata micidiale. Dappertutto in quei luoghi non si :trovava se non scarsa acqua di pozzo; llla cl avvenne di scop1ire bottiglie <li Riardo, e òomammo per J)OCO la sete. Presto l'acqua bevuta cl tornò tn più co– poiso sudore, nella marcia sotto i1sole. Ci vd.eneinoonko una donna scam1iglia• 1a e tetra per dirci.che la rad.I.oinglese · ha avvisato <li andar nel rifugio dalle undici all'una. Più l.nnazl altre donne, con volti e voci di lutto, come le loro ve,;U scure, con gesti da figure del co~1 E6Chilel ci avvertono che Londra inV!i.· ta a stàrsene nel rif\lg1o dall'una alfe tre. Sulla piazza un prete, dalle cul. na· riel spuntano peH a ciuffo, smenusce t'lltto: ha sentito la racHo, e non è vero mente. Si forma un croccht.o: viene al· tra gente: sfollati da Napoli, dicono. E raccontano <lei tedeschi che ranno orri• bil.i delitti: ripetono anch'essi dei dena· rl strappatl o rubat!, degll orologi, braccialetti, anelli, pOrtatl via: delle masserie saccheggiate. Noi eravamo s€mpre convinti. che a ·Napoli fossero sbarc~tJ gli inglesi: i giornali romani parlavano di navi alleate a perdita di occhio nel golfo di Napoli; ma inten· devano a quanto pare, il golfo di. Saler– no. Ora cl sorge dubbio che i no.str: in· formatoli. tornati la notte da Napoli, abbiano ragione- Giunti a Trlflisco. presso Jl ponte 'Annibale. la presenza <iel nazisti in· combe kcquentlsstma e fastidiosa. Bombe esplodono vicine, landat-e dagli <inglesi. sebbene forse non siano dl· · retJte al ponte. l'unico ormM che con• senta al. carri e ai treni il cammino ve)"iS()· Napoli. Un'aria di sgomento pe· sa su tutto, e si fa più affannosa quan• do rasente i marcl.ap! eldi deUa strada 'provinciale str!Scia fragorosa una colon· na di camJon tedeschi. Il treno per Na· poli è gtà passato, e bisognerà attende· re l'altro nel pometiggio; ma questo non è proprio \! luogo più adatto per aspettarlo. Il ragazzo ch'era stato cosl forte sino a q•uel punto, ora si mostra smari~to: ci (lomanda di poter tornare a casa. E alla stazione ci assicurano che il ponte minato sarà fatto saltare tn quel pomeriggio dai tedeschf: è più che probabile. è quaSi certo. Ciò signl• fica che anche- a voler passare dalla p.1rte opposta non troveremo il treno che oi porti alla malora di qualsiasi luogo: nè troveremo chi cl aiuU: nè troveremo dove riposarci. La nostra volontà è come paralizzata. Eppure che cosa è veramente mutato nella no- t ~~~ ~~~i 1 ~t~~n=1n~i~ :~: 1n~ fl ~~: :-n~~a~~!:C"d,c~~~n~'\~a:;~ 0~~.u;P;~· rita da tanti racconti, lo scongiurt di non andare: anche il tedesco conferma quel che già s'era saputo, e aggi.unge: zona -perico!OS.sslma. E <l'un colpo n l'llogo cl S!:'mbra stregato, maledetto. Il ~1f;~:~ot. 1 ~~~f}fan~oh~1t~1f;~r~n~~j per la via dl Calaz.zo che cl è l.nnan~. Passa un baroccio e al conducente che lo guida ritto. a gambe aperte, quas1 appoggiato sulle stanghe, chiediamo cli prenderci e portarci al paese. « Non posso•· risponde, e debbo caricare i ~~~~i~~ :1:s~~~ ;, !f'aN~l~d~~/ 0 :~ H1Sist!amo che almeno cl porti per un tratto, e l'uomo acconsente; e però, sbrl· g~1tevi•• dice, e altrimenti se arrf..va qualche bomba cl fa nuovJ nuovi». Sa· lutiamo con affetto il [f,1gazzocoraggio• .so che cl ha accompagnati, cerchiamo di compensarlo come megllo possiamo, c<l eg.ll qua.s! di corsa s'allontana verso i suoi luoghi. 11 e t.ralno • trabalza e rulla: le vali· ,;e scivolano Indietro e bisogna reg– gerle; ma I chilometri segnati sulle pie• tre ai margin~ Oella strada crescono v~locemente. 11 conducente allarga la sua promessa: i porci aspetteranno un poco. Ormai ci sentiamo più sicuri, non ostante i rombi e gli scoppi vicini e l'alto passaggio degli aeroplani. A Piana <il Calazzo l'uomo ferma 11 traino e ci dichiara, mano s·u1petto e parola d'onore, « per queste croci dl Dio», ch'egE deve tornare indil:?tro, e che i maiali non J)06sono più attende re .. Ma ci assicura che 1l non cl sarà difficile trovare chi ci conduca a Caiaz· zo: dice an<!hequalche nome: mancano soltanto tre chil'ometri sebbene siano i )i.ti raucost. Noi. s'ò deciso di andare intanto a Caiazzo, e <li Il ver.so Amorosi a cercar )a ferrovia San :Martlno•Valle Caucl\na, tentando la fortuna da quella parte. MinuU e \I maresciallo· vanno a cer– c;ire 11barocelaio: e )a signora ed l-0 restiamo all'ombra presso le valige, I! giorno è chiaro: non vento, ma ogni tanto una folata che porta glli odori delle erbe:, ronzano inset;tl d'oro: can· tano rari gli uccelli. Tre bimbi ruzzano innanz.i a noi, sporchi e graziosi: rac· colgono nel camp0 a\ ~edi degll alberi le noci e i fichi e ogni frutto caduto, non per mangiarli ma per gidcare a venderli: questa è la loro pi<'COlacom· media, e cosl inventano la vita. L'attesa non è breve: Minuti e il ma· resciaUo son certamente rimand~tl da Marta a Maria; ma finalmente giungo– no ool calesse giudato da un ragazzo di forse quindici annl, bruno di sole. e di pelle nativa, con occhi neri e un po' febbrili, e un sorriiso furbesco su den· u bianchi come di ne"gretto. Sul cales· se andranno la Signora e le vaMge: noi andremo a pied.i; ma poi si trova che anch'io PO&SO salire, e sebbene mi schermisca e voglia clle almeno si fac– cia il turno, mi convien cedere alla pre· mura dei compagni.. La prima impre,Ss;one di Cnlazzo è quasi lieta. Il paese sorge tutto aerato in cima ad un colle di circa duecento metri: e &liàdalla sua piazza si domj: nano le valli; e chiari si distinguono I monti. Belle le case, specie certi. anti· chi palazzettt. Minuti ed jo st pensa eh~ a Caiazzo Pott'emo aspettare forse qualche Fl,orno, indagando ve,i:so qual punto com•enga indirizzarci. Bisogna anche prender contatto con la radio: sapere che cosa è avvenuto in due giorni. InrnntO gli sposi cercano di convln· cere 11ragazzo a condurli 9ino ad A· rnoiosi: tuttt e q1.1att.ronon Si potrebbe partire: e di ll troveranno facilmente un mezzo per raggiungere la loro ca· sa. La promessa dl un buon compen· so può s,-cJ,u-Jo.E' un ragaeo a cui la vàta delle Strade e det molti luoghi co· nooc.iutl, paesi e città, ha èonferito non so che sicur~za precoce, ed egli crede di ae<:entuarla con un riboccante tur– piloquio ove ricorrono le parole « fe· tente, chlavlco» ed altre più energdche, per non dire la continua com.piaoiuta l)estemmia agli 01~ani umani della generazione. Andrebbe, dice. ma la ma· dre gli ha dato lncarj_co di portar U grano a mamnare nel molipo di Caiaz· zo: se s1 troverà U modo che alcuno, una sua parente, provveda a quell'in· carico, coslcchè tornando egll trovi la farina, non esiterà ad accompag;narli. Bisognerà andare un po' fuori del pae· se a «spiare» se questa parente c'è e vuor fargli il favore: perciò fa salire gli sposi e carica i. loro baiagli: se la parente si trova, continueranno senza altro il viaggio, se non si trova,. tutti torneranno indietro. Cosl noi salutla• mo provvisor\amente i nostri due compagni, e nel ringraziarci a vicenda della buona compagnia, ai1guriamo lo· ro di non tornare: ci promettiamo di far conoscere, a vicenda, QuandQ si. po· trà, la fine di Quell'avventuroso vlag• gio. · Minuti ed io abbiamo finalmente mangiato una ten~ra carne di \"itello, un forrnag&,io locale: e anche bevuto un vii.nome<liocre. I due sposi non so– no tornati. Non è stato-difficile trova· re un calesse che pom anche noi ad Amorosi: partiamo vl!rso le cinque del pomeriggio; nia usciti appena un chi· lometro dal paese il cocchiere ci con· vince ,e non Eaprei più dire perchè, della .opportunità di percorrere la mat· tjna seguente un'altra strada e giunge– re a Sant'Agata dei Goti, donde sarem· mo Poi sbucati nel Nocerino. E men· tre Mtnuti trovava proprio quel che cercava, io mi ripromettevo di g:\unge– re magari a. Positano e poi a Sorren· to. Tornammo Indietro: fummo clrcon· dati dalla gente curiosa e premurosa: oi convenne sentire almeno venti dl· ve-rsi con~glleri. E 11 vtaggio a San· t'Agata sfumò come \I .J>iù estroso e il merio concludente. S'oòe il fischio di un treno: ci avvertono che viene da Napoli: dunque Il ponte Annibale non è saltato: si può domani tentare la via per Napcli. La sera udiamo la radio. senza !,ar;o1d!~rnf ~~~i 1;:n~::~1 ~ ~i;s~1 pacifici. Qualcuno passando cl saluta· va. Parecchi si fermarono a parlare con una festosa e vorrei dire sfrontata popolann, più brutta 'che giovane; ma i caetlni ch'erano accanto a noi, sul· la porta dell'osteria che per i tedeschi non aveva vino, fremevano imprecan· do contro la « svergognata i> che diso– norava il paese. Pensai per contrap· posto a Boule <le sui/. - Benchè quei soh.latl fossero « manzi i>, che è a dire mansueti, la gente non si fidava e nascondeva ognl cosa. I te– deschl avevano saccheggiata tra )'al· tro la Fabl'.aneiia, una contnH.la ove fioriva un'industria di Cirio, e avevan e . I preti P ER o1unoere ao11 occht di 1ne che scrivo ~ di va{ che ,ni leggete la htee di certe. stelle impjega · dfe• cfM di WUl1, e quella dt certe a1tre, centi1iala di anni.. Piit tempo assm. tn paragone, alme11-0 per qu~l che mt rt· {Jtwr<l.a, e( hanno tmpieoato certe pub• J~1t:i~~~ Efr;:ifffie ~!}t/~ 1 1~t:~~ colpo cU. fortuna, o La oe11tilezza d'un amtco, che. me ie ha messe sotto glt occhi. Ecco q1w, Ptr esempio, un vec'· ch1o numero de~ Figaro ( 15·16 ago– sto· 1942). con un curioso articolo di Claudel su Stendhal., o piuttosto con– tro Stenèthal-. L'ambasciatore contro il console! lf credente contro 1, volter rlano! Ah, se negU anni tra 1l 1831 e il 1842 ambasciatore di Lutg'i FiJtppo r,resso Gregorio .\'VI Jo.ue stato Il poe– ta dell'Annonce faite à Marie, quanti rospi avrebbe. dovuto inooiare, nel suo c011solato di Civitavecchia, ti poeta del• la Chartreuse òe Panne! Nell'articolo dej Figaro 110n oli. son risparmiati, e proprio nell'occasione del centenario, t qu'1litificat1vt di e E.poisphilistin », di e pachydern,e », e altri del genere. 'Ant-lclerlcale convinto e !Zelante, Sten– dal ha popolato di preti t suoi Ubr-t. Ma tf s-uoanticlericalismo in <1uestonon. ha che vedere, o bett poco. E' il sue ardore d'ideologo che -lo porta a ficcar 1l naso nelle facce11de àet preti, L'anticlerlcct· lfsmo può averlo indotto c1 stWzzare con illchiostro rnor<lente o caricaturale certe figure mi11orl di preti intr·luantl, malvaot, vanitòst, WuSi, fanatict, buffi: benchè e-i, sian poi nella sua gaUeria ~;~~s[a~~,~~·r:~:,;~ 0 ; 1{' !J1'f ;~;~~1 aJ~l,~~ Sorel. Il prelato Fabrizio ciel Dongo, hanno tutt'alt-ra origine'.· nato il primo dalla lettura det resoconti d'un proces· so penale che si svolse nel 1827 a Grt:· noble, contro u'n seminOrlsta omicida, certo Antoine Berthet; e il secondo, da quella à'una vecchia cronaca delle cose ~co;:;lg'\flj s:~~d::or~~iteor it~~rn: L'ideol-O(fo era stato attr,itto dal proble• ma dei rapporti di azione e rea2.1one tra la passtonalftd det due oiovant - Il popolano jrancese dell'Ottocento e Il pa– trizio ttallano del: Cinquecento - e la cltrriera eClesfasttca da loro intrapresa. Ma quell'ideologo era un poeta. Se ta{e non fosse stato. l'isterico, ricattatore e poco interessante Atitoine Berthet non sarebbe dit•enuto li seducente Jul1en Sorel, n.è U massiccio Alessandro Far• nese l'affascinante Fabrizio del Dongo. Lasciamo in pace Fabrizio. dt cui Claudel non si occ,,pa, e guardiamo 1n· vece Julien, che è preso di mira nel– l'articolo del -Figaro. CM legga quan· to è stato pubblicato det processo Berthet e 'della precedente Istruttoria (una notizia con estratti ce ne diede amit addietro il capitano Bouchardon, famoso come giudice dei disfc1ttist"i du· rante l'altra uuerra mondiale) s'avvede sùbit'o che Stendhal ha messo- molto di sè nel ,protagontsta del suo romanzo: Jo ha dotato dt quel tanto che c'era o c·era stato in lui di mac111avellico e di napoleonico, ma potenziato e trasjìgu• rato, e nello stesso tempo lo ha intriso clella propria sensibWtà amorosa e del suo raffinato senttmento dell'onore, che agiva su quella sensibHitù c{?me uno strumento di torturà. Se questo com· plicato Julien, che partecipa di Don Gio• t19nni e di Werther, avesse avut·o di· cfotCanni al principio dél secolo, cc.me lt avelì'ct avuti Stendhal, sarebbe stato senza du.bbio ufficiare di Napoleone. Ma carucato sul loro camion tutte 1e sca· tole e fino i parei, le vacche, le galli– ne. Poi; da generosi predatori, distribui• vano al povolani <iualche scatola. di latte condensato e avcvan l'aria di aver r~tiwito "ilmal tolto, anz.i di aver fatto dono del proprio: oppure la ven· devano per poco, e i popolani a lor voi· ta la rì\•endevano agli sfollata. Ma io JfliaÌ'dando un soldato tedesco dal volto accorato. penso che anche nella sua mente p,-1ssiun pem:tero che è nella mia: poSSibUc che l'eredità di Caino, nella più stupida e più vile del· l'azioni, la guerra, debba per sempre durare come lotta u·a. gli. uomtm? Fi· no a quando un gruppo dl bruti, al quali per umlliazione dell'umana super· bla fu data la parola, predichefà la guel'ra e 1a provocherà contando che l'in.s.idia trionfi in tma viuoria·lampo, ma, al momento del processo, l'avrà de• stata anche il <lf$(Jr<h:iato Berthet fra le iettrici delle cr.01wche gituliz1arle. Ma per ricever dichiarazioni del. genere dt quella che st legge negli Eblouissements. della contessa de Noailles, bisognava ch'egU si trasformasse in JuUen Sorel: Tout votire ;imer t)rgliell (-clat<!' Dans mon C04Jur d'ombre et d'éenrlate. Je vous ol blen almf, ce soir, O J'Ul'iendu Rouge et du Nolr. Stemlhal forse 110n chiedeva Ulnto. Le mnmiratrici troppo appassio11ate hanno qualcosa delle antiche Bacca,1tt, e 1 poeti che Incappano in loro corrono il, rischio di fare, benchè per raoione tnversa, la misera fine di Orfeo. lnvece. il rimprovero che Claudel fa a Stendhat t proprio quello d'.avere tra– sfornuito A11toi11eBerthet In Julien So• rei. Che cosa, seco11dolui, avrebbe do– vuto fare Stendhal, se non fosse stato il filiste-0 e il pachiderma che era? Met• ter da parte le proprie nostalgie e vel· leità. uscir di se stesso e porsi dinanzi al caso Berthet senza schermi egoistict. Si sarebbe allora chiesto se un senti• me11to più nobile del!1ambizionc non livesse pe1· avventura spinto Berthet · a, seminario. Alcune parole del prete :~~n:~f 0 effibf:~-;~~fi~~,iai~~ iJ!!f:e:,~~: Qtt.éla carrière à laquelle je me destt• na1s; faurats fait mi bon prétre; je sens su.rtout que j'aurals habilemetit remué le ressort des passions humai·• nes ». Clai«lel st appoggia a u11a1mbbli· cazione stendhaliana recente per adom• brare 1m'altra ipotesi sulla contn1stata vocazione dt Berthet, alla quale no,i sci· rebbe stata estrçnea la presunta illeoit• Wnità della sua nascita. Jl pachiderma Ste11dhal avrebbe avuto il torto di 110,i pensarci 11eppure,·ma soprattutto quet• lo di non riconoscere nella torbJ<la aspi• m.zione del povero ragazzo a far.si gui– da di anime un'eco stravolta della gran• de parola: Da mihi animas, cetera tolle. Ora, che dinanzi a certo cose Sten– dhal \llon, avesse occhi, è f-uori di di– scussio11e. A.nfme sacerdotaU qli son passate vicino, deone di stima e d·I ri– spetto, ch'eqli non ha vunto comprese. Dell'abate 7'eysseyrre, oid suo compa• g11q di scuola, che fu auas¾un santo. 110,i parla che come d'un ipocrita. L'a· b<lte Ruillmme, suo maestro di latino, duro (lgli aUrt come a se stesso, e per,) privo delle migliori a-ualiUt pedaooot· che.,ma anima invitta nelle fatiche apo– stol1che e nell'affrontar la persecuzione durante. 1l. Terrore, ce lo dipinge con ttnte nerissi:me, senza una pem1ellata che lo umanizzi almeno un poco. e Non mi stupirebbe - scrivevo proprio io àell'abate Raillanne, net 1930 - che f1i quegli annt epici avesse detto aual· cuna di quelle sublimi parole che Clau– <lel fa pronunziare at suo rude c1irato Badilon. ». Cht so! Forse ebbi l'oscw·o presenlimelito che un dissidio Stemllial• Claudel sarebbe avve1mtu per rac,iont d-l rpreU. . Clmulel, insomma, lamenta che Sten– dhal 11vn et abbia dato, tnvece d'i Ju· llen Sorel, qualcosa come u11<1. prima f}roua tragtccnnente compromcs~ e perduta de, suo curato Badfloti o dd curato Donissan di Benurnos: ta sto– ria d'una vocazione sviata, dellt1 semen– za cmluta fra le' spi1te. Tanto vanebbe lamentare che l,' Ariosto abbia scritto il Furioso invece della Gerusalemme e l'Alfieri le sue tragedie -tnvece dei Pro– messi Sposi. I curati Badilon e. Donis– san avranno diritto di cittadinanza an· cho loro nel 1'twndo dell'arte, ma do– vmmw aspettare çent'annt. Ricordi il cristiano ClaudeL che nel reono di Dio mansiones multae surlt~ e così nella poesia 1 ch'è anch'.essa reono di Dt-0. C'i posto per Claudel, ma anche pe·r Sten– dhal. Per l'ambasciatore, ma anche per. H console. PIETRO PAOLO TROMI'EO la guerra sarà inevitabile tra gli uomi· ni per difendere proprio quell'umano che i brt1tl vonebùero spegnere. Ma i popoli sono pur passati dal cannlba~ 1iS1noad altre men tragiche forme di/ cibo: così un giçrno passeranno ~!alla guerra ad altra gara. So che i Plll'l po· litici a Queste speranee sorridono e forse commiserano la nostra ingenuità: se fosse stato per uomini della loro . specie ii mondo sarebbe ancora allQ stadio dell'antropofagia. La notte dormiamo. come sl può, tra nuove punture di cui non ci sfugge l'origine: e a un lume di candela. aP" paiono bestiole rissose e velociss1mc, come 'non sl sospetterebbe in parnssitl di quella· sorte: ogn\ tanto, dal vicino .. cortile, ci giunge H grugnito del por.– celio. FRANCESCO FLORA.
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