La Nuova Europa - anno II - n.11 - 18 marzo 1945
-- !8marzo!945 ---------------L:.t NUOVA EUROPA·••----------------~- 5 -– SCORCIATOIE Sono. a volle, diffi· ciii; veri senlierl per capre. Possono dare la nostalgia deJle 1s~rade lunghe. dit•itte, provinciali- " STORIA D'ITALIA Vi siete mal chiesi.i perchè l'Italia non ha avuta in tutta la sua storia - intendo da Roma ad oggt - una sola 1:i\•oluzio– ne? La risposta è una chiave che apre molte porte. E' forse la storia d'Italia lin J)OChe righe. · Gli italiani non sono parricidi, ma frat-ricldì. Romolo e Remo, Fert·uccio e -Maramaldo, Mussolini e t socialisti, Badoglio e Graziani. « Combatteremo - stampò quest'ultimo tn un suo ma• n!Cesto - fratelll contro fratelli. •. (Fa• vorito - non determinato - dalle cir· costanze fu un grido del cuore, il gri· do di u;10 che finalmente si SfojJhO. Sono runico J>Opolo (credo)_ che ab• bia alla base .della sua storti.a (o della sua leggenda) un fratricidio. Ed ·è so– '.lo col parricidio (uccisione. d~L :vec· chioJ che sì inizia una r1Volvz1one. Cli italiani vogliono darsi al padre, e a,,ere da fui, in cambio, il 1>e1messo di uccidere gli altri fratelli. 6 \DOPO NAPOLEONE ogni uomo è un pò di più, per il solo fatt~ che Na• 1>o!eone è esist.ito. Do1>0 Ma1daneek... o . ·NAPOLEONE era un uomo:· coffie tuttli. gli uomini (alcuni delinquenti. esclusi) aveva anche senso dl colpa. Si ha l'impressione che tutta ,la fine della sua vit.a sia stata dominata. dal rimorso di aver abbandonata. di aver dovuto abbandonare Giuseppina « la sua buona Giuse1>1>ina ». E quando ri– tornò dalla Russia pianse .a lungo, chiamandola per nome nella vuota 1' 1 ~t~~~~- b<l.rnbino che, avendo offe• sa la madre, si allontana - ·sempre di· più, sempre di più - dalla casa. Vi ritorna a sci-a, battuto ·e stanco, e 'trova che sua màdre non può più (an· che lo volesse) perdonargli; è morta. A~o~g gia~i~:· Poesia. E' una Verità, una piccola semplice verità .(anche Napoleone era semplice); ma spiega - più che non qembri .---..la campa· gna di Russia. SJiieJ:a la fatalltà 1n· terna dalia ouale è nata, lo SCO{)o (non vorrei allarmare chiamandolo autopu• nìtivo) per il.. quale fu conce1>ita. 6 '.A QUELLI che credo'no éhe 0 Hitler abbia «almeno» amata ta Germania, racconterò quale è Stato .Veta~uente li sll~i~~~- la CermarH~ ui\ ~Uccido di. ,rovine; e, fra nuvòle di g3s asflssi_an• -ti t·improvcrando ai· tedeschi di non a\'erlo cppito, salire egli al~ cielo, in una speoie di a1>0tcosi, 01.ttondato dal• ~e sue giovani S. S. · ' · - Questo sogno egli lo ha s~g:nato '~o– sl profondamente (crcct~ndo· - ol~~ m J>iena buona fede! - d1 sognarne un altro) che si può dire egli· abbia v-in• to, almeno in parte, la_ sua ~ue~. o . ETA' DELL'UOMO Se l'urtivcrso se• gue - e non pare possib.ile altro - una sola legge; se quello che accade all'individuo _ ·nascere, invecchiare, . morire - accade nec<!ssariamente ·an– che alla specie, ai mondi ·ecc.; ché età ha oggi l'uomo? E' vecchio? Giovane? Di mezza età't · · · · A me sembra, a giudicare dalle sue credenze, Illusioni, stati ·d'animo, dai quali appena - e con quale strazio! - si sta liberando, che la sua età ma fra i cinque e i sei anni: esca cioè appena dalla prima infanzia. Non si. è illulriLO, non si. nutre oggi ancora. di racconti di -balie? E, anche, prenden• doli sul serio .(scrivendone intorno vo• O.umi.di controversie); non come chi, COn la coscienza di abbandonarsi a una: felice illusione, legg.i, l'· es. le bellis• sime Mille e una notte. Pensate ai teo· ~oghi. pensate ai met~fisìci, pensate [(per non far nomi lettati) a Spinoza. E allora? · · Allora la verità può essere questa: ~a crisi attuale è una crisi di crescen• za ed una delle più dtfficill. ·uuomo ò 'a1 punto derta sua storia in cui i:.i ,trova il bambino Quando· - e non .<;en• za reaziolli - egli deve a:11ontana1-.-;i per la prima volt.i. dalla cerchia fami· ::~~~e ~:~ 1 ~ !~~,~~P~~~i n~at~~la~ . E i dittatori? Ma sono semplice.men· te t maesLJ.•icon la verga in mano. E 11 comunismo è ]a scuola etem~mtar:P. più puUta. E flC alcuni sono natii. già all'Univer· sìtà? Che farci? Tanto. sono cool i><>Chi! ALCUNE SCORCIATOIE segnano a dire il nome di Lenin. Do- !o di~et'tono quc-i premi c.,quei casli• po, lo conducono davanti a uno spec• ghl _(quel castighi sopratutto), .quei chio. Era bianco. diavoli e quelli angeli, quei «corteSt por- « Quale sciocche?.za! DI simill ne ab· tinai», quei vivi e quei morti, pi_ù vivi biamo lette, anche troppe, nei nostr.i dei vivi! Che inverosimile viaggio! Co– libri di stato,. Non è vero. Il fascl• me pensare a una festa - a una lumi· smo- non poteva inventare una favola naria - più grande? E contro a. lui - i~et;UeL~ii~~ ~i"~l~o:![~ori~etre, come ~~i:~ 0 ~-b~~r~.a~~eJrg:~~-~g~~ J~11;~~ e ~~'tt~~~;/;!~~~ee ~:~~~~e?:i~e t~~~ RICORDO, dopo cllecl o più anni, l'Or· l>i e dell'età matura. in lotta con gli feo di Cocteau. Lo ricordo cosl- altri e probabilmente .(ma meno) an• Un. marito - irritato i>er non aver che con sè stesso, a.i quale i fatti da· ricevuto) Il premi-o.. di. Poesia - litiga vano sempre torto. sicuro ugualmente con sua moglie: un vetro va in fran· di aver sempre! ragione, e Quindi sem· turni. I!;ntra un operalo, per fare la ri· pre con alt qcclli fuori della testa, al· para1.ione. L'uomo. non vede (o finge luci nato d'odio e d'amore. di non vedere), ma la donna Si accor-· Se. j•uomQ prevale trOJ?Po sul barn– ge con sgomento che l~operaio lavora bino {Montale ci suggeri, per questo senza- taccar terra, campato in aria caso., il venerato nome di Goethe} il e Sono stanca - esplode - di rniSterl; poeta, in quanto poeta, Ci_ lasci~ fred· ho chiamato un vetraio, e non un <.li. Se quasi SQIO II bambine esiste, e angelo». ~ ~ !~!b~fQon:t~à~1:u: f;~~~~~oap:ren;,c:~ V A,RT~ 11asçe per. la forma; si. man: tiene· - e muore - per il contenuto. « Nel ciel· dell'umlltate ov'è Maria - non dlce più · oggi quello che dlCeva seicento anni · fa. Eppur~ il verym è seii'tpre quellò. Ma·, per tacere del 1·e· sto, anche l'azzurra P<1r_-ola · ciel() h.a, do})o che lo scilcàno ·aeroplani e ne piovono bombe, un altro Sig!}lficat.o. Crea altre· associazioni. 1,,·'• . •• . e LAURA Quanto si è disc4sso per sa:" pere se Laura è. o no, esistita! Per· fino ai nostri giorni, ai nostri poveri giorni,,un lette1-ato ha tenuta una: con· feJ'enza intorno a ·Questo piacevole enigma. M:i non è r- o almeno non è più - un enigma. Laura è certamente esisti• ta. F.' esistita; ed era alla luce del gioo– no una bionda signora; nelle profon· dità inaccesse {inrantilt) dell'anima del poeta, era sua madre; era o: la don· na che non si può avere•. E tutta la « puer » (Pascoli); ne proviamo insod· disfazione, e un J)O di vergogna. o QUEJ, .PAUH~ che .. avendo il ·figlio in una situazione <U.ffict_te - mettiamo, come caso estremo, in ,:uerra - lo pensa continuamente in pericolo. lo vede inevitabilmente morto, non ama suo· figlio. O, pet" essere esatti, non lo ama solamente. L'amore non ò un an· nunl..'iatore di disastri; l'amorr. vede ro– seo. e aualche volta, si capisce, s'.ln· ganna. · IL PASSANTE che sl fa un piacere d'avvisarti che 1 lacci delle scarpe U si sono sciolti, è un uomo impossibile. Forse te ne sel accorto da solo, e cer– chi, senza farti scorgere. un luogo ~r rimediare. Forse cammini per~uua· to dalle l•,urie. Nel primo caso _non è c.-heun importuno; nel secondo ... struggente malinconia del Petrarca, ARRIVATI a una certa età non 9l puO tutta la fascinosa e un pi) monotona più discutere. Si può solo insegnare o storia del Canzoniere, di trenta e più. apprendere. Apprendere sarebbe, anco· anni di. corteggiamenti per non- voler ra, il meglio Ma chl puO Insegnare a arrtVare a nulla, è qui. Se Laura che un vecchio? Deve apprendere da sè lo loda, lo rimprovera, lo ammonlscè .:stesso, o sparire. a ben fare, siede in sogno sulla spon• da del Suo letto, si comporta in tutto e per tutto come un.i tenera madre col suo amato. e un ,pò indiscreto, bam· bino, gli si rosse data (ma è quest~ appunto che li poeta - fingend~ d1 desiderarlo -· temeva; il Canzomere è .pieno di accenti di gratitudine per quella che colla sua « vir.tù », colla sua «castità», gli risparmiava perfino il pericolo della tentazione). sarebbe ac· caduto al Petrarca quello che accadde al Daudelatre con la bella signora Sa· batier, che non gli accadeva con la sua triste mulatta. . La figura di Laura assorlJl tutta la tenerezza del poeta. La sua sensuali• là la riYolse .ad -altro (ebbe - si dice - non Infecondi amori a11cilla1'i}; a donne éhc, pel' ia.· diversità .delle ort• gini, non Potevano _richlamt!.re al suo inconsoio, sc-mpre vivo e v1g1lc, I~ pre– scmm - ben altrimenti diletta! - del· la madre~ Ma l'amore, l'amore vero, _l'a· more intero vuole una cosa e l'altra; vuole la .fusi.one perfetta della sensua– lità e della tenerezza: anche per 9.u~· si.o è raro. C<Jsl non c'è, in tutto 11 NON HO NULLA dQ. ~ire ai filosofi. Nè essi hanno nu!la da dire a me. Co· me li avvicino dl-ventanò fluidi; 9i. di· lat.ano a!I universale 1>er non essere toccali In un solo punto nevralgico. I loro sistemi sono toppe, me~e per na– scondere una « rottup di realtà». I poetf promettono dl meno, e ~tan· tengono di pIO.. 6 NON" ESISTE un mistero della vita, Ò dèl mon(IO,o dçll"uniVerso. Tutti noi, In quanto naU dalla vita, facenti parte della vf.ta, sappiamo tut.to; come, del resto, l'a_nln)ale e la· pianta. Ma lo sappiamo « ~•1 profondità»; le difficoltà incominciano quando si tratta di por· tai:e il nostro sapere organico all.:i e_<>· soienza. Ogni 1>asso,anche piccolo, rn questa direzione. è di un valore infì· nito. E quante forze sorgono - sl coa· llziano - per impedire, o almeno 1>er 1iU1rdare, quel passo! Canzoniere,. un vcrSo, uno solo, che possa p1:opriamc-ntc dirsi d'amOrc-; C'è . la malinconia (e molte altre cose an• CJTTA' F'ANT ASMA COra)· riòn c·è o:: 1.1 1 bocca mi baclò tut· to tremante», li J)iÙ bel verS() d'amo- z:e che sia mai stato sci·itto. [L treno, sul meriogio, ra~entando O quietq.mente, "ni·t ferma _davanti ad PER "FAttE come per comprendere · uh terreno sconvolto dove sorgev~ l'arte, unà Cosa è, prima di ogni ·al· la s'tazìone di Cassino. Da vent'anni tra, nècçssa:tia: arer con~ervat.a i"n noi non vaisavo· viti. per questo 11aese,che~ la nostra infanzia, cl1c tutto u proct?s· riii era @ventato familiare ver le tante so della vita tende, '<l'altra parte, a di· volte Che, nella pri1~ta (liovinezza, mi struggere. 11 poeta è un bambino che ci avéva portato u,t così div_ers_o treno? sl meravlgUa delle cose che accadono il direttissimo Ro-ma-Napoli di oueolt a lui stesso diventato adulto. Ma fino mmi deU'at1acce11data e ftdu:ciOsf! _ltalfa a che punto adulto? di vrlmd deL '14. Era la scena cluassosa, Tocchiamo qui una delle differenze ~~t:J{!e~;;zi~~::'i:;f ~~tg;;~• sf:an:a, t~:;~:: ~sf:rri~'!i 0 zt~l 1 ~a~!~~ ~l~ant:'a~ sciuta dal!'irruenza ·meridionale delra sia. Ma solo là dove- il bambino e l'uo- maesima parte dei viag(liatori e dalla mo coesistono, e in forme u l>iù pof:SI.- 'singolare mia di famiglia che circo· bile estreme, nella stessa persona. na• latia in quel, treno. per cui, net otro di sce _ molte altre circosmnze alutan- una giornata, si voteva andare e tor· do - il mi1•acolo; nasce Dante. Dante 1iare dalla capitale. I,) è un piccolo bambino continuamente Paesaggio no,i ameno m.t aPJ,ariva UN· PICCOLO negro entra per ra prl· stupito di queJ16 che avviene a un uo• anche in queoli anni felici:dit«;assgto ina volta in una scuola sovietti.ca. In mo grandts.stmo, sono veramente 4'. due tra monti asP.ri e ·incupitQ all om, ra l In uno» Guardate come il p1e<:olo di qu ello ~he era ·viglfato dalla mole ;tutti gli altrl paei::.i- piange .....::. ra· Dante tmsale, grida, si illumina di del.la badia; paesagqw che. spesso, ::z~\~, 0 ~7e71~ 1 t;'~!n~ll~~~l~~3 :~ gioia, trema di collera e di {simulato) • quando lo fi,ssa~o dal fi.~s.trmo, ~vo• care 0011 lui Allora (dice ·11 racconti· spavento, .si esalta, sl esibisce, si uoti• c~va alla fantasla t!nmaomi ouemer~ no che•forse una vignetta illustra) 1 lia per civetteria, si erge alle ~telle d-i antichefil,o(t~l/'as~ate ver ~;~ra J:,~ suÒl nuovi oondlscepoH gli s1 fanno da.vanti alle .co~e SLraordinarJo chr .~t- r:sti cor~b~=· ii:n;~es:ux:urare :uell~ intorno 1o consolano lo accarezzano traverso .di 1u1, nascono a an e n a sa _ . . . 1 t otto gli offr0no un dolce; 'e,d-n fine, gli. ,n:· J4e<;<> f! cgIJ_a: P.ilrP:3 ,li ,men,t9:~ E;, i::.ovie che si pal.es ~.or:a _a, ,nne,. occ i s . I ''·""' ..,·..... ·.... ,.,,,.,- .. ,; LA BISTECCA DI SVEVO Svevo, , U buon Svevo, raccontava volentir,..ti (ed anche più di una volta, come fan· no i vecchi, che aitJano ripetersi) dl non ave, mai marur1ato con tanto gu• sto una· bistecca come durante l'altra guerra, Quando egll era - o credeva di essere - 11 solo a potersela oer– mettere. Non era - oh, no! - un diavolo fr~ tant:. angeli; ~ra solo un artista; e, CO· mc tale, accettava tutto quello eh~ en nella natura, in lui e fu01i di lui: con· fessava quello Che gli altri uomini {i buoni, i puri) o sentono senza sa1>er di so::ntirc,OPJ>urenascondono :ittraver• so un velo di lacrime l!lOCrite. Ma. senza volerlo, egli toccava, con la divertente storia della sua bistecca. il 11roblema dell'economia mondiale. Che in Brasile si lastrichino le strade col caffè, per non cederlo. a~buon mer– cato, al paesi Che non ne producon~. ~;n ~!ll~~~f o~~~-qf;t~on;e;;~~~~~: ménte (perchè l'uomo è quello che è): di\'enta di spetta:1Za de-gli economisti. La bii::.tecca di Svevo insegna ohe l'uo· mo l: troppo bambino ancora per es• sere capace di gòdere di un bene senza mettere l'accento sul fatto che altrJ.. ne sono privi; clie quel bene è il- suo pri· vilegio. Se cOBl non fosse, non e~te• rebbero oggi, con tanti mezzi di tra• sporto e di produzione, la miseria e la r.1.me . Basterebbe cosi poco a trovare una via d'accomodamento! 1\fa so bene che quel «poco» è una mera a1>paren· ,:;a, appen:i un modo_ di dit•e; che 1>l'i– ma che l'uomo lmpan a leggere. a com• pitare, una sillaba di più della sua ve– rità interna, deve cascargli ancora. e più. di una volta, la volt.a del cielo sul: la testa. ., QUELLI, e sono molli, che crcd~no, oggi ancora, Chfr-1e guerre scoppiano per cause economiche fanno coJne chi dicesse che i tedeschi hanno a.stìssiaU 1 cìnQue mllioni di « uomini inferiori• ano sco1>o di cavarne concime. Li_.han: no asfissiati per altri motivi Ct>erQual• che oscura reazio_ne fisica - da birre– ria); una volta uccisi nn_hanna -:- e perchè no? - srruttati I cadaveri a vanta"ggio del J>Opoloeletto. Le guerre scopp1ano perchè l'uomo è un animale aggressivo; il J>lù àggres• Sivo, forse, della creazione. Egli sente che, se non èstraverte la proprta· ag• gressivit.à questa gli si volta coJ1lro; che, 'se non attacca gli altri, finisce, prima o Pol, per attaccare sè stesso. E questo lo farebbe soffrire di più che andare tn guerra. Cosi (la via alla su• bllmaztone essendo lunga, difficile, ac- · ceSSiblle a pochO preferisce essere uc• <Sso uccidendo, che uccidersi da sè, ne~ silenzio della prOJ>ria stan7.:1.· · E' l'origine «religiosa» che il ·vec· chto Moltke dava alle guerre. Cause economiche, « coesi.stono •; sono prete– sti offerti au•..;.sunto dt mort4:. · o APPIGLI. che tu voglla anelare a de· stra o sinistra. Il mondo 1.-'Sternone porge sempre. Ma quella che J>Ol scm· Dl'C! decide è la fatalità interna:·· VOI TRIESTINI - ml diceva Ieri Giacomo Debencdettl _ s1eLevcraJncn· te « figli del vento». E' per queslo che amate tanto moralità e apolo~lti, fa. vole e favolette. E' perchè .S(.-i. ualo nella città della bora che scrivi Scor- ciatole. · · · Quanto ptacere m1 avrebbe clato un giorno questa -sua favoletta! Che· buon augurio ne avrei tratto. per lul.-e r>er me! Ma oggi ... .Ma dopo Ma.idaneck... 1 1JMKEH1.'0 SA-BA uno spietato so{e meridiano. · « Cittd fantasma it, Ghost town, teguo scr 1 tto tn urosst carattert a calçe sulla vm·ete di tm. malconcio bagaotiaio trtosfo,vna• to in cabina telefonica. Cadut.a la -,cor• tina deUe prime case ottre it viaJc.della stazione, la visuale s'è sl~rgata. copie lo squarcio a7 wrn vecchia lenta, di. cut s"intravede la vrofon<lirà ca1i..creno• sa. Un palo di muri con ancora (1'Ua{· che finestra; tl resto, un monotC?nO~– se,nl>ram~nto di angoli e pareti semt• distrutti. L' tmiforme indisti11to colore tufaceo di quel pietrame si co11fo11de c'o,l, oialliccio dello strapiombo mulo del monte, una volta invisi~fle aUo spettatore. Un osSario in pieno sole; un fantasma dt scheletro. L'olXhiO ritorna alle scrittè ·d~lla cabina telefoitica. Leggo: « Sl, questa frL Cassino. Silenz1o, di grazia - Yes, This was cass1110. Qulet, please ».
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