La Nuova Europa - anno II - n.11 - 18 marzo 1945

LA GRANDE PAURA ILCOl\fME.RCIO INTERNAZIONALE· G LI a11tori ,!ella Carta Atltmtlca $i son dimostrati, oltre che b11011f polilfri, anche b~on1 vstcoloul, ouan.(io, tra le yaric libertà che essi vo• levtmo assicu.rnre oi popoli, flmmo an· fl.01,erato la rn,ertù dalla vouro. , COMEFATTO POLITICO d Dicendo questo, non Intendo r1rcnd ml soltanto alla teoria. Dopo la c1-l5t! 1 del H>30<l2, gli emerlcanl hanno n.- 1 dolio molte produzioni per ISOSle– nere Il mercato lntCf'no: in aJcunf casi hanno sovvenzionato 1 produt.– torl perchè si astenessero da I pro- 1 durre e, nnturalmente, hanno sus– ffldiato I disoccupati {non abbiamo 1, <liritto di criticarli: anche noi italiani abbiamo cercato ·d1 limitare certe pro– duzioni). Pagare l'agricoltore percl1~ non coltivi grano, suss\dÙtre 11 òlSOt..'– N EL vcntcn~o (1";1 le dnc guer1-c mondiali, li commercio lnternn· zlonnle (u, per nlcunl anni, sotto– posto a quel rei,1me che on1 st coml.n· eia a chiamare e commercio multilate– rale •. Era un regime di mezza libertà: gll scambi delle merci erano ostaco– Jatl dalle barriere dog;mall, ma non c'erano serie difficoltà per I pagamenti all'estero e nemmeno per I t.ras(eri– mentA dei caplrnll. Quando In Hlcunl paesi si diffuse Il timore ùi svnlutazio– nl della moneta o di tnasprimenn del• le 1-mposte, 1 privati poterono trasfe• rlre all'estero grandi masse dl dlspo. nibll\tà liquide, (accm.lo pegi,'1orare bru– scamente i ca-mb1. momento dell'·arrest.o dimenticando che era pnS8ato dt moda e che 1:-1 trat– tava dl un vestito <L'l estate, mentre allora si era d'Inverno. Per r.iglonl forS<' dello stesso renere, la m:1ggto– ran1.a degli economisti 1t.1llani attuai• mente veste alla pioda del 1920, con Ricnrdo e t cla88ic1, e J)Ort.1alJ'CNX!hlel· lo la teorl.:1 del costi comparatl. Bsst .d riferivano, veroslmirme11te, aUo poura delle auuressio,11 t11tcnwzio· ru,11;ma la bontà di 11n<1 Jom1ula si può f?iiSUrOT~ anche dalla sua captEcità di Vm:ludere u,l ora11 11umero di casi che non vi erano originariamente co11tem· pl4N. O,·a. ta formula della e libertà dulia pa1uo a riesce app1p1to a couliere e UiJ esorcizzare i tratti più ucnerali tlell'etil storica che ora tra·mo11ta tra 1>"'1110ridi sa,iuue. lo la de/init•ei infatti la tiuova età della urci,i<le vau.ro. ,.t,'ssa !l't i11iziata con la J.Mura delle eLasi·l J>Til>itcuiate di e,'fser iravolte dei nvol"lme11ti sociali. B quella paura ha J>()!Jlc, · fil essire i reo.fn.11d(tlatoriali. (hte&1' ,i sono a loro volta affermati e !~ 1 s;~~;!im~ 0 :u~1e ~~~de~~.ee~:;:~~~~~ 'fflctvano tremare, tremavano auch'e.s· at per paura dei loro sotìuelli. Gli uomi· ,if sveva110 timore di riu11ir1i, <li P<Jr– lff-re, di mormoi-are; e i loro aouzzini ttvevtmo ,1el tem-po stesso tinwre che ~ssi 8i rltmissero, che "parlassero. che munnora$sero. U,w catena 'di pa1,re le· 4JifVa tutti 1. 11radidelle Qèrarchie, 1,i u1i ae11.80e nelfaltro: al brivido che fa per– torreva dal basso corrlsJ>ondeva un ~01'41lc brivi,lo dall'<ÌUo. L'inferiore te• ,neva di uoi, av»arire abbastanza puro, o zelrmle, o c,maolia, al .superiore, e ouesU -a .s,w volta temeva lti de,w11cia u I.o ~uambelto dtll'ill/eriore. Il favo– rito temeva di 110,i conservare a lu11uo Wl 1110 favore e si a/frellaua od arrlc· djln'i, rub<mdo a man salva, Mo, te– mendo f)Cr le site ricchezze, era u,u:lle pJù &J)lnto a proiltrnrsi o a prostit11frsi "' c-Ospello dei suoi padro11I. J<: tutte {IUeBtc catene di v<wre si '100WlCitH)(l• ,io ul vertice, dOve u.,l mi.•rnrabllc lnc.u• i'tJV4 terrore e lo diUoùdcua per O{Jlti -nmw, 111(1 t,i <·om:pe11so lo 1·occn9lieva eùl ~nl parte e lu cou1pendiavu 11ella 1111u,, tremelJ011da villiJ. .V'erano, ~i. delle oasi tra11q11illt>, del J>(lel!i immuni dalla paura, che vive• Nfmo la 1010 1.Jila opero~·a e J}(wific11.. 'Essi uuonltu;ano co,i un misto di di· ttJWCZ~o e di curiosità le zo11e ln/e:ttc dolla ,xwro, t:tl:· ovc1.u11w forse il torto 'di credere chè fo poura ollrul fos~·e r.ondizio11edella propria sicurezza. Ma lbe1, presto dovettero disi11ou1111arsi e .:-0mi11.J:larc a tcme,·e i1 co11taulo. E fo· 1idt1 comi11ciaro110 Qlw e Là " c,·eanii ,Jd ce1ltri d'il1/c2io11e, e lu pochi a1111i 81 m<>ltivfi.carono, ·abilme11te fomentati au {JUClli che, pro/011damente i11/etti, iemcva110 essi stessi l'altrui immu11ità. 'J>1.1re, alcuni paesi re~istcttcro al co11ta· ~lo, e alloro dtve1111c i11evilabilc la pro– Vt1f111zl-011e dalfcstcn10, per mezzo della quena. di 01u-l che 11011 sl era votu.to .s1i...,cttare dall'interno. E ve,me con la guerra la nuova t p1iì orossa ondata di paura. Allt1 paura fi~·kt1 della morte si aooiu11sc quella 1nor,11e della delazione, della tle1wrta· z1one, del carcere. Pol sopraooi1rnsero , bombardomenti, con nuove p1.mre per V11 trltt1, per le ccse. per oli averi; qui,i• di le it1vasio111, col terrore verso gll oc· CUJ)tmt1, con le emiorazio11i 1n massa, con le ro:aie, r.on oli stermini d"inlere t>OJJolaztont. • Cosi le catene della orande paura &l ,nOltlplicnro,10 e si aUw1aarono, in mo– 'do da coprire con lll loro fitta rete tutta /.tf su1}erJicie. del aiobo. Afo un orido prorom1,e irrefrenabile 'd11t petto degli uomini: basta, bqsta con la pu1cr{lf L"umanità ·vuol vivere, e vi· vere 110n è possibile sotto l'incubo con• ti1nu, della paura, senza un margine, ,,er pt«olo clic sia, di tr(mqulllità e d4 slc1crez-za. Ln Carta . A.tl <rntica st ~ ftdta 111terprete di Questo seitttme11to e l'ha espresso 11ella forma di. una ras· aerenante promessa. Ma sortì poi vero? Le munl1c della catena ancora ci strin· 0()11.f>; on ,rniml avvezzali a temere tre· numo anche 1murnzi alle ombre delta Jmmagi1wz-lo11emalata. Sor11cintanto 1ma nuova vaura, .auc– &ta però salutare; la paura della utu· .:rNzfo. Cht ha male operato teme di ,1over re11dcre co11to; i/e spie temono dt essere deferite; Dli assassini temo110 O pnt1bolo; t projìttatorl trnwno la spolla:z1':me.Il ciclo della ora11de pau– ra non può chtudersi che cosi, co,i la catarsi della paura per mezzo dt -una Dlutla e fm/Jle pa1,-ra, che rasserena uu onesti tzel tempo stesso che atterra - c-olpevo11.Eppure, l'antma, che non riesce a spe:zz-are la rete della patera ln cu1 ~ s1<1tatanto a lungo tmptolla– Ja, resta perplessa e s-t ripete tra s~: ",,Surà pol vero ?, g. d, r, Questo· regime crollò colla grande crisi del 1930·32. Mol11paesi, che er.mo tornati alln base aurea con ll]randl sfor• zt, furono costreHl ad abbandonarla di nuovo; quasi tutti controllarono seve-· ramente le proprie w,lute. Si diffusero gli accon.Ji bllateral1, che obbligavano ogni paese a pareggiare la bllancta del pagamenti con cla1-euno degn .:,ltrt pae– si separatamente. L.1 JoU.1 per l mer· cali esteri divenne più .iccanHa, con premi di espo1•1a:,,,lonc .da una .Parte. dtvletl di lmpo1·11lzlone dall';11trn. F\n· eh~ scoppiò la secont.la guena mondiale. Gli accordi di Bretton W ~ App.ire ormai cMaro che, dOJ'.)O l'at– tuale guerra. non solo non si a«lotterll un regime di Mhert..) completa,' ma sa· rà diffieile li rJtorno alla mezza Ubertà tlel 192030. Gli accordi monetm1 di Brc-tton \VOO(]shanno f>C'f scopq di facilit;irc l'espansione del commercio lntcrnazlo• nate: nrn, in pratica, .ilcune delle ml· sure concordate po~~ono po1·tare a un risultato opposto. Basti iicoròai-e che sono consentHI controlli eut trasferl· mentt 1ntern:1ilon;1J1 del capitali. ln teoria, non è difflC'iledlslin~'l.lere 11 pa· gamento delle tmporta:tlonl da quelle operazioni che costituiscono trasferi– mento tlt capltnl1; ma in pratica la di· sllnzlone è dlrtictle e lo nbbiamo visto anni fa In Jtalla. Comun<Jue, per im· pcdire slmlll tras(erlmcntt è necessa· rio controllare I cambi; e un simile con– trollo, man nrnno che si per(eziona, si tn.1s(on11a In un controllo delle espor• tazioni d,1 una parie delle tmpart.iz !ont tlalfaltra; in poche parole, In unn stret· ta e minuta rcgolmnentazlone di tutti gll scambi r.oll'estcro, delln Qu.ile - dal punto di vista del consum.itore - è dl(ficile dire fino a che pun1o sta prt.'" (eriblle a un m.onopollo st.atale. Perchè questa possibilttlt fosse eliminata, biso– gnerebbe che·tuttt I paesi venissero a trovarsi nella situazione degli Stati U· nlli, che non hanno da temere tras(e– rlmcntl eccesstvl dt eapltal1 e. t:mto meno, (ughe dalla propri.i moneta. l piani monet.:"lrl non ,;ano che una delle tante mani(estazlonl della Volon- d\ non ricadere nella situazione del 1930·32. Perchè, ormai, non c'è paese che non preferisca limitare - ed, OC· correndo, troncare - I propri rapporti •ol resto del mondo anzkhè subire u11a crisi economica all'Interno. Una cri~1 Interna può nvere diverre cause. Fra l'altro può e86Cre il riflesso delln crisi di un altro paese, come (u per quast tutto u mondo quella del 1930-$2, cominciata come cri6i intern:i degli Stati Unm. Può essere effetto di eccessivi tras(er\menLi di capitali che, determinando un pegglormnento del cambi, rendano necessm1 pro(oblli rag· giustamentJ cli un altro p.iesc ohe fac: cla del <lmnp111g OPP\ll'C venda a prez• zl eccezionalmente bassi perchè (avo, rlto dal basso tenor di vita delle pro, prle mas.,;e operale, o d;:t una svaluta– zione eccessiva della propria moneta. A esaminare uno per uno simili peri· con, si vedrebbe che dopo la seconda guerra mondiale saranno più fol'U di quanto lo sono statJ (]opo la prima. Questi timori di concorrenza e d1 crisi sono ln contrasto colle teorie eco– nomiche domln:mu Jn Jtnlla. Inutile dire che Intendo parlare dell'lti}Ha di dopo il 25 luglio aJJa quale, nel campo dell'economia teorica, è accaduto quel· lo che accadde a Grncomv Ca1x1nova quando fuggl dai P1ombl e pensò di (ar bella figurn col mtgltore dei-suoi vesuu. che era quello che portava al Neo-prote:,;ioniuno I vnnt.ag ~ del libero scnmQlo, se.--cupato mentre lo stabilimento resta fer– condo In scuola cl.issìc;.1,sono c06l gran• mo, non è una soluzione rnlgllore deJ <U <la (ar apparire senza lmport;inza lasciar lavorare l'agricoltore e riapri- . tutt.1 t suol lnoonvenlentl; tn ogni mo· re Jo stabilimento per regalare o1ll'e– do, la libertà porterebbe in sè stessa stero I prodott.1. Al fiumpiti"g i:he ro– ll rimedio. Gll economlsti moderni vina I mercati si potrebbe sOstllulre hanno idee radicalmente diverse. Seri- una politica di aiuto al paesi poveri. ve ~r Wllllam Beverldge nel suo nuo• D'allra parte, una simile Politica è vo libro: U commercio coll'l'Stero 1.er- proprio ,mella che cotwlen~ òl più al . ve a rL6parmlare mano d'opera, mu paese •ricco net rigu,1rdi-dcl vae,;e po-. un paese che voglia liberarsi dalla di· vero. se non vuole cacrUìcarlo, nè es,, soccupazlone deve fare esattnmente Il sere sacrificato da lui. .Si pensi agJi contrarlo: utilizzare maggiormente la Stati Uniti e alla Cina. Il i·lmedlo clm.... m.ino d'opera. Per questa r.iglone, John sico per migliorare le condizioni eco- 1-faynard Keynes h..t accettato i:ià da nomlche della Ctna consisterebbe nel– tempo U protezionismo. . l'aJ)l'lre gli Stati Unltl alle sue merci M;,1 non è tutto: Per l\berarsl dnlla ·e al suol emigranti. Ma l'imPortazlone dt.soccup.1z1one, può convenire di r:ir dl merci dnesi a buon mercato, se av· e8eguin~ lavori Inutili.· Lortl Keyn_es 1Xlnlaggerebbe I reddltlerl amei·Ic.anl', dlcc che, ln m.lnc;inz.1 tli meglio, può dnnneggerebbe gli industriali e le mas– essere utlle di fare scavare delle bu- se lavoratrici. Presso a poco lo ste6SO che per riempirle di nuovo. Può con- - ad eccezione di quello che rl,1J1.1arda venire di eii:po11.H"emerce cC()endol:1 gli lndustrlall - accadrebbe se sl a: gratuitamente: è faclle éoncluderc che prlsse-ro le porte all'immigrazione cl· converrà ancora di più 11 •1"111phi9, nese. PH gli Stati Uniti è pl'efc"l'lb!Je che è cessione a basso prezzo, ma r,c:;n largh<'gglare negli aiuti alla Cina per cesslone gratuita, Jn ,mesto mO<.lo, la Jl1~lerla tn grado di migliorare le con– teorln giustifica Quello che da molto tlbloni tle-i .suoi abitanti senza a«re– tempo .lVCVO trovato. Ja pratica. scerc nè le esportazh>nl, nè J't?mlgr.v E quindi, 8t! dopo l:i çuerra li blso- ~one. · gno (li trov.n· lavoro al propri dlsoc· CUJXlU, o le pressioni (lCi J)rodUttQl·I mlrantt a,1 nllcggerlre 11 mercato 1TI• terno, spingeranno I gr.imJi paesi a fa• re ,tel dumpino, essi non avranno ptù .neanche quel debole freno che· è co– smuuo dnl desMerlo di non scostarsi dal buoni criteri economici. Comunque, dobbiamo renòercl conto che li Novecento dUfer1sce rndlcalmen– te dall'OUocento per il fatto che ha rlcoll06ctuto fra I dover\ dello Stato quello di non lasciar cadere nell'indt• senzn t disoccupati, non solo, ma dl e\-·H.,re la dlliOCCllPélZIOne. Nell'Ottcx:en· to l'attlvltà economicn era concepita nell'inleresse del datori di lavoro e del. re<klitierl e .solo in quanto ern com· patibile con Questo Interesse st pen– s.wa nl benessere delle masse. Ormai è tutto l'opposto. Ncn è pii) 11 mondo delreconomla claSSlc.1,che tanto poco st cur:wa del dlsoccup.1t1, da non met– tere nemmeno (ra le prop1ic ipotesi l' eslstena .. "I di una òJsocoopazlone per· manente. E' facile vedere che questa nuova concezione Porta a un'altr.i conse&l)e11 1...1 lo,;ica. Per mettere al lavoro t pro– pri disoccupati, ogni paese dovrebbe cercare di produrre tutto quello che può occon-ergli. e cl~, tutto ,1t.1 ecce· zionc delle materie prime lmllspens.1, blll. Nestiun paese J)06Slede tutte le mateiie prime; ma quanto P1ù vasto t! Il t~rritorlo, tanto mnggiort sono le probabilità òl trovarle. Cosi, del grnn· di paesi come glt Stati Uniti e l'URSS, e forse anche l'Jndln e la Cina, potreb· bero fare :i meno della ma,;gior p.irte delle tmport«zlonl che sarebbero dcsl· drablll secondo t criteri dell'Ottocen· to; men.tre ciel paesi come (IUelll eu· rope.l che, ouanto a tcn-itorlo, t-!Ono appena par.lgom1~1Ji a uno stato nme– ric<mo, avrmmo sempre blsoi;no di lm· portare d:ill'estero In misura reJatlva• mente e1cv,1ta. Dato che per evitare la di1>oceup.1zlone,anche , ~ramlt paesi avrnnno interesse atl esportare, si (}o– vrf'bbe &1ungere a un nuovo e<]Uillbrlo, slavorevoilbl:ilmo agli esportatoli. La $ilmtzione dei pae3i minori ]n queste (OTKJ\ZIOOI, ci 81 può chle• dere cosa potranno fare quel p.1es1che hnnno bisol,;no di esporlare per pagn· re lmportnzlonl indispensabili, e pnr– tlcolarmente, 1 piccoli p.1e&i.E' vero che potranno comprare a credito; ma avrebbero poche speranze di pagare I debiti se I rari mercati importato1i (os· sero COl1leslfra moltissimi esport..,tor1, aJcunl del qu:ili potentissim1. Se s1 giudica col criteri ortodossi, le vro– s.petuve che sl aprono a questi p;iesi oono molto sfavorevoli. Per fortuna ~la situazione non ap– pare cosl tlist.e se st trnscono le con· seb-uenze loi.,1che dal fatto ste-sso che I p:iesi ricchi dovranno dar l;woro ·a1 propri tlisoccupatl e, per farlo, J)Otrà convenir loro di collocare all'estero parte della loro produzione a prezzi. b.1ssissimt, ed anche çratui!amcnte. Pro,petlive per l'avvenire Attunlmente s:11 Stati Uniti sono uno del pochissimi paesl che siano In J.,.Tadodi adott..,re una simile politica. L'avvenire del commercio lnternazto– nale <.IJpenderl In primo Juogo dalla scelta dell'America. Finora gli Stati Uniti hanno parlato con voct discordi. Una: Quella favore– vole all'abbassamento delle b.irrlere do– gannli; sembra soltanto un voto plato– nico: perchè tale misura dovrebbe· e!>-– ser;.,,resa dagli Stati Uniti stessi prl· ma che d.lgli altri paesi, ed essi non hanno dato prova dt volerlo fnre. Le altre sono due voci in contrasto fra. Joro. Il govt:1"no e alcuni uomini che gli sono vicini, .sono per una politica di generoslU1; e Questo è naturale, perch~ sono gli stessi gn1ppi cui st (leve la legge di « prestito e arntto a. Le ,irga– nlz.z..izlontoper:iie Il.inno presso a po– co lo st~ attegglnmento. Dagli uo– mini d'afTarl, hwec~ viene J',1mmoni– mento a non scostarsi dal s.int crite11 finanziari: niente salti nel buio, niente filantropia; l'Americn deve (ar buO'l1l .lffmi e conoutstare i mercati esteri. Le due correnti si sono urtate clamo– ros,1mente a proposito della nomina dell'ex-vicepresidente He11ry Wallace a ministro del Commercio. Data Ja &ituazlonc che ho proepetta• to, ,;embra poco probabile che - dal punto di vista tecnico - il regime det commercio Internazionale dopo la guer– ra differisca radicalmente da quello deglt ultimi anni di anteguerra. Per . quel che riguard.i gli scambi delle mer– ci, è prol:mbile che vengano modlficatl I metodi degli accordi bllaterall, pe1· i,1ungere a un nuovo sistema di com– mercio multllaterale. · Per rendere piò facili gli accordi' · nmltllaterall, è !oslco che si limiti Il' numero dei paesi parteclpanU, rlcor- · rendo a quelll che sono stati chiamati accordi regionali. :Molti inglesi pensa– no :ippunto a una soluzione simile. M,.1se, dal punto di vista tecnico la dlfTerenzn coll"antcguerra non sarà pro(onda, dovrebfle essere radicalmen– te r.uovo lo spirito nel quale si trat– teni. E nuovi nnche I fini: eliminazio– ne della d!soccupazione e miglioramen– to del tenore di vlla delle propr\11 clas- 1:dlavoratrici e - compatibilmente con (Juesto - aluto a tutti gli alt1·t paesi perchè possano fare altrettanto In ca• s..1propria. Tuttavia se si deve sempre d.ìr Ja. voro anche quando non l'!- possibUc ven• dere, Il problema del come e a cht di– stribuisce la produzione ottenuta met– tendo al lavoro I disoccupatt non è un problema economico. O megllo, lo è 1 come potrebbe e~serlo ,r collocamento · dell':icc1ua che Bi scarica dagli sfiora– torJ di una centrale tdroelettrlc,1. Per. queste ragioni, Il commercio Interna- • ~'i~~~ 11 p,:rr~~t. probabilmente fra I j C.4.RIJO RODANO'

RkJQdWJsaXNoZXIy