La Nuova Europa - anno II - n.2 - 14 gennaio 1945
J r- H lletm, l9M!------~------- L'A NUOVA 'EURO P.ill I ----,.---------------1 :u • INTERROGATORIO ;·e I riportarono giù,ln una saJa d'aC• ; :tesa. Una donna sfacciata, una ra• i gazza mezzo italiana e mezzo te- ! Qesca, che parlava tedesco e mostrava · coi tede,schl una dimest<ichezza maggio• _ . re del necessarto, tenne a farci sapere TRIBUNA.LE DI GUERRA .,;aperc nulJ'aJtro se non quello che tut"• to dl paese con~v~: che cioè •e armi, raccolte e depasltate, erano state portate via da un camion tedesco: e s'era subito parlato Jn paese di un fur· to a un ripostiglio d'armi raccolte dai tedeschi, ma che, secondo quanto s·cra .sentito dire, H furto non era riuscito Non conoscevo ....nessuno che avess; amlf, nè avesse aiutato a nasconder– li. 11 tenente ml interruppe violente– mente: « Non è cosl. Le armi cl sono, '. che ll c'era -1J tribunale di guerra e ci,e, . qualohe mattina prima, aveva sentito I .Jir!) di quattro soldati italiani che era– rio stati gi'U.6llziall n~lle carceri per , aver fatto deragliare un treno. (DAL DIARIO DI UNO SCRITTORE) j-a,_Dif': J~tt:;Q di~~ s~~l~;ti;;s~t~~ I re~~a~!1~~~r~~!~ 1~~~~te~ 11 ~t~~~ / rordine al carcerieri che lo fos.si --sepa– , rato dagli altri, e da questo e da altre t •lstru?Jonl, date sempre in mezzo a urli I e minacce, capii che si considerava me i come il capo della combriccola. Fui , dunque gettato in una cella senza luce, I ~g;;~~r c fp1 ~l~a~i:zoetnu~r:~~!~n! : d'orin.1. Macchie nere.,sospette scorsi ' sul planci.to, non appena l'occhio si abl• tuò a quel buio: e poi vidi che era sen– za dubbio orina colante, f9rse,--per un difetto della tubatura, da un cesso vi· cino. Ma J)iù di ogni altra cosa ml da• va noi: :i.la solitiudlne:-ero separato per quattro o cinque celle conscoutive da tutti, mentre avevo notato che gli altri due compagni di prigionia, ·pur sepa• rati fra loro, erano stati messi con al· tri carcerati: Blgiotti con un bersaglie– re, don Oscar Righi con parecchi pri• gi.onierl. Fuoii .pioveva: non vedevo la piogg1a, non potevo vederla se non at· traverso un pallido bagliore, di là dalle ~nf~~~:~tepi~~e~~:r~i~~o 1;1.~·ns:n::vio~ra~ rono da mangiare: pasta e patatè, ln una gavetta da soldato. J.fang\nl al buio, e ogni uinto sentivo la voce di Bigiou; che da lon1ano mi chiamava. naUerf, neppure nei tempo In cui era permesso, anzi lodevole, riceverli e o spltar». Negai di avere ospitato od ospi• tare, d'aver sovvenzionato, vettovaglia, to, comunque aiutato ex-granatieri, fug– giaschi o nascosti. Sulla parola Fliicht• linoe avvenne una vivace discussione. Poichè avevo ammesso di sapere, in linea generale, I che nelle campagne c'erano fuggiaschi, i giudici crcc:ettero d'avermi preso in u~appola. Splegai che per Fluchtlinoe, «fuggiascbi », intende· vo non gente venuta da lontano .o ex– granatlerl, ma i giovani stessi del pae– se o del paesi vicini t quali, invece di presentarsi, secondo il bando, al servlzio del lavoro, se ne stavano nelle nostre campagne, com~ dovunque e come a tutti era noto; ma che questi Fliichtlinoe non c'era bisogno di flnan– zlarli e di vettovagliarli perchè, essen– do det paese o del contado, a tale bi– sogna et pensavano le famiglie stesse gH st~ contadini. Protestai poi vJva– cemente perchè i giudici seml>ravano non tener conto del fatte che parlavo non nella mia lingua ma In una lln– gua straniera, con tanta fatica impa· rata; ed essi ne approfittavuno pèr tentar di prendermi in contraddizione sul signl.ficato di una parola o di una mezza paro1a, mentre lo sapevo di gio• care la mia vita pur affidandomi a parole straniere. C'era in me quei giorno, nonostan· te ti mio carattere tutt'altro che bat- Pomerlggio, 26 ottobre tagliero, esposto, Dio sa quanto, alle Verso Je due, un piantone, sem}}recon dubbiezze e alle angosce, c'era in me sbatacchiamento furioso di porte e gran- quel glorno un ardore polemico, un di urli, venne a prendermi. Capi! che desideiio fermo di controbbatter~- e cl! era per l'interrogatorio;. portai con me persuadere, di salvare me e i miei com· 1.t traduzione ln tedesco dei Villatàuri. denunciato? ». Risposi che non potevo alcun! giornali tedeschi con scritti mlt:!i pagni. A un certo punto il tt:!twnte ac• o che pm·Javano <lei miel libri, alcune cusr.tore mt disse: « Sapete chi vi ha lettere di personalltà e di editori te• Immaginarlo, e allora: « E' stato un clescht, (li avevo raccolti ln !urla al Mi .in.eh , un frate; e credete voi che un momt:!nto della cattura) e il piccolo vo- frate possa dire bugia, possa denun• •urne di Goethe che stavo traducendo clare con una falsa accusa un altro e che non avevo voluto lasciare, con prete? (e intendeva alludere a don l'l<lea, balenàtamt Improvvisa, che Oscar Righi) ». Replicai pronto che « Goetihe mi avrebbe Portato fortuna•· « ein MOnch braucht. nicht immer ei11 ; r,·ui condotto nel loca1i del tribunale guter Me11sch zu sein, un monaco non ùi guerra, ml fecero ~ntrare In una è detto che sia sempre un uomo dab– stanza dove erano assisi, Intorno a un bene», giocando sulle due parole dal · :tavolo, In-fondo, quasi nell'ombra, tre suono simili M011ch e Mcnsch, e ml par· giudici, e un quarto, fOrse un caparak, ve che dalle labbra fino allo'ra erme– SCl'iveva domande e risposte. tiche del presidente del tribunale di Avevo appena ricevuto l'ordine di se- guerra riuscissi .a strappare un sottile dermi che una voce in tedesco sl alzò sorriso. Ma il terribile tenente mi ag– da quell'ombra e .in tono mllit<iresco: ghiacciò: « Non una ma tre persone « Mi rlconosCete? non ml avete mal vi- di seguito, una dopo l'altra, son ve• sto a Bagnoregio?». Venendò· dalla lu• nute a denunciarvi; e quando una dl ce, a plima vista non l'avevo· scorto esse si è present.,ata a noi <e mi parve bene; pOi capii che era 11 tenente te• alludessero sempre al frate), gli ab– òesco col quale il podestà del paese ml biamo detto: « Sapete che cosa vuol cli• ! aveva fatto pnrlare, come Interprete, re portare a noi questi nomi e ri• · un pffio di volte. E acle6so colui, che velarci tali cose? Vuol dire la vita di : altra volta era sembrato gentile, era queste persone,,, e q_uel tale avrebbe l il mio accusatore: con una férmezza, risposto: « Lo so, ma Insisto, pcrchi'.' ' con una ostilità nella voce e In tutto è In verità D. Si parlava dunque, a car• ' n compo11amento da superare quelle te scoperte, di vita e di morte. <legli nltri due giudici. Qual~ differen- Cercai allora di spiegare come, per za tra l'ufficiale garbato, quasi cordia- astio politico, alcune persone potessero le, e l'accusatore adesso! « Snpete, dis· odiarmi fino al punto di desiderare la se, per qual ragione siete qui, davanti mia morte, e fra queste poteva ancht? al tnibunalc <.liguerra?,,, Risposi che esserci un frate (il mio pensiero era non lo sapevo e che Immaginavo d'es- corso sùbito a un frate sacerdote, che sere stato preso piuttosto come ostélg• sapev6 ardentissimo fascista e motede– gio che come accusato. «Perchè ostag- sco). Una discussione vivace avvenne sio? che cosa c'entra l'ostaggio? » - dopo la domanda: «Dove eravate do• .-Per qualche sclocchczza - risposi - menica nel J)Ometiggio? Voi avete ' che a mia insaputa pub essere stat:l preso parte a una riunione nel con– , commessa al mio paese o In qualche vento del Cappuccini, e alla riunione ' paese vicino 11 - «Quale sciocchezza era presente anche un maresciallo, tra– ; (Dummhe1t) può essere stata? Com• vestito, del granatieri e alcuni ex-gra• ' messa da chi? Ammettete \-i sia gente natlert ». Risposi energicamente dl no, che possa fare « sclatthezze I contro l che ero stato a letto, malato. Ed era · tedeschi?•. vero. Ecco, l miei denunciatori ave– . Questo fu l'esordio, e assai vifllento. vano detto, almeno in questo partico· Pol U presidente del tribunn 1 e, con lare, il falso. Avevo un «alibi», e ml 1 più calma, ml disse ohe ero ,stato de- attaccai con tutta !orza a questo, sfi- 1 1nunciato con un'accusa precisa: finan· dando a contradittorio I miei .tccusatori. '. ziatore, vettovagltatore e organizzatore 1\-Ia ero venuto anche a sapere ii gior– , di bande armate nella regione della no avanti, per un caso, che la dome• Guadag)iona. V1di Infatti che I giudici nica prima, a quell'ora, era stato ne1 1 avcv.mo davanti a loro, dispiégate sul convento <lei Cappuccini ·una persona f tavolo, l la ca~t~ 1 della regione 1l eftll ~~~bl~t~lt~c~a!;~, c~e 11 ~~-t~{;; 0 s~i;. ; ;.i~~~o:at~rio ee~i c;::r~ro~t~f ac~ei ]aria: mio fratello. E Il tribunale di i si da nord e da sud, di possibilità di guerra mi accusava non solo di esser– ! difese e di agguat.t, come si tr~ttasse ml recato quel giorno al convento dei l di chl sa 1uale ta~~ organizzazi~n~ ~:ffn~~~~\~~v~li sib:~r:b:r~:tl~to n~~ l ~a~f"Jf ~~ell~~igi sùb~Fo q°ua~~~a fa di andarvi abitualmente con un grup– ~·«situazione•: quanto ci fosse di _vero, petto di ~vlll. Anche questo non era ► e quanto di esagerato e lnvent..1to da vero: da mesl, anzi da anni non ero f parte dei denunciatori. E mi apr,restal più stato nel convento (.)ciCappuccini; I alla difesa. · ed el'a chiaro sempre più lo scambio 1. ca! 1 ~:i~m!n~re~ln~~f; 0 n~h! ~;;i~ f~ loe~~~ 0 d 3 a: !i 0 b~;!~ s~ei~~~ ~~;i~g;~~ l: della Guadagllona ci f9ssero ufficiali e diteot· chi sono le persone che vanno r, soldati' del disperso battaglione grana• nel convento dE!lCappuccini"». Ml rl· ' · 't!eri, di stanza a Bagnoregio durante cordai, 1n un lampo, della famosa rl• f il periodo antecedente all'B S€:ttem• sposta che diede Giampietro Vieusseux brc, negai. Dissi che la mia famiglia, al censore austriaco che voleva da lui comPoSta di dne donne· gravemente t nomi del collaboratori (segreti) del• ·malate, ern stata una delle poche a l'Antologia e l'~: «Se vi facessi non avere contatti con gli ufficiali grà- del nomi, perderei prima di tutto Ja vo.stra stima, e permettetemi di dirvi e m_olte». E accennando a un miste– che ti tengo a non perderla .1. Il me• rioso fatto di quella notte che 10 non r-ito non fu mio, fu de1 Vieusseux (sul conoscevo, mi parve di capire che le quale, in tempi andati, avevo racColto armi erano state trovate. Se erd cool, notizie per scr1vere un profilo); nia eravamo perduti. la risposta ebbe, In ogni modo, 11 suo· Da ultimo, J)Olchè il presi.dente del effetto. tribunale aveva notato un mio libro Venne poi l'altra domanda, che per tradotto in tedesco, presi occasione I gludtol pareva aver tanta lmportan- per parlare brevemente del miei stucl~ za: «sapete che cosa è il seminarlo".' di germanistica, di quanto avevo fatto • Sapete che cosa oggi è diventato n se• in Italia per la diffusione della cultura minarlo di Bagnoregio?» Feci finta di e letteratura tedesca, specialmente con– non capire, e negai qualsiasi rapporto temporanea. Ml sentii rispondere che coi seminario. « Dove siete stato Ja questo aumentava in certo modo la mia notte da domenica a lunedi?». Risposi responsabilità e che, se ero tin cuìto• che ero a letto malato, che non mi re della 1et,teratura tedesca e un co– e1"<> mosso da casa; ed anche questo noscttore della vita tedesca, avrei a– era vero. Non capii allora Ja connes vuto l'obbligo dt avvertire i nazisti dt 1 sione fra il seminario, su cul tanto quanto si tramava contro di loro e dl battevano, e la notte da domenica a dar ll nome di quelJi che si nascon• lunedì; ma dovevo saperlo due giorni devano nelle campagne e non si pi-e– dopo dai miel stessi accusatori dei trl• sentavano al servizio del lavoro. Rl· bnnate di guerra. Molto.ml si domando spasi con chiareu.a che non ero d'ac• e ml Si tormentò quel giorno su quan- cordo; che i fattl - giovani riluttan- to era successo In que11a notte; ecJ io tI alla chlamata dei tedeschi e dl• invero non sapevo nulla, neppure che spemi. nelle campagne - erano noti noi eravamo stati arrestati all'lndoma· a tutti, ma che nulla ml avrebbc per• nt di un fatto grave: giovani armati suaso esser mio dovere di far nomi e erano anelati di notte fin sotto le fin<?•denunciar gente del mio paese. sue dell'attuale caserma dei tedeschi, La conclusione <li un Interrogatorio avevano tagliato i fili del telefono, spa- durato due ore e tenuto sempre in rato fucilale anche contro la sentinella. tedesco fu questa: « Le accuse, per le Non sapevo nulla, ma mi parve che gli quali voi sletc qui, comportano la pe– .:iccusatorl non fossero convinti delle na di morte; e nei pros.simi interro• mie risposte negative. f~,t~b~i~'nf:~:uaclerete che no\ Je prov~ Ed ecco la questione più grave: quel- la delle armi. Dissi anche qui di non BONAVENTURA TECCHI TEMPO RITROVATO La trastevel'ina di Daudet U N'altra lettura che ho fatto du· rante il coprifuoco tedesco è sta· ta quella d'uno dei libri meno conosciuti cU Alphonse Daudet, Les femmes d'artAstes. L'ho letto in 1ma vecchia edizione, che credo la orloinale, del 1889. Daudet mi piace in queste ed-izioni ottocentesche della collezione Guillaume ch'egli stesso doveva invi· gilare, co1t vlg11ette cfle s·mronano, o 11lmeno no,~ contradlcono, alla sua scrittura chiara e leggera, qualche vol· ta magari un p()co. troppo fluida, ma Sl'1npre d'artista delicato. Le altre edi· zionf, quelle che la çasa Flammarto,t ha messo ùt circolazione più tartli, in f)ie,10 Novecento, recano vignette cari· cal ura:Jì che trattano ìl, testo con una co11fide11za sguaiata, sottolineando certi tratti comici o satfrici che oiù nel te– sto si vorrebbero meno accentuati, o cadendo addirittura in controsensi urossolani. No, que,sta roba non ha nul· la a che fare co,~ l'auJore di Sapho e delle Lettres de mon moulin. Daudet. non bisoona dimeiitfoarlo, è contcmpo– rnneo clegl'impressionisti e dei nostri macchiaioli. Co11tem11ora11eo, Intendo, no1t soltanto nel senso materiale o cro– nolo11ico della parola. lla comune co,t lor<, la sensibilità, fl tono e perfino la tecnica. P·uò avere scllcrzato. $IL qual• cht; manierismo pittorico che giu allo ra fncominciava a dar fastidio, come in quest'accem10 aJ violetto e al pao· n.auo dt cui gl'imitatori di Mont:t sa· t,..:nn:m10 t toro quadri: « Sa large face est clcvenue 'lilas, po11ceau.,1me palette de pei11tre impressio11isto .(Numa Rou– me.sw.n). Ma lul stesso sentiva la sua parentela coi 1}ÌlÌ frescht e orighrnli rl.t qu.e-lpittori: « Par moment on passait entre d.es pelouses 111011dai11es 01ì trai• naìt la q,wuc d'un paon blanc, <les ro· bes claires faisa11t bouquet. Un tableau de NWis ». {Trente ans de Pa-ris). Quel• la volta era De Nittis. Un'altra volta invece pub esser .Manct, anche se ,101l è nominato, come in certa desc-riztone a rapidi toccht d'un -pnmzo campestre nei dinto•ni di Parigi, « au vetit fmi.s qut venai: dc la Sefnc et la rcbrous· sait t<,utc, deva11t la ter·rassc, en mille p'!lites tcaillt:s d'aroent, dont · 1e mou.· veme11t et 1a clarté moiraient de re· flets <im1sm1tsles verres,· le cara/es, la 1wppe jv·un, et rude» (L'Evangéliste). NvtritP, mccorn quest'effetto di· pfoggfr: estiva che non si sa:prebbe bene a chi attrtbt:lre (forse a Sfgnorl11i), ma che è certo anch'esso pitture, d'allora: « AJJ-rèsune je>ur11éechaude dont le zine de la vér(lndah briiùrit cnco,·e, tl t<mWUtt, d"un n.u.aoeperduc, un.e fine pluie à'arrosage qui rafraicltissait l'air, tintait gaiement. s·ur Ics tolts, lcla-· boussait les trottofrs. Paris riaf( .sous cettc ondée... » (Sapho). Un De Nitlis l'ho ritrovato anche 1ielle Femmes d'artistee: « EU.es' habil· lait toujou·rs auec irne élégance chère, et le 11oir, dont elle se couvruit a,ar u.ne coquetterie de tcint et rle bcauté, avait des m.ats de velours, de.s htisants de satiti et de ja1s, des foufllis de den.• telles soyeuses où l'oeil étonné décou· vrait sous 1ma simpl:icìté apparente des m.ondcs d'élégance féminine dmis les mille reflets d'1me coulet1r 1mlque ». E' una sinfon1a in t1ero maggiore. E mi ha fatto ripensare ai versi del Carducc1, che accennano anch'essi alla pittura del, tempo: Sotto la volta d'un" bruna arcat:i, In tra due rOiSSe colonnette snelle, Stova la bella donna inginocchi11t.a, (;:unte le mani, t1er.:z:-1 guanti, belle. l'mklo a la pYUma.faombm del nero C,1ppe,llo n nc-,ro sguardo luccicò ... Ma che Le6 femmes d'artlstes sia un libro diménticato, e forse yià inosscr va.lo a• suoi tempi, non mi sorprende. Ci si sente fin dane prime pagine 1ma 11e1ma, troppo facile, una mano di si.;ril• to e chUJroscuri e 1wolazzi obbligati, una bravura insomma che è cli-ventata mm:conismo. Il genere letterario ,. 'w il secomlo Ot.tocento inventò e predilesse, il t>oueuo, qui si schemat1zz1 l"'OP"'>·'J aptrtamente. Come il titolo anmrnzia c la prefazione dichiara, un filo uni.1;ce r,uesti dodici racconti, probabilmente f1icì apparsi ,il: riviste o fl1 quotidim1i. l·c.n bo1wmia borghese, co,i esem:Ji tratti dalla vlta di tutt'i giorni, AlpJu,n· se JJoudct vuoi dimostrare quel "11e JMer;h de M1l.stre aveva affermato wn la S'«a s-icumera di metafis-ico, e etc, che gl'intellettuali sono 11at,u:ralnumte orientati verso il celibato, clestinatt a non lasciare una discendenza. E' vero elle Maiitre si riferiva a filosofi e sdcn· ziati, ment.re t pcrso11anot di vaurlct svno degli artisti a cui le male ass.!-Jr– We mogli 1·e11dono impossibile il clima nf'ClSsa-rio all'ispirazione e alla prod_w zic,,1e; ma la test è sostanziahnenti: la st,;~sa, e l'escm.pio di Socrate e di 3,:,i• tivp~ vare così 1)er Maist-re co 1 nr. vtr Daudet. GU eroi caricatu.•.1H di q11e– st'ultimo - f)OCti, pittori, scuJ!ori, ,n·u· s 4 cift1 - han t;itti più o mc>i·, u11a Santippe che $'interpone e mett'? mìile tra loro e l'arte. ·A un solo - ed è la s'Uiritosa conclw;ione del volmn~ •- la ,itoglie appùmq la via del successo, ,na i) un povero dfovolo· senza alcun aento, 11n vero zero, e la moglie -un'i11tr\{1<1ftle clic riesce a proc1trargJi uria cU'!11lela illustre e a forza di abili spfotc lo fa nominare accaclem1co. Tra queste Santippi Ce n'è mia che m'ha varticOlarmente t11te1·essato:quel· I.a. da cui s'intitola i.l bozzetto La Trans• stévérine. E anche a Damlet dev'esser sembrata la viù it1teressm1te, vercl1è ~1e cltì il ritratto nella copertina del libro. E' vero che questo ritratto non è di.. una trasteveri·11a, ·ma d'una c--iocia_ra: un'autentica ciociara come se ne vcde– vatio ancora al principio di questo se· colo sulla !calinata dtlla Trin1ti1 de' Mcmt·I c nei quadri di genere espc~tt in t..ia Condotti e fn via del !Jabuino, col sue brnvo bw'lto ria cui cmcrnono il swo e le spalle nel biaHco mv0tucro
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