La Nuova Europa - anno I - n.3 - 24 dicembre 1944

\ -- 24 o.,, 1944 LA NUOVA E.UROPA ------------------5--• DANNUNZIANESIMO valo.re d'iimmagine ad atto o diletto rtore, e lnche quando dal chiuso del• oratorio e sensu?:le, perde lrrepara• l'introspezione· esce all'aperto del pae– bl.lmente ogni lievito lirico, ogni ra· saggio e della natora, e ritrae genti e gione ideale, per venir decomposta, e contrade, è sempre a quell\nt.rno ascol• goduta, nella materialità dei suoni e to ch'ella tende, e aguzza, t suoi senst. E NUOVA L E T T E R A T UR A dei segni; e l'attivismo. il pragmatl• Donde Je accuse dl tnttmtsmo, pessi• smo da lei irradianti, più che mai s1 mlsmo e Simili, che Il fascismo sem– configurano come lussuria ossidionale. pre le mosse. E mentre questo innalza C HE Il fascismo sia stato nel suo insieme, pur con innesti o ml· .sture d,'altri element\, la prose– cuzione e lo sviluppo, fino alle conse· guenze estreme, del dannunzianesimo, _ ~ cosa che tanto pii) appare evidente quanto meglio si vengonò chiarendo e com.ponendo in prospettiva certi carat· t~ri o rapporti dell'uno e dell'altro fe– nomeno. Quell'egocentr~smo allucinato, quel superumanU.mo edonistico, quet;a concezione esteliz7.;mte e neorina..-~i– mentale dello stato come opera d'arte, e del « princiJ)e • o despota come dl un Utantco statuario capace di modella· re, con l'informe argilla del popolo, lct .c quadriga imperiale it della Volontà, iVoluttà, Orgoglio, ·1sunto; quell'tdealt• smo, quel misticismo erotici e barba– rici, quella brama di superanienti e di conquiste, ultimo sbocco o rHiugio dl una sensualità satura di sensazioni: tutti quesu ruoti.vi g.à enuneiatl dal D'Anm.mz~o nella fase più ni.et.zschia– na della sua 01>era,e poi rappresentali ed esemplìfic~ti nella parte più decisa– mente ·prammatica di essa e in ispecie del suo teatro, e finalmente tradotti da lui medesimo in azione politica, d3lla sagra di Quarto alla marcia 'di Ronchl, dallo .statuto del Carnaro al patto ma– , rlno; - tutti questi motivi, moltlpll· catL esasperati.. volgarizzali. o Involga– riti, sl ritrovano nella « dottli-na » e nella pratica del fascismo. E tn verità, chi rilegga nelle VerqhU "delle Rocce le pagine che esaltano, di contro all'uguaglianza economica e Po· litica delle democrazie, la lsutuzion_e di una « oligarchia nuova •• di « un nuovo r~ame della forz.a• adatto « a favorire la graduale elevazione d'una classe privilegiata verso un'ldeal (or· ma di. <'sistenza », e ricordano che l'a– nima della Folla, anzi della Gran Be· stia, è « In balia del Pànico »; o quelle che di contro al o: crepuscolo del Re», 1 quali non hanno nemmeno più il gusto di « una qualche magnifica stra– ge ad arme bianca per irrigare e con· cimare le loro terre "isterWte •• àuspi- cano l'avvento, per « nllsterioso con• il: nel futurismo e per i.I futurjsmo, le barriere del più burbanzoso nazio- corso cl sangui.», del « nuovo Re dl insomma, che 11 dannunzianesimo Jet nalismo, la nostra letteratura sl mo– Roma », ha già innanzi, in sintesi pro- terario, riduzione all'assurdo o alla stra sempre più pronta agli tmpresliU feHca, quel programma di «bonifica• parodia (sia pure involontaria) del e scambi con le altre, allargando il politica e sociale che sarà proprio, un mollv: anche più poeticamente genuini centro del SUOI. interessi da quella ventennio più tardi, del fascismo e dei del D'Annunzio, si •riversa e Potenzia francese -- ancora predominante in suo capo. Allo stesso modo che nella nel dannunztanestmo politico; e que- D'Annunzio - alla russa ed alla an– Glori~ l'allocuzione dl Ruggero Flam· Sto. facendo un •tagli.o netto tra sè e glo-amertcana. Mentre ti fascismo dc– ma, il d;.ttatore, ai suoi infervorati il passato (almeno re<:ente), ebbro s.t !\de e rinnega l'Jtafì.a, anzi l'Itahetta proseliti, già prefigura i due tempi o protetta verso l'avvenire. In questo di ieri, in nome della antica grandezza « prOd.igi• dell'avventura fasci.Sta: ia senso, e non in questo soltanto. 11 pri· romana e imperlale, e U mito di co– c guerra della strada•· per lmpadro• mo futurista è propl';o D'.Annun7Ao. testa romanità coreografica spinge c;l• ntrsi del « potere centrale»; e la Quanto alla giovane ge~erazi.one Jet· no al parosstsmo della «razza»; la e guerra sul confine e sul mare». quan- terarla ·di élllora, o meglio al suol letteratura ignora quel mito, e se del do « una stirpe che lotta di nuovo per scrittori più dotati e più vivi_. se col clnssicismo, o meglio delle esigenze esistere,.:. che strappa dall'intimo del- futurismo essi sulle prime s!rnpatizza• classiche sente ll freno o la nostalgia, la sua sostanza le energie occulte e rono per quella cert'a1ia di novità che si tratta di una c1ass\cltà ben lontana ingenue io, saprà agguagllai-le o: alle po· sembrava promettere, e soprattutto per da quella d'accatto, e senza Jauno, del tenze del F'ato e della Natura». Per· quella liberazione· da ogni pedanteria maestro di Romagna. E C:.ò, in genere, fino le didascalie, che descrivono. il tradizionale, da ogni fonna d.l rete> non per ripiego <' rll)icco polemico, si flut-tuare della folla sotto il balcone rica (quindi anche dalla dannunziana) per diversa e contrastante linea di svi• del dittatore, già parlano di rombo o che pareva deciso ad operare; Poi, non luppo. rumore oceanico... , appena il futurismo si fu rivelato per Ma la differenza fondamentale è nel Che, poi, analoghi fenomeni psico· quello che effettivamente era, essl se Hngtlaggio. Poichè, dove quello del fa• !ogi.c; e politici si si.ano prodotti, come ne allontanarono o lo ripudiarono, pro• scismo, sotto le·punte di un realismo pur- di recente ha tenuto a ribadire il seguendo per c6nto loro, e dall'inter- illusorio, e nel.la brevità oracolare del· ~~~~~~ft: ~~i 1 ~a~~~i:~:•etr~p:t;~: ~~tJ'Of~~l;:~ne~tf le drenn«u:s~~i~~O; ~eni~~~~~~. ed~ri f~~ltt~e!i~~ndfiaollri~~: puto ram,'1ungere dal dannunzianesimo; del decenn~o che va, all'incirca, dal zianl -e futurisU, un ltnguaggi.o da sta• L), piuttosto, dl comb questo altro non prtmo anteguerra al dopoguerra, sono dio e da balcone; quello della nuova bia .che un aspetto o moment-0 di quf'l infatti movimenti -ed espcrienct;e, dalla letteratura è, al contrarlo, tuHo volto, più ·generale «decadentismo», cui già Voce alla !fonda, anUdannunztan1, ln per cosl dire, all'interno,· aborrente sullo scorcio dell'Ottocento mettono Quanto reagiscono con la macerazione dalla retorica, scevro di abbondanze e c;_apole forze irrazlonali dello sp.rito, critica e llrlca del proprio linguaggio sonorità dannunziane; un linguaggio e del quale più o meno hanno partccl- al fasto lnimaginativo, sensori.o e ver- comune, anzi una koinb in cui Hngua pato o partecipano - anche là dove balc del D'Annunzio: anche se del dan· colta, ll-ngua d'uso ed elementi dialct· le tendenze più sanamente progress~ nunzlanéslmo tuttavia risentono, e per tali si fondono onmtt tn unttà lessicale ve sono ra1sclt<? ad avere •il soprav· .I fatto stesso che polem;.camente lo e grammaticale; e la cui « dignità let• vento - tutte le culwre contempo· contrastano, e quind~ di continuo lo terarta • v!en ratta rtS1.ederc non già rnnee. presupJ>Ongono; e soprattutto perché 11 ln una estrinseca eleganza o prezio- · Ma in Italta - e questo è 1J punto tra1>asso dalla cerchia delle sensazioni sltà, ma nell'intima tor1.a .e proprietà che più giova chla1ire al fini del no· a quella, cui as~rano. del sentimenti, e agilità dell'espressione. Rlsultato, stro ciiscorso - tale sviluppo- del dan- della rl.flessione, della coscienza, non an:Diacqu.::sto che, promosso certo di nunzianesimo polit.lco avviene _quando può naturalmente prodursi se non per lunga mano, è tuttavia .fra t più meri~ U dannunzlanes:mo lettel'aiio, di cui effetto di un lungo travaglio artlsbico tori e durevoli della nuova letteratura. esso non è che la tumefazione mo- e morale. Ma ~innegabtle che, pur con Pertanto chi oggi, per l'ag\oni de1 struosa, può còni.ideral'Si. ~n via di un'aura ancora vagamente dilettantesca resto comprensiblll di polemica, è trat• esaurimc1!to o di dlssoluztone. Tanto e b-cnsualc. e pur con un·accentuazlone to ad identificare col fascismo il moto· è vero che tramite e lnce11tivo a quel· assai più esteUca che etica, ne-i « {ram· della nostra letteratura d: questi anni, lo sviluppo ò il futurismo: nel quale ment.:. », nelle liriche in prosa o in ver· commette un dup 1 \ce errore. Uno d'or• i~ ~~~li~a~;t'";~;~a, sfc~~i J~e~~~ ~• q 1 ~~ist~ odJr~u~! i 1 ~v:gt~~;s~~- ~:;t~ g~~ler~~std~~~~~e~~b~~· ~~;ucs~~: _ -e spesso non superficiale. mente la letteratura come •l sJ}C'l.~chio ========================="""" Ed ecco che mentre. fomentato <fai della sodetà •· e nel prcsupp.~rre fra futurismo, il dannuzianesimo si tra· essa e la polilica una cone<.,rdanza, o sforma In fasctsmo e questo s·1mp05- addirittura una simultaneltà di tcmp( sessa del governo e investe via via I.,_ e di sviluppi che nel fatto non v'è né vita po!Wca italiana; la· nuova lettera• può esservi. Basti pensare che Bené– tura e cultura - e intendo sempre detto Croce è non solo.contemporaneo.– quelle degne del nome, quelle che solo ma coetaneo (o quasi) di O'A-nnunzio– contano - proseguono senza diverslo• E uno d'ordine particolare. e storico, ni, ma anzl con un rigore. sempre più che consiste nel non vedere come quel• consequenziale. per la strada lntrapre· la certa J)(JltUca, ch•è 11 fascismo, s~ sa. E non solo la letteratura che ab· sia attardata in forme da cu; la lette– biamo definita antidannunzlana; ma ratura, l'arte, la cultura, nel1e~toro anche e specialmente la più giovane, forze vive, si .erano già venute affran• l'ultima, quella che nasce o ftoriSce cando. Perchè secondo un'Immagine propr.io nel cOS:.ddetto• clima fascista». profonda del carnpaneila, ò sempre la La quale, non è-più antidannu-nz1.ana lingua che preccòe la spada. TEMPO RITROVATO CHED E'? Q UIO est libertas? •, chiedeva Ci· cerone; e per dare una risposta alla domanda stilò Quella mezza paginetta di prelibato Latino che i no• stri vecchi sapevano a meinorta. « Quld est veritas? », chiese Pilato a Gesù; e la risposta era implicita nell'intonazio• ne scettica della domanda, che molto probabilmente fu fatta in latino, col facile diritto di chi esercita una maoi• stratura in paese occupato. Se invece di parlar. lat'3to avesser'-" parlato romanesco, Cicerone avrebbe detto: « Ched è la libbertà? »; e Pilato: e Ched è la verità? ». Perchè il nostro .beUiss1mo ched, --sempre vivo suJU:. bocca del" popolo, con.ttnua per dirfU.a linea il quid latino, il quld degli ora· tori e dei magistrati romani. «Sai ched !i~1~:~s:,!":~~f i:!ii '~{:l'la~~!fs;: netti. E in una faVola orinai classica, alla oallina che ha scodellato l'ovo fa chiedere dal rospo saputo: « Ched è che str1Ui tanto? •· Abbastanza freq·uentt 4,i Trilussa, gli esempi non mancano risalendo via via la tradizione. Pasca– rella, nella Scoperta de l' Amerl.ca: « E --'J.'hat da sentì, di'. da c"h;ic't stato - s·, ched -~ la tempesta.'•· Il Chiappini, !l'aureo Chiappini, i1i un sonetto scrit· to nel 1880, Q·uando si tn:ooettava la costruzione del PolU::linico e tt,tti ne discorrevano: e E dimm'un po', chèd ~. mastro Mattta, ~ Sto P1..'lli ... PoUi– crinico? ». e Ched è, sor fischio, sto su-in-oiùr •• chiede una popolana del ·Belli, sdegnata che un « patno » le pas– seoat sotto le finestre con aria di con• quistatore. E un bambtno, sempre nel 'Belli, oondot,o per la prima volta a teatro - e tutto stupito di ~rovarcisi: e Tata, ched è Qui su?»: « La picciona– ,;a », qli risponde il babbo. Senonchè, ionaTi di dove venisse quella d che dà al cbed .na des,nenza del tutto tnusit:ata cosi in italiano co– me in romanesco e supponendola una .mera aootunta eufonica, i nostri poett vernacolt la aoganciarono ora Qua ora jà. Ii Belli, attentissimo a r..·ouUere sul· le labbra deUa nostra plebe le minime sfumature di suono e scrupolosissimo nell'ortografarle, ma poco portato alle ettmoloote, scrisse ooni volta ch'edè ff,e, tn conseguenza, ch'edèraJ. Non mol· Jo diversamente i raoazzini d'oggi seri• vono col carbone su per t muri di Ro– ma.: Xl va 'la. Merjca! Il mostrlcià{to/o del Belli l'ha,t rispettato tutti gli edi– tori indistintamente, anche quelli che nel ripubbl1carne i so11ew ne hanno semplificato o i{alianizza{o l'orto11ra• fw. Degli scrittori romunescht Venuti poi, il Chiapptni scrisse sempre cheò'è, cosi _nei versi come ncUe schede del Vocabolario, e Pascarella e Giuseppe Martellotti (Guido Vienil ne seouirono le onne o si mis(!rO da sè per la s{essa strada. Direi che era la strada buona, se Quell'apostrofo che nella loro inten– zio,ie doveva facilitar la pronunzia, eliminando ogni possibilità d'intoppo tra le· due parole, non 1ischiasse di (?Tientarst verso u,t ipoJ..e{ico chede (tToncato in ched'J, Alla orafi.a beUia– na si attenne invece Giuui Zanazzo, ~entre il Gtaquinto sc,isse che d'è e che d'era, forse per analuoia con che c'è e che c'era. Anche 'l'ri.tussa sec,u.ì dapprima quest'ulti111,a strana orafi.'a, ma poi si convertl anche l 'l.li al ched'è e al ched'era. e vedo che Dli si man· tiene fedele, La conclusione ,nf sembra ovvia. Se 11 ched romanesco è, come effettiva– mente ,, la direua con.tinuozione det quid latino, bisoona scrivere Ched è senza apostrofo. e, analogamente, ched era: Il p!ccolo ritocco, mentre nspetta l'etimologia, non offende la fonetica. Nt l'occhio, dopo un atttmo d'incertezza, avrd nulla da obiettare. Not in itaUano leggiamo e scriviamo; ed è, ed ecco, ad arte, ad arbitrio e via di seguito, sen· za che ,la mancanza dell'apostrofo et faécia esitare nell(l pronunzia. Per"cht non àovremmo scrivere ched è e ched era? · Resta. da OJ]porre una chiosa a cari• co di Pascarella, il quale. obbedendo al demone dell'analoola chtamato in aiu· to dalla sua penna che Qualche volta s'impuntava, aooiunse una d, inaspet• latamente, al che pronome relativo, Quando nella Scoperta· de l' Amerlca scrisse: e Eh, - fece er re, ched'èra un mno esperto». · Qualche precedente parrebbe scusarlo. Ecco per esempio una lauda drammatica umbro·toscana, probabtlmente duoentesca, ma trasc1it· ta in un codice urbtnate del primo Quattrocento, ,nella quale possiamo leg· gere questo verso:: « Mamma, orand'' là doglia ched hai». Ma tl romanesco moderno, voolio dire· Quello che t tut• tora in uso e che daz BeUt fa Qua ha acquistato diritto di cittadinanza let– teraria, codesta analogia non la cono– sce; e percii} non è temerario suppor– re che si tratti d'un arl>ttrio di Pasca– rella. Escluderei che 3e ne trovino esempi nel coscenzlosissimo Belli o tn Trilussa dalla limpida vena. PIETRO PAOLO TROMPEO nel senso della precedente, perché ARNALDO BOCELLI fe~~:nfi~h~ 0 11~~er~\,:;;;!~. ag :.• ============= ~ì"'o·1~~u~11 0 m ~,/•!ri$~e::u~~ CONTENTI ~~;n[t 1 ,m;;: :ua"~~~r~o~~h~~rS~' E ·seo N TENTI no, come ad un e classico » dalla cui . , . lncomparablle esperienza d'arte ha . 1 L mondo, ~econdo u?la nota _massima, preziosi frutti da trarre senza peri· va avanti per mento deoh sconttn· colo di contagi. Ma, app\lnto per que· tt. Chi è soddisfatto sta fermo e cM sto, essa è ancor più risoluta della è insoddisfatto si m'!-'ove. I malconte~ti generazione precedente nel tentauvo creano i mutamenti. Oont atto di vita, di trasfer.re al morale quell'anlmtsmo. ogni opera, nasce da una inappagabi· o senso di aniniaztone universa. e q_uel lità che vuole essere app~c,ata. Sa7:ebbe gusto della notazl.one essen~ale. e 11· facile dimQstrarlo per tna di logica e lW™nante compendio dl un lungo e di storia. O rifacendosi al concetto della sotllle lavoro di scavo, che ha eredi- realtà, elaborato dalla filosofia moderna, tatl da quella, e che va elaborando e come perpetuo divjnire; o adducendo svolgendo in modo sempre ·più propri gli esempi dei cortthtu.i contrasti, ~a~ Certo, in cotesto gusto sono ancora qlamenti, superamenti, che costttui– tracce di lrraztonalismo e decadenti· scono il tessuto connettivo di ogni pro• smo, ché quell'ansia. dell'ineffablle, Cessòdi civiltd. Chi di[ftdi della looica quell'amore per il «.KiUOCO• distaccato e voolia ignorare la sto1·ia, può limi· é cerebrale, per un realismo dlslncar· tarsi a osservare se stesso. Pe-r il solo nato e surreale, che sono coinu,nl, dal fatto di essere un uomo, un uomo·qual• più al m-eno, cos} alle sue opere più siast che vive, agisce, consuma, pro– .-costruite» come alle più libere ed duce, prolifica, nasce e muore, eolt pro• estrose, ripetono bene la loro ortgtne voca 1nnumerevoli alterazioni e sposta· da quelli. Come la ripete certa critica menti suita terra. «pu,ra » che elude spesso la raziona- Tuttavia un mondo fatto solo e sem- · lità, e respansabilità, del giudlzlo, per pre di scontenti, oonuno scontento in indugiare nella alchimica disUIJazJ.one maniera divérsa, irriducibile ed estre– det. particolari e del suon'-. Ma l'ac- ma, non andrebbe n~ .avanti nt indie• cento, la spinta, sono nella direzione tro. Ttrato qua e ld da forze uc,ualt ed che si diceva: e chi vorrà contestare O'[)poste, Testerebbe allo stesso punto. alla giovane letteratura, prediliga essa Marcirebbe nella sua immota mute.vo • le forme narrative del neorealismo o lezza. Se è vero che il mondo va avanti quelle liriche dell'ermetismo, la PoSn· per merito degU .scontentt, non è meno billtà dl nattlngere la sfera della co- vero che ad oont passo sosta, si rieQui• scienza, di pervenire ad un senUmen· libria, rassesta e rafforza per opera dei _ to pieno della vita euca, attraverso contenti. Gli unt sono necessari quanto gli umbraUli meandri del subcosciente? glt altrt. Il ritmo impresso alla vita daj Comunque. spiccate e profonde sono contenti e dagli scontenti corrisponde le differenze o antitesi fra la nuova all'idea dell'essere come divenire: che fetteratura in genere, e gli atteggia· d~ene ma insieme è. ed t m Quanto menu e i modi del fascismo. Clté men• diviene. tre questo viene accentuando U culto Se il d~spotismo ci ha condannati per d'ognl vuota esteriorità, e si scapri.c- venti anni a dirci c!')ntenti, sempre ptù. · eia ,tn formule, emblemi e riU d'una contenti, non significa che la lìbertd ~~bo:g~aa"t~~~~; Jt n~~ 1:_:~~~ :;:::,pare5:~o;;g!te"n~i. essere scon~enU, at{enta alle vlbr&Zionl della vi·~ µ}te_- -., p. ,1._

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