Nuova Repubblica - anno V - n. 43 - 27 ottobre 1957

(186) nuova repubblica La doccia s,cozzese di Kruseiov (Dis. di IJirw B?sclli) ~-~ [ SETTE GIORNI NEL MONDO ILS!ITELLITE flll!II\JO N ELL' lJLTIMO Comitato Cenfrale del PCI, alcuni ora– tori si soilo preoccupati della mancanza di garanzie democratiche nei mutamenti che intervengono ai vertici del potere nell'Unione Sovietica. Essi si riferivano all'eliminazione, nel luglio scorso, del ,cosiddetto « bloçco anti-partito·»,' i cui esponenti, Malenkov, Molotov, Kaga– novic e Scepilov 1 furono accusati da Krusciov di avere tentato, con un coll)o di~sorpresa in seno al Politburo, dì defenestrare lo stesso Krusciov e di operare una svolta in senso stp.liniano .nella politica del partito comunista sovietico. Pur considerando giustificata l'eliminazione di_ tale gruppo, il quale compren~eva alcuni dei più, fedeli colla– boratori di Stalin, afllorava la preoccupazione che ope– razioni di questo tipo potessero avvenire anche in senso faverso. E ci si domandava con ahgoscia che co!3a sarebbe avvenuto se, invece· di Krusciov, avesse trion– fato, per esempio, un uomo come Molotov, -~1' quale era già riuscito a provocàre un colpo di maggioranza nel Po!itburo.' _ . Non esistono ancora sufficienti elementi per giudicare il carattere del nuovo mutamento operato in seno alle supreme gerarchie sovietiche. Non è possib_ile sapere, cioè, se l'eliminazione di Zukov sia destinata a produrre ef– ietti evolutivi o involutivi, né se l'eliminazione di Kni– sciov o di Krusciov e Zukov, con gli ..stessi siStemi, sa– rebbe stata destinata a' produrre effetti diversi. ·Ma è possibile affermare fin d'ora che· questi mutamenti' sono abbandonati al caso, ai rapporti di forza, ai colpi di sor– presa, alle congiure, in seno agli organi dirigenti sovie– tici, e non a nuovi orieÌitamenti o pressioni delle masse sov\eticl~e. La preoccupazione affiorata io seno al PCI appare dun– nuè perfettamente giustificata, sebbe_ne non sia finora sembrata condivisa dai ·dirigenti responsabili di quel partito. E• vero che, dopo la morte di StaJjn, i dirigenti comunisti ·italiani e la stainpa comunista italiana sono stàti molto più prudenti che nel passato. E' vefo· cl1e, dal momento in cui si è avuto sentore di una lotta per la successione, nessuno dei nuovi capi comunisti - né Beria, né Malenkov, né Molotov, né Krusciov -, è stato portato alle stelle come avveniva ne1 passato per Stalin e per i suoi più diretti collaboratori, .a cominciare da Zhdanov. Faceva eccezione, tuttavia, il maresciallo-Zukov, il quale sembrava al di sopra deJle correnti contrastanti, come capo militare al servizio di qualunque gruppo do– minante; ma si è· yeduto in questi giorni che è pe1:icoloso esaltare perfino i capi militari sovietici. E' vero, dunque, che vi è stata maggiore prudenza: ma non al -punto di sfuggire al sosp,etto che, quale che sia la fazione vincente nel PCUS, il PCI finisce sempre, in ultima analisi, per appoggiarla. Vi è stato tuttavia un tentativo organico dell'on. Togliatti, subito ·dopo il Ven– tesimo Congresso, con la sua intervista a Nuovi Argo– menti e con un suo discorso al CC del PCI, di sfuggire a questa fatalità. In quella occasione, il leader comunista italiano cercò di cautelarsi contro le 'brusche svolte che si sarebbero potute a1~cora verificare in seno al gruppo dirigente sovietico, mediante !1enunciazione della tesi del f( policentrismo». 'Era una reazione naturale all~abbandono del concetto di « Stato guiç!a » e di t( partito guida·»_ ed era una. con-. seguenza logica deUa dottrina delle « vie nazionali», pro– clamata dallo stesso Krusciov al XX Congresso; Ma il « policentrismo'» poteva finire per svincolare i vari par– titi comunisti nazionali dal PCUS,. poteva staccarli dal– l'ispirazione sovi~tica, Poteva far correre il rischio di tro– varli in campi diversi da quelio &-ovietico in seguito a qualche repentina evoluzione della situazione internaziQ– nale. E perciò il CC del PCÙS sconfessò apertamente le critiche di Togiìf~i e il <<policentrismo», costringendo il partito italiano a _prenderne atto e a farsi propugnatore ·- sotto la forma· rinnovata del concetto di « internazio– nalismo proletario»,. dell'ispirazione e deU:esempio da trarre dal partito sovietico -, di _una dottrina sostan– zialmente identica a quella dello stato e del partito -guida. A questo rltorno dei vari pai:titi comunisti ad una più str·etta e più incondizionata solidarietà col Partito sovietico avrebbero dovuto accorr'ipagnarsi una maggiore democrazia in seno a questo ste~so partito sovietico, la elaborazione di maggiori « garanzie democratiche» in mo– do da assicu'rare ai partiti fratelli c{l,è'"non sarebbero stati posti davanti a sv0ìte brusche ,.é incon;:iprensibili. • Ma i fatti di Polonia e d'Ungheria- bloècarono un'ul– teriore evoluzione· del partito soviètico in senso àntista– liniano e, ·invece delle maggiori « garanz·ie democratiche» nello stesso partito sovietico, invece di una còllabora– zione su un piano di formale parità fra il partito sovie– tico e gli altri partiti comunisti, si ebbero il tentativo di questo partito ·di• impedire il ritorno al potere di Go– m_ulka in Polonia, tentativo nel qua}e Molotov ebbe una parte dì primo piano, accanto a Kruscjov, e l'intervento dell'Armata Rossa, ordinatp da Zuko_v, d'accordo aoch'egli con' Krusciov, negli affari 'interni ungheresi. L'eliminazione del << blocco antipartito », ·in luglio, pur essendo accolta con soddisfazione nel pàrtito italia-' no, per il pericolo d'involuzione grave che ·veniva così eliminato e per la speranza di un'ulteriore ripresa della evoluzione iniziata coi' XX ,Congresso, fece tuttavia -affio– rare la preoccupa 0 zione alla quale si accennava all'inizio. Se il PCI si fosse attenuto, magari con maggiore cau– tela, a}la posizione assunta da Togliatti quando propose il « policentrismo», se· lo stesso Togliatti non avesse ac• cettato, senza opporre la minima resistenza, di sconfes .... sare· Se stesso, il PCI dispon;ebbe oggi di Una carta im... portante da giocare nella crisi aperta ·con l'eliminazione di Zukov. In mancanza di una posizione di forza di questo tipo, che il maresciallo Tito, invece, ha saputo mantenere, e che Gomulka, 3fmeno in parte, ha conquistato, i1 P__ CI è oggi esposto a subire l'accusa di asservimento a qual– siasi politica e a qualsiasi gruppo dirigente pre_valgano, nell'Unione Sovietica, quali che· siano le sue proprie esi-· .genze. Qualora la crisi sovietica permanga e diventi p:ù proforida, il PCI rischia dunque di essere un grande par-· tito operaio italiano permanentemente incapace di defi– -nire una prospettiva a lunga scadenza e una politica cÒe- 1·ente a causa dei suoi legami ç:on un partito di cui si ignorano e si ignoreranno per parecchio tempo le pro– spettive a lunga scadenza e gl'indirizzi politici "perzTla- 0enti. Rischia cioè dj essere una specie di corpo morto, di satellite artificiale, che mette le masse -da esso rappre– sentate in assoruta balla del corpo vivo attorno al" quale compie le sue evoluzioni. PAOLO VITTORELLI 5 UN.ANNO DOPO BUDAPEST DI FRANço1s FEJTO. j UN ANNO di distanza dalla rivolta, ungherese, si 1:1.. può tracciare un primo bilancio delle ripercussioni di qu~sto eventp, coincidente con la vittoria del gomul– kismo in Polonia,- sulla evoluz_ione del mondo comunista nel suo complesso. DifattL, questa ·rivolta è stata ,consi– derata dai dirigenti del blocco' sovietico come un severo avvertimento, da tenere ben presente nella .determina– zione della loro strategia Politica. Certo, ·la rivolta un- 1 gherese. ha aggravato, come prima conseguenza, le di– vergenze in atto fra le due princi12a1i tendenze del mo– vimento: quella « riformista moderata», impersonata da Krusciov, Mikoyan, Mao, Gomulka, e quella « conserva– trice», rappresentata in URSS da Molotov e da Kagà– novic. Tuttavia, 'superata questa crisi con l'elimin~zio– ne del « gruppo Molotov», il movimento comunista mon~ diale ha ritrovato quel ,minimo di coesione necessario per portaré avanti un'azione coordinata. Si può - dire che, tutto sommato, la <<'linea». fissata dal xx· Congresso (desatellizzazione e democratizzazio– ne controUate) è rimasta valida. Si poteva· temere, nel novembre dell'anno scprso, una ripresa dello stalinismo. lVIa:essa non si è ve·rificata. Dopo la rivqlta ungherese, i dirigenti del mondo comunista si sono limitati a mo– dificare 1a loro tattica, spostando l'obiettivo della lotta dal se~tarismo staliniano a quello che si definisce - in ,gergo marxista - «revisionismo», cioè - in sostan– za - cc tendenza a metiere in discussione il ruolo diri– gente del partito comunista». La prima preoccupazfone dei dirigenti del Cfemli"no dopo -i .fatti unghere.si fu quella di rinforzare iÌ blocco sovietico. _A tale scopo, essi hanno preso, sul piano mili, tare, di polizia, economico, sociale e ideologico, una serie di provvédime'nti d'urgenza, capaci di prevenire la pro-~ pagazione dello spirito di rivolta. Vediamoli separata– mente: S"l pi.ano militare: la defezione dell'esercito unghe- rese ha ·dimostrato la fragilità militare dei satelliti. I - sovietici hanno fronteggiato questo pericolo da un lato·. .rafforzando le loro guarnigioni in Germania orientale, Polonia e Ungheria,• e fornendo ai. cecoslovacchi, ch_e si sono dimostrati i loro più fedeli alleati, un arma– mento ultramoderno; dall'altro,. concludendo con tutti i membri del blocco di Varsavia, sul cui territorio essi mantenevano basi militari, dei nuovi accordi, tendenti a legalizzare lo stazionamento delle truppe sovietiche e à dare qualche soddisfazione all'~mor proprio nazionale. Sul piano di -polizia: pur senza tornare ai metodi te!'- ' · roriStici dello stalinismo e senza ricorreré ad arresti in massa (salvo nel caso dell'Ungheria, dove la repressione coritrorivoluzionada è proseguita implacabilmente), 1 di– rigenti comunisti hanno tenuto a manifesta;.e la loro forza contro i nemici reali o virtuali del regime. Un po' dovunqu:e, !a p6lizia ha inasprito H proprio attéggiamen,.. to, specialmente contro scrittori, giornalisti, st\ldenti, ·in– tellettuali. in genere. Ogni tentaUvo di 1;ipetere l'esperi– mento del Circolo Petofi è stato represso a Mosca come a 'Berlino-Est, a llraga come a Cluj e a Bucarest (ulti– mamente, anche a Varsavia). Dovunque, gli intellettuali sono stati sottoposti ad una ·forte pressione amministra– tiva, affinchè essi legittimino !'_intervento sovietico in Ungheria e riconoscano nuovamente il diritto del Partito di dirigere le ·loro coscienze. sia piano deHa coope~zi.one fra . i partiti comunisti: già all'indomani della repressione ungherese, è stata sca– tenata una intensa attività dip1omatica per riprendere in n1ano i partiti comunisti satellit.i, per eljminare l'influen– za del « cqmunismo nazionale» e delle idee jugoslave sui « consigli di gestione», per isolare i focolai non.çon– formisti degli ambienti intellettuali polacchi. Sono stati ripres_i i contatti fra le direzioni" d~i diversi partiti co– munisti e il c;emlino. Si è anche pensato, a un .certo momento, di ridar vita al Kominform· col rischio di ri– gettare definitivamente la Jugoslavia in ~ampo occiden-•· ,·tale, ma si è poi rinunciato al progetto, trovando per il coordinament~ strategico del movimento delle forme meno rigide, ·suggerite da Mao, da T~gliatti e forse daUO stesso Tito. Si trattava d'impedire che 'la Polonia dive– nisse una seconda Jugoslavia, ... o una seconda Ungheria. Questo fine, almeno per ora, sembra raggiunto: Go~~iulka si è allifleato su Mosca, il siluramento di Molotov ha facilitato il riavvicinamento con Tito. I contoi·ni di un « éommonwealth » comunista si precisano con maggiore evidenza. Sul piano economico e sociale: i dirigenti comunisti h·annò capito che ragitaz-ione degli intellettuali non sa– rebbe mai sfociata in Ungheria nell'insurrezione gene– rale, se il sistema non avesse scontentato tutti gH st~ati ·(segue a pag. 6, 3.a co!.)

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