Nuova Repubblica - anno V - n. 43 - 27 ottobre 1957

4 IL CONGRESSO DELLA FSM DIB!ITTITO fl -LIPSlfl S I SONO svolti nei giorni scorsi a Lipsia "(4-15 ottobre) i lavor'i del IV Congresso della Federazione sindacale mondiale. Forte -di una novantina di mi– lioni di iscritti, sindacati dell'Europa orientale e del– l'Asia comunista in primo luogo oltre alla CGIL ita– liana e CGT francese per i paesi capitalistici, la FSM rappresenta ormai importanti ~gruppi di lavoratori delle regioni sottosviluppate d'Asia e di A.frica, delle nazioni arabe e sudamericane. A questo si aggiunga la presenza in sede congressuale di numerose delegazioni dei sinda– cati nazionali autonomi, quali il SOHO (la più forte _organi_zzazione giapponese}} la confederazione panara– ba, e i sindacati jugoslavi. Questi ultimi presenti dopo oltre sette anni di assenza. Un apporto generale, come è facile vedere, che rafforzando da un lato il presligio del Congresso, ha d'altra parte portato ad una più ampia e positiva base di discussione. Anche se i risul– tati conclusivi hanno posto in netta minoranza 1e istanze di rinnovamento promosse Qalla CGIL, non· si può non rilevare che il Congresso ha lasciato chiaramente af– fiorare fermenti ed esigenze nuove. Alla linea cosiddetta tradizionale ed ortodossa, le– gata agli schemi della guerra fredda e della lotta clas– sista ad oltranza, si è opposto per la prima volt.a un indirizzo più moderato e realistico. Al centro di un'au– tentica polemica sono stati naturalmente i possibili prin– cipi ispiratori dell'azione dei sindacati di classe nei paesi capitalisti. Mentre sui primi punti all'ordine del giorno, 1·elativi al problema dell'organizzazione sindacale nei :paesi afro-aSiatici, i lavori non sono usciti· da un'atmo– sfera di «routine», e di generale adesione, il clima ha assunto grande vivacità non appena è stato· affrontato il tema della situazione operaia dell'Europa occidentale. Con l'intervento dell'onorevole Di Vittorio (9 ottobre), e quello successivo dell'on. Santi (10 ottobre), si è aperta , la fase più interessante del Congresso, che ha visto de– linearsi -una chiara opposizione di orientamenti fra i delegati della CGIL, e ·qualche altro, ed il resto del– l'assemblea. Due tesi nettamente contrapposte sono state portate avanti e difese con accenni di dichiarata critic;a, rispettivamente da parte italiana e france.Se. Piattafor– ma di discussione è stato il rapporto iniziale del segre– tario Saillant, espressione formale della posizione uffi– ciale della FSM, ma in realtà iortemente permeata dello All'arfìcol.o sul conarelso di Upsia, facciamo se– oufre urw lcttct·<t del nostro collaboratore Pietro Bia11- co11i, che muove d<t1111 diucrso a.t1eouiam1!11/o,di'.amara · e radicale sfld11cia uerso i pote,-i sindaca.li esilte111i. Ca-ro Codignola. permettimi alcune considerazioni dopo il Congresso di Lipsia. A mio giudizio, la FSM, come la CISL in– ternazionale, sono organicamente incapaci di determi– nare un miglioramento effettivo delle condizioni eco– nomiche, politiche e sociali del1a classe lavoratrice. La CISL internazionale, che fa la faccia feroce sul problema algeriho, porta la maschera americana della « dottrina Eisenhower >>. Basta gUardare gli atti del recente congresso iriternazionale di Tunisi. Così è facile constatare come la FSM incoraggi, nelle -Organizzazioni sindacali nazionali afflliate, l'uso di due bilance per la difesa dei diritti dei lavoratori delle co– lonie e di quelli dei lavoratori dei paesi industriali. Come si comporta, ad esempio, l'organizzazione sinda– cale francese nei confronti dei lavoratori delle colonie francesi? Allo stesso modo della CGIL nei confronti dei lavoratori del sud d'Italia: recentemente una lotta unitaria dei lavoratori edili italiani ha ottenùto un aumento d1 salario di oltre - 150 lire per i lavoratori del centro-nord d'Italia e un aumento inferiore alle 100 lire, · sino a 60. lire, per i lavoratori meridionali. Gli im– prerl.ditori edili non avrebbero mollato le 150 Ìire per i lavoratori de1 nord se non avessero potuto rifarsi sui lavoratori del sud. Lo stesso ricatto viene effettuato nei confronti dei braccianti meriq.ionali. La ragione di tutto ciò è la stessa anche in campo internazionale:· il maggior sfruttamento dei lavoratori nei paesi coloniali (come nelle « aree depresse»), allo scopo di sviluppare una · maggior produzione agriçola a basso costo, favorisce, nei paesi o nelle aree industriali, il superamento delle dif– ficoltà economiche derivate dalle rivendicazioni dei la– voratori dei grandi centri urbani. Di questi problemi ha coscienz;i la grande maggio– ranza dei lavoratori; eppure, non si sono· .affrontati al congresso di Lipsia. Lo stesso, problema della riduzfone dell'orario di lavoro a parità di salario ha· trovato di– versità di accenti per la diversità dei giudizi sul « Mer– cato Comune». Le· « tesi >? elaborate dall'esecutivo della FSM giudicano negativamente il Mercato Comune ap– punto perchè la FSM esprime gli interessi del blocco so– vietico; mentre la nostra CGIL e particolarmente i so– cialisti, hanno 'Sul Mercato Comune una posizione possi- bilista. · Un punto su cui tutti i delegali dei « paesr capita– listi» presenti al congresso si sono trovati d'accordo, è che occorre· dare àlle organizzazioni sindacali affniate alla FSM una maggioi·e democrazia interna, per facili– tare il riavvicinamento con le organizzazioni sindacali affùiate alla CISL. Ma è dubbio che le organizzazioni af– .filiate alla FSM siano in grado di garantire questa evo- spirito oltranzista del comunismo francese. Riconoséendo in quel documento atteggiamenti di eccessiva sommarietà e· intransigenza per quanto ri– guarda gli attuali compiti delle masse lavoratrici occi– dentaH, · e rifiutando in partiColare la posiziorie sterile e anacronistica assunta nei confronti degli organismi europei (Mercato comune, e CECA), i rappresentanti italiani hanno propugnato un indirizzo di --maggior rea– lismo, adeguato alla realtà della lotta di classe in Occ.i– dente. L'opposizione preconcetta ai nuovi strumenti eco– nomici messi in Opera nei paesi capitalistici, hanno sot– t·olineatO, rischia di tagÌiar fuori le massé operaie dalla realtà stessa del processo bloccandone ogni eventuale possibilità di influenza. E' necessario invece controllare questa evoluzione attraverso una continua e coraggiosa _presenza delle organizzazioni sindacali, ~aie da por- tare anche alle masse operaie i prevedibili frutti della seconda rivoluzione industriale. Il néo capitalismo occi– dentale, con tutte le sue implicazioni sul piano del pro– gresso tecnologico e produttivistico, e su quello di p"i"ù efficienti organizzazioni aziendali, non ... implica necessa– riamente ed esclusivamente conseguenze negative per i lavo.ratori. « Io non Credo al fatalismo>) è stata la precisaziòne di Di Vittorio in merito. Si tr~tta invece di reagire a una realtà_ in movimento, secondo schemi nuovi e più elastici abbandqnando formu1e sorpassate. Di fronte a11'evoluzione delle strutture capitalistiche anche altri sindacati occidentali si trovano a dover ela– borare nuove forme di lotta, a rivedere con spirito critico le proprie posizioni. E' il caso fra l'altro, dei si– derurgici e minatoti della CISL costretti oggi a sop– poftare il peso della pressione padronale nell'ambito della CECA. Così sta avvenendo per i sindacati inglesi che vanno sempre più rappresentando l'ala più avan– zata del partito laburista, così è perfino per alcuni sin– dacati americani, in via di abbandonare il- tradizionale agnosticismo politico. In questo senso quindi, di una maggiore presa di coscienza da parte di tutte le orga– nizzazioni dei lavoratori de1la forza sempre rinnovan– tesi del cqpitalismo, si vanno aprendo nuove feconde prospettive di I una rafforzata azione unitaria. Sui pro– blemi dei salari, del)e riduzioni delle qre di lavoro, dei pericoli dell'inflazione, ed oggi particolarmente di fron– te alle conseguenze dei nuovi organismi eurol)eistici è UN POTERE CHE NONESISTE luzione, e comunque essa non sarebbe sufficiente: un sin– dacato è veramente libero quando è in grado di eser– citare una funzione rivo1uzionaria nel gioco della lotta fra lavoratori e datori di lavoro. Quando potrà definirsi libero in questo senso il sin~ dacato ungherese o bulgaro o russo; quando potrà de– finirsi libero il sindacato francese o italiano? Nelle « tesi » della FSM si legge: « Non abbiamo sufficientemente sostelluto la campagna internazionale in difesa dei lavoratori e dei sindacati vittime della re– pressione padronale e governativa e non abbiamo ab– bastanza organizzato la nostra campagna · in !ayore dei diritti sindacali dei lavoratori » .. Ma la FSM, così come è diretta e concepita, non potrà mai difendere questi di– ritti dei lavoratori. Basti pensare che la FSM sostiene c_omeassioma che i lavoratori dei paesi << socialisti » non hanno bisogno di essere difesi; e naturalmente non si leva in difesa. degli operai e dirigenti sindacali ungheresi uc– cisi o depOrtati, · poichè in questo caso si tratterebbe di « f&scisti » o « controrivoluzionari ». Nè si vede come essa intenda difendere concretamente i diritti dei lavo– ratori e disoccupati italiani: a definire la mancanza di libertà di questi ultimi, basti considerare la trafila che deve compiere ·un disoccupato per entrare al lavoro. L'Ufficio del lavoro, che dovrebbe rilasciare il « be– nestare », è sempre l'ultima ruota del carrQ: prima si debbono mobilit~re dal caPopartito, .al sindaco, al depu- AGRICOLTURA IN CRISI (continuaz. da pag. 3) . obbligando gli interessati al processo produttivo a miglio– rare la tecnica produttiva. S'impone quindi una più raziO– nale agricoltura con ben studiati piani di miglioramenti agrari, che. dovrebbero essere sviluppati secondo le es'i– genze e le possibilità Produttive delle varie regioni e zone agrarie. Strumenti efficaci di tali trasformazioni dovreb– bero essere le cooperative agra-rie. Le conduzioni cooperativistiche dovrebbero essere esaminate, studiate, pe1·fezionate e coordinate in modo da renderle aderenti alla necessità contingente e futuTa7 p'er assicurare un lungo periodo di tranq,uillità e di progresso all'agricoltura italiana; -4) potenziamento, con adeguati finanziamenti (d'2l– l"ordine di al.cune niigliaia .di rnilia-rdi).,' dell'Istituto della (186) · nuova repubblica possibile una politica dinamica e di accordo fra tutte le forze· del lavoro. Quanto alla natura del nuovo sindacato esso do– vrebbe, almeno nelle parole di Santi, abbandonare da un lato qualsiasi vestigia di carattere corporativistico e aclassista, e dall'altro le prerogative di sindacato di partito. La discussione sulle nuove forme è· aperta, ma certa e insostituibile rimane la sua funzione di difesa operaistica, a prescindere dal regime della nazione in cui ef;SO ha domicilio. Indirizzandosi ai ,rappresentanti delle organizzazioni sindacali sovietiche, cinesi, e del– l'EurOJ)a orientale, l'oratore del PSI ha apertamente au– spicato l'àttribuzione di maggiore responsabilità e au~ tonomia ai rispettivi organismi. Da replica dell'ala ortodossa è spettata: a Frachon, segretario gen~rale della CGT. In tono assai drastico, contrario ad ogni compromesso, Frachon ha voluto ri– badire punto per punto le tesi già sostenute da Saillant. Rifiuto completo e intransigente del 1\1:ercato comune, giudicato esclusivo strumento del monopolio imperiali– stico tedesco, déstinato a livellare in b,asso le condi-, zioni di vita dei lavoratori; avallo alla teoria del pro– gressivo aggravamento delle condizioni di vita della classe operaia nei paesi occ-identali (pauperizzazione); necessità di propagandare tali tesi c01;1e unico stru– mento capace di polarizzare la lotta di classe in Occi..:. dente. Tutta una- impostazione, è facile giudicare, che se riesce a stento comprensibilé nella realtà .francese, non può che ritenersi assolutamente inadeguata sul pia– no generale deil'Europa continentale. A conclusione dei lavori, infi°'e, oltre al rinnovo delle cariche che non ha presentato particolari sorprese, sono .<itati approvati all'unanimità una serie di documenti. Al– lineata 'Sulle posizioni della CGIL si è trovata solo una !ra– zione dell'a.ssemblea: alcuni ·delegati dei paesi occidentali, franc.esi esclusi naturalmente, e sotto certi aspetti anche la rappresentanza polacca. Loga-Sowinski, capo di quella delegazione, non ha mancato infatti di sottolineare l'e– sigenza che anche nelle nazioni comuniste il sindacato costituisca lo strl.lmento equ11ibratore fra i .biSogni im– mediati e particolari degli operai, e le necessità generali della. società. La relazione generale ha lievemente at– tenuato le punte di maggior durezza delli;l dichiarazione iniziale di Saillant, sostenendo però nella sostanza le. tesi ortodosse della maggioranza. Contro il :rvrer,cato co– mune viene auspicata una lotta unitaria; quanto ai sa– lari il documento rìbadiSée il principio della loro in– sufficienza relativamente ai profitti capitalistici e alla spinta inflazionistica, anche nei pochi paesi dove è registrabile un aumento reale dei salari. Ùguali consi– derazioni di cautela e di difesa valgono nei conhonh dell'introduzione dell'automazione e di altre innovazioni tecniche. P. C. tato; dal parroco, al vescovo, al commendatore; dall'ex gerarca, al commissario, al prefetto. Almeno una di que– ste trinità deve impegnarsi per il disoccupato che vuole arrivare alla direzione del1a fabbrica; quando finalmen– te il disoccupato arriva alle soglie della fabbrica, non .ha finito le sue pene: egli verrà sottoposto non solo lità e disposizione; la sua ·mente verrà cc misurata »; alla normale visita medica, ma anche a prove di ahi– poi comincerà il periodo di << purga », durante il quale uno specializzato corpo di polizia aziendale con– trollerà, con l'ausilio del commissario locale, ogni mos– sa, ogni attitudine, ogni angolo riposto della sua vita privata: chi frequenta, se va a Messa la domenica, cosa legge, quali spettacoli preferisce, se frequenta la Camera del Lavoro o la sezione di un partito «proibito>). Chia– mato finalmente al lavoro, l'operaio crede di aver finito di soffrire méi .si accorge che non potrà smettere mai più di controUarsi: e son predicozzi, raccomandazioni sussur~ rate, inviti a tenere la bocca chiusa, ecc. ecc. Ma non insisto. La realtà è che manca un· potere sin– dacale internazionale. La classe lavoratrice di tuUo il mondo, alla mercè dei governi reazionari, clericali} mili– tari o totalitari, non potrà ma_i trovare la propria soli– darietà se Prima non sarà capace di esprimere una rap– presentan"za internazionale autenticamente democratica. Un più efficiente internazionalismo operaio si avrà quando i lavoratori entreranno iri possesso dei loro sin– dacati. In questo senso la costituzione di « consigli di fabbrica » 1 eletti dagli operai mediante « referendum », potrebbe essere il primo passo. Alcune esperienze sono state compiute anche nel nostro paese; ma dei collsigli di fabbrica non si trova menziÒne nelle tesi della FSM, nè !a delegazione italiana ha solleVato la questione. PIETRO BIANCONI Cassa ·per la formazione della piccola pro[Jrietà contadina; ~ 5) istituzione delle con.dotte agrarie, i cui tecnici siano capaci di compilare piani di trasformazione e rin– novamento ·agrario e di dare un valido aiuto nei perfe– zionamenti tecnici produttivi dèlle rispettive zone di com– petenza; 6) esecuzione di tutte le opere pubbliche e privale riguardanti i comprensori di bonifica già esistenti, entro un tempo massimo di 10 anni. Abbiamo indicato approssimativamente alcuni elementi del rinnovarnento agrario del nostro paese, ma siamo certi che da un serio dibattito, al quale partecipassero - oltre che i Politici - i tecnici più esperti. dell'economia agra– ria italiana, interessati al progresso democratico del no– stro paese, potrebbe scaturire uno schema di azione poli– tico-tecnico-legislativa idonea a migliorare le condizioni · economiche e sociali della nostra agricoltura.- GIUSEPPE GF.SU/\ J.DO

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