Nuova Repubblica - anno V - n. 37 - 15 settembre 1957
(;tSO) nuova repubblica XVIII MOSTRA DEL ClNE!UA U~LEOI\JE DOH!ITO di CLAUDIO ZANCHI L ' AV~R p!a_½zato negli .ult~mi quattro_~ cinq\rn. giorni gli unici film degm eh qualche nlievo s1 e 1·ive– lato un espediente assai utile per gli organizzatori della mostra anche se un tantino pericoloso: se è vero che il discreto finale servirà. ad addolcire (ma non sappiamo quanto chè il pessimo ricordo de I selvaggi e di La st01·ia di Esther Costello è sempre vivo nella memoria di tutti) le inevitabili critiche, è altrettanto vero che un altro giomo di « magra> avrebbe suscitato una vera rivòluzione. La dichiarazione, che la giuria presieduta da Renè Clair ha coraggiosamente p1·emesso al suo verdetto, è d'al– tra parte seniita a rinfocolare le polemiche. La giuria in fondo, denunciando la presenza di alcuni film indegni di una competizione artistica e indicandone i motivi in con– sideraz;ioni di carattere nazionale e commerciale, non ha fatto che confermare, con l'at1torevolezza datale dalla sua posh,ione e dalla riconosciuta competenza dei suoi membl'i, il giudizio che la grande maggioranza dei giornalisti pre– senti a Venezia aveva già dato. La direzione della mostra ha 01·a di che meditare. A noi non sembra si possa uscire da due alternative·: o, 1·ifuggendo da ogni compromesso, si :riprende con decisione la strada imboccata lo scorso a.nno (di presenta1·e cioè un ristl·etto e selezionato nucleo di film) infischiandosi se olcune nazioni e alcuni produttol'i resteranno per qualche t_empo lontani da Venezia, oppure tornare alla massima libe1·tà di presentare quello che ciascun paese partecipante desidera. Spetterà alla giuda di scegliere dal rnazzo le opere meritevoli e di assegnare i premi (.che deYono es– sere pochi come quest'anno), spetterà a.Ila stampa di va– lorizzare i buoni film e di ignorare i cattivi. Quella che ci sembra comunque da supe,·are è Ja si– tua'l,jone né carne né pesce di quest'antÌo, situazione che, se protratta, screditerebbe definitiYamente un nome come quello di Venezia, ancora ricco, nonostante tutto, di tra– cli:,;ione e di prestigio. Anche la seconda settimana di proiezione era iniziata piuttosto male. Con l sogni nel cassetto, il ptimo film italiano in concorso, Renato Castellani ha di,nostrato di essere ben lontano dalla vena poetica e dalla felicità nar– rativa che gli consentirono, anni fa, di realizza.re un'opera deliziosa come Due soldi di spera'nza. Si poteva sperare che 1 abbandonata la gelida callig1·afia di Giulietta e Romeo e tornato ai personaggi conternpol'anei tanto pili vicini alla sua sensibilità, il regista fosse riuscito a ritrovare un'ispirazione meno incerta e svogliata di quella. di cui, viceversa, ha dato prova. Il film l'isulta infatti un seguito di tentativi non riusciti: falso l'ambiente, quello univer– sitario, in cui si svolge la vicenda; ridotti al ruolo di mac– cltie~te i pel'sonaggi secondari; inesistente il prntagonista rnaschile; estremamente improbabile quello femminile, una Giulietta modernizzata, una strana crea tuta tutta fantasia e lievità, una « figlia della natura» come essa stessa ad un cel'to p1rnto si definisce. Ridotto quindi al semplice rango di una storia d'amorn, il film, manchevole proprio nell'analisi dei protagonisti e privo oltretutto di una reci– tazione adeguata (leziosa la Massari e assolutarnente ine– spi·essivo il Pagani) non .riesce a· reggersi in piedi. Non è un caso che Castellani lo abbja tenuto fermo per oltre un anno, l'ifacendone interamente il fìnaLe, in un prin.10 momento a carattere decjsamente « rnsa » e ·poi risolto i1,1c~~iave _drammativa con la morte d~lla protagonista, Com e ovv10, questo nuovo finale, che pure è in se stesso la cosa migliore del film e che riesce anzi a dare un minimo cli coerenza al personaggio della Massari (un essere ti-oppo aereo e tl'oppo puro per poter restare a lungo su questa terra), giunge troppo imprevisto e non giL1stHicato dalle seq11enze che lo precedono. IL PARTITO POPOLARE ITALIANO di E. PRATT HOWARD LA NUOVA 'JTALJA FJRE .N Z E, 7 l\falagodi CONFIDA nelle barricate laiche {Dis. di Dino Boschi) Non abbian10 mHi avuto molta stima di André Cayatte, che considel'iamo un regista dotato di un eccezioµale vir– tuosismo tecnico al sei·vizio cli una ternat,ica l'icca, sì, almeno in apparenza, di p1·oblemi morali, ma spesso astratta e artificiosa, volta sernpre ad epHter, mai a convin0ere. ]l suo stile, del resto, così privo spesso di sobrietà e di buon gusto - da cattivo allievo di Clouzot - ne è una fedele riprnva. Con Occhi.o per occhio, il film presenb1to a Venezia, Cayatte sembrnva aver iniziato una nuova strada. L'am– bientazione innarn~i tutto: invece del consueto mondo dei tribunali, delle piccole l,ll'eture, degli .istituti per rninorenni e degli studi degli avvocati, Cayatte tentava una dive1·sa atmosfe1·a, que'l~a esotie.:a del l\feclio oriente, un Medio oriente piuttosto irreale però, intonato all'estrema il'.l'ealtà della vicenda che solo da una simile nmbienta- 7,ione può trovarn ancora un minimo di credibilità. Un esame meno Superficiale fa perù Ìl'O\f0.l'e i temj classici del l'egista, agitatore dei problemi della colpa e della 1·eSpon– sabilità. Niente di nuovo quindi: la personalità cli questo l'egista, sosflìi'z.ialmente monocor-de, resta ol'mai ben de– finita nei su'oi pregi e nei suoi difetti. L'americano Un cappello pieno cli pioggia, diretto da Fred Zinnemann, ha costituito nna lieta s01·pt'eS~pe,· quanti conoscevano il lavo1·0 teatrale di Gazzo da cui il film era trntto. Si fratta infatti di una comrnedia piuttosto mediocre, tipica di certi artigiani di Broadway che si buttano a pesce su qualche problema di scottante attualità, quale quello dei modìnomani, e riescono, con una tecnica ormai scon– tata rna non priva di efficacia, a cosfruirci sopra un ca– stelletto intessuto di banallUl e di lu,Qghi comuni, ma in apparenza dignitoso e magari :u10he coraggioso. Zinne– mann è riuscito a cavare il meglio da questo testo: un ritmo narTativo senatissirno e che concede il meno possibile al teatro 1 una splendida ambientazione nella New Yoi·k dei qwntieri del medio ceto avvolta in una pe– sante cappa inve1·nale, ùn gruppo di interprnti eccez.ionali, fanno cli Un cappello pieno di pioggia un'opera di tm li– vello piuttosto. alto. L'atteso film indiano L'invitto, non raggiunge, come era del resto prevedibile, la completezza assoluta' del suo pre– decessore Pather Plmcha.li, opel'a più unitaria e dotata di momenti di ben più intensa emoz;ione poetica. Qui un simbolismo a volte troppo scoperto, una mate1·ia molto più diluita, e che conduce quindi, inevitabilmente a momenti di frattura, non ci lìanno com_l)letamente soddisfatti. Ma anche il secondo film di Satyajit Roy 1 uomo di raffinata Edith Pratt Howard, che ha condotto con eccezionale diligen– za questa ricerca sotto la guida di Gaetano Salvemini, offre un contributo ~i _Prim'o[dine alla co_mprensione di quel fenomeno, che si è poi rivelato uno dei fatti centrali della societa italiana: il cattolicesimo politico, l'organizzazione politica dei cattolici ed il loro peso nella formazione e nello sviluppo dello Stato 'unita– rio. Nessun'altra opera consente come questa una conoscenza ap_ profondila e_ particolareggiata di quello che fu, nella sua breve vita, il Partito Popolare Italiano (1919-1922). Ma è naturale che la storia del PPl diventi uno specchio di eccezionale evidenza di tutta la società. italiana nella crisi gravissima che la scosse fra la fine della prima guerra mondiale e l'avvento del fascismo. L'Autrice ha identificato molto bene le radici della ideologia del PPJ da! cattolicesimo sociale di Leone Xlll alla Democrazia Cristiana di fin~ secolo. E non ha mancato di approfondire un problema, la cui attualità è evidente: quali sono stati i nes.çi ef- - fettivi f~a il Vaticano e le organizzazioni politiche dei cattolici'.? le encicliche papali, il favore o l'ostilità delle sfere vaticane, ~~fn/;l'!ed in qual modo influirono sulla evoluztone e sulla fi1ie 9uesti problemi storici sono anche i problemi dell'Italia di oggi. Che cosa c'è di comune fra la Democrazia Cristiana e i precedenti esperimenti di organizzazione politica dei cattolici ita– liani? e.,che cosa può dirci la storia di questi tentat'ivi per cercar ~'inter.pretare le direzioni verso cui si muove oggi il partito catto– lico, diventato addirittura il centro mo'tore della Stato post-faSfi– sta? La lettura di questo libro potrà dare molte risposte a casi pressanti interrogativi. Volume del formato 13 x 20, di pa gg. XXIV-524, in vendita al prez– zo di L. 2300. cult111·a e sensibile a ogni espel'ien;-;a, moderna, ma pro– fondan1ente legato alla i-ealtà della sua to1·rt1, è llgnnlmente ... oper·a ~le~nis~i1:1ache conferma quella J?&1·ticolureti~ndet'\'l,a al 1·ea.l1s1noIJ1·1eoehe .Roy e qualche altl'o, sulla sci1t del– l'influenza esei-citata dal nostro migliol'e cinem3, s1·.:rnno Lentando di ,intl'odur·1·e nel cinen1a jnclia.no. L'invitto conferma anche le doti di bnearitù di so– b1·ieb\, di accuratez½a formale che ca1·atterizza_van~ il f.H'e– cedente Hlm. I persona.ggi emergono· attl'averso un"analisi lenta., minuziosa, fatta di piccole nota;-;ioni e mai di grnio;se pai-ole o di lunghi discorsi. Anche il giapponese Il trono d-i sa.nr1ue, dir'·dto d..a Akit·a Kul'Osawa, è opera che ben flgnra jn una 111Òstra 'd'a,·te. Con questo film il regjsta ·cli Hasho-11:1-on l1a ten– tato au~acemente cli trasfei-il'e in Rlllbiente gia:ppone,;;e lo shakeaspeariano Macbeth, il cui testo è seguito abhn~tarn:',.t feclc:lmente salvo alcune varianti nel finale e precis:unente la morte di Macbeth, ucciso dai suoi soldati con una solu;-,ione fol'male che Ì-icorda la morte di Riccardo ]I.[ (traf-itto Cl'udelmente e rotolantèsi nella polvere collle un gl'OSS0 rospo, simbolo di malvagiL.-\.) •nell'interpretazio– ne che ne ha data 1·ecentem('nte La.utence Olivier: e a mgione, ché entrambi i drammi Shakesp0arianl sono trngedie dell'arnbiz.ione che spinge fino al delitto e al tradimento. Il tentativQ non può dirsi 1·iusc·ito nienamente: se il Giappone medioevale, barbaro e bellicoso, costituisce uno sfondo ideale alla truce vicenda del clrnmmaturgo inglese, i personaggi fì.!1iscono pe1· somiglirire a dei burattini piut– tosto che a «tipi» do! complesso mondo morale che do– vrebbe essere loro p1·oprio. In renltà I<:urosawa, forse j1 regista pil, dotato di sensibili_t.'t cinenrntografica, 1·iesce a dimostral'e appieno le sue doti solo nelle scene di movi– mento. Il fìlrn 1·ivela così un ineparabile squilibl'io fra la pal'te dialogata e quella più propriamente cincn1ato– grafica in cui l(urosawa può liberarnente sbrigliare il suo ini,nitabile estro figurativo 1 che r·egge pienamente il con-· fronto con quello di Eisenstein. L'ultimo film .di Luchino Vi::;conti, Le notti biani.;he, è destinato, come del resto tutte le opere di questo ·re:. gista, a suscitare intel'rninabili polemiche. Inevitabile de– stino per chi, come \'isconti, non è uso adagiarsi nella con– templazione del pass1.1to, ma è iiwece continuamente roso clall'rrnsiosa ricerca cli nuovi temi e di nuove strade che possano essere valide non solo por sè, ma per tutto il ci– nema italiano. Sarebbe impossibifo affrontare seriamente il cliscol'So in uno spazio ristretto. Basterà dire che ·Le notti bianche alteTna momenti di nn'autentica commoz.iona umana che finora non conoscevamo jn Visconti, t1onio por– tato ad usare la testa più del senlim0nto, ad altri piut– tosto irritanti pe1· gli evidenti e qnasi voluti errori che in alcune scene si possono risco.n'trai-e. Tutta ]a parte del• l'inquilino è ad esempio completamente sbagliata. ll russ9 Malvlt, di Vlaclimir- Rraun, a differenza del giucliz.io che ne hanno dato molti colleghi, è sembmto a noi un film di notevole interesse e \·ei-arnente insolito per una cinematografia come quella sovietica. Tratto da un rac– conto di Gorkij di cui è una fedele illustrazione (e qui se ne possono 1·icNcare i limiti), vi appaiono figure di– vagabondi che aspi1·1.rno ad una libertà assoluta di tipo anal'chico e un indimenticabile rifratto di donna, una creatura indomabile e selvaggin, Un'acuta sensibilitfl colo- 1·istica accrnsce i pregi della pellicola. A differenza di molte altre edi;-,ioni, H verdetto della gimia ha riscosso consensi quasi unanimi: le uniche obie– zioni sono state mosse all'assegnazione della Coppa Volpi per l'interpretazione femminile alla rnr:;sa Zidra Ritenbergs. Siamo fra i pochi che concordiamo anche in questo con la giuL·ia. Resterebbe ora da vedere quanto il leone che il regista judiano si è portato via amo1·evolmente sotto il braccio possa considerarsi, visto l'andamento della mostra, un Jeone d'oro e non piuttosto un leone do1·ato.
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