Nuova Repubblica - anno V - n. 37 - 15 settembre 1957
(180) nnoH repubblica (Dis, di Dino llosrl,i) Sbocchi a sorpresa SETTE GIORNI NEL MONDO. IL\!11'GGIO DI GRO~CHI N EL CORSO dei precedenti viaggj all'estero dell'ono– revole Gronchi, si era temuto 'che il franco linguag– gio impiegato dal presidente della Repubblica nei suoi rapporti con gli altri paesi potesse compromettere la stabilità della politica estera dell'Italia. Ma poi si vide che tale linguaggio contribuiva a dare a questa politica un tono di dignità e d'indipendenza, certamente destinato a rafforzare e non a diminuire il prestigio internazionale del paese, senza provocare nessuna revisione drammatica dei nostri atteggiamenti e ancor meno un capovolgimento delle nostre alleanze. Il viaggio ili Persia è stato largamente commentato fin dal primo momento ed ha certamente nuociuto alla chiarezza il risuscitare, non si sa con quanta autorità e con quanta convinzione, il vecchio progetto di patto del Mediterraneo. Ma questo motivo marginale e la finzione, per mezzo della quale il presidente dell'ENI, on. Mattei, è apparso non un m~mbro della delegazione presidenziale ma un invit;to personale dello Scià, non hanno impedito. al motivo centrale del viaggio di emergere con la massi– ma chiarezza. L''a missione del Presidente ha infatti coinciso con la firma di un accordo petrolifero tra la Persia e un'azienda dello stato italiano, per mezzo del quale il vecchio rapporto di distribuzione dei profitti del 50-50 per cento fra gli Stati produttori di petrolio e le società petrolifere straniere è stato sostituito dal molto più equo rapporto del 75-25 per cento. Mentre la Persia e gli altri stati produttori di pe– trolio continuano a_cedere la rrtetà dei profitti petroliferi alle società. concessionarie straniere, e in particolare al trust delle « sette sorelle», 1\1:attei si è accontentato solo del 25 per cento, riaprendo così il conflitto che, specie in Persia, dopo la liquidazione di Mossadeq, le « sette so– relle » speravano di avere risolto per un po' di tempo con gli stati produttori e con i loro movimenti nazionalisti. Si è accusato Mattei, e di riflesso anche il presidente del1a Repubblica, che ha scelto proprio questo momento per _andare in Persia in compagnia del presidente del– l'ENI, di mettere in pericolo i vincoli politici ed economici che abbiamo con gli Stati Uniti e con gli altri stati occi– dentali - che non tollerebbero, si afferma, questa in– gerenza avventurosa in una zona così delicata comé il Medio Orientè - e di favorire il gioco sovietico in questa regione, mediante lo stimolo dato ai Suoi movimenti na– zionalisti e quindi al comunismo. Ma è facile fare giu– stizia di questi motivi polemici e superficiali. Tanto per cominciare, le « sette sorelle» non sono né ]o stato amedcano né la NATO. Sono un grande trust privato, che alimenta senza dubbio del prezioso oro nero il consumo privato e la difesa del mondo occidentale, ma che l'alimenta a un costo che, coi;:nemetteva in evidenza anche · a Stampa, è non solo relativamente poco redditizio per le popolazioni dei paesi produttori, ma anche estre– mamente oneroso per i consumatori dei paesi occidentali, siano essi gli Stati o i privati. L'Inghilt~$t ha appreso a proprie spése quale sacri– ficio politico ihlplicava la solidarietà dello stato britan– nico con i prezzi e il rapporto di distribuzione dei profitti imposti dalle « sette sorelle ». L'episodio Mossadeq ha con– tribuito assai più di qualunque altro a compromettere il prestigio britannico nel Medio Oriente. La « dottrina di Eisenhower », mediante la Ql,fale i go– verni degli stati arabi fedeli all'Occidente vengono sov– venzionati e aiutati economicamente, non è altro, d'altra parte, in parole povere, che un contributo suppletivo pa– gato dal contribuente americano al 5P)."per cento dei pro– fitti petroliferi lasciati dalle « sette sorelle » agli stati arabi produttori di petrolio. Il denaro versato dal Tesoro americano al re dell'Arabia Saudita, per esempio, afflui– sce infatti nelle stesse casse dove affluiscono le royaities versate dalle società petrolifere; e siccome il denaro non ha un colore differente a seguito dei1a sua origine pub– blica o privata, Ibn Saud accetta di rimanere nel campo occidentale senza fare colpi alla Mossadeq solo perché l'erario americano si è deciso a completare il 50 per cento che egli percepiva dalle sue concessioni petrolifere con la integrazione di fondi pagati dal contribuente americano. Perciò, le reazioni del Dipartimento di Stato amèricano al viaggio di Gronchi e di Mattei sono state molto più prudenti di quelle della Standard Oil di New Jersey, con– fermando che la politica petrolifera dello stato italiano in Persia, se minaccia alcuni interessi privati americani, non mette in pericolo i rapporti dell'Italia con il governo americano né la politica occidentale del governo italiano. E' d'altra parte assai discutibile che la caparbietà delle « sette sorelle» nel Medio Oriente giovi veramente alla causa occidehtale. La rivolta dei movimenti nazionalisti arabi contro l'Occidente è assai più una rivolta contro lo sfruttamento economico dei trust privati occidentali che contro un sistema di vita e le alleanze occidentali. I vari potentati mediorientali sono distanti dalla democrazia di tipo occidentale, ma sono ancora più distanti dal comu– nismo di tipo sovietico. Se la missione presidenziale in Persia Può comportare qualche lato non ancora ben chiarito, conviene affermare che ess~ non pt'esenta i pericoli che larga parte della stam– pa· italiana, contravvenendo alla norma tradizionale che· non si devono frapporre ostacoli alle missioni diplomati– che in corso, le ha, per fini non sempre confessabili, pre• giudizialmente attribuiti. Si tratta invece di un'azione diplomatica ed economica coraggiosa Che è bene si-a stata finalmente effettuata da uno stato democratico dell'Occi– dente. ·P. V. 5. LE'r'rERA DA BONN SLOGAN BUGIARDO di MARTIN FISCHER O RA CHE la campagna elettorale per il terzo Bun• destag è giunta al termine, piuttosto che avanzare 1 previSioni è possibile fare una breve rassegna dell'at– mosfera di queste settimane in cui i partiti hanno dato fondo a tutte le risorse del loro repertorio polemico. Sul piano dei programmi le posizioni dei principali protago– nisti sono note: la CDU è più che mai arroccata Sulle rovine della politica di fo..rza, che difende tenacemente, alimentando artificialmente un anacronistico clima da guerra fredda che in Germania può ancora impressio– nare un elettorato ipersensibile all'isterismo anticomu– nista. Del pari in politica interna il partito di Adenauer sfrutta l'innegabile stato di benessere di cui gode la media del paese e che si identifica, a torto o a ragione, nel nome di Erhard e nella formula della Sotiale Marktwirt– sch.aft, per àgitare lo spaura·cchio delle immani catastrofi che si riverserebbero sul popolo tedesco qualora, appro– fittando ài libere elezioni, volesse prendersi la libertà di cambiare governo. O vi accontentate della CDU, ossia in sostanza del governo dei cartelli, delle banche e del clero, o avrete il comunismo, è lo slogan bugiardo con il quale il partito di Adenauer, persistendo nei suoi metodi dif– famatori e intimidatori, ha posto gli elettori di fronte a un dilemma senza alternativa. Purtroppo in Germania il costumè demç>cratico è an– cora una caricatura della democrazia. G1i stessi social– democratici, contro i quali Adenauer spara a palle infuo– cate, hanno paura di difendersi, convinti come sono che contro l'accusa che 1i accomuna ai comunisti - la peg• giore qualifica per i tedeschi che si possa dare ad essere umano -, non c'è proprio niente da fare. Appunto que– sto atteggiamento di rinuncia e di rassegnazione della SPD è stata una delle conferme più desofanti di questa campagna elettorale. E' vero che in Germania la p~·opa– ganda dei partiti è molto meno vivace e rumorosa che in altri paesi; ciononostante l'impressione generale è che la SPD abbia risposto con eccessiva fiacchezza e timidezza ai massicci attacc!Ì.i del partito d{ maggioranza. In ef– fetti se fra i due maggiori partiti abbastanza netta ri– mane la difierenziaziene in materia di politica estera - ma l'infelice corso dei negoziati di Londra per il disarmo e le difficili trattative tedesco-sovietiche di Mosca sem-. brano portare più acqua al mulino di Adenauer che a quello di Ollenhauer -, sul piano interno la SPD non. ha più molto da dire, dopo che il suo revisionismo propagan– distico ha eliminate gran parte delle tradizionali istanze socialiste. A meno che non si realizzi una sorprendente vittoria elettorale, la SPD sembra destinata ad andare incontro alla sorte peggiore che possa capitare a un partito socia– Usta, ossia a ridursi a vivere del consenso platonico di una massa sfiduciata, che le dà il suo voto per fedeltà alla tradizione e per l'impossibilità di trovare un'altra più valida rappresentanza dei suoi interessi politici e di classe. Privata quindi dei suoi più tipici postulati socia– listi, la SPD non sembra essere riuscita neppure a sfrut– tare a suo vantaggio l'insoddisfazione generica di molti tedeschi per la politica di Adenauer e ad attrarre verso di sè nuovi consensi, se non nella misura in cui il pro– cesso sempre più manifesto di concentrazione dell'eletto– rato in poche grandi formazioni ha quasi naturalmente favorito il riflusso sul versante Socialdemocratico di altri minori gruppi d'opposizione, come i neutralisti di Mei– nemann è gli stessi comunisti, che dopo la messa al bando del loro partito voteranno per la socialdemocrazia. D'altra parte è questa un'occasione che la SPD non deve perdere: forse è esagerata l'affermazione del Leader liberaldemocratico Maier che se Adenauer vincerà ancora una volta non ci saranno più libere elezioni nella Repub– blica di Bonn; ma non è esagerato affermare che se non andrà al potere neppure adesso la socialdemocrazia sarà esclusa per lunghissimo tempo dalla possibilità di incidere concretamente sugli orientamenti interni ed esteri della Germania di Bonn. La Repubblica federale, lo abbiamo già detto altre volte e lo ripetiamo, si trova come tutti gli altri paesi d'Europa - e forse in termini ancora più urgenti dato lo stato più avanzato della sua organizza– zione economica, della conversione del sistema capitali– stico alle nuove esigenze tecnico-produttive e della sua preparazione scientifico-tecnologica - alle soglie di una svolta decisiva, alla quale imprimerà la direzione chi avrà in mano le leve del potere politico ed economico. Premessa quindi indispensabile perchè la SPD possa in– serirsi in questa svolta sarebbe la conquista della mag– gioranza al Bundestag. Ora, esiste realmente in Germa– nia un diffuso malcontento contro determinati aspetti della politica di Adenauer, contro il riarmo in particolare e le prospettive di una conflagrazione atomica - l'uomo più odiato oggi in Germania è senza dubbio il giovane e troppo disinvolto ministro della difesa Strauss, che, degno epigono della più celebre tradizione militarista, non sembra affatto compreso della dignità e del signifl• (segue a pag. 6, 3.a col.).
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