Nuova Repubblica - anno V - n. 29 - 21 luglio 1957

(172) RUOH ,re,ubàlica (Dis. di Dino Boschi) POLF...S.INE - H Ritorneranno a parlare di noi in autunno» TEAT,RO POPOLARE ITALIANO 11.4 CANTARM~4GGIO D OV~ SONO le ulti111e espressioni del teatro popolane italiano, quelle che il d'Ancona r·~n piltorc:-ca ospres- 8ione chi»rnava < reliquie ,·i,·enti >! (e ci sembrano davvern reliquie ora che le !onne meccaniche di spettacolo: il cinema - di cui nella provincia giungono in genere i peggiori pr·odolti - e la radio, fanno strage di quanto era nìanifostazione creuti,·a dei celi popolari, e ptnlicolannente dei contadini). Dal mmnenlo in cui ci siamo 1.1.cco1-li - e non ru difri– cilo - che qu.rnto veniva rappresenbtlo nei tcafl'i e nelle stagioni « uffif'iali », nçm faceva che oscillare monu•nlanea– menle dal dilettantismo all'estetismo, sianio andati cer– cando il tcatl'O eh.e a,.niamo nelle valli più spc1·d11te della Sicilia e della St11·degna o della To,;cana, pu1·troppo seguen– do più l'istinto o il caso o le indicazioni degli studiosi del– l'Ottocento - natul'almente super·ate nel tempo -, com– piendo inchieste pazienti sugli accelerati e nelle coniern, e non p0$Siamo dire di an}r sempre l'aggiunto lo scopo. Per– chè, notoria,nentc, non si possiede una guida attendibile o ragionata delle manifestazioni d'al'le popolare che conti– nuano o nnscono nel nostro p~tese (nonostante la standar– dizzazione moderna, nuove fonne non cessano di sotgern) così come ,nei manuali che vanno per la maggiore, queste forme non vengono neppure prese in considerazione, non si dedicano neppure poche righe a Pietro Frediani, l'illuslre e il piÌI amato dei compositori di l\<l.il.ggi (tutti letterati corne l◄'rediani 1 pastorn cli greggi, e poeta per suo diletto, oltre ·che per neeessibì di un modestissimo guadRgno supplenien– tino). Nonostunte la pasr:;ione e gli stndi di En1·ico T'ea - che fra l'altrn ha curnto di ..ettamente rappresentazioni di Maggi - e l'atten,.ione che ha d~dicalo in una sua bella pagina di Diario Cesare Zava.ttini a un Maggio l'ecitato a Ccrvarezza 1 sull'Appcnni110 tosco-emiliano (il cui frutto è stato un cortomehaggio cli Francesco Maselli), non è facile idcnlifiCRre con sicurezza la località e soprattutto la. data in cui si svolgono queste eccezionali rappresentazioni (e Jo stes.--;osi può dire per i f bruscelli, nel contado di Siena). Altrettanto arduo ricuperarne i testi, che ben di rado ven– gono pubblicati e di cui solo qualche privalo ha raccolte, for,11ate da sh11npe pressochè introvabili, e trascrizioni 111a- 11oscritte. Al vivo ranunarico cli non a,·er·potulo assistere a queste 1·nppreso11lazioni e cli non averne potuto conoscere che ben t>llchi testi (comunque, per qùanto abbiamo detto, del tutto ·in·sufficienti poi· fn.,sene un'idea concrnta) ha po1·tato una ·gradevolo·consolazi6ne il volumetto che Leopoldo Baroni ha ·pubblicato presso Nh1tt-i-J:.ischi, I Maggi. Leopoldo Baréni \...1... che vive a Buti, cli carducciana merno,·ia - non ha in– ·teso dar fondo all'argomento, nè t.rattarlo con met.odo scien– •t.ifico. Si è accostalo a queste manifestazioni con amore, i!on partecipuZione sincera, e ha qui l'intento dì offrire un 1·icordo e una testimonianza di1·etta, quasi temendo che ùn giol'llo vengano a scomparire. Dopo aver brevemente dato· notizia del !ençm1eno ·e delle sne p1·obabili origini· - ')1er cui, giustamente, si rifà all'impostazione critica del d'A11eona - pussa a raccont.ai· e con presa agile, immogi– nosa, simpaticamente toscaneggiante, i Maggi a cui ha as– !:listito; il modo con cui vengono preparati e Je particoJa.rit..\ del singolal'e spcHnoolo. Jn :1ppendic..·~pubblica per la prima volta hc Maggi restati mat1of.;criUi di I'ietro Fl'cdiani, Me– deu~ Sa11l'Ales8io, Demo/onte, con un r>rofilo del loro autore. La Ye110 .di ~tQ.sto «maggistn> ~ ft·t-sca, l\Utentica, squil– lantt). Aci una· t~a-tralità sic111·aed e,·iclente unisce un lin– guaggio poetico che ha un suono put"O, possiede un respiro naturale: lo senti gi1'L recitabile (o pol' meglio dil'e, canta– bile: pei-cliè le· strofe dei Maggi sono niodulute come i re– citativi delle ope1·,,, ed ogni tonto si espt111clono in qualche « al'ietta »). La gra11de diffii•oltà del l"lo:stro rep"t"t.orio in lingua - che ò sernpl'e stntu quella di esprimersi in un linguaggio poetico che fosse al lernpo stesso trntto dal lin– guaggio parlato, dalla Yit~, e non estetizzanti~, frutto di Accademia - viene qui 1·isoltn nelln fom1a pili semplice e più diretta, g1·azie al 1·icco e f.;Cbietto eloq11io dei contadini tMcttni, alla loro C: fanta5iia > e « inven,,JJ"'ne, di immagini per es1Himcrsi nella vitn, e stille piRz,.e a. « cantar maggio>. 11 tessuto drammntico adoperato dnl Frediani è di eYidente eshazione leggendttrià, sia che s-i rifnccia alragiog1·afia, sia che si ispil'i a mondi m..itologici, o, in altre coniposi;,;ioni che qui non sono raccolte, alla nostra. lette.rntu,·a, classica e popolare, dai « cnnlnri, al feuilleton. I carn.tlcl'i appaiono vivi -e ben delineati, la struttura. drnmmatica (o < melo. dn11nmatica >, come n1ole il Montale, definendoli 4: scin– tille cadute dal fuso e dal l'Rzzo che e.-:p1·essee pol'tò fino a noi l'episodio di Puolo e FntnC<'SCil e il « Troyatore >... rne– locli-ammi che non fut'ono mai musicati e che prob;1bil111enle non ebbero bisogno di mu~ica, cli una nrnsica sC1·itta, inva– riabile») ha una sua sosten11ta pl'Og1·eRsione, sa avvincere e convince1·e. In questi Maggi vcclif,·1110 tcstimoniam,e inop– pugnabili della possibilità di un nostro largo ed ampio ,•e. pel'to1·io nazionale, che puttroppo non potè mai sviluppa ..si. L'amabile racconto del Bnl'Oni - intessuto di preziose os-se1·vazioni sulrumanit.\ e sul mondo di q11esti inte1·preti e di q11esti autori, di un acuto senso del significato che presso di loro viene ad assumere J'espericn~a teatrale - non vuole essere che un prologo condotto soprattutto con l'at– tenta e necessa,·ia indagine psicologica della nanazione. Occoi-rerebbe che allo sue premesse, a questo rivelatore ri– tratto dal vivo, facesse seguito eia una parte una vasta ricognizione scientifica che uncfasse dalla !'accolta critica ùei testi alla identificazio110 accurata dei luoghi e delle date in cui ancora si svolgono queste manifestazioni (e per esse, fo1·mare una documentazione possibilmente cinemato– g1·arica; è la pili fedeleJ. Dall'altra agi1·e pel'Chè le singole manifestazioni anzichò spegnersi o spari1·e, trovino adeguato sviluppo, quantitativo e qnalitativo. Beninteso, rifuggendo da qualsiasi pubblicit.\ turistica. (cli fronte a cui l'interprete popolai·e si esibisce compiaci11to e perde quell'autenticità che è la sua forza), svolgondo invece opera di convin7,ione per far comprend~re come questi spettacoli non siano !orme vetuste e ridicole da l'cspingersi per· lasciar posto esclusi– vamente alla Lambretta. o al dancing, ma possano costituire uno dei modi migliori per educl.ll' e e formare la coscienza, JJer essere soig:etti di attivittì.. rituale, e non oggetti, n1ercato di poche f)rete.#e per i produttori di film e gli spacciato ..i di canzonette. VITO PANDOLFI· 7 • BlBJ,IOTECA • Missione in Spagna e LAUDE Bowers fu ambasciatore degli Stati Uniti . presso il governo repubblicano spagnolo dal 1933 al l!J39; solo recentemente, però, H volume (Clau– de Bowers: Mission.•z i.n Spa.gna, Milano, Feltrinelli, 1957) è venuto alla luce in quanto l'autore rimasto nel ser– vizio diplomatico, come ambasciatore~ nel Ci1e, fino al 1953, stimò di non poter pubblicare il resoconto della sua missione fino a che. non fosse tornato a vita privata. Mi-ssion.e in Spngna non è una storia organica e com– plessiva degli avvenimenti spagnoli dal 1933 al 1939, nè del resto il Bowers ha voluto darcela; le sue pagine in– fatti sono scritte tenendo presente un diario steso in quegli anni e rielaborando i dispacci diplomatici che l'ambasciatore inviava al dipartimento di Stato; e del diario conserva (soprattutto nella prima e seconda par– te) la notazione vivace, rapsodica e il tono discorsivo di un conversatore affascinante é garbato. Bowers giunge in Spagna nel 1933 quasi al termine della esperienza democratica di Manuel Azaria. La gio– van_e r~pubblica sorta nell'aprile del 1931 ha una strut– tura ancora gracile, sopratutto di fronte alle forze po– litiche che mirano a soffocarla; le elezioni politiche del novembre 1933 vedono la vittoria della coalizione di destra all'interno della quale ha posizione nettamente prevalente la CEDA (Confederation Espafiola de Dere– chos Autonomos), partito clericale-conservatore con ten– denze fortemente autoritarie. Ha inizio quel periodo che, Passato alla storia con il nome di « biennio nero», rappresenta il tentativo di li– quidazione della repubblica, e con essa di ogni apertura democratica, condotta dall'interno del regime costitu– zionale. La violenta e sanguinaria repressione delle Astu– rie (ottobre 1934), la incarcerazione di Azafia, la cen– sura militare sulla stampa di opposizione, la censura sui dibattiti parlamentari, sono gli episodi più gravi cli una manovra volta a soffocare ogni risveglio democral.i~o. Il fronte popolare, nelle successive elezioni del feb– braio 1936, rappresenta pertanto il più elementare atto di difesa delle forze popolari che ottengono il più ampio consenso del corpo elettorale. Un sia pur sommariÒ esa– me dei risultati serve a sfatare la leggenda di una· Spa– -gna preda di un fantomatico partito comunista; «< il par– tito socialista, più moderato del partito di Attlec in In– ghilterra, scrive il Bowers, mandava al parlamento 99 deputati: il partito· di Azafia 87; quello di Barrio 39: l'Esguerra di Catalogna 36, i comunisti soltanto 15». No11 solo: il governo di Azafia che si costituirà sucees– siva~ente non avrà né comunisti né socialisti: « non c'era nessuno che si potesse propriamente definire estre– mista; nessuno che non fosse democratico e 'repubbli– cano nel senso americano e francese del termine». Battute sul terreno parlamentare, le destre ricorro"no alla sedizione; il 18 luglio, hà inizio la rivolta. « Romanores mi aveva detto (Bowers): avevamo già cominciato a fare i piani della rivolta prima delle ele– zioni. Tutto è stato preparato alla perfezione e finirà presto. Quanto durerà, chiesi? Quattro giorni, cinque al massimo. Ma io avvertii Washington che sarebbe ·stata una guerra lunga e aspra, perchè non si trattata ai· Ùna lotta tra un esercito organizzato e uno disorganizzhtQ, bensì tra un esercito e un popolo ». ·· · Nella terza e ultima parte del volume si verigono precisando chiaramente' le idee di Bowers; questa è an– che la parte politicamente più interessante. Anzitutto appare chiaro all'autore. superata la situazione confusa dei primi giorni, che si tratta di una guerra condÒtta · dai fascisti e dalle potenze dell'AssP. contro le istituzio– ni democratiche della Spagna; quindi non guerra dvile, non lotta all'interno di un popolo, ma guerra di aggres– sione dell'Asse. In secondo luogo la guerra non viene considerata dal Bowers come un fenomeno isolato, ma come il primo atto di un piano perfettamente studiato per distruggere la democrazia in Europa, come ravvi– saglia di una seconda guerra mondiale intesa precisa– mente a questo scopo. C'è infine la chia1\a e sofferta consapevolezza che il comitato di non intervento fu una vergognosa truffa concepita con cinica disonestà, in quanto Italia e Germania continuarono·a mandare carri armati, artiglieria, aeroplani, munizioni, senza che le nazioni firmatarie del patto intervenissero o protestas– sero efficacemente. Gravissime a questo proposito risul– tano le responsabilità del governo francese e di Le6n Blum, ma più ancora quelle di Baldwin e di Chamber– lain. « Ormai si sa per certo che questo piano (accordo di non intervento) fu architettato a Londra e che Blum fu costretto ad accettarlo praticamente con il ricatto. Se non avesse acce\tato, l'Inghilterra avrebbe ritirato la sua garanzia di mantenere comunque inalteratà la fron– tiera francese e di appoggiare la Francia in una proba– bile guerra contro la Germania; e a meno che la Francia non rinunciasse al diritto, riconosciutole dalla legge in– ternazionale, di vendere armi e munizioni a quella re– pubblica democratica che tanto l'Inghilterra che la Fran– cia riconoscevano co:ne unico governo legittimo, il go– verno britannico si sarebbe considerato scio1to da tutti gli impegni assunti in base al trattato di Locarno». Come si vede gli aspetti internazionali della questio– ne spagnola erano estremamente chiari in Bowers; mol– to più chiari di quanto invece Jl.on lo fossero al Dipar– timento di Stato; di ritorno a Washington, Roosevelt ebbe a dirgli: « Abbiamo commesso uno sbaglio; avevate ragione voi su tutta la linea ». Ma del senno di poi... GIOVANNI MERZAGORA

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