Nuova Repubblica - anno V - n. 29 - 21 luglio 1957
4 LAVORO E SHlDACATI ISIDERURGICI E LA UEUA . di FRA!\'CO JIERRA L A NbTJilA, davvero inattesa, che la Confindustria aveva accettato d'iniziare le trattative con i sin. dacati sul problema dell'o_rario di Javoro nel settore siderul'gico, ci aveva fatto pensare, in un pl'imo momento, che !orse la scorsa settimana avevamo gindicalo affretta– tamente Ja· nostra situaJ!;ione sindacale, prevedendo che tutti i pl'oblemi del lavoro rimasti insoluti sal'ebbero stati rinviati ad autunno. RieSaminando però con maggiol'e at– tenzione i terff1ini dell.'intesa interconfederale, ci siamo acco1·ti che il hostro giudizio non era troppo avventato. J...e trattative _Per l'ol'ario di lavoro - limitatamente alla industria. Siderurgica - avi·anno inizio infotti solo in ottobre, essendosi riservata la Confindustria un congruo •perio~o di tempo per studiare la questjone. Per la ver.ità ~n·a legittimo ritenere che quésta delle quaranta ore, di cui tanto s'è pa.rlato ai di ciua e al di là dell'Atlantico. fosse l;n~ questione giii approfondita in tutti i suoi aspetti dai <soloni> dell'economia e della sociologia di piazy;a Venezia,· dato che la Confindustria. non si era lasciata sfug• gire nessuila occasione per respingere la rivenclica,..,ione da anni a~a~zata dai sindacati e di cui, per dovere di obiettiv_jtù, bisogna riconoscere il diritto di primogeni. tm·a alla UIL. ;E' rn~i possibile che la Confindustria., quando parlava, scriveva, faceva scrive1·e e scagliava anatemi contro la < demagogica ed insana> proposta di ridurre l"orario di lavoro, non sapesse quello che diceva! Evident~mente no, tanto più che, nonostante l'accettazione di < trattare>, ha fatto sapere, in una sua nota sfomata subito depo l'incontro con i Sindacati, che, nono8tante Je prossi1'ne trattative~ le < quaranta ore:, rimangono una questio~e e tablt >. E ha ~~iegato con dovizia di dati e di motivi il .suo atteggia.mento. La realt.à è che la Confindustr·ia è stata indotta ad acco– gliere Ja richiesta di discutere la riduzione d'ora1·io per i siderur~ici dallà s_tessa CECA, presso ]a quale sono in– tervenqti i ra.ppre~entanti della UIL e della CISL, attra– venm un;i presa di posizione piuttosto decisa del Comi. tato dei ,·entuno, di cui fanno pal'te i delegati dei sindacati democfatici ·dei metallurgici, a favore dei lavoratori italJani della siderui·gia, che avevano già sostenuto gli scioperi del 23 ~ag~fo• e de.ll' S giugno. Nel• documento votato dal Comitato dei ventuno si fa. ceva 1·ilevare come, nei paesi aderenti al pool carboside– rurgico, i lavoratori der settore dell'acciàio aves!Sei-o con– seguito dei cwspicni _vantaggi: p1·imo fra tutti, queJJo della ridur.~Qne dell'òrario di lavoro. Infatti, in tutta Ja Repubblica federale · tedesca, nei reparti a fuoco conti– nuo, gli operai lavorano 42 ore la settimana; nel Bel• gio e neJ Lur~semburgo, negli stabilimenti 11 a ciclo con• tinu~, gli oPm·ai lavora.no da 45 a 44 ore settima.nali, L'ECONOMIADELLA RUSSIA SOVIETICA di Harry Schwartz 'LA NUOVA ITALIA FIRENZE mentre in l?ra.ncia una recente convenzione fra Je !?art.i in– teressate ha istituzionalizzato una diminu~ione della set– timana lavorativa, di cui non conosciamo ]'esatta entità. L'unica a rimanere estranea a questo naturale moto evolutivo di b 0 enessere sociale è stata, ed è tuttor~, l'ItaJia, che, rispetto agli altri paesi della QECA, I-la avuto il più elevato incremento della produzione dell'acciaio e della ghi:,;a, raggiungendo, nel .1956 nn vei·o i-ecord p1·<iduttivò: quasi due milioni di tonnellate di ghisa e cinque r1i,l}oni di tonnellate di acciaio. Si pensi che la sola società « Corni– gliano > nello stahilimento « Oscar Si~igaglia » ha prodot~o, nel 1956, 530 mila tonnellate cli g!1isa e 820.000 di a'c~ ciaio con un incre'fnento annuo rispettivamente del 16% e del .Li%. , - · Sono cifre abbastttnza eloquenti perché'" ci sia. bisogno di commentarle. E' inutile disconoscerlo: la CECA ha recato un vantaggio incalcolabile alla1 Sideru_rgia italiana., sollecitando j necessai-i ammodernamenti di impianti, as• sicurando ad essa gli approvvigionamenti di matei-ie prime, pl'Omuovendo il ridimensionamento delle sue strutture con criteri rigidamente produttivistici. No.n altrettanti van. taggi sono derivati ai hworatori, molti d~i quali, peL'effetto del .-idimonsionamento, hanno dovuto subfre, come nel caso cli J?iombino, il licenziamento. Situazione quest::i così ingiusta e così pan1.clossale che, in seno agli organismi della CECl\, non solo i rappre:-:entan.ti sin<;lacali l'hanno rive1ata, ma gli stessi rappresentnnti dei clato1·i di lavoro si sono· dichi:Hati sfavòrevolmente -sorpresi per l'atteggiamento de• gli imprenditori italialli, esprimendo altrosi il desidel'i'o che anch~ in Italia vengano iniziate le· trattatiYe per la ,·iduzione dell'or:a1·io di la,·o,·o a parità di salario. E CCO in b_rnve le ragioni che, di cattivissima ,·oglia, han. :.J no consigliato la Confindustria a promettere un in– contrn autunnale con i sindacati per incominciare a deli– bare I~ questione, i cui aspetti sono ormai ·noti anche ai sassi, delle < quaranta ore ,. Oli scioperi l'avevano. lasciata indifferente. Stando così le qose, il lingu;ggi~,.assai ··~·~to– ri_co della CGIL ci pare foori po.sto. Questa vblta è "Sta.ta la. solidarietà dei la,·orAtorir eui·opei e lo stesso spiri"to europeistico che banno funzionato. E sal'Cb.be qui H caso di 1·ichiamare tàhml concétti del ·discorso di Riccardo Lombardi al reçente co~ 0 vegno sinda~alé del PSI, a pr~• posito della permanenza rdella CC1 l, nelJa FSl\I. La classe lavoratrice italiana. non può estraniarsi dalle lotte sociali europee e dalla partecipazio11e ai nuovi organismi econo• rnico•culturaJi-rivendicativi che stanno SOl'gendo nel nostro contj ~~nte, per aderire Alla Federazione Sindacale Mon– diale \;ì1e, prima di tutto, 'riunisce sindacati iricapsulati nelle maglie di colossali piani centralizzati di produzione. e, in secondo luogo, agisce in una sfera geografica che non é quella nella qnalo devono vive,·e ~ operare gli operai del nostro paese. Queste cose i socia.listi hanno il dovere e la respon• sabilità di dirle alla classe- lavora.ti- ice e di ;ss~mersi 1~ coriseguente rei-!_ponsabiljtii.. Le vicend~ della questiontl delle < quaranta ore:, sono dunque un assai significativo episocEo di politica sindacalé,)-.nel quadro di un pili vasto panorama di rapporti internazionali. Per qua.nto poi ·con• cerne il problema _in sé delle « quaranta ore a parità di salario>, esso è ancora ben lontano dalla sua soluzione. La Confindustria dovrà aJla fine cedel'e almeno per certi settori, ma resistel'à a lungo: l'euforia dei sindacalisti è bene quindi che sia contenu\·a nei limiti d~lla realtà, anche se la semplice accettazione di trattare su un fatto così innovatore ed istituzionale, come quello della l"iduzione dell'oral"lo cli lavoro, resla un avvenime.nto importante, che mèrita di essere sottolineato. La pubblicistica sull'eco,wmia sovietica è vastissima; ma man• ca,io i lavori d'insieme, capaci di ofJrire un quadro organico, almeno approssimativamente atte11dibile, dei vari aspetti di quel• la complessa realtà, e della politica economica attuata dalla di– rige11za sovietica in oltre u·n trentennto. Lo Schwartz e il gruppo di studiosi che ham10 collaborato con lui hanno cercato appun• to, attraverso un'indagine laboriosa e scientificamente fondata, di colmare questa lacuna. In un'opera di questo genere non pos– .50110 manC'are difetti: ma nessuno che voglia farsi u11'idea pro• pria delle linee maestre dell'economia sovietica (e quindi della .!ltruttura stessa della società russa contemporanea) potrà fare a meno dt valersi del copiosisstmu materiale raccollp -in quest'opera e· del tentativo comPiuto dal prof. Schwartz e dal suoi collabo– r1tort di trarne una interpreta.zione' intellegibile e valida anche per il futuro. Vo.lume del formato 16:,:23, di pag'ine XVIII•736 con sopraco– pert.a a coJo)"i di D. Boschi, in vendita al prezzo di.L. GODO (172) nuova· repubblfoa FRANCIA E GRAN BRETAGNA ' . ECONOMICHE S U.LLA SCENA della politica ~conomica europea, al. meno due fatti nuovi sono accaduti che necessitano, a nostro giudizio, di alcune righe di commento. I,eì• fimpo,·hmza delle decisioni' prese, la citazione ini– y;iale .spetta alla l1~r:rneia. Nella congiuntura piuttosto fa. vorevole che tuU.i gli altri paesi attraversano, la F,·ancia si puù ben dire che rappresenti un caso abnorme. Le alterne vicende della guerra_ in Algel"Ìa richiedono speso non ,indiffel'Onti e l'economia francese, giìi «toccata> dalla sfavoi-evule conclusione deJla qy.estio.fle di Sl.1ez, non l'iersce a sopporta.i-le. Bo111·gès-Ji.'I_au·noury, ottenuta l'investi~ tuJ'a dell'_asse,~blea, ha chieSito alla Banca Nazionale di -intaccare le· pi-oprie disponibilità in valuta pregiata per co– prire .i pagan)enti e8te1·i. Provvedi,nento, corne si vede, pericoloso. e non certo da ripetere ·parecchie volte. Ecco allora allo studio un progetto finanziario che, .rnantenen:do intatte le econonJié finanziarie già attua.te dtd governo Mollet, e prevedendo,nuovi introiti tr·ibuta1·i, riesèa a determina-re un nuovo equilibrio entro margini di sicurnzza accettabili. Palliativi, com'è ben facile imma• ginare, perché il male non è certo guaribile in questo modo. L'economia francese è attualmf}nte incapace .cli..so.ppo~~ .. ta1·e quei salassi cui è sottoposta ed assomiglia ad un vec– chio mali·idotto che sia costretto. a tirare una carretta carica di sassi. S'incurva, si sforza, si agita per dar fondo a.lle più l'iposte energie,•' beve· .im l_?U(!ri g~tto di Vino per l"jllw françarsi ma I~ fatica supera I~. sue ;·estanti forze e la carretta n~n si smuove. Il problema sta nel so·Stìtui1·e l'uomo vecchio con uno giovane, aitante e robusto; nel nostro caso sta nel l'ingiov1rnire e nel dar respiro ad una. ecol'lornia per tanti versi tt:oppo provata . .Da ury.po' di tempo a qncsta parte, il gover~o francese sta pont}ndo in at-to tut'ti" gli ·strumenti che la politica economica sugge1·isce per fronteg– giare i pericoli della inflazione. Ma, a quant-0 sembr8, invanq, se è vero. c.he con .sconc.ertante velocità si passa ~empre. a medicine più forti e potenti, senza che le pre– cedenti abbiano ottenuto qualche effett~. Specialmente il. .co1nmernio COJ\ l'estero desta preoccupazioni di note.vole entità e la .bilancia dei pagamenti ba presentato in questi ultimi tempi un andamento assai pericoloso. li fotto è che il franco francese presenta nna nòn l1e\:e d1ve1sità fra la sua capacità d1 acquisto rnterna t, quell-a esteta, e ciò pe1ché 1I cambio ufficiale ùà. luogo ad una ca.Pacità di acquisto estema superiore a quella in• terna. Jn altte i1a;·ole la capacità d'acquisto di ·150 lire italiane è sul)erioi·e a quella di 100 franchi francesi,, anche ,se monetariamente ed uffiejalroente si tratti di un ~Caso cli parità di. potere d'acquisto (I franco uguale 1,5 Jire). Questo provoca un incremen~o delle import':lzioni (si ac– quista. all'estero a. prezy;i inferiori che alfinterno) ed una naturale diminuzione delle esportazioni. Dopo aver tentato invano di far fronte alla situai.ione attrqve,·so pre1ni generali d'esportazione, e Con misure capa.ci ·di impedil'e la formazione di sco1-te, il governo è ricorso, come extrema rat-io, alla sospensione toto.le dtllle liberalizzazioni pei- tutte le a.ree valutarie. · I giornali inglesi, non cert~ senza un preciso inte1·esse, consigliava.no in tono distaccato la svalutazione uf-lìciale del franco. Ma il governo francese ha. creduto bene di .... non dar luogo a p1·ovvedimenti del genel'e che, se a.nche ·op– po1·tuni, costituiscono semprn una dichiarazione ufficiale cli impotenza economica, e, non preoccupandosi delle ri~ pe1·cussioni che la decisione potrà avere sull'economia. degli altrt paesi europei (e, primo fra tutti, l'Italia), ha deciso che tutte le importa~ioni, dà qui in avanti, avranno luogo attra,·erso la concessione della licenza. La cosa non pot1·;1. che a1Teca1·e danno a tuttj i paesi seuropei, e probabiJ. mente palmeri, ànche i bollenti spi1·iti di tanti europeisti ad ogni costo. Ben altra decisione ha preso il governo ingle:se: l'uscita clal < Chinea,n », che è un Comitato Consultivo fom,ato d11i paesi <lolla Nato e dal Giappone con lo scopo cli impeclir·e J"espo1-tazione di materiali strategici alla Cina.. Dietl'O quest~ provvedimento c'è forse una ragione tut,. t'altro che di carattere economico. Va detto infatti che gli Stati Uniti avevàno fatto intendere a più riprese· la lorn ferma volòntà di far rimanere in vi_ta il « Chlnea~n », ed ·è assai probabile che la Gran Bretagna abbia voluto prPtl– de.rsi la rivincita per il comportamento statunitens.e sulla. _questione di Su'èz. Quella inglese è però una politica eco• nomica da tene"i· pi-esente. Oggi nessun paese industriale può perdere l'occasione di ·tavorare per il mercato cinese, Che è unb sboc<!ò di dimensioni illimitate per qualunque industria di ·qu8ilunque n·a~io~e. PIERO BARUCCI .
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