Nuova Repubblica - anno V - n. 28 - 14 luglio 1957

4 CONTRO 1,E GERARCHIE COSTl1'UITE. ILSINDACATO. AlLAVORATORI I lavo,·atori più coscienti chiedono c'.1e si dia vita ai consigli di l'ahbricà, com– posti, nelle aziende piì, importanti, ùi lavoratori eletti, reparto p~r rcpa, lo,, me- s diante se'. cela hianca o referendum. Qni è il punto di partenza per una _11110- va articolazione della struttura sindacale in un'effettiva dcmoc1·azia ope1·,11a di PIETRO I L DOCUMENTO testè pubblicato dalla Direzione del PSI sul convegno nazionale sindacale della cor– rente socialista sembra affrontare il tema del rilan– cio del sindacato nella realtà economica e politica at– tuale, con visioni moderne di' tutela e di miglioramento di tutta la vita delle classi lavoratrici, e con una poli– tica rinnovatrice di organizzazione e. di difesa di tutti i laVoratori, siano essi impiegati o_ disoccupati, inscritti o non al sindacato. Il discorso di fondo è questo: l'orga– nizzazione sindacale deve avere una propria politica svincolata dagli accordi o compromessi di partito o di governo, perchè le scelte polìtiche che si pongono ai partiti non ne paralizzino l'azione. Ma _il difetto del convegno sindacale socialista, ed ora del documento direzionale che lo conclude, sta nel non avere indicato le vie e g1i strumenti dell'azione per il ri!1novamento sindacale, il modo per far pa~·tecipare 1e classi lavoratrici alla elaborazione ·di un nuovo ordi– namento struttùrale del sindacato, per rendere elemento attivo nelle fabbriche la maggioranza dei lavoratori non inscritta a nessun partito e a nessun sindacato. Da ciò il pernianere di una- politica che difetta d1 un indirizzo deciso, di una politica che ora avanza ora indietreggia, sempre in preda ad esitazioni. E poichè una tale po- L 'ESTATE è la stagione dei 1·invii. In Jtalia, la si atlen<le con pat'licolai-e m1sia per ri,n-iare la so– luz;ione <lei problerni non risolti durante l'anno. Anz;i, dato che le uniche soluzioni concrete, nel no::ifro paese, sono quelle dei: .. rinvii, la calura e-stiva sollecilfl a fare un bilancio delle questioni che, nei dive.-l--i settori delle nostre attività, rimangono sul tappeto. Così nel mondo sindacale, che ha bene assimilato l'italico spi1·ito del rinvio, all'i-lpprossimarsi del solleone e del fett'Rgosto si va in ferie, dopo le ultime scararnucce polemiche o, meglio, di deteriore concorrenza fra le organizzazioni dei lavontto1·i. ] I caldo toglie le forze a tal punto ai nosti-i ' di,·igent.i sindacali che, in un momento pal'ticolarmente delicato per i paltì agi-ai-i, ht loro voce non si sente. Solò Pas~ore, impegnato con i suoi noti emendamenti, ha tro– vato qpportuno far dii-e alla CJSL che i « patti Agrari:, devono t1·ovHe pronta defini:done. :Ma mo1·e solito, nono– stante i lodevoli proponi1nenti dell'on. Pastore, sono stati rinviati, assieme alla legge per la pensione ai mezzadri e ai ·collivatoi-i diretti. Rinviati sono stati anche i cor,tl"rilti di la– voro di molte categorie i cui· accordi sono scaduti da anni e, denu~ciati dai sindacati, dopo le vicende di lunghe, este– nuant~ l-l'attative non sono stati rinnovati. E' questo un nrgo– mento. vecchio per i no.stri lettori, giacchè, da qualche anno, ne abbiamo parlato periodicamente. Ed è anche un argomento importantissimo che ci dà l'esatta rnisur-a dell'~mpotenza dei• noshi organismi sindàcali. Poco con– tano i trionfi deniocratici nelle elezioni per le comrnissioni inteme, se àd essi non fa riscontro l'efficienza co1;t.rnt– tuale delle organizzazio11i oJ)eraie. E' noto che, al di I.\ di tutte le analisi metarìsiche sulla funzione dei sinda– cati, oggi particolarmente acute e profonde, compito di questi (ahi noi, troppo modesto!) sarebbe quello di sti– pulare contratti. La ci-isi del sindacalismo italiano· è an– z.itutto ci·i,:d del potere conttatlllale delle organizzazioni dei lavoratori. Gli esempi, I"ecentissimi, in tal senso non mancano: non concluso e, nahll"almente, ,·inviato .il con– tratto per gli addetti al settÙl'e della gomma; non conM eluso il contratto per i poligrnfici,. le cui trattative sono state sospese; vana l'attesR dei saccari!eri per un conb·atto fuori dal g1·oviglio delle opposte posi:6ioni dei datot"i e dei prestatori d'opera; platoniche le discussioni lunghis– sirne per il conti-atto degli edili. Jndubbiamente, la crisi sindacale è all'oi'igine cli siffatta, dep1·ecabile situazione. Ma l~ crisi nella cl'isi, ci semb1·a questa: i sindacalisti agiscono h1 modi e forme che sono avulsi dalla realtà. Proclama110 scioperi, avanzano richieste, form11la1Jo J"iven– dicazioni come se la c,·isi non ci fosse e non Cosse di così vaste proporzioni da rendere il padi·onato italiano (che llOn ha lo spirito democratico di quello svedese o danese; lo dovrebbero tener presente la CISL e 1a UIL che,· fau– t.-ici della produttività, partecipano ai convegni dell'OECE sulla consu.ltazione mista) particolal'mente forte ed ag-· guerrito. Ciò li port.a a chiedere cose - giustissime e sa– crosante, beninteoo - che sono superiori alla Joro possi- BIAL\CONI litica non può costituire un forte richiamo per le masse dei lavoratori; ne consegue il consolidamento della sfi– ducia nei confronti del sindacato. A noi sembra infatti che la crisi in atto nel movi– mento sindaca}~ trovi le sue radici in una condizione di reciproca sfiducia fra lavoratori e istituto sindacale: la sfiducia dei lavoratori vE'rso il sindacato deriva ·dàl fatto ch'essi sentono I la costituzione attuale delle orga– nizzazioni operaie· non rispondente alle esigenze del rin– novamento necessario per conquistare·· al paese un nuo– vo-contenuto sociale; da parte sua, il sindacato ha _sem– pre negato fiducia all'autonoma capacità dei lavoratori di determinare da soli le forme migliori di azione e di· lotta. In altre parole: il sindacato è oggi formato su una base artificiale nel1a quale si sono inserite le aspira– zioni conservatrici dei dirigenti designati dal partito; mentre i lavoratori pretendono che a dirigere il sin– dacato vi siano uomini di loro fiducia. Infine i lavora- . tori sentono di non contare nulla nell'opinione dei di– rigenti sindacali: infatti l'organizzazione sindacale, quan– do si accinge a stipulare un contr.atto collettivo o azien– dale con l'organizzazione Padronale, mentre impegna gli operai all'osser·vanza delle norITie contenute nel con- LAVOHO E SINDACA'l'l 4A STi\.(ilONE DEI RINVII bilità <li i-ealiz;;:-,a1·le:cose che dov1·ebbern prnpoi-si per lo n1e110 conternpo.-aneamente al pl'Oblema dell'adeguamento e del rnfforzamento delle loro strutture organizz.ative. Non basta cl1iedere e sbandierare -9,uello che si è chiesto alla base: è neces_sai-io ottenere ed.>-off1·frequalche realizzazione ai lavoi-ato1·i. Fta le rivendicazioni che è di moda avan– :t,ate, insieme al miglionrn1ento degli istituti conti-attuali tradizionali (ferie, indennitii di anzianità ecc.), V'è quella della. diminuzione dell'ol'ai-io di lavoro a pai·ità di sala– rio. Su questa rivendicazione le confederazioni del JavoJ"O sono portate a compiere valutazioni puramente teo1,iche, ma non dirnno ad essa un:impostazione realistica, tratte in inganno dagli apparenti successi ottenuti alla FIAT, all'ENJ, alla Shell e alla Olivetti. Prima di tutto anche in questi g,·andi cornples~; 11011 vige il regime delle qua– t·anta 01·e, ma delle quarantadue o delle quarantnqnattro; in secondo luogo - e questo è il punto -· 11011 si è trat– tato, in nessuno dei quattro casi citati, di conquista dei sindacati derivanti da una lotta consapevole dei Javora– toi·i, ma piuttosto - anzi, esclusivamente - di una con– cessione cadub•l.· dall'alto per intendimenti sociali del pa– d1·one, o per finalità punm1ente politiche e addirittura antisindacali. Se dunque i sindacati ritengono - come in effetti ritengono - cli avel'e anche minimamente in– fluito sul regime delle quasi quaranta ore - là ove que– sto esiste - sbagliano. E sbagliano di grosso, invertendo addirittul'a i termini dei rapporti di forza. Allorn, non dov1·ebbero avanzare la rivendicazione delle quaranta ore? Certamente che la devono avanzare, ma non in sede di rinnovo del conlratto di lavoro, ove, oltre a non avere i sindacalisti la Ioi·za necessaria per realizzarla, essa osta– colfl, cozzando contro «l'impossibile,, procli:1mato a chiare note dalla Confindusti-fa, la conclusione, cli. pe1· sé giù. difficile, dello stesso contratto. I...a rivendicazione della settimana lavo;·ativa di qmu-anta ore va posta a livello aziendale, in quei complessi che attualmente, per il loro avanzato grado di progresso tecnologico, siano nelle coii– dizioni di_ accetta~la. E siccome non è serio pensare che la accettino -per i begli occhi di Pastore o di Di Vittorio o di Viglianesi, va eia sé che i si;1dacati per ottenerla devono creare, all'intel'no delle aziende, le strntiure ~r– ganizzative unitarie per condurre una lotta coerente e con– sapevole· in direzione del conseguimento delle quaranta r17.1) nuova re,mbblica tratto, non ascolta preventivamente dalla viva voce dei maggiori interessati, i lavoratori, i termini delle loro rivendicaziOni, i problemi inerenti alle necessità della loro vita aziendale. Oggi è in atto, finalmente, in tutto il movimento ope– raio italiano, un contrasto latente fra i lavoratori e i dirigenti sindacali. I lavoratori più coscienti sanno che non potranno battersi contro il padrone senza l'organiz– zazione sindacale, e perciò si battono per entrare in possesso del loro sindacato: chiedono che si costituisca: no in ogni azienda i consigli d(fabb~·ica, composti, nelle .fabbdche più importanti, di lavor~tòri eletti, reparto per rep"arto, mediante scheda, bianca o referendum. Dal consiglio di fabbrica verranno designati poi i candidati per le commissioni interne, ora imposti dall'alto. I rap– presentanti dei consigli di fabbrica di una zona compor– ranno il direttivo della lega, che eleggerà il proprio rap– presentante nel direttivo della Camera del Lavoro e così, via via, sino ai vertici della Confederazione. E' evidente che così .verrebbe riformata tutta la strut– tura sindacale, che rinascerebbe articolandoSi in una ef– fettiva democrazia opèraia. Da qui Ja lotra contro le gerarchie sindacali costituite. Ma in questa lotta gli ope– rai contano solo sull'appoggio di pochi dirigen"ti sinda– cali, :1011 vincolati alle discipline formali dei partiti tra– dizionali della sinistra italiana. Anche in questa pr~spettiva sta il~ senso del nostro ragionamento al convegno nazionale .di UP: vogliamo aiutare, sin che ci sarà possibile, i l_a·voratori italiani a conquistare il loro sindacato. Siamo infatti sicuri che solo su queste basi i lavoratori riacquisteranno quel senso di solidarietà che li incoraggerà a _svolgere una politica sindacale comune, rendendo possibile il conseguimento di vantaggi economici e di vittorie PC?litiche altrimenti irraggiungibili, e li stimolerà a difendere, con piena consapevolezza, le libertà duramente conquistate e la stessa democrazia. I compagni di Unità popolare, militanti "del movimen– to operaio, sanno di essere impegnati sin da ora a con– durre questa battaglia in ogni istanza del sindacato uni– tario: dalle commissioni interne a1 direttivi del1a lega, ·dalle Camere del lavoro agli organi nazionali del sin– dacato. ore. Co1m questa p\uttosto teorica, per il rno111e11to, gi<lC– ché non solo non esi'i-!lono, né si ha voglia di metterle in atto, tali strutture, ma addirittura non si fa niente per consPrva.-o quelle già. esislenti, come le Commi8sioni In– terne, prive cli un qualsiasi potere, ricattate e tiranneg– giate dalla cli.-ezione aziendale. Così per voler troppo, senza poi saper nemmeno corno ollenei-lo, anche il possibile viene ?·invialo... a dopo le fe1·ie. L'ultimo episodio dell'annata sindacale 'Gù-'57 ò stato lo sciopero degli addetti al settore della gomma per il rinnovo del contratto di lavoro, basato su queste prn– cise i-ichieste: settimana lavoi-ativa di quaranta ore a pa– rità di salai·io, aumento ciel periodo delle ferie e degli scatti di anzicpiità, revisione classificazione e sistenrnzione dei cottimi. Lo sciopern, con buone .percentuali di p1nte– cipanli, è durato per l'i,itera giornata del 3 luglio senza pr·ovoca1·e però un sensibile mutamento di atteggiamento degli industriali che, sotto la sferza del caldo, hanno pen– sato di l'iparnre, nel fratternpo, nelle riposanti n\lli dcl– i' Alto Adige e ciel Piemonte, rinviando ad autunno il più attento esame delle richieste dei sindacati. :Ma vi sono dei problemi .che non possono essere rin– vi»ti e che pu1·troppo lo sai-anno: è il caso dei 2!JO licen-• zian1enti allo stabilimento PIAT di Pisa, dei quali non ci si 1·iesce a re11clere ragione. Che si sappia, il monopo– lio to1·inese è in piena espansione produttiva ed econo– mica e non si c~pisce il motivo di questa impennala, in una p,·ovincia dO\·e esistono giù J G.000 disoccupati e in uno stabiljm.ento che ha sempre risposto positiva,nente alla. fierezza. democratica del professor Valletta. A Pi::;a, i sindacati si stanno agitando per evitare i licenziamenti, ma contto Valletta., .cui credono d'aver strappato le qua– ra11ta ore, ben difficilmente ce la faranno. Il problema ~an\ rinviato, mentre sarebbe bene che venissero 1·im·iati i provvedimenti di licenziamento: sarebbe l'unico rinv.io del quale dovremmo cornpiacei·ci ! FRANCO VERRA 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 A B,B ON ATE V I, FATE ABBONARE A 1500 800 450 nuova repubblica (annuo) iseme~lrale) (trimestrale) 111111111111111111111h111111111111111111111111111111111111111i11111111111:u11111111111111111111111111111111111111111

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