Nuova Repubblica - anno V - n. 25 - 23 giugno 1957

(168.) ·nuovarepubblica 3 NELLA POLONIA DI .GOMU LRA LA TRAGEDIA EI CONSIGLI OPER Pubblichiamo il testo stenografico del dibattito organizzalo dalla rivi,ta ·po'acca "Nowa Kultura,, sui Consigli operai, con particolare riferimento alla grande fabbrica automobilistica di Zeran. 'e emergono gli elementi di un drammatico conOitto fra l'apparato burocratico e i fo1·menti di rinnovamento che operano dal basso Dopo gli avvenimenti deH'ottobre scorso la Polonia è una vera fucina di discussioni e di pol-emiche. L'anelito alla libertà di pensiero e di pa1"0la, cosi ferocemente op– pressa sotto lo stalinismo, è esploso con forza vulcanica. Si rimette tutto ·in discussione, tutti i problemi, tutte le « verità », tutto si vaglia ex novo: questioni ideologiche, politiche, arte, scienza. costumi, religione. Le riviste di cultura ci danno un'idea abbastanza chiara dell'ebbrezza polemica che possiede oggi la classe inteitettual,e di que– sto paese. Le autorità sup1·eme dello stato, queUe poli– tidie, sono sempre più guardinghe, ma i pubblicisti, i bzt– terati, gli artisti, gli inteUettuali in genere - no. Essi dicono chiaramente ciò che pensano. Da questo punto di vista la Polonia è, neU'attuale configurazione politica del mondo e dell'Europa in particolare, un fenomeno singo– lCtre e interessantissimo. Infatti: politicamente, militar– mente e territorialmente essa si trova nell'orbita del– l'Unione Sovietica, dove nonostante H XX Cong~sso le libertcì politiche realmente democratiche vengono dosate con il contagocce. Ma il .fenomeno consiste p1·oprio nel fatto che nonostantiz questa appartenenza politico-geo– grcifica, la Polonia è sommersa da sconfinate correnti di vera critica. La condanna del recente passato è netta, tagliente, sprezzante, non risparmia nessun mito, nessun asr12tto del cosiddetto « stalinismo,,. A capo di questo movimento di ema.ncipazione dallo stalinismo, concepito nella maniera più. larga possibile, si trovano le riviste polacche con un compatt.o gruppo di pubblicisti molto coraggiosi. Sempre più spesso a iniziativa delle riviste più in vista com.e Nowa Kultura, Po prostu, Przeglond Kulturalny vzn.gono organizzati degli incontri di personaHtà com– petenti per discutere i problemi deH'ora. Cosi iL Prze– glond Kulturalny ha organizzato qualche mese fa una audacissima discus'sione sul « comunismo nazionale », Po prostu (i cui meriti nelle· giornate d'ottobrz sono noti anche in Italia) organizzò qualche settimana fa un'aperta discussione fra cattolici e marxisti sullo scottante pro– blema (non risolto nonost ante le apparenze) dei rap– porti fra chiesa e stato ,e fra cattoli.ci e ·mar:risti. Solo pochi giorni indietro la Nowa Ku ltura (c onsiderata a ragione il settfrnanale polacco pi.ù conseguent>z nella lotta per la de- staiinizzazione) ra.dunò nei locali della sua redazione uno stuolo di uomini competoenti per fare il punto sulla si.ttta- zione dei Consigli operai in Polonia. "' I Consigli operai, si sa, sono ora una .~pecie di ideolo– gia di ricambio, dopo le incrinature causate dal XX Con– gresso e dagh avvenimenti polacclii ed ungheresi, aUa dot– trina della dittatura del proletariato, dello stalinismo e, perchè no?, anche del leninismo. Lo slogan più impor– tante e rinnovatore del!'« Ottobre Polacco» è il Consiglio operaio, che secondo la nuova impostazione deve risolvere la questiori,2 deUa burocratizzazione, deUa centralizza– zione e della produzione, e infine deve realizzare la de– mocTazia socialista. La Jugoslavia, per esempio, si distinse politicamente e id•eologicamente dal mondo staliniano grazie alle rea– lizzazioni ottenute net settore dei Consigli operai, e rap– present.a ora una forza d'attrazione ideologica perfino per i pcirtiti comunisti dell'Occidente ( Italia, Francia-). Ecco perchè il dibattito organizzato dalla Nowa K u1- tura sui consigli operai, di cui diamo il testo stenografico con qualche insignificante omissipne (decisa soprattutto per ragioni di spazio) ci sembra assai interessante and~e per il lettore italiano. Da esso non risultano soltanto li;; difficoltà, o meglio, le sof]erenz,2 per ridimensionare un regime che cerca di Liberarsi dalle strutture totalitarie centra.lizzatrici. Con toni spesso tragici (è il termine -usato da più interl.ocutori di questo incontro) vien m•zsso a fuoco il problema della resistenza delle vecchie strutture alle tendenze di autogovernò delle azi•znd.e operaie. Le personalità partecipanti (su invito deUa Nowa Kul– tura) alla discussione sono: il Prof. Edward Lipinski, noto economista polacco; l'ingegnere Lewando wski, ·ra ppresen– tante d•2l Ministero dell'Industria deHe macchi.ne; Zuzan– kiewicz, segretario del Consiglio operaio della fab brica di automobili di Zeran presso Varsavia (le maestranze di questa fabbrica possono senz'aLtro essere considerate com,2 le protagoniste dello « Ottobre polacco >>. Infatti il loro appoggio aveva incoraggiat0 Gomulka a resistere alle ultimativ2 di Kn·tsc-iov). Stan.islaw Kozicki. e Jan Strze– lecki. parteciparono al dibatUto carne redattori e pubbli- cisti di~Nowa K:ultura. ~ -.... 1 LEWANOOWSKI: Ci sono in giro tanle notizie infon– date sui Consigli operai, che un'approfondita discussione è impossibile prima che sia stabilita 1a verità. KOZICKI: Cerchiamo dunque di stabilirla. LEWANDOWSKI: Secondo me hanno torto quelli che sostengono che i Consigli operai siano oggetto di una discriminazione. Ci sono soltanto, in alcuni casi, delle tendenze a limitare l'attività dei Consigli operai. Può darsi che le informazioni j.nesatte sì basino sul fatto che qua e là si tenta di limitare l'attività dei Con– sigli operai. E non soltanto dall'alto. E' necessario fissare i limiti dell'azione e la direzione di sviluppo dei Consigli; bisogna cambiare alcune norme, ma non è questo, secondo me, il pericolo che minaccia il buon funzionamento dei Consigli. Il pericolo più grave è rappresentato dalla scarsa iniziativa dimostrata dalle aziende e dai Consigli operai. Del resto non c'è da meravigliarsi, perchè l'organiz– zazione, anche la più perfetta, da sola non risolve il problema. Nell'industria notiamo in genere una man– canza di iniziativa personale, e la costituzione dei Con– sigli operai non ha vinto ancora quella paralisi parziale che ha provocato una completa atrofia dell'iniziativa. Insomma, dopo l'istituzione dei Consigli, nulla è cam– biato, ma tutti continuano a considerarli come la pietra filosofale, come la bacchetta magica .che deve portare ad un miglioramento senza precedenti, e si meravigliano se questo miglioramento non c'è. E siccome il miglio– ramento non si verifica, allora si mettono a dare la baccia ai presunti colpevoli, cioè alle varie Centrali, ai ~inìsteri etc. i Sentite, sarebbe ingiusto, e del tutto falso, se io di– cessi che c'è ·una mancanza· di iniziativa da parte dei Consigli operai. Dirò· dunque solo questo: non sono state create le condizioni nelle quali i Consigli operai possono lavorare megÌio. Non sono state create ... KOZICKI: E avete detto prima che non c'è nessuna discriminazione! LEWANDOWSKI: lo ho enunciato la questione nel senso che non ci sono restrizioni al funzionamento dei Consigli operai nei limiti delle leggi già approvate. Solo questo. Tuttavia noi incontriamo l'qpinione che nelle leggi vigenti non ci sia nulla che sproni l'iniziativa; perchè i diritti di cui i Con~igJi -usu.(ruiscono non sono abbastanza grandi e non aprono alle azi·ende delle prospettive dì vero autogoverno. D'altra parte, vi è chi sostiene che, per ragioni di fondo, non è possibile con- tinuare per la strada di un ral)ido allargament~ delle competenze dei Consigli operai. Cerchiamo dunque di determinare se si tratta di allargare i compiti riservati ai Consigli, oppure di migliorare il processo produttivo e il sistema ,con cui viene amministrato. Se lo scopo è di allargare le competenze, allora la discussione manca di oggetti - a ç!)è · cosa infatti devono servire queste competenze? Se si tratta di sfruttare meglio le aziende, le leggi non c'entrano molto, bisognerebbe cambiare alcune con– dizioni dell'attuale sistema di produzione (quelle p. es. relative ai salari), e questo costerebbe troppo. I profitti dell'autogoverno di una azier ;i.da si potranno constatare soltanto alla fine dell'anno, in ogni mod0 non prima di sei mesi, solo se grazie alla migliorata amministrazione della fabbrica sarà possibile procedere alla distribuzione del denaro risparmiato fra gli operai. Finchè questo non avverrà, è difficile sperare in uno slancio delle maestranze nella lotta per la produzione, per lo sfruttamento delle leggi di autogoverno già in atto in una parte delle aziende. In molte fabbriche si nota ancora una notevole resistenza all'istituzione dei Consigli operai. In dicembre, per esempio, du(ante una mia visita a una fabbrica di Varsavia, volevo convin– cere gli operai a istituire il Consiglio operaio. Mi c0n– vinsi che per quel che riguardava le maestranze, l'or– ganizzaziolle del partito nell'azienda etc., le cose non si presentano affatto· come voi credete. Difatti, nessuno arde d'entusiasmo per questo Consiglio; neppure i di– rettori desiderano per sè un potere più grande Durante una riunione alla KOPI (l'istanza che doveva approvare in modo definitivo i progetti di investimento), abbiamo dovuto constatare un caso. di qllesto genere: era stato richiesto al direttore dell' azienda di decidere se fare o noh fare un certo investimento, che avrebbe reso pos– sibile alla faQbrica un risparmio di 8 milioni "di zloty. Se aveste visto la paura da cui fu assalito quel pove– raccio! - Io non voglio decidere, decidete voi! - E fu messo a verbale che la decisione sarebbe stata presa :in altra sede. · ZUZANKIEWICZ: Le cose starebbero dunque così? Bisogna convincere gli operai? E' questo il problema? Direi che ciò è vero solo in parte. Bisogna ricordare che dopo il varo della legge si son messi gli impiegati a « istituire ì> per via « amministrativa » i Consigli ope– rai; i funzionari del ministero vollero organizzare questi Consigli, sebbene la legge dicesse chiaramente che l'.aùto– governo deve nascere là dove le maestranze lo desiderano. Questo ha una grande importanza politica. Se noi isti– tuiremo i Consigli operai in via amministrativa, gli operai guardando un simile Consiglio creato dall'allo diranno: « Ecco altri 58 gerarchi a governare la nostra fabbrica! ». Difatti così già dicono, specialmente nelle miniere della Slesia dove i Consigli non si sono formali ma sono stati organizzati dall'plto. Molti di questi Con– sigli gli operai non lì considerano come propri, ma come organi burocratici esterni, KOZICKI: Poco tempo fa ebbi una conversazione con un economista-praticante, cioè un capomastro. Durante la conversazione confessò un mucchio di trasgressioni; disse di. averne commesse moltissime, e che ciò era a conoscenza di tutti gli operai con i quali lavorava e per i quali faceva il calcolo delle paghe. Disse che lui stesso, come il 99 per cento dei suoi colleghi, non potevano mai raggiungere la norma uffi– ciale. Perchè? Perqhè queste norme ufficiali, a suo pa– rere, non prendono in considerazione le condizioni con– crete in cui si svolge il lavoro. Inoltre, secondo lui, Je norme sono state calcolate in modo sbagliato. Una parte dì esse danneggiano l'operaio, un'altra parte gli dà dei privilegi. Perciò durante il calcolo delle paghe ci sono spesso delle divergenze e delle conversazioni col capo– mastro, più o meno di questo tenore: « Secondo il li– stino-norme io non guadagnerò nulla! Quanto mi darai'? Come fisserai la mia paga? Potresti assegnarmi un altro lavoro? O forse mi segnerai in un'altra rubrica? Cosa dici? ... >>. In conseguenza, si crea una situazione per cui tutti in fabbrica commettono ogni giorno migliaia di trasgres– sioni, e sanno benissimo che una parte notevole delle paghe si basa su prestazioni inesistenti. Io domando: quale è la via d'uscita? Non si può prospettare un di- , verso atteggiamento dell'operaio verso il lavoro nè l'in– cremento del1a produtlività, finchè questa situazione non cambia. Allora di nuovo ci si domanda: i Cons'igli ·pòS– sono cambiare la situazione? Questi hanno aviinzatò già delle proposte concrete circa l'adozione "di un diverso sistema di norme, o no? • i LEWANDOWSKI: I Consigli operai sono assol~ta.– mente competenti in questa mé!leria, e non devono chiE!– dere permessi a nessuno. KOZICKI: Ma Ia mia domanda si riferisce in maniera esplicita a cambiamenti nel sistema della norme di lavoro. · LIPINSKI: Ma questo è senz'altro legato al vigente sistema salariale. , LEW ANOOWSKI: I Consigli hanno .forse chieslo dei cambiamenti? Nessuno ha mai proibito ai Consigli operai di cambiare il sistema delle norme. Sono i Con– sigli che non hanno avuto iniziative di questo genere. STRZELECKI: Perchè i cambiamenti possono essere fatti soltant0 su questa base: togliere ad uno per dare all'altro. LEWANDOWSKI: E' vero. Noi tutti sottovalutiamo il fattore della psicologia di massa, la psicologia dell'ope– raio. Io non mi intendo molto di queste cose, ma sento che c'è qualche difetto in tutti i Paesi socialisti. Sem– plicemente, non siamo capaci di prevedere le reazioni alle nostre mosse di carattere tecnico ed organizzativo. Il che è poi legé_lto al problema di spronare l'iniziativa in– dividuale. Noi conosciamo soltanto alcuni modi di sve– gliare questa iniziativa; però, come è stato già detto ed a ragione, questa iniziativa viene spronata in modo ab– bastanza buono nei Paesi capitalisti sviluppati industrial– mente, anche fra quella parte della società che non possiede altro che la sua capacità di lavoro. Non si tratta dunque di ciò che comunemente viene chiamato « ini– ziativa privata». Come ottenere altrettanto qui da noi'! Da noi è importante eliminare in questo campo i riflessi che si sono creati nella gente durante gli ultimi 12 anni, provocando certi complessi. Oggi, per esempio, non ba– sta dichiarare: otterrete il doppio. se produrrete il dop– pio. La gente non ci crederà. KOZICKI: Per quanto riguarda le cause di natura psicologica, ho parlato di queste cose con alcuni operai della fabbrica di Zeran, e sulla base di questa conver– sazione sono arrivato a concludere che molti uomini nella fabbrica di Zeran erano pieni di entusiamo, avevano concezioni molto larghe, direi addirittura massimaliste, sui Consigli operai e sulle IDl'o Possibilità. Ma durante questi pochi mesi che ci dividono dall1Ottobre, essi hanno preso troppe scottature; il che significa che la loro era una concezione massimalista del Consiglio ope– raio (non importa se del tutto giusta) e dei suoi com– piti", sicchè. sono stati ora respinti su una posizione mi– nimalista. ·Sta di fafto che molti di' loro che si battevano pet

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