Nuova Repubblica - anno V - n. 25 - 23 giugno 1957
\. \. !? t . (168) nuova rep11bblic;i ;, ,l STA1,0 -E CHIESA RINNOVARE I QUADRI SINDACALI \' (continuaz. da pag. 1) JIBOLIRE ILCOI\JCORD fl TO? cose prima del grande capitalismo italiano, e la prima di queste cose è che la classe dirigente che ha condotto per un decennio razione sindacale in Italia (fino al 1954 la UIL non contava nulla f la CISL poco) è irri– mediabilmente bruciata, non perché non ha capito su– bito l'MTM o il TWI, ma perché legata ad una prospet– tiva politica e ad una linea strategica finite e fallite almeno dalla sera del 15 luglio 1948, quando Di Vitto– rio scoprì che lo sciopero generale per « cacciare il governo degli assassini » era una semplice manifesta– zione di composto cordoglio per il ferimento dell'on. To– gliaUi. di' CLAUDIO CESA L ' U L'l'Jl\10 convP-gno degli_« amici. del Mondo» de– dicalo ai rapporti tra st.-1to I:, chiesx ha pr·ovo– cato alcune prese di posi,-;ione da. pai-te di uo– mini n.ispom:abìli della sinistra, cb1i radicali ai comuni– sti, che pen11etto110 di proporre il -terna di una politica .ccclfl:;ia:stica corn1111e a tutte le oppo~i;,;io11i. Malgr·ado il pt'Obl1m1a dei rappol'ti fra stnto e chiesa f.iia addi1·iitur-a. plurirnillenai-io, 11011 si pnò non vedere lo strl:'tto legarne che queste discussioni hanno con l'at- t.uale situazione politica itali,rna. i\el niornento pl'C- cii-;o della Cl'isi ciel ce11t1·ismo, i movimenti laici di cen– t.1·0-si11isti-a l'Ìpropongono la parola d'ordine che fu loro propr·ia nei pt·imi decenni dello sta lo unih1rio; venule n10110 lo po,;sibilith cli collabora;,;io11e con la DC, essi .rialz.ano le- Yeccl1ie banclioi-e. La posizione ùei socialisti è dive1.,<>a:per· essi balena al\"01·i;,;zonte, per In prima volta dopo dieci anni, la possibilità di lornui-e al goYerno, proprio al posto dei partiti laici; si comprCnde quindi l'imbarnzzo del quale ha tlato prov11 ron. Basso nel suo adicolo sul Morulo di qualche .settimana [u. Lo stesso discorso, con ovvie mo– dilicazioni,. può essel'8 fatto pe1· i comunisti. A tutt'oggi, tluin<li, non si può dit·e che la p1·opostu finale del co11- vug110 ro111a1To,quella che chiede\·a 1"11 boli:t.ionedel con– cordato del .1929, abbia incontrato molto favore. Ad essa nuoce, pr-ima di tutto, il fàtlo cli essei-e stata for– mulata in un momento piuttosto equivoco: qualora so– cialisti e comunisti la accetlasse1·0 e ,·ompessero defini– tivamente i ponti con la DC, chi garantisce che radi– cali, repubblicani, ccc. non apprnfiltino della situazione per r-icost.ituire la .c,-oaliz;ione di centro, invocando na– turalmente il sf'nso di respoi1sabilità, la difesa della ci– villiL occ.identale, ecc.? E' evidente d'altra parte che sen~a l'appoggio dei p<.htiti di massa della sinistra una simile p1·oposta non av1·i1. nemmeno la possibilità di es– sere 1.111a cosa politicamente sei·ia. Rileniam_o però che l:liu stato molto opf_XH-tuno, prescindendo dalle polemi– che c9ntingenti, . sollevare u11 simile Jll'Oblema: ogni ~t'a'\che in una sihrn.-,ione confusa e<l equivoca come quella<iialiana si a'ffrontan'o temi di fondo, essi possono portare ad un chiarimento che tutti devono desidenue. ller questo ritenialllO che valga la pena cli esaminare e discutere attl'ntamente due dei cont1·ibuti a questa di- 6Cussione: quello cli Basso e quello di Togliatti. Sia Basso c;he Togliatti sono concordi nel ritenere che il problema 11011 sia più da impos-tarsi nei te1·mi11i tradizionali di _1·apporti ira due società; ora che i cat– tolici sono in 11rn.ggioi-a11zanegli organi del potere « le rnlazioni forn1ali e di natur·a giuridica con lo stato diven– tano cosa se.condaria. J I concordato e il regime concor– datario noh sono più al centro di queste· relazioni» (To– gliatti). E già Basso a\·eva scritto che 1111a cosa· erano i. cattolici « int1·a11sige11ti:, ciel secolo sco,·so, che si rifiu– tavano cli riconoscere lo stato una cosa i cattolici di oggi che lo go,·en1n110. In alt,·; pai·ole, pe1· rneglio chia- 1·ire, si potrebbe dire: la Chiesa oggi ò al potere (at– Lraverso i suoi uomiui) non J·ichiarnandosi nd un prin– cipio confessionale - in quanto ciPJlOSitaria della verit.'i. - ma ad un principio cli legittimità democratica - la maggioranza ottenuta dalia DC in libc1·e elezioni. Non vale la pena quindi di rinfocolare la polemica anticleri– cale; bisogna anzi evitarla perdiè questo « non p .. uò por– lare ~-..) che ad una esasperazione dell'intervento ag– gressivo della chiesa nelle lotte politiche italiane> ('l'o– gliatti). Occorre piuttosto dire ai lavoralol'i cattolici che nessi.mo minaccia le loro convinzioni religiose e per– suaderli a « votare per la difesa de.i loro reali ìnteres– si > (Basso).. E' facile comprendere che queste p.rese di posizione rappresentano la reazione a dieci anni <li }>Olitica di fronte centrista, al quale Basso e Togliatti oppongono . il fronte dei lavoratori, <lPmocristiani, socia– listi e comunisti. Ma quali sono oggi le possibilità di rcali.-,zazione di una simile politica? Togliatti ricorda la collaborazione tra cattolici e comunisti nei gO\·emi poslfasoisti dal 1944 al J!)4.7; ma eia. allora sono passati dieci anni, e neppure la sinistra del movimento cattolico ha osat.o sostenere cli riprodurre quella coalizione. Le elezioni ,;indacali nei grandi complessi industriali 11011 indicano affatto la rnumi11azio11e progressiva delle masse cattoli– che, n~a sernmai una tendenza opposta; e quando il PCI guadagt.la voti (a spese del PSI) è perchè si pone come il partito che ha una posizione cli punta nella lotta co11t.ro il pal'lito cattolico; basta conoscere un poco la base elettorale comunista per sapere che essa non ra le distinzioni bizantine care ai suoi rappresentanti. li rifiuto - da parte di questi - di una politica anticle- 1icale ha quindi, allo stato attuale della qu_eslione, un signficato puramente formale: quello appunto di lasciare ai democristiani la responsabilità della rottura del fron- te dei lavor·atol'i; rotlnt·a av\'e1111ta ormai da nove anni e che non aCcPnna affatto a saldarsi. Pe1· il resto è giusta l"avvetlenza di Togliatti di non soprnvnlularn troppo il lato gimidico; come anche è giusto, sia purè solUrnto in par-te, cli1·e che lo strapotere atttude della C'hit•sa. 11011 si ve,·il-ica a. causa del c,:-in<'or– dnto, ma 111algrnclo il concordato. Come pensa però lo ononwo1e 1'ogfodli di poler·e elimi1u1re quei gravi.ssirni fatti che f'gli p111·ede11u11cia? Forse con la colh1bora;,;io11e dt~i la\·oratoi-i democ1-i.st.ia11i? In caso aff~ nnat.iv: J, come pN1sm·e che sia più fHcile, pPr es., eonvincnre questi ultimi della oppol'tunitit di ritogliere alla. l~ont.ifìciH cpe– nl di i-\ssistenza i bf'ni della ex:-CJL che 11011 della c.p– pmt unitiL di amnwtt,,ro che un s;:i,cel'clote apostata o irretito da censurn. possa S/:llil'e su una cat.tccln1 di :-;c110la stut/:lle? E in ca;:o.o 11f'g11livo, qualora le oppo,;i,,;ioni tro– vino da sole, cli\"enlando nrnggionrn;,;a,. la rorza di rifor- 1nHl'e lo st.ato, perchè rinum:iare a co111plrtH1·e l'opera? ~ron cj se-mbn1 che le prnspetti\·e dell'on. Togliatti siano mollo più conc1·ete cli ·quelle c!Pi radicali. Piuttosto, !'011. Togliatti non manca di qualche giu– stificazione quando prote8ta. contl'o colorn che accusano di opportunismo il ·pcJ, sia. pe,· il volo in favor-e <.·1el– l'ai-t. 7 che per la politica che ne è seguila. Va ricordato che in tutti i paesi nei quali i comunisti sono al pntere essi, nei rapporti con le chiese, hanno seguitJ· l1na poli– lica non sep,aratista, ma concordataria. I comunisti cioè· si sono sfon.ati di giovarsi della collaborazione delle autorità ecclesiastiche e delle organizzazioni confessio– nali, alle quali hanno dato ampio riconoscimento e van– taggi non indifferenti, in cambio della adesione, da parte di esse, ad alcuni postulati di politica generale, Senza pronunciare :;comuniche laiche nei confronti di chicchessia è peJ·ò nostro dovere assumere a questo pl'oposito una posizione molto chiara. Bisogna cioè ap– poggiare la proposta di abolizione ciel conco,·dato in quanto essa •))llÒ elinii11are dalle radici la possibiliUL di quella rovinosa mescola,iza tra l'el,igioso e ·pl'Ofano, tra vi1t1 statale e vita ecclesi~a, che si r·isolve, a lungo an• cla1·e, nell'accordo f,ra due tirannie spirituali ugualmente inaccettabili. Potrebbe esse1e utile - e ne ha fatto cenno A. c~)tr1Jmolo in un al'iicolo sulla Staniva del 14 gì_ugno - una certa collaborazione tra autorità ecclesiastiche ed autorità civili, su certi_ problemi. Ma il prezzo che per questo si dovrebbe png:Me è troppo elevato: la corruzione delle chiese, inevitabile quando esse si accollano perrna- 11entemepte una parte dei compiti dello stato, prçduce a br-evo scadenza la corr-111,ione dello stesso corpo statale. Dovrebbero esse1·e i cattolici, non noi, a sostenere que– ste tesi. Ma dalo che essi non lo fanno, i laici possono as– smnere due posi1,ioni: l'una è quella sostenuta da Basso e Togliatti, che spera in una ... _irfOrma della mentalità dei cre<lent.i attrave1·so una prog1·essiva chiarificn~.ione dei ter– mini della lot.ta politica. Questa soluzione equivale, in altri termini, a con lare su 1111a riforma della chiesa; ma essa è compito dei crnd,mti, e i partiti o lo stato po.'3sono solo aiutarle, occasionalmente e non di proposito. L'alt.1·a posizione è quella per la quale si chiede allo sfato non già di se1·virsi delle chiese, ma di gnl'antire a tutte la stessa libertà di culto e di p1'oselitismo, stron– cnndo però ogni lenden;i;a all'intollernnza prntica; è l'in– di1·i;,;zo che troviamo consacrato in iuEta la legislazione degli stati moderni, e che vigeva anche jn Italia prima del fascismo. L'abolizione del co11co1·d, 11.to po trà, togliendo· inammissibili prfvilt~gi_ ad una chi'3sa, as)';icurare la libertà ,·eligiosa a tutti i cittadini. I sindacati di classe in Italia, come tutta la sinistra italiana, avevano il loro tessuto connettivo negli orga– nismi di base ben più che nell'efficienza contrattuale, nella prospettiva rivoluzionaria a non lunga scadenza tenuta viva Oa coloro stessi che né la preparavano, né la desideravano. Dal punto di vista· contrattuale, l'azione della CGIL, dar primi accordi sullo sblocco dei licen– ziamenti sino alle ultime trattative sul conglobamento, non è stata che una lunga serie di capitolazioni alle posizioni padronali, giustificate alla base con la moti– vazione che a ben altro ci si prepara. Indietreggiare ·per meglio saltare. E' quando la maggioranza della classe operaia del Nord ha capito che il salto non ci sarebbe stato più, che è saltata la CGIL con tutta la sua logora fraseologia. Oggi che bisogna ripartire da· capo, quasi da zero, se si desidera in Italia un movimento sindacale vivo e non una corporazione di burocrati che affermi di rap– presentarlo, ci si viene ad ammettere che forse l'on. Bi– t.ossi non ha studiato bene l'MTM ed allora lo si manda a Firenze, perchè dopotutto la città gli ha dato i natali. E si mette al su◊- posto Lama che parla, sì, di casse di resistenza e di scioperi massicci da vario tempo, ma che non ha mosso un dito .per crearne per lo meno i presupposti delle condizioni. E Pavolini ci dice che « negli ultimi mesi sono stati compiuti passi avanti di eccezionale importanza nell'ap– •profondimento de11a situazione nelle grandi fabbriche» (pag. 17)! Che sarebbero poi le ammissioni delle insuf– ficienze passate fatte a mezza bocca o la constatazione che il padronato fa ormai quello che vuole, come e quando vuole. Sarebbe come dire che il poveraccio che ha preso un mucchio di bastonate in testa, toccandosi le bozze, compie passi avanti di eccezionale importanza neHa diagnosi delle fratture traumatiche, Giusto i disoccupati, i sotto-occupati; ma che cosa ha fatto in dJ_eci 1 :3n~ì la CGIL per organizzarlk che cosa "la ora? Presenta un progetto di legge per trasformare la legge sul collocamento, come ne ha presentat9 uno per la giusta causa nei licenziamenti nell'industria. An– cora si vuol far credere a due milioni di disperati che « la Camera del 7 giugno» che ancora non è riuscita a. varare i patti agrari possa occuparsi di queste cose. se non sono gli stessi interessati a farsi ascoltare diretfa– mente a Montecitorio e non tramite i loro cosiddetti rappresentanti sempre Pronti a votarsi vacanze e pen– sioni? Che cosa propone di fare Pavolini? Ritiene « parti– colarmente urgeAti due cose: in primo luogo creare tra i layoratori del.l'azienda un clima migliore, eliminare ogni residuo di faziosità, toglie~·e le più acute. punte politiche al dibattito e riportarlo su un terreno schiet– tamente sindacale; in secondo luogo procedere ad una elaborazione democratica delle rivendicazioni e dei me– todi di lotta» (pag. 39). Questo la CGIL lo ha deciso una dozzina di volte da due anni a questa parte, e spesso anche prima. Non sono « le più acute punte» da to– gliere, ma una serie di persone dai loro posti. E' inutile riscrivere per l'ennesima volta che cc il capitaHSmo ita– liano ha .rilevato di non essere in grado di risolvere i problemi di fondo del1'economia nazionale» (pag; 40) quando ci si ostina a non ammettere che la direzione attuale del movimento operaio hé:l rivelato di non essere in grado di risolvere neanche i problemi più marginali del proletariato italiano. GIORGIO GALU SONO USCITI NEI QUADERNI DI "NUOVA REPUBBLICA" DOCUMENTI DI VITA VALDOSTANA I - Dal riparto fiscale alla zona franca E. KARDELJ: LE RAGIONI DELLA CRISI UNGHERESE JN DISTRIBUZIONE PRESSO "LA NUOVA ITALIA,, FIRENZE • PJAZZA INDIP.ENDENZA, 29 • FIRENZE
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