Nuova Repubblica - anno V - n. 24 - 16 giugno 1957

(167) 'nuova1epubblica tare, almeno per ]à. durata di una legislatura. E' in atto una tenden:ta generale nell'elettorato di dPstra a dislocare i propri suffragi verso Ja democrazia cristiana. Questo fenomeno, non privo com'è di motiva- 1,ioni storiche e politiche (tramonto dei vecchi notabili e dellil. vecchia rete clientelistica, crisi generale dei partiti di destl'a), porterà ad un lento ma fatale declino di quel settore politico che va dai liberali al MSI, a tutto van– taggio della DC...,che vedrà in tal modo estendersi ed am– pliarsi lo spazio politico in cui oggi la shinge d~ppresso la morsa delle opposi;.-,ioni. A ben vedere il J-isultato utile per la DC dello· spostamento a proprio vantaggio di que– sta massa ingente di suffragi non si esaurisce in un incremento puramente numerico ma riveste un immediato valore politico, e racchiude in sè la soluzione della crisi che travaglia il partito di maggioranza (crisi di programmi, di formula politica, crisi deH'esecutivo). E' noto, tranne che agli ingenui, che Ja classe poli– tica: democristiana, pur avendo il partito cattolico unn struttura politico-sociale assai çomposita, è per intima vocazione, dirò di più, per destinazione storica una classe politica conservatrice (non per niente la destra econo– mica ha identiricato e trascelto in essa i propri riumi tu– telari). L'attività· di· governo dispiegata dai gabinetti De Gm~peri e proseguita dai successori, a cui si vuole attri– bui"° il mel'Ìto della ricostruzione delle stn1tture econo– miche, ha in l'eoltù. ricostruito l'antiquata stl'Uttura so– ciole elci paese, consolidando la posizione di predominio dei gl'Uppi monopolistici. Concludiamo queste ovvie osser– vazioni ricor·dando l'al'guta definizjone della DC come l'unica deslra 1·eale, anr,i l'unica desha possibile. nella geografia politica italiana. Se l'attività legislativa e di governo del pat1ito cattolico si inquadrava naturalmente in questi semplici schemi,• la topografia politico-parla– mentare presentava invece on panorarna ben più va1·io e accidentato. Alla destra della DC si collocava infatti una variopinta schera di formazioni minori, assurda con– gerie di detriti stol'iC'i e di esumazioni archeologiche, che stavano a testimoniare della presenza di un vivo folklore nel costume politico italiano .. Grazie all8. prersenza di que~ti coloriti rappresentanti di un passato irrevocabile, era consentito alla DC di mascherare la,, propria voca– :t.ione con'ser'vatrice, _di porsi cçm~ il pa,rtito della legalità e della diresa, costituzionale, svuotando ogni alternativa e bloccando su rigide contrapposizioni la situazione poli– tica e parlamentare. Due legislature sono così trascorse sotto il segno del centrismo, quando con la libertà di mandvra riconquistata dal PSI, la democrazia cristiana, vistosi annullare il rnal'gine di sicurezza di cui viveva il centrismo, è stata posta di fronte a scelte decisivo e forse incalcolabili. L' embrassenient fra democrazia cri– stiana é destre che legittimamente ci si sarebbe potuto . attendere non sarebbe statò privo di un certo effetto scenografico e su di esso contavano le sinistre per sma. scherare J'jnvoJuzione conservatrice e f01·s'anco- rea.zionaria del partito cattolico. Ma a questo punto la quarantena in cui la DC ha· posto 1e destre dà finalmente i suoi frutti. Il ritardo dell'unificazione socjalìsta sembra con– giurare con la crisi che travolge senza rimedio monar– chici, missini, liberali, i detriti storici ~.rengono spazzati via, la DC libera dall'incubo dell'apertura a destra, Po– trà ripropone una. riedizione del centrismo, incontrando la· passiva rassegnazione dei partiti minori che ved1·anno in· -esso una via obbligata e senza: scampo. In tal modo , il centrismo (almeno come formula politica se non come fo1·mula di governo) risorgerà su basi più solide, libero da ogni pericolo di accerchiamento, sanate le sue cont1·ad– dizioni dalla mancanza di una incombente alternativa, con– solidata la sua posizione da una rigida cristallizzazione della situazione politica e parlamentare. Queste linee di sviluppo che oggi sono soltanto ten– denziali e se vogliamo ipotetiche, non tarderanno a prender corpo e a diventare realtà, ma anche se il concorso di nuove circostanze e di estranei fattori ne ritardassero o ne sviass~1·0 il corso devono indurre a un ripensa– mento e ad un riesame della situazione delle forze so– cialiste. Diciamo froncamenté che la politica degli atti di atidacia e dei colpi di mano non si addice al l')SI (per– i:ionalrnente abbiamo una Spiccata propensione per gli audaci e gli spericolati, ma tali sembrn non !:liano i socialisti del PSI). Noi non vogliamo fa.re del hito psi– cologismo nel giudicare il partito socialista. ma fatto sta che una notevole s[asatura tra le possibilità concrete del PSI e le conclamate ambizioni c'è stata, e quel che è peggio è apparsa evidente all'elettorato. A n_ostro avviso il problema del potel'e non si pono con 111·gcnte immediatezza per il PSI (su questo punto non siamo d'accordo col compagno Lombardi cli cui con– dividiamo tante Celici proposte e intuizioni), così come devono passare in seCondo ordine i problemi cli schiera– mento, di tattica, cli alchimia parlameptare. Questi l)l'O– blerni esistono ma vanno suboTdinati a quelli cli una ge– nerale reimpostazione e riorganizzazione, di un totale ri– dimf'nsionamento, delle struttnre politico-sindacali ciel PSI. In un recente articolo, Fab1·izio Onofri ha indicato con molta perspicacia quali mete ambizione dovrebbe prnfìggorsi un partito soci~lista animato da una decisa volontà autonomista. La\ tesi assai suggestiva di Onofri era che il PSI deve .riconguiStare alla lotta di classe e alla vropi-ici guida politfr:o-idet>logica, quelle avanguardie operaio oggi sbandate e deluse, che pur costituirono in pas.~ato il soggetto attivo dei più arditi espel'imenti di emancipazione sociale (consigli di ~fabbrica), e il nucleo vitale dell'antifascismo militante. Affermava On·ofri che • « compito primo del nuovo socialismo democratico italiano è assicurare la rappresentanza sindacale e politica (orga– nica non rneran1ente elettorale) di queg1i strati operai avanzati, ossia fare esplicare ad essi 1a funzione di avanguardia sociale e politica che è obbiettivamente loro propria>. Ciò è possibile a prezzo di una ardita revisione dei compiti politici e sindacali del socialismo, tale da confì– gurarli co.rne la diretta espressione e l'autonoma. conqui– sta delle masse e a prezzo di una nuova strutturazione degli strumenti politico-sindacali del PSI, in modo che questi affondino le loro radici nella vita economica e produttiva, nei luoghi stessi di lavoro. La voca:t.ione to– talital'Ìa del PCI svanir,i obbiettivamente quando esso sarà risospinto nei limiti di una ben definita configu– J'azione classistaJ quando od esso· sarà tolta la rappre– sentanza di tutti gli scontenti, qnando le differenziazioni sociali che oggi si approfondiscono, interessando strati sempre più larghi della popolozione economico.mente at– tiva, condunanno ad una ben mal'cata articola;r,ione delle sovrastrutture politiche della classe operaia. Non ci si accuserù. di disfattismo se osserviamo che questo reinserimento nell'humus sòciale è mancato fino ad oggi e che il PSI, negli anni trascorsi, si era 1·idotto ad essere una pallida copia del PCI. Perfìùo alcuni recenti atteggiamenti politici o metApolitici co111e l'ince1•ta 8CCO· glienza 1·iservata al disegno di logge Cortese sui mercati generali, l'approvazione della legge Villa, il giudizio sul processo Montesi, che ci banno fatto vedere il partito socialista sorreggersi e accompagn1;1irsi al partito comunista, -ci ricol'dano penosamente l'analogo comportamento di un'alt ..a celebre coppia: li:1 padantina sciolta e sfacciata della volpe e i melen~i balbettamenti del gatto nell'aureo libretto del Collodi. CELESTINO MARRONI MILANO, 18 maggio 1951 Ca·ro Cod1'9nola, dopo aver letto il punto 4) del tuo 'l'empo d"<irrestn, mi son domandato: dO\·e sei? in CiQlo o in terra? ln esso scrivi: « I socialisti debbono ormai dire qual– che co1,òadi preciso, proprio, individuato pe1· tentare di portar·e ad uno sbocco utile la crisi sindacale in atto. E' chiaro a tutti che non basta più affermare la propria lealtà alla CGIL; occone qualche cosa cli più: essere por– tatoJ"i di un nuovo tipo cU strntiura sindacale, di nuove proposte che risveglino il torpore di notevole parte della classe operaia, che ridiano slanciq unitario alle lotte. Que– sto non si consegue né mantenendo uno stato di passi– vità nella OGIL e avalla.odo sistemi e stn1ttrue con– dannati dai tempi e dalla volontà dei ·lavoratori, né sca– tena,ido nella CGIL una concorrenza partitica; ma por– tando nella CGIL (ed anche fuori) soluzioni nuove, in cui i singoli lavoratori ~'iano i·imessi in primo piano, e le strutture burocratiche siano riconfinate in secondo piano, .,&iQ..~I_ l!vello).,.di~st}'lmwt della _volontà ~ttiva e liberamente espressa dei lavQratori >. . Ma « essere portatori di un nuovo tipo di. struttu1·e sindacali, di nuove proposte> - come t..u scrivi - si– gnifica nient'ì!tp.o che fare il « cambio della guardia > nella CGIL '(ed anche fuori). Perché i casi sono due: o alla attuale situazione siamo stati portati dalla inca– pacità di chi è stato chiamat.o ad attuare una data po– litica sindacale, e una sostituzione si impone; oppure si è deliberatamente sbagfiato, ed a,1lora un semplice allon– tanamento è quallto di meno si possa chiedel'e. Chiedere, nella CCIL (ed anche fuol'i), nuove sohi– zioni « in cui i singoli la.vol'a.tori, siano ri_messi in primo piano> è troppo socialista perché i comunisti possano permetterlo. Questo significheJ"ebbe lotta ad o_lti-anza al caporalismo dei fu.nziona1·i < designlrli >, con diversi « cambi della guardia >, a reggere 1; sorti sindacali o pa1·a del movirnento comunista italiano. < Nuove soluzioni> significa altresì anteporre gli in– teressi dei lavoratori agli interessi delle organizzazioni, e questo è troppo perché gli interessi dei lavoratori sono limitati e determinati da ben altre considerazioni di prestigio personale ed altro. Giorni or sono un grosso di1-igente sindacale mi ha onorato di un paterno consiglio: « Caro X Y, adeguati, non saraj tu che c0t·r-eggcrai le conseguenze della inca– pacità, della superficialità e, forse, della connivenza delle organizzazioni operaie con quelle p'adl'onali >. PE:ìr la ve– rità era un «emigrante> dei movimenli politici italiani, assurto a grnncle prnstigio ~indacale: ha saputo adeguarsi. Ai socialisti, caro Codignola, tu chiedi t1·oppo. Essi ti chiudono il becco con quella « lotta di classe> tanto cara ai compagni comunisti i quali, a loro volta, quando critichi ce1te impostazioni di pl'oblemi dei lavoratori ti sanno rispondere soltanto: «: Fino a quando non cam– bierà questo sporco sistema capitalista, 1,on ci sarà nulla da fare>. Un «: Centro di studi soc-ialisti > è una cosa seria; è forse per questo: che, dopo le prime battute, tutto è ri– masto bloccato. I socialisti devono «adeguar~> alle esi– ge11ze eletlOl'ali, non possono perdere il loro tempo a stu– diare per creare una qualificazione programmatica al– l'alternativa socialista. E se qualcuno pensa di collabo– rat·e con loro ben collabo1·i, ma solo fino al momento in cni non critichi anche l'azione socialista che, sul piano sindacale, non può essct·e disgiunta cl.a quella comunista.. li giorno jn cui osasse affenna1·e qualche cosa che tocca l'a:1,ione fin qui. condotta allol'a alt: demagogia o polemica. , a La verità è che i socialisti non credono nella « pas– .sione con la quale noi viviamo le loto .stesse ansie, i loro stessi problemi>. La diHerenza tra noi e loro è rappre– .sCntata dal fatto che noi ci battiamo soltanto 1)er « so– cialismo-democrazia-libertà» ed essi anche per i voti. E questa esigenza annulla il resto. Si soncr adeguati e non saremo noi che li smuoveremo. A noi rimarrà la soddisfazione cli aver fatto quello che noi crediamo il nostro clo\·ere. Cordialmente, tuo AURO LENCI 5 LETTERE AL DIRETTORE I LA SVOLTA DI RIMINI N9rcgio Direttore, leggo sul numero 18 di Nuova l'epubbl'tCa, nell'arti– rolo cli Mario Lunghi, alc1rne inesattez;,,e che non rig1un– clano naturRlmente le va.lutRzioni politiche, J)t?I' le qua.li ognuno è libel'O di sbiz-zan'Ìl'si come può, ma fatti real– rnente accaduti e documentati. J1 Lunghi così ~i esp ..ime: « ilfa. - "unucuiq11e $1111111 non praevalebunt" - la Fedel'a;,,ione Univer:sibuin Cat– tolica (FUCJ),, e intomo ad e.sa tutta la parte miglioro del\"Jntesa, hanno sHputo respinge1·e le p1-oposto clollo Spadaro, come pul'e quelle del C'avallo di Milano Sacl'o' Cuore, dove si pronunziava contl'O la pubblicazione ciel giomale studentesco diretto a tutti gli universitari». Oltl'e a farle 1·ilewt1·e gli errori veramente sbalortli– ti,·i contenuti in qu(>ste sei righe (in quale testo il signor Lnnghi ha tl'ovato mHi simile frare « unucuique 811\llll non p1·aevalcbunt >!; qual'è il soggetto di « lrn.nno f:l,;1puto respingere:>?; R che cosa si rifel'isce quel « dove si p1·on11n:t.iavR »? e chi è il S(lggetto di quel « pronu11- ziava »?) che non farlno cCl'to onore agli universital'Ì itn– littni e c1·edo: anche al giornale che ha avuto il coraggio •di pubblical'li, le faccio nohue quanto segne: p1·in10: è coneit'e: t.za giol'mdistica cli1·e in che cosa consistevano « le pl'Opo~te dello 8padaro », :;econclo: se J"articolist;~ si l'ife..isce illle p1·oposte di riforma della struttura del– l'UNURf, esse non sono state respinte, ma a.ccettate dall'Jntesa U11iversitaria, te1·zo: le pt'Oposte del Ca,·allo 1 non erano « contro la pubblicazione del giornale :-;t..uclen– tesco diretto a tutti gli 1111ivel'~itf.lri », come pofrà lei stPsso ossern1re leggendo a pag. 9 del giornale Dialoghi la miA. 1110;,,ionesulla stampa. La invito pertanlo a 1·i\·olger1<iàl sig. Lunghi pnchò corn"gga quanto ha espresi:;o e a pubblicare, a nornu1. di Jpggc, sul suo giornale le snddette precisazioni. La qual co~a 11011 è solo un atto dovuto nei iniei l'iguardi, ma cli tutti gli univPrsita1·i italiani. .Mi voglia scnsal'e pe1· il disturbo che le arrnco e gra– disca i pi1'1 deferenti ossequi. STEFANO CAVALW Pri.Jno dovere di chi intenda solle·vMe 1·ilievi sintattfoi o, veggio, grammaticali è fo lettura allenta del testo. Per 1Ja1·ternia avevo scri.tto: « ... quelle (vroposte) del Cav<1llo di Mila.no Sacro Cuore, dove ci si 1nonunziava cont.ro, ecc. ecc.... >. Se il Onvnllo si dirnentica il «: ci >, il Jisconu, non sta più in viedi, -nw la colpo è sua, s,mza bfaogno di SCOa modare.--l!oQ,1<>Te deyli wtiivenitari---itat.ian1. Quanto al conten11to delle proposte incriniinate, fo nw- · zione del Cavallo, sebbene re.,pinta, è rimasta agi-i atti, e dice testuahnente: < (il congresso) sottolinea la necessitù di tm periodico dell."UNUJU al livello dei quadri delle l'a.ppt'esentanze ... >, il che, se non vado er·rato, sign· ìfì.cà: non esser d'accordo sul giornale diretto a tutti gli stU! denti, « quadri » o.. cOr-nfoi" che .siano, come proponeva za mozione Zanchi poi approvatn. Sulle proposte 8paclaro'·· re.sta poco da chiar-i-re: ;wn sono pas·sate.· '« Unicuique snum non praevalebunt », infine, sono 'ef-' /eltivmnente due /nWJi distinte, ma., ci forza di legae·rle sulla = testata dell'Osservatore Romano, è invalso l'uso di citarle assienie come proverbio o espressione di colore: - -,e il Cavallo nori l'lw ,nai se1,.tito pri'r1w d'ora, non so che fm·di. Anzfohé invocare norme di legge alle quali Nu9vll, Repubblica. si s<,rebbe attenuta da sé per pu·ro fair play, sa1·ebbe meglfo che il Cavallo non declinasse la ·responsa– bilità di quonto sostenne. Ver·ba volant, scripta ma.1ent. E, quel che è peggio, rimane anche la lettera del Cavallo, dove per ben due ,·olte sta scritto « unucniqne suum :t, con quel che segue. ilfa lo legge, il Cavallo, l'Osse1·vatore .Romano? Mi lHlgiuo che incomi·nci subito, ché almeno imparerò. il latino. ( m. I.). L'IPO CRI T A N A GY ( continu.az. da pag. 3) era. E talvolta c1 si domanda se 1a sua passività non era ispirata dall'istinto della conservazione. Chè, se nel 1,949 egli avesse dato prova di maggior ostinatezza, non avreb– be tuttavia evitato la fine di Rajk .. Ci si meraviglierà tuttavia della docilità di Nagy, qualificata ora da Kadar « ipocrisia >>. Non si rassegnava un po' troppo facilmente ad essere messo in minoranza? a vedere il Partito impegnarsi in imprese di cui egli pre– vedeva il fallimento? Perchè arrivava fino a prendere in prestito il linguaggio dei suoi avversari, a ricono– scersi in errore quando poteva essere certo di avere ragione, a sottomettersi al rito umiliante dell'autocritica, rito che non mancherebbe di grandezza se non fosse di– venuto, in mano agli staliniani, un'arma di turpitudine e di sadomasochismo intellettuale? Ma bisogna vedere Nagy qua1e egli è. Quest'uomo dì pensiero, questo scen– zirito, questo contadino di buon senso, un po' debole, aveva al tempo stesso la religione del Partito. Il Par– tito era la sua vita, il suo ambiente naturale; ci vorrà tutto lo sconvolgimento della rivoluzione di ottobre, che lo ha posto di fronte alla scelta tra n suo Partito e il suo popolo, perchè Nagy abbandoni la religione del Partito, perchè scopra (non fosse che per un momento) che aveva ragione di presentire, durante tutta una vita, che il socialismo è per il popolo e con il popolo, o non è socialismo affatto. FRANCOIS FE,ITO.

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