Nuova Repubblica - anno V - n. 22 - 2 giugno 1957
1165), riufi11a re,iubblica, ·,,' · ne, ·che, ~ra l.' altro-, si sono semp).·e. sentite a disagio. E' chiaro che una buona parte dei lavoratori ,sono con– fluiti nella CISL ·e nella UIL e che,;-tutto. sommatO,. essi non si sentono nient'affatto «traditi» .. Le,,i:;ivendicazioni del lavoro ,non arrivano mai, da qualsiasi parte ven– ga,no .proposte, ·ad essere rivendicazioni contro iL lavoro. C'è un minimo sostanziale nella soluzione di ogni pro– blema rivendicativo che è e deve essere ·c·omune. a tutti i lavoratori. E' -su questo- minimo comun denominatore· d interessi che·.deve .realizzarsi la prima convergeni.a delle forze sindacali. Che si tratti di una sconfitta o di una vittoria, ha poca importanza. Solo su questa iden– tità potenziale si stabiliscono le basi per una intesa e per una futura auspicabile unifica~~one. Contro i mo– nopoli non vale la guerrigUa disordinata. 3. E veniamo alle C.I. Anche per questo punto, Sfi– diamo chiunque a sostenere se un linguaggio diverso da quello leggibile nella mozione sia mai stato us~to. Si è sempre detto, e da ogni parte, che ·Je C.I. debbono es– sere lasciate libere da ogni ingerenza dei padroni, dei partili e delle organizzazioni sindacali. La questione è delicata. 5 Le C.l. non sono organi sindacali. Esse vengono elette non solo da lavoratori iscritti al sindacato, aderenti o meno ad un partito p olitico, m a anche da lavoratori non iscritti ad alcun sindaca.lo o partito. Diamo per scontato che i non organizzati, in qualsiasi situazione, non avranno mai alcuna possibilità di scegliere se non su1la base éli alternative rigide, salva restando la scap– _patoia dell'astensione. Diamo per scontato che la rea-· lizzaziorie delle liste uniche, preventivamente concordate con tutte le correnti sindacali, è una cosa realizzabile solo col consenso contemporaneo di tutti e che quindi la « colpa >> della loro sopravvivenza è imputabile a tutte le correnti e non ad una sola. Ma non si ve'.de perché, in tutti i casi aziendali più caratteristicamente diversi, i socialisti che vogliono darsi una funzi'one di media– zione, soprattutto sul piano aziendale, debbano accettare di essere inclusi nelle liste di categoria della CGIL. Non potrebbero essi, in qualche caso almeno, farsi promo– tori di una lista i cui componenti siano stati designati dai reparti, dalle officine e dagli uffici, senza distin– zione di colore, dimostrando così di ricercare una rap– presentanza esclusivamente aziendale? E una volta eletti, non potrebbero tentare una mediazione all'interno della C.1., facendosi guidare, anche in• questo terreno, dal cri– terio del minimo comun denominatore che è in tutte le soluzioni di un problema, senza cedere al preconcetto che debbano in ogni caso solidqrizzare, anche a disca– pi_to della propria fisionomia, con quei compagni comu– nisti coi quali convivono nel sindacato? Oppure: non potrebbero sollecitare il ricorso al referendum - isti– tuzione democratica per eccellenza - ogni .qualvolta la C.I. non riuscisse a trovare la forza di prendere una Eternità di Pilato (Di.,. di IJino IJo.(c.·hiJ SETTE GIORNI .NEL MONDO Ml~ISTERI, D GUERR!I decisione in concordia di intenti e di voleri? - I sindacalisti socialisti della federazione Provinciale milanese hanno saputo dirci perché n6n era accettabile la proposta del compagno Di Poi di presentare liste di corrente dichiaratamente socialiste abbinate a liste di corrente dichiaratamente comuniste, sotto la stessa si– gla di categoria, quasi per dire: « signori, siamo sotto uno stesso tetto, ma ciascuno faecia il suo gioco». Al– lora ci dicano anche perché, eventualmente, non sareb– bero accettabili le proposte contenute nei quesiti sopra esposti. Oppure dicano, attraverso una esemplificazione di casi sperimentali, in quale altro modo i socialisti po– trebbero, indicativamente, comportarsi per affermare una loro presenza reale. Nessuno è tanto ingenuo da credere che la crisi di tutto -il settore sindacale possa essere risolta semplicisti– camente o con colpi di testa azzardati. Né si deve chie– dere ai socialisti di uscire da una organizzazione sin– dacale come la CGIL per creare un nuovo sindacato di colore o entrare in altro sindacato di colore, provocando così o un'ennesima frattura o un approfondimento della frattura già esistente. Quello che si deve chiedere ad essi è una presenza effettiva nella CGIL, una presenza critica, attiva, di mi– noranza che sa di essere minoranza e che, come mino– ranza, pubblicizza le sue eventuali concordanze o di– scordanze. La fedeltà '111a chiarezza della propria linea di assenso o di dissenso è, in definitiva,, l'unico metro in base al quale i lavoratori possono formulare un giu– dizio. Quando i lavoratori non possono esprimere un giudizio, ignorano. La loro mehte si popola solo di per– sonaggi che recitano ùOa parte ben precisa, perché solo con questi essi riescono ad identificarsi. I personaggi che sfumano nella penombra ··dei retroscena o che as– sumono ruoli non )nd(vid\labili servono soltanto a far massa, non a sv,iluppare un intreccio di· vicenda. · ANTONIO CARBONARO L 'UNICA grande assente, dalle discussioni per la formazione del nuovo governo francese, è l'Alge– ria. Si parla molto dei mezzi finanziari per pro– seguire la guerra - ed è proprio su questo punto che è caduto il governo Mollet - oppure delle condizioni che pone la SFIO per continuare a dirigere il governo o per appoggiare un nuovo governo dall'esterno, dato che i voti socialisti sembrano indispensabili per formare qual– siasi maggioranza, o infine delle alternative alla dire– zione socialista del governo. Ma a nessuno passa per la mente di discutere a fondo attorno alle condizioni per porre fine~l}a guerra d'Algeria. · Qui sta forse il dramma della crisi francese, che, da sedici mesi a questa parte, ha raggiunto un carattere di gravità assolutamente imprevedibile. Durante la cam– pagna elettorale politica, nel dicembre 1955, il Fronte repubblicano di Mollet e Mendès-France aveva buon giuoco nel criticare i vari governi centristi per la loro carenza m Algeria. Ai piani di riforma proposti da un uomo come Mendès-France, cui tutti riconoscevano il merito di avere saputo porre onorevolmente fine alla guerra d'Indocina, anche gli uomini de11a Resistenza al– gerina prestavano una cèrta fiducia. ). Poi, la forza elettorale della SFIO fece attribuire a Mollet il compito di formare il governo. E questi riprese per conto suo l'idea, - che era germogliata in Mendès– France, di recarsi immediatamente in Algeria ad esa– minare sul posto la situazione e a provvedere rapida– mente a risolverla. Sono cose che è più facile dire che fare. Per imporre agli estremisti francesi e algerini una soluzione di conciliazione, Mollet nominò quale rappre– sentante della Francia in Algeria un uomo noto per la sua forza di car,;1.ttere e per la sua esperienza di cose coloniali, il ienerale Catroux, uomo che godeva anche di grande prestiiio, dato che fu il primo esponente mi– litare ad aderire al gollismo nel 1940. E per Catroux fu creata la carica di ministro residente, ossia di mem– bro del governo francese residente in Algeria. · Ma le forze estremiste francesi di Algeri riuscirono a inscenare una manifestazione ostile, il 6 febbraio 1956, contro il nuovo presidente del consiglio, il quale per– dette la testa e Oon ebbe la forza di rifiutare, dal pa– lazzo di governo,· dove si trovava assediato, le dimissioni che Catroux ·gli offriva per telefono da Parigi, onde pla– care la folla.· Mollet, che sembrava deciso a far fronte ad ogni estremismo; in Francia ·come in Algeria, non L' ECt.>NOMIADELLA RUSSIA SOVIETICA di H_arry ,$ch'wartz La pttbblicistica su/l'economiu sovietica è vastissima· nw mancano i lcwori d'insieme; capaci di offrire u.n quadro 'orga– n~co, almeno approssimativamente attendibile, dei vari aspetti di quella complessa realtà, e della politica economicn attuata dalla dfriQenza sovietica in oltre un trentennio. Lo Sc/iwartz e il gruppo di studiosi che hanno collaborato con lui hanno cercato appunto, attraverso un'indaQine laboriosa e scienti.fica– mente fondata, di colmare questu lacuna. In un'opera di que– sto Qenere non possono mancffre difetti: ma nessuno che ·vo– gliu farsi un'idea propria delle linee maestre de/l'economia sovietica (e quindi della strutturci stes:5a della società russa contemporanen) potrà fare a meno di valersi del copiosissimo materiflle raccolto in quest'opera e del tenl'al'ivo compiuto dal prof. Schwartz e dai stwi còlla6oratori di trarne una interpre– tazione inte/legi.bile e· valida anche per il futwro. Fir'è'nze Volume del formato 16x23, di pagine XVIIl-736 con sopraco– perta a colori di D. Boschi. in vendita al prezzo di L. 6000 ebbe il coraggio di resistere all'estremismo francese in Algeria, che era indispensabile per fare .uscire la que– stione algerina dal vicolo cieco· in cui si trovava. Non si può contestare a Mollet di essersi ingegnato, successivamente, ad affrontare la questione algerina da ogni angolo possibile. Ma caduta, con la capitolazione del 6 febbraio 1956, la premessa indispensabile per ri– conquistare la fiducia della maggioranza musulmana e della maggioranza dei francesi d'Algeria, ossia l'equ ·. distanza, o, per meglio dire, una posizione di effettiv· equità, ogni soluzione divenne un palliativo. Palliativo doveva apparire l'offerta di Mollet di ri– conoscere la << personalità algerina)), del resto già fatta da Faure prima di lui, laddove ormai gli algerini recla– mavano l'indipendenza; palliativo la promessa di fare eleggere l'Assemblea algerina da un collegio unico, senza discriminazioni razziali, laddove sarebbe stato necessb– rio offrire l'elezione democratica di ogni assemblea lo– cale e il diritto dell'Algeria ad avere una rappresen– tanza proporzionale alla sua popolazione nelle assem– blee- metropolitane, ciò che nessun uomo di stato fran– cese avrebbe avuto il coraggio di fare; palliativo una riforma agraria che la parte diseredata della popola– zione, che è quella musulmana, vuol fare da sè e che non si fida più di aspettare dall'alto, dai concittadini dei padroni, che governano a Parigi; palliativo, infine, il piano, del resto ridicolo, d'investimenti per lo sviluppo economico del paese. Mollet non si è accorto che, purtroppo, dopo 127 anni di dominazione francese, la barriera di razza è diven– tata ormai, in Algeria, anche una barriera di classe, e che, per farsi intendere dal proletariato algerino,. che è tutto musulmano (in quanto il proletariato europeo eser– cita una funzione· tutt'al più da aris~ocrazia proletaria e ha una posizione sociale da piccola borghesia), bisogna parlare un linguaggio socialista ed agire da socialisti. Se il ministro residente socialista che sostituì Catroux avesse fatto subito una politica socialista e quindi filo– musulmana anzichè una politica colonialista,· fondata sulla mobilitazione di mezzo milione di uomini contro la Resistenza algerina, egli avrebbe probabilmente tro– vato abbastanza presto fra i musulmani quegli « inter– locutori validi » che Mollet non è mai riuscito a trovare nemmeno a cercarli col lanternino, forse perchè questo lanternino era appiccato sulla bocca di un fucile. Questi sono alcuni dei problemi di fondo che il Fronte repubblicano aveva avuto il coraggio d'impostare prima d'i vincere le elezioni del 2 gennaio 1956 e che oggi nes– sun uomo di stato francese - neppure Mendès-France. nonostante la sua posizione nuovamente eretica in seno al proprio partito - l)a più il coraggio di ricordare. Il governo Mollet, infatti, è caduto non perchè vo– lesse porre fine alla guerra, ma semplicemente perchè voleva farne pagare· l'onere ai ceti possidenti, mediante un incremento del gettito delle imposte dirette, mentre la destrà voleva ricorrere al prestito o alla fiscalità in– diretta, che incide più fortemente sulla massa dei con– sumatori e sulle generazioni future. Si accapiglino pure fra di loro le varie forze po– litiche francesi per far pagare agli elettori dei propri avversari interni l'onere della guerra, ma finchè nessuno avrà avuto il coraggio di proporre la pacé negoziata in Algeria, la crisi francese non avrà soluzione, chiunque ne paghi le $p~se·. · · · - P, V,
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