Nuova Repubblica - anno V - n. 22 - 2 giugno 1957

(165)'-nuol'a ,republ,licìi 3 LA SITUAZ.IONEENERGETICA l'fALIANA JJ LE SUE PBOSPE'1'TIVEDI SVILUPPO I COSTI GRESCENTI L'ulteriore espansione della produzione di energia non può determinarsi solo attraverso le fonti di energia termo– elett,·ica, ma 'clovl'à necessa't'iamente ricot't'Ct'e· a nuovi impianti idl'oelettrici: i cui costi di. costruzione determine– ranno' un aumento tariff,,rio, destinalo ad elevare i profitti delle imprese che già poss~no produrre a costi inforiori di I I N TTALJA, come -in quasi tuUi i paesi europei (Fran– cia e Grnn Bretagna per primi), esiste oggi un pro– blema. che può esse1·e così riassunto: se voghamo che la nostra industria e, .in senso più largo, la nosha econo– rnia riesca a tenere il passo rispetto all'industria di molti altri paesi è assoJutamente necessario l'Ìllscire a potenziare il patrimonio energetico nazionale. Una afrel'rnazione del genere non può naturalmente es– sere data per scontata e necessita, dati ufficiali alla mano, di una dimostrazione che vorremmo accingerci a fomjre cel'cando di fa.l'e il punto sulla altoale situazione -~merge– tica ilaliàna e sulle sue prospettive di sviluppo a bl'eVe ed a lunga scadenza. A tutt'oggi la produzione italiana di energia elettrica, arnmo11lando nel 195H ad oltre 40 miliardi di kwh, è assai J'ilevante. Tanto più è apprnzzabile questo dato se teniamo conto delle gravi distruzioni appottate dagli eventi bellici a mnlte nostre centrali e dello sfavorevole andamento del.– l'indice di costo delle costruzioni :in verticale ascesa nel dopoguerra; fatto questo che evidentemente ha condi;,;io– nato la ricostruzione di dighe e centrali. Va tenuto conto che, nel 1942, la produzione ile.liana di ene .. gia elettrica ammontava a 20 miliardi di kwh e che nel 19-15 la produ:..:ione era rjdotta soltllnto a 12 miliardi e rnwr.zo . Nel periodo bellico furono infatti distrutti o dan– neggiati impianti per cir-ca il 23% della nostl'a potenza già ù1stallata. Con la fine del secondo conflitto mondiale si ebbe però un forrnidabile aim1ento nella produzione del– l'enc1·gia elellrica e nel 1947 si erano onnai n\ggiunti i li– velli pre-bellici. li fo1-tissimo .incremento della domanda, ·dovuto alle necessità della tlcoiitruzione, stiniolò la costruzione di nuovi .impianti idroelettrici e te1·moelettrici cosicché nel brnve volgere di tempo di nove anni la no;tra pl'Oduzione elet– trica è addiritturn raddoppiata. M,1 questo aspetto indubbia,nente positivo della nostra industria elettrica non deve assolutarnente impedirci di valutal'e .attentl'\tnent.e la nuova situazione che si è venuta a creare in llalia nel carnpo delle fonti di energia. Se è vero in[~1tli che la nostra produzione globale è andata auM montando in questi ultimi anni ad un saggio annuale del 7,1 % - tale cioè da reggere il confronto con quelli di altri paes·i - è pur vero che questo aumento è per la maggior parte dovuto ad un incremento dell'energia prodotta in ceni rali termoelettriche. l.. avorando su cifre ufficiali è possibile notare che l'au– mento nel consumo - che coincide, come si sa, con queJlo della produz'ione, viste le bassissime quantità di energia che vengono importate od esportate - è stato nel 1955 del 7,8%, mentJ-e nel 195G secondo i dati posti in evidenza dalia relazione generale fim1ata dai m.inistri del bilancio e_ del tesoro e pi'esentata tempo acldiel"ro al parlamento, s1 sarebbe avuto un aumento del G,7%. Ma in questa situa;,,ione complessivamente positivn (non può infatti dcstar·e apprensione il ribassato saggio di incremento cli quest"ultirno anno dovuto ad uno sfavo– revole andanrnnto idrnlogico ed alla crisj del canale di Suez} c·è un aspetto p1·eoccupante che va post.o ·nel giusto risi'.lto. J?a alcuni anni, come abbiamo già detto,· l'amnento l'<'g1sil'ato nella p,·oduzione cli energia elettrica è pjù che altro dovuto alla maggiore importan:..:a che va asSumendo Ja pr·ocluzione dell'enel'gia per via termica, mentre quella pl'Oclotta pet' via idrica segna un aumento di ben modeste propor'l.,ioni. Nell'ultimo anno l'enetgia termoelettrica è an– mentflla del 28%, mentre quella idl'Oelettrica solo del 2%. Quali considerazioni di caratler-e pil1 strettamente eco~ noinico ci spinge a fare questa. constatazione? Cerchiamo cli hne una indagine nel modo più obbiettivo, te.nendo pr·esenle il nostro potenziale enel'getico, il fabbisogno pre– sento e futuro della nostra industria) la bilancia dej pa– gamenti, gli obbiettivi fi<;sati dal piano Vanoni. Se è vero che più dei tre quarti della nostra pro.duM ziono di energia. elettrica è tuttora ottenuta per via idrica - tanto che ci collochiamo per energia prndotta in que– sto modo al primo posto su scala europea e fra i primi sn scala mondiale - è anche vero che ci stiamo avvi– cina_n~I<? ,a. passi v~loci'$_sinii •al limite della nostra pro– duc1b1litu 1dJ'Oelettr1ca. In base a valutazioni piuttosto re– centi fatte dal ministero dei lavori pubblici - che con– fermano, fra l'altro, le valutazioni fatte riel 1930 dal– l'ìng. Testa - le risorse -idroelettriche italiane, supponendo integrnlmente utili~zati i salti e le port11te disponibili in tuUi i corsi di acqua, sono state valutate in cii-ca ·55 mi– liai·cli dì kwh. Il nostro paese ha dunque risorse idroelet– triche inferiori soltanto a quelle degli Stati Uniti (200 mi– for·di di kwh), del Canadà (152), dell'URSS (non bene r,ccertate) e, fra i paesi europei, della Norvegia (80) e della Francia (60}. A tut'ti questi· paesi andrebbero ag– giunte alcune nazioni asiabche come l'India e, in special modo, la Cina" la cui potenzialità è probabilmente vicina a quella degli Stati Uniti, ma dove il corso dei fiumi non PIERO BARUCCI è ancora p~r niente regolato. In Cina, àd esempio, si pre– vede di poter sfruttare il Finme Giallo soltanto fra cin– qnanta anni e, all'uopo, è prev.isto un piano economico. Tomando all'Ital.ia, va però tenuto presente che i due terzi delle nostre risorse idroelettriche sono concentrate nella parte settentrionale. Rapportando la disponibilità idroelettrica alla superficie, si ha che nella regione veneta sono disponibili olt.re 300 mila kwh per kmq, nell'Italia centrale lG0 mila, nell'Italia me1·idionale 80 mila e nel– l'Jtalia insnlare addirittura 34 mila. Le sperequazioni si fanno un po' meno evidenti se si rapportano le nostre ri– sorse idroelettriche per grandi regioni con il nurnero degli abitanti. Nell'Italia settent,·ionale sono disponibili 1924 kwh pro capile, nell'Italia rneridionale 600, in quella in– sulare soltanto 280. Questo della distribuzione delle nostre risorse idriche - evidentemente, un dato di fatto desti– nato a permanere, dovuto com'è a condìzion.i naturali - è un prirno elemento che va tenuto ben presente. SE SJ TIENE conto che nel '5G la pl'Oduzione per via elet- trica - considerata soltanto la serie « grande produM zione :. che racchiude però il 97 % della totale - è stata di 30.699 milioni di kwh sì può anche essere indotti a con– cludern in modo ottimistico, visto che questa cifra è an– co,·a distante dai 55 mila milioni di kwh di cui si è sopra parlato. Va tenuto presente però che l'Italia si distingue nel campo de11a produ'.(;ione di energia per via idrica da altri paesi (come l'Anstria o gli stati scandinavi), per la forte incidenza del costo di e-ostruzione di impianti che esigono gravose ed ingenti operazioni per rogola1·e il corso dei fiumi. Le notevolissime oscillazioni nella portata che i vari corsi d'acqua presentano durante l'anno, fanno sì che senza alcun acco1·gimento si avrebbe nna prnduzione eccedente il fabbisogno in certe stngioni e il· ;pntra!'iO in altre. Que– sto ha costretto la 11ostra indt1sfria elettrica a costruire costosi serbatoi «stagionali» capaci di mantenere le 1·i– sor-se idrich~a L1tilizzare nei, pel'iodi di magra. Un_ certo compenso si'. pl!ò registrare in quelle regioni che possono contemporaneamente sfn1Uare i corsi d'acqua alpini - caratterizzati da morbide estive e da magre invernali - e quelli appenninici con magre estive e morbide autunno-invernali. 1\'L-1 la compensazione non avviene nem– rneno in questi casi, sta;rte la notevole spropor.-;ione quan– titativa esistente fra le portate dei fiumi alpini e quelli appenninici. Lo sfruttamento completo delle capacitlt idri– che di nn bacino è reso possibile soltanto con la costrn– '.(;ione di ingenti sbarramenti il cui costo va progressiva– mente aumentando con l'utilizzazione di bacini sempre meno econ,omjcl. • $;:· Del resto il fatto che, pur es1stendo una potenziale ca– pacHà produttiva idroelettrica, l'industria prjvata si vada orientando verso altre forme di produzione, dimostra arn– piame.nte che, nello sfruttamento delle nostre risorse id1'0• ~lelhiche, siamo giunti ad un limite che 110;1 è possibile olti-epassare se non alla condi'.(;ione che un aumento delle tariffe eletti-iche permetta l'utilizrnzione di nuovi bacini finora int-itilizzati. Questo vnol dire cioè che il costo me– dio di produzione pe.r questi nnovj impianti è superiore al p1·ez;,,odi vendita. Ovvel'o, c'è da avanzare un'altra ipoM tesi. Non si è forse giu'i,ti ancora allo sfrutta.mento di que– ste risorse per la ragione che, stante l'alto livello delle ta– riffe elettriche in Italia ed esistendo il modo per produrre energia attraverso altre vie a costi pili bassi, l'imprendi– tore pi·ivato sceglie naturalmente la via che gli permette profitti unitari più elevati. _ Il fatto però che l'energia elettrica prodotta in Italia per via termica vada assumendo una semprn maggiore importanza deve indul'ci a un'a!tm cOnsiderazione non meno importante. Fra l'altro, c'è da mettere in riJievo che Je statistiche ufficiali comprendono tra l'energia pro– dotta per- via termica anche quella otteniita a Larderello utilizzando il calore dei gas naturali così abbondanti in quella Jocalitì~. L)energia prodotta per questa via - cho rappresenta sempre una percentuale assai raggua,·devole del noStro consumo globale ( 1779 milioni cl.i kwh nel 195G) - è però da un certo tempo giunta al limite ritenuto rnas– simo ed anzi nel 1956 ha segnato un lieve regr·esso (7% rispetto al 1955). Questo dimostra che la produzione ,della cne1·gìa termoelettrica vera e propria (ottenuta cioè uti– lizzando cal'bone o combustibili o gassosi) è cresciuta in questi ultimi anni ad un saggio assai più elevato di quello messo in luce dalle statistiche a nosti·a disposizione. Nel '56, ad esempio - lavorando semp1·e su cifre ufficiali - s.i ò avuto lHT aumento del 39%, assai maggiore del sopra ci– tato 28% (521G milioni di kwh nel Hì55, 7278 nel 195G). Ora, se si tiene conto delle nostJ-e modestissime risorsG interne di combustibili fossili e, per il momento almeno, anche liquidi, pe1· cui l'Italia è t}'ibutaria dell'estern di circa il 90% del suo fabbisogno totale di Cilrbone, si vedo immediatamente che, continuando con questo ritmo, potrà verificarsi un allménto della produzione dell"energia elet– Hiea al\"unica- condizione cho si ricorra aJl'jmpor·tazione, provocando così un aggravio sempre pili rilevante della. nostra. bilan~ia dei pagamenti, con grave prngiudizio del nostro complessivo sviluppo economico. Questa constataM zione spiega a sufficienza la ragione per ]a quale in Italia è. n~ce~ario incrementare Ja produzione di energia per via 1dnca anche in regi111e di costi crnscentj, Questo vuol dire però, che per permettere lo sfrutta– ·mento di bacini idroelettrici, vorremmo dire finora extra– marginali, si renden\ necessa1·io un aumento delle tariffe non soltanto con grave dallno di tutta la nostra industri~ in non brillanti condizioni specialmente ora che deve ·ar– fronti:ne i torbidi e preoccupanti marosi del mercato co– nnme, ma anche con l'evidente risultato di aumentare a dismisura i gi~ rilevanti profitti di quelle imprese che. ~fru~tan?o bacini idroelettrici assai più favorevoll, e con rn1p1ant1 OJ'lllai più che ammortizzati. possono produrre. energia a costi nettamente più bassi presentandosi quindi sul mercato come imprese intramarginali. La « Cassa con– suaglio tariffe elettt·iehe > che si riprometteva di gravaro con un co~t~ a~ditivo queste impreSe intramarginaJi, per. versare poi 11 ricavato alle nuove imprese incapaci altri– menti di poter produrre energia ad un costo inferiore al prezzo di mercato, è stata recentemente indebolita, e tntto fa supporre che abbia, prima o poi, a scomparire .. Cosicché, in questo particolare settore dell'economia ita-. lian~, si ~ono venute a creare vere e proprie posi:..:ion.i di 1 rendita _visto che un aumento dell'offerta è possibjle sol~ 1 tanto « mettendo a coltura » bacini idroelettrici di « mi– n_ore ~1·ado di fertìliUi », il che, uscendo dalla terrninologia. 1·1ca rdiana che ben s'attaglia però anche al caso nostro . vuol dire che il costo nunginale dell'energia elettrica (no~ nella visione ristretta dell'imp1·esa ma in quella pili ampia. d~ll-in.•:derne d'imprese e cioè doll'industria) è crescente. LA N_ATU-R:A di questa rendita dell'indnsti-ia elettr-ica ò' pel'o assai complessa preseniando connessi i caralleri della rendita agra l'ia e della rendita di posi7.ione. Si ha infatti il fenomeno della rendita agraria quando cli fronte ad una diversità di costi per produr!'e uno stesso bene che si presenta sul mercato col carattere della irri– producibilità ed in qua,~tiU~ limitata, si ha la possibilità. cli venderlo ad un prezzo unico; si ha invece la 1·endita <li posizione (caso tipico è la rendita edilizia che deriva dalla. circostan:..:a, che il nupiero dei locali costruibili in una certia. zona richiesta non è suscettibile di aumento oltre un certo limite) quando di fronte ad una identitiL di costi si ha una clive1·sità nei li,·elli dei prezzi per cui lo stesso bene è.. venduto a 100 nella zona A ed a 120 nella zona B. Si tenga ora presente che in Italia non siamo giunti alla ur1ifica;,;ione delle tai-iffe elettriche su scala nazionale, e che quindi un kwh cosla a Torino assai meno che a Paler1110. Questo vuol dire che pnò esistern in Sicilia una impresa elettl'ica che gode di una posizione di rendita pur produ– cendo un kwh ad un prew1.o più elevato di quella pie– montese ]a quale, anche se capace cli prodtll're lo stesso kwh ad un costo più basso, non ricava profitti apprezza– bili (è, come si dice, al margine). O meglio ancora, pub esistere (sempre in via d:ipotesi, perchè è in realtà assai raro) una impresa. in Sicilia che produce ad un costo tale da potei· gocle1·e di una posizione di rendita anche dovendo collocare il proprio bene sul mercato dove vige il prez;,,o più basso. Ebbene questa impresa godrebbe e di una ren– dita agraria e di ·una rendita di posizione, ,Le esemplificazioni da. noi portate sono evidentemente casi limite che non tro\1ano, almeno crediamo, esatto ri– scontro nella realtà che è Jattq di tanti casi intermedi. Ma non v'è dubbio che, sia pure in tutt'altre dimensioni, casi del genere esistono a centinaia nella nostra industria elet– tl'ica, anchè se la « Cassa conguaglio taTiffe elettriche > era nata Rppunto per impedime resistenza. llllltllllllllllllllllllllllltlllllllllllllllllllllllllllllllltllllltlllltlllllllLIIIIIIIIIIUlllllfllllltllUIIIIIJIJ. AB60NATEVI, FATE ABBONARE A 1500 800 450 nuova repubblica (annuo) (semestrale) (trimestrale) 11111111111111111111uu111111111111111111111111111111111u1111111111111

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