Nuova Repubblica - anno V - n. 14 - 7 aprile 1957

(157) nuova repubblica (,Sembra cl1e il yior110 9 apr~le 19.'i3 tutti fo.uero a letto) (Dis. di Dino Boschi)" 7 * lllBLIO'l'J<:CA * QUI BUDAPEST L A LETTERATURA sulla rivolta ungheresè ha Or– mai raggiunto proporzioni abbastanza rispetta– bili; oltre alle raccolte di documenti ed alle ana– lisi della situazione economica, vanno ricordati gli stu– di di due specialisti di problemi del movimento ·co– munista quali Fr. FejtO e I. Deutscher, Ma per una cronaca fedele delle tragiche giornate che vanno dal 23 ottobre al 10 novembre 1956 bisogna rifarsi all'agile libretto nel quale l'edito1:e Einaudi ha raccolto le çorri– spondenze da Budapest del!' inviato dell'Avanti., Luigi Fossati (L. FOSSATI; Qui Budapest, Einaudi, Tori, no, 1957). Nella prefazione, P. Nenni ha scritto che que– ste pagine sono « qualcosa di più di un reportage: la testimonianza di un socialista»; e la parola t<testimo– i"lianza » va qui presa nel suo sensO letterale, di rela– zione su cose viste, appurate direttamente. Altri studio– si ci daranno il quadro delle ragioni economiche e po– litiche della sommossa ungherese; ma Fossati ci dice cosa facevano, cosa pensavano, cosa sentivano giorno per giorno gli operai e gli studenti ungheresi; e non sorio informazioni di poco conto, se si pensa al peso che le spinte emozionali hanno nella politica ed alla perma– nenza degli. effetti che esse producono. Processo 1\lontesi: aprile dolce dormire Del resto, l'esposizione di Fossati, proprio per la mancanza di un filo conduttore che voglia spiegare tutto in base a categorie razionali, è. la più adatta a chia– rirci come si siano verificati quei tragici avvenimenti. C'è il «fatalismo» di tipo staliniano, per il quale i peg– giori delitti sono dimostrati come necessità assolute della lotta rivoluzionaria, e c'è. oggi un «fatalismo>> di tipo anticomunista, per il quale si afferma, a priori, che ogni tentativo di riforma graduale e pacifica dei 1·e– gimi comunisti è viziato in partenza dal carattere dei regimi stessi. Certo, gli errori non nascono dal nulla, e risalgono sempre ad un « sistema » ma bisogna sta– re attenti a non fare un uso eccessivo di questo prin– cipio per non cadere in quel <<giustificazionismo» che· rende impo~sibile sia l'analisi storica che l'azione poli– tica. Per questo aglL..schemi amPi e - almeno apparen– temente - perfetti di certi studiosi preferiamo la cro– uaca di Fossati. La tragedia ungherese non è nata· dal- ll==L=U====C=I =D=E=L=L=·A=···. R=,'=I=B=·A=L==T=A=· CATTOLICI EDIAVOLI I L· FESTIVAL -della Prosa, in corso di svolgimento a Bologna, ha rivel3to un'altta delle sue carte più importanti: lo spettacolo della Comédie Française, la pièce di Henry De Montherlant, Port-Royat. De Mon– therlant è una complessa personalità • delle lettere e del teatro francesi, amante della bella forma come dei grossi problemi morali, vicino a D'Annunzio come a Stendhal, a Nietzsche come a Pascal o a Tolstoi, un misto, quale egli stesso si definf, di San Tommaso, Kant e Casanova. Autore a diciotto anni del suo primo dramma di un qualche rilievo, ha scritto in seguito, fra una produzione assai ricca, opere come La rein,z morte, M·alatesta, Demain il .tera jour. Con Port-Royal egli ha inteso completare. per sua stessa dichia:-azione, una trilogia cattolica già iniziata con Le maìtre de Santiago e La vil~ do1it le prince est un enfant; mosso anche da un temperamento incline a « far colpo», ma· tutt'altro che Privo, come in casi analoghi può accadere, di ele– menti interiori, pure in Port-Royal egli ha voluto affron– tare questioni di coscienza nell'ambito di una comu– nità, e la ricerca dei motivi spirituali necessari a resi– stere e delle imposizioni, siano esse più o meno •giu– stificate, vuoi il dibattito intimo e personale di casi che possano servire quasi a esempio di una consapevole volontà di bene. I fatti storici (che molto spesso De Montherlant ha seguìto con fedeltà, rifacendosi oltre– tutto alla narraiìone del Sainte Beuve) si svolsero nel 1664, a Parigi, nella Casa Madre del Monastero di Port– Royal, centro di re&istenza all'influenza dei Gesuiti e alle bolle papali - rappresentati in loco dall'arcive– scovo, con l'appoggio delle autorità civili e militari - che condannavano le eresie di Giansenio. Tuttavia al– l'autore, come s'è accennato, più che gli avvenimenti materiali, interessano l'ambiente, e la volvntà e il ragio– namento delle protagoniste, in un teatro fatto, in fondo, di contrasti morali più che di emozionanti movimenti scenici. Port-Royai, comunque, è troppo costruito dal– l'autore secondo una rigorosa volontà, per rispondère del tutt'e a una ispirazione veramente e compiutamente religiosa o proprio cattotica; perchè, soprattutto, manca a De Montherlant quel profondo e vitale respiro, con piena partecipazione, che guida un'opera, di costruzio- ,<I ne simile, •come I dialoghi delle Carmelitane. L'attenzione. del pubblico,. che pure era di fronte, in - maggioranza,. ad una lingua sconosciuta e a un testo non facile, è nella tensione di oltre due ore di rappresentazione continuata, _non è mai venuta meno. E' un· nuovo merito dell'indiscutibile rigore dello spet– tacolo· che,· sotto la guida minuziosa e sicura di Jean Meyer, e Con la esattissima scena ·e i costumi di Su– zanne Lalique, in un'armonia e in una profondità straor– dinarie, ha raggiunto uno stil<:: consapevole e quanto. mai degno. Annie Ducaux, soeur Angélique de Sairìl– Jean, è stata la· perfetta protagonista dell'opera, quasi unica superstite di una distribuzione per la maggior parte rinnovata, rispetto a quella del Festival veneziano della scorsa estate. Dramma religioso è anche Veglia d'armi di Diego Fabbri, dato in << prima », l'autunno del '56, a San MÌ– niato, per la « festa del teatro» che coincideva con le celebrazioni del quarto centenario di Ignazio di Lojola. Dinanzi a un tempo dell'Apocalisse che quasi - dice l'autore - sovrasta il nostro mondo, e che è dovuto alla \J l'urto di due volontà o di due principi opposti, ma dal– decadenza morale come alle sempre più perfette e ter- la infinita mediocrità dei dìriienti politici, di quelli di ribili scoperte nucleari, U:n gruppo di Gesuiti di varie osservanza staliniana· come dei ribelli, per hon parlare regioni europee si riunisce in incognito per discutere la della contradditoria politica dei dirigenti russi. situazione e i mezzi per uscirne. Fabbri, impegnato in Sono rivelatrici le pagine sull' imPotenza d{ Jmre una (<sacra rappresentazioqe » che, mentre vorrebbe Nagy, nei pochi giorni del suo g'overno; incapace di le– d'un colpo affrontare e sviscerare molti problemi d'oggi, galizzare la lotta antirussa come di porvi energicamen– non l'ascia posto aà un vero appr0fondimènto psicolo- te termine, incapace di una politica che non fosse quel– gico, non •è riuscito a chiarire esattamente il senso la dei proclami e dei gesti convulsi (tra i quali Ja de– definitivo del proprio laVoro, nè una, almeno, delle nuncia del trattato di Varsavia). Non è certo lecito ac– numerose, • e .&rosse, questioni poste sul tappeto. Nella cusare Nagy di tradimento e di collusione con gli edizione del aia1'rima che circola ora, a differenza di imperialisti, come ora ·ranno i neo-stalinisti in Unghe– quella che fu -rappresentata a San Miniato, egli ha ag- ria ed altrove; ma nÒn è nemmeno lecito idealizzare giunto, sul finale, l'intervento positivo, a quella semi- quest'uomo, pieno di buoni propositi, ma assolutamen– clandestina riunione, del delegato di Roma, che pronun- te incapace di realizzarli. Nel quadro dellf <tcomune» eia speranze, più che parole, di positivi accordi; ma di Budapest egli non gioca çerto il ruolo di un capo anc~e quest'ultima soluzione _n~n _risulta per nulla dram- giacobino; ci fa pensare tµttalpiù a Louis Blanc d,µran– matic:1mente p~ovata .. Fabbn e impegnato, sem~re c~n te la riVoluzione parigina del 1848, alle prese con •av– o?esta e con ng01~e, ~n u_na moderna, problema~1ca, s1a ,,.-venimenti più. grandi di lui. di carattere spreg1ud1cato (la sua << seconda via,>: La · Ed un altro dato, che va attentamente meditato, bugiarda, 1l .seduttore, ecc.), sia nel senso di un catto- emerge dalla testimonianza di Fossati. Il germogliare licesimo ;1ffi~iale, ?on pr~vo_ di pr?bl~i- e. di ~rmenti. improvviso di partiti e movimenti, l'isolamento delle Su ~uest ultima ·via? anz1che Vegtia d ar:1"1-i. (d1r~t:o d~ singole formazioni di insorti, tutto questo è prova di Orazio Costa col rigore che le molte, ms1te d1fhcolta una generale impreparazione politica. _Della quale non hanno permesso, pur nella scena più macchinosa e utile si può ritenere resporisabile il popolo ungherese, ma sol– che bella di Mischa Scandella, e interpretato abba- tanto quei dirigenti comunisti che soppressero la libertà st_a~za bene da Carlo_ Hinte_rmann, Au~usto M~str~ntoni, politica; la quale non tollera di essere soffocata. Se Filippo Scelzo, Cam1llo P1lotto, Annibale Nmch1, ma si pensa ·allo sbocco pacifico della crisi polacca, dovuto soprattut~~ da Aldo Silvani ·e d~ Manlio Bu_soni)? ci proprio al fatto che le energie spontanee della popola– sembra pm efficace Processo a Gesu, un lavoro m cUJ, se zione furono subito incanalate e dirette da quadri spe– no~ altro, l'autore non ha sentito il bisogno di_ inserire, rimentati si può concludere che non fa comodo a nes– come invece nel dramn_ia di oggi, compromessi teatrali suno e tanto meno ad un governo socialista, distrugge– del tutto meccanici e esteriori, o d'atmosfera. rè q~elle che sono le spontanee e ·libere organizzazioni Il « Piccolo Teatro della città di Genova » si può dei cittadini. Certo, potrà sembrare più facile governare ormai dire sia già da qualche anno, dopo naturalmente con la polizia e con i carri armati, ma alla prima crisi quello di Milano, il primo dei nostri complessi stabili seria non è questo O quell'aspetto del sistema che sarà L'attuale organizzazione, in carica dall'anno scorso, ha messo in causa ma il sistema stesso. Non vi saranno saputo rapid.a~e?te porsi ~ul livel~o delle. passate e p.ur dimostrazioni, ~a sommosse; che potranno anche. "essere fresche trad1z10m. P,d ~est1val abbtamo "'-'."1stora ~l dia- domate, come .a Serlino nel 1953 ed a Budapest nel 1956, volo Peter, tre atti d1 Salvato Cappelli, la stona del ma che lasceranno strascichi di portata imprevedibile. processo e della vita del mostro di Diisseldorf (1929) CLAUDIO CESA che già le cronache e il cinema ci hanno ripetutamente presentato. Cappelli, che proviene dal giornalismo, esor– disce nel teatro in un modo tutt'altro che indegno. So- speso fra contemporaneità e rievocazione, fra l'oggi e il passato, non privo delle influenze della tecnica cine– matografica trasposte poi in un'ambientazione- quasi tipi– camente espressioilistica - e giustificatamente tale, per l'epoca e per il tipo del dramma -, Il diavolo Peter è ricco di accurata introspezione psicologica; però, da ultimo, risulta un po' meno ·chiaro ed esauriente nei fini che si propone, in funzione del salvataggio del– l'uonw, del voler capire cioè, al di là della condanna, le sue ragioni e le circostanze più recondite. Alessandro Fersen è sempre stato, e lo è anche gui, un regista quanto mai misurato e aderente al testo e nello stesso tempo vivo e originale. Ha saputo esatta– mente coordinare tutte le interpretazioni su di un piano di sicura efficacia, coadiuvato con acume dalla scena di Mario Chiari e da Tino .Buazzelli, Valeria Valeri, En– rico Mari'a Salerno (pure a volte appena troppo carat– terizzato), Gino Bardellini, Gastone Moschin e Bianca Galvan. GIACOMO GAMBETTI lllll!IIIIIIIIIIIIIIIIIIIUllllllllllllllllllllllllllllllltlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll ABBONATEVI, FATE ABBONAHE A ÌlUO\JU repubblica 1.500 (annuo) 800. (semestrale) 450 (trimestrale) u111m111111111111111111111111111111111111i1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 111

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