Nuova Repubblica - anno V - n. 14 - 7 aprile 1957
(157) nuova repubblica 3 L' I N U U S T R I A PETROLIFERA NEL MONDO SAHARA E MERCATO C M E' probabile che il petrolio del Sahara divenga un banco di prova cleUa serieti, e della possibiliti, cli una cooperazione europea e, più ancora, della possibilità cli convivenza tra europei e africani sui suolo dell'Africa al cli fuori dei yecchi schemi colonialistici e oppressori, di FRANCO FESTI II G LI ASPETTI fondamentali del problema politico sono tre: industria petrolifera francese e cartello petro– lifero mondiaJe, dom,inio francese e movimento di Hberazione nord-afl:icano, investimenti finanziari e orga.:. nizzazione tecnica in Africa rispetto all'impero coloniale francese al mei:cato com'une e alla cooperazione europea Il c;rtello pet.rolifero mondial~ non resterà certo in– differente di fronte a così rosee prospettive. Se· il La– barthe paventa di già l'alienazione del patrimoni() pe– trolifero sahariano in mani non francesi, per « debolez– za », e se, come si dice, il movimento di liberazione al- . gerino dispone di armamento e di fondi americani, è segno che qualcosa si è mosso, tempestivamente come sempre. Saranno già in atto forti pressioni su ambienti politici e finanziari francesi per la concessione del Sa– hara all'i~tervento delle società americane del cartello petrolifero, si starà puntando sulla stolta politica fran– cese in Algeria per impedire al Bureau de Recherches de Pétrole di organizzare lo sfruttamento del patrimO– nio rinvenuto. Un episodio importante della battaglia mondiale per il petrolio si combatterà in Francia e in Algeria, e i contrasti in atto da noi tra l'iniziativa sta– tale e l'influenza del cartello diventeranno, a paragone, scaramucce di rilievo assai relativo. ·Le concessioni, poi, da parte dei paesi saharlanj circostanti, Libia, Tunisia e Marocco in primissimo piano, diventeranno anch'esse primario obiettivo di lotta, in cui si troverà impegnata, a quanto si dice, anche l'Italia, attraverso l' ENI. Le notizie più recenti sul viaggio africano del vi– cepresidente Nixon, e in particolare, sulla visita a Tu– nisi avvenuta proprio mentre Bourghiba e il maroc– chino Si Bekkal si incontravano con Ferhet Abbas e con altri esponenti del fronte algerino di liberazione so– no di p·er sé stesse tanto eloquenti da non richiedere commento alcuno. li rapporto Labarthe non fa cenno della guerra ci– vile in I Algeria: parla di « affrancamento » daUe preoc– cupazioni per la situazione medio-orientale in modo· Oa lasciar trasparire chiaramente l'intenzione di rivalsa francese che sta sotto la valorizzazion(' del Sahara. Non vorremmo esser noi a ricordargli che, se a Suez si blocca il canale e in Siria si adopera la dinamite,· in Al– geria si spara. E' possibile prevedere con tanta tran– quillità di investi~e miliardi, trasferire uomini, costrui– re oleodotti, in un paese, come il Sahara Centrale, che è tranquillo soltanto per la circostanza di essere semi– disabitato e che è separato dal mare dal diaframma al– gerino in piena agitazione, oltre a essere circondato da vicini da poco indipendenti e animati da vivaci istanze nazionaliste, come il Marocco, la Tunisia e la Libia? Che rischi correrannno gli oleodotti? Che ne sarà delle masse lavoratrici, presumibilmente reclutare in larga parte tra gli algerini, .portate· a lavorare nei cantieri petroliferi? Sarà tollerabile, per tutte le nazioni. nord– africane, lo sfruttamento del Sahara monopolizzato dalla Francia, senza una loro diretta associazione? Il Labar– the accenna di sfuggita al reinvestimento nel Nord– Africa dei profitti petroliferi sahariani. E' soltanto un aspetto del problema, questo, e neanche il principale. E' impossibile,. infatti, sperare in un ordinato, e pro– duttivo, sfruttamento del petrolio sahariano, senza che prima sia intervenuta una soluzione poli.tica - e sol– tanto successivamente economica -, che abbia rego– lato i rappdrti tra Francia e Maghreb, dimostrando la capacità francese di assicurare ancora una presenza produttiva in Nord-Africa, in piena parità di diritti e di doveri con la popolazione araberberbera. Di scarso significato sarebbe, d'altronde, il distacco del Sahara Centrale dall'Algeria e la sua annessione all'Africa Nera. A parte le disfanze, c'è il fatto che gli oleodotti, e le vie di penetrazione per lo sfruttamento, dovranno necessarfamente .passare per il Nord-Africa, poichè Je fonti di attrezzatura e i mercati di sbocco, se non si vorrà cadere nelle mani del cartello interna– zionale, saranno in Europa, e in Europa soltanto. E por sul Golfo di Guinea esiste ormai, accanto alla Liberfa, pure la nuova federazio.ne di Ghana, ed è presumibile che, più presto di quanto si creda, negli altri paesi ri– vieraschi sotto controllo francese o inglese (Senegal, Guinea', Cotsa d'Avorio, Togo, Dahomey, paesi della Nl- geria, Camerùn} le nazioni negre intendano riscattarsi a libertà. Anche in questi paesi, dunque, qualsiasi even– tuale ~rogresso economico non potrebbe andar disgiunto dalla risoluzione di fondamentali problemi politici. Ma il distacco del Sahara Centrale dall'Algeria po– trebbe sottintendere un altro fine, oltre a queUc di neu– tralizzare il movimento algerino di liberazione: la sot– trazione delle fonti petrolifere al mercato europeo di cui si annuncia la prossima attuazione. Esistono, è noto, molte riserve, in Italia come in Francia, sul mercato co– mune. Si teme che, in definitiva, esso venga attuato, co– me già si tentò di fare con la CED che doveva soltanto giustificare in un modo qualsiasi il riarmo tedesco, per sollevare ali:neno in parte la Francia dai pili. pesanti impegni finanziari afi:icani, trascurando, o risolvendo affrettatamente. quei probJemi fondamentali di strut– ture e politiche economiche - necessariamente pianifi– cate e perciò effettivamente integratrici - che sole potrebbero assicurare a paesi come il nostro eff~ttiva parità di influenza economica e sensibile impiego di risorse lavorative. Pochi giorni fa il Belgio ha annunziato l'in– tenzione di sottrarre il Congo - forse troppo ricco, e perciò meglio sfruttabile senza terzi incomodi - dal mercato comune. Il rapporto Labarthe non fa parola del «mercato· comune », nè degli impegni collettivi di inve– stimenti e di valorizzazione che doVrebbe comportare, a proposito del petrolio sahariano: si limita a consigliare che si assumano attrezzi e tecnici italiani per rilevare e perforare, a contratto, riservandosi evidentemente di dar loro il benservito a produzione ottenuta. A questo dovrebbe limitarsi la nostra partecipazione al << mer– cato comune»? Il petrolio prodotto ci sarebbe accessi– bile solo a beneplacito del Bureau de Recherches de Pétrote o chi per' esso? La nostra delegazione al sul– lodato << n{ef-c-ato » non ha ritenuto di « mercatare » con– dizioni particolari e precise sul petrolio sahariano? ·o forse non era ancora• in(0rmata della sua esistenza'? Gli aspetti delicati del mercato comune e della cooperazione europea sono certamente molti e svariati, ma resta certo che il petrolio sahariano è, dal rapporto Labarthe in poi, uno di questi. Prima che si riterrà opportuno interessarsene, sarà tanto meglio per una adeguata ri– soluzione del grave- problema. Contrariamente al Labarthe, pensiamo infatti che il petrolio ...del Sahara sia un banco di prova, non tanto della residua capacità di iniziativa francese - che ci au– guriamo sinceramente sia ancora cospicua, per il bene di questa nobilissima nazione e della umanità tutta -, quanto della serietà e della possibilità della cooperazione europea - troppo spesso decantata come panacea senza adeguata considerazione dei problemi che porta con sè - e, più ancora, della possibilità di convivenza tra europei e africani sul suolo dèll'Africa, al di fuori dei vecchi schemi colonialisti e oppressori. Se questo sarà possibile, è anche probabile che il petrolio sahariano ven– ga sottratto al controllo del cartello internazionale pe– trolifero; in caso contrario, si la Franoz voulait ... fare da sola, illudendosi di tenere a freno gli algerini con la forza e di utilizzare liberamente il lavoro e la tec– nica europei senza corrisponder loro ingerenza efTettìva, sarà abbastanza facile, per il cartello mondiale, puntare contemporaneamente sulla miopia de.Ila di lei classe di– rigente reazio~arià e sull'ondata irrefrenabile del na– zionalismo afro-asiatico per mettere le mani, in un ,mo– do o in un altro, anche sullo scrigno del Sahara. Il rapporto· Labarthe c~:mclude con un efficace pa– ragone tra la funzione dell'energia atomica e quella, ancora prevalente, del petrolio. Passeranno moltissimi anni ancora prima che si possa anche pensare a motori atomici « piccoli ed economicamente rivoluzionari». An– che se l'energia nucleare è destinata a. sostituire a breve scadenza il petrolio nelle grandissime appnrecchi.attLre (centrali, navi} - per cui sin da. oggi è indispensa– bile accelerarne Jo studio e lo sfruttamento - per l'indu– stria chiniica e le piccole apparecchiature, dal diesel al motore a scoppio - e per di più con un accrescimento del consumo annuo che si manterrà almeno al 4 per cento - sarà il petrolio a rimaner sovrano. Resta quindi per certo che almeno tre grandi pro– blemi di interesse mondiale - la· liberazione nazionale afro-asiatica, l'integrazione europea e la grande indu– stria petrolifera - saranno condizionati, da ora in poi, da un nuovo elemento tutt'altro che secondario: la co– spicua ricchezza petrolifera del Sahara. Anche l'equili– brio mondiale tra Stati Uniti e Unione Sovietica non potrà mancare di risentirne l'influenza. Senza parole ( Ois. di 1J{110 llusd1i)
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