Nuova Repubblica - anno V - n. 8 - 24 febbraio 1957
., 4 ghi all'interno di quasi tutto il socialismo europeo, di certe illusioni europeistiche fondate più sull'apparenza che sulla sostanza di una Comunità superflazionàle. Il tatto nuòvo più interessante rivelato r:iel campo socialista dalla distensione è rappresentato a nostro av·viso dal-la evoluzione di certe posizioni alla ricerca di un nuovo equilibrio e di un nuovo programma politico. Se togliamo il partito laburista britannico, che nei confronti delle democraziè popolari dell'Europa orientale e della stessa Unione Sovietica ha:' mantenuto ,sempre una'• posizione di una certa elasticità senza eccessive aperture, ma anche senza chiusure perentorie, due movimenti soprattutto hanno dato segni di fermenti nuovi stimolando e cer– cando di disincagliare le forze del socialismo europeo dall'accettazione passiva della politica atlantica, che è la politica di un blocco che tende a perpetuare una di– visione delle sfere d'influenza e la conservazione di siste– mi sociali che sotto il paravento delle libertà politiche consacrano l'esclusione delJa partecipazione al potere di larghe masse popolari, ricorrendo non di rado a mezzi di oppressione o di pressione reazionari. Questi due movi– menti che hanno Smosso le acque stagnanti del sociali– smo sono a nostro avviso, per strano che possa opparire l'accostamento, il partito socialista italiano e il partito socialdemocratico tedesco. L'evoluzione del partito socialdemocratico tedesco, dopo la morte dell'intransigente Schumacher, verso po– sizioni più flessibili nella contesa tra i due blocchi è particolarmente degna di attenzione, poichè ad essa è largamente subordinata la soluzione stessa di uno dei problemi che più pesano sulla sorte dell'Europa, la que– stione dell'unificazione tedesca, che è indispensabile ri– solvere al più presto per eliminare il pericoloso vuoto aperto oggi nel cuore dell'Europa e colmato soltanto dalla presenza delle forze armate sovietiche da una parte e atlantiche dall'altra, a sostegno di due Repubbliche tedesche che fungono da avamposti dei due blocchi e che lungi dal rappresentare una zona d1 flessibilità lungo la Jinea di separazione tra i blocchi stessi costituiscono, per le loro stesse origiili, di tipici prodotti della << guerra fredda», e per la costante polemica intestina che le anima 1 le zone di più tenace sopravvivenza delle strut– ture e della mentalità di una fase ormai superata della politica internazionale. p er quanto riguarda il partito socialista italiano, il fatto nuovo degli ultimi anni, precipitato negli ulti– missimi mesi per gli eventi a tutti noti, dal ventesimo congresso del partito comunistà sovietico alla rivolta d'Ungheria, è il suo Progressivo ripudio della passiva adesione alla politica del comunismo italiano e dell'U– nione Sovietica. Oggi non è evidentemente ancora pos– sibile prevedere il punto d'arrivo del nuovo corso del partito socialista italiano, ma taluni sintomi lasciano già intravedere la possibilità che esso evolva dal vago neutralismo filosovietico di qualche anno fa alla elabo– razione di una posizione autonoma più concreta, via via che matura il suo reitiserimento nel gioco del socialismo europeo, dal quale lo aveva escluso la stretta alleanza' con i comunisti. E' ovvio che su questa evoluzione del PSI peseranno, in un rapporto di continua interdipen– denza1 gli sviluppi nel mondo delle democrazie popolari e il processo dell'unificazione socialista in Italia. A que– sto proposito occorre dire chiaramente che l'unificazione socialista, che è un fatto di rilevanza non solo nazionale ma anche internazionale, se deve avvenire sulla base di una chiara distinzione dal partito comunista non deve avvenire tuttavia su posizioni anticomuniste, per cui va respinto decisamente il tentativo di approfittare della tragedia d'Ungheria per imprimere all'unificazione un indirizzo anticomunista. Non sembrino tali affermazioni estranee al tema che interessa questa relazione, poichè dal modo e dallo spirito con cui ci si accosta a questi'"problemi e a questi avvenimenti deriva tutta una impostazione politica. Infatti, nel momento in cui, sotto la pressione della crisi interna del partito comunista e di tutto il fronte della sinistra, si pone in termini di drammatica urgeriza H problema dell'unificazione socialista, non si può omet– tere di rilevare la distanza che ancora divide il partito socialista dal partito socialdemocratico su alcuni punti fondamentali implicanti, ben oltre il giudizio su eventi contingenti, tutta una serie di valutazioni di fondo. ENZO COLLOT'l'I JllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllUIIIIIIIIIIIUllllllll ABBONATEVI, FATE ABBONAUE A nuova repubblica 1.500 (annuo) 800 (se mesi raie) 450 (trimestrale) 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111u11111111111111111111111111111111111111111111111111111111 (151) nuo1:à republdica • LAVORO E SINDACA'l 1 I L' IM P E ROD I V A LL E TT A La presentazione cli un disegno di legge sulla "µ;iusta causa,, neJ– l'indusll·ia - dovuta all'iniziativa' della CGIL - è destinala ad ave,·e molta risonanza e a cat·atterizz.:u·e la can1pagna pe1· le .elezioni alla FIAT, apertasi sollo il segno dei licenziamenti indiscriminati di -FRANCO VERRA L E ELEZ.IONI per il rinnovo delle commissioni interne della FIAT sono sempre un fatto politico importa;-ite nella vita del paese, specialmente da quando, due anni fa, segnarono l'inizio di una più decisa politica d'inter– vento anti-CGIL· del padronato italiano, con una complessa azione che è stata, a seconda delle circostanze e delle situazioni, paternalistica o intimidatoria, ma co– munque rivolta ad eliminare il prolet.ariato come fatto– re dialettico del progresso sociale ed economico del paese. Il professor Valletta non avversa per principio il pro– gresso sociale ed il benessere, ma li avversa quando sia– no il frutto e la conseguenza della lotta organizzata degli operai, di una lotta di cui i lavoratori stessi ab– biano una visfone, per così dire, strategica, disposto, en– tro i limiti consentiti dai rapporti capitalistici di produ– zione, a promuovere di sua iniziativa forme di più comoda esistenza, ove ,queste si identifichino con il potere di disporre dell'imprenditore monopolistico. Que– sto e non altro è il senso dell'offensiva padronale iniziata, per opera del professor Valletta, due anni fa a Torino e seguita, con alterno successo, da tutti i più grandi complessi industriali italiani. In questi giorni, nel grande monopolio torinese, sono cominciate le prime operazioni organizzative della campagna elettorale che dovrà concludersi, come tutti gli anni, alla fine di marzo. E naturalmente, contro la CGIL che, nella situazione italiana e segnatamente in quella torinese, nonostante le batoste subìte e gli errori con troppa leggerezza commessi, rappresenta quel tanto che ancora rimane di spirito di classe negli operai, si sono avute le prime, bn;tali reazioni della direzione: il licen– ziamento in tronco di alcuni attivisti della FIOM e di un dipendente che, essendo consigliere comunale, aveva osato svolgere, durante una seduta consilia1:e, una in– terrogazione che non è tornata gradita al professor Val– letta. Sono fatti que.Sti di una gravità eccezionale, di front~qj. quali una parte troppo esigua della pubblica opiniòne reagisce. In generale si tace: così !anno i Sin– dacalisti democratici, i saragattiani, i democristiani che, con il loro atteggiamento dettato da malinteso spirito an– ticomunista, finiscono con il divenire, nella realtà delle cose, alleati della repressione padronale sul terreno del– l'antidemocrazia, sul quale soltanto sanno muoversi i rappresentanti di quei complessi illibe1~ali di proçluzione che sono i monopoli. Questa situazione, ed in particolare gli ultimi episodi, hanno sollecitato i parlamentari della Confederazione del Lavoro a prendere un'iniziativa piut– tosto singolare: la presentazi.oÒe di un disegno di legge « sulla giusta causa nei licenziamenti industriali >>che, mutatis mutandis, vuole essere il trasferimento nell'in– dusfria di quella « giusta causa >>della quale si fa tanto parlare per i contratti di affitto e di mezzadria in agri– coltura. Per l'industria è previ$to anche il caso del « giu– sto motivo>>, identificato con « le ragioni impzriose e in– derogabili relp.tive aUe esigenze obiettive dell'azienda». La « giusta causa >>dall'art. 2 del disegno di legge si ravvisa in una grave infrazione del lavoratore ai doveri derivanti dal rapporto di lavoro: lo stesso art. 2 prevede che anche al lavoratore licenziato Per giusta causa vada liquidata l'indennità di anzianità. Naturalmente una par– ticolare tutela è sancita per i membri di coinmissioni in– teròe che sono quelli che maggiormente vengono fatti segno ai provvedimenti più odiosi del classismo aziendale. In realtà non v'è concetto espresso in questo ptogetto legislativo che non si: ritrovi anche - in più punti e molto diffusamente - nella Costituzione della nostra Repubblica, il cui spirito è tutto pervaso dal principio della parità dei diritti dei cittadini, siano essi lavoratori o datori di lavoro. Niente da dire - se non approvarla i< toto corde » - sull'iniziativa dei parlamentari della CGIL, rivolta a rendere concretamente operanti le norme costituzionali: purtroppo, dovrà fare i conti anche con i democristiani e, I?io non voglia, anche con i social– democratici se rimarrann0 al governo. Sia gli uni che gli altri troveranno il modo di dimostrare che la centri– stica democ'razia dovrà difendersi dal boicottaggio sov– versivo dei « comunisti >> - che sono poi i dirigenti della CGIL (PSI e PCI) - contro la produzione ... del profes– :.or Valletta. Dobbiamo tuttavia aggiungere francamente che non crediamo che una buona legge possa operare in una cat– tiva situazione politica. 11 Valletta -- ed il caso potrebbe essere generalizzato -- fa quello che fa perchè la situa– zione politica, i rapporti di forza, le strutture economi– che sulle quali si basa la vita del paese g!ielo consentono. E se continueranno n ;·imanere tali quali sono, anche se ci sarà la « buona legge>> continuerà ad agire come agi– sce, poichè mir~ a consolidare Ìl suo potere sugli operai. Il problema va v,istp in aJtt~o modo: i lavoratori de\'ono lottar~ - e saper lottare· - perchè politicamente la si- tuazione si trasformi, sì da render possibile l'efficacia di una legge come quella proposta all'attenzione del parlamento. Il progetto legislativo· potrebbe divenire qualche cosa di vivo ed operante nelle proporzioni in cui sapesse polarizzare attorno a sé la lotta consapevole della classe lavoratrice: questo vorrebbe dire chegli ope– rai hanno già riconquistato ia capacità di difendersi da– gli assalti rabbiosi della prepotenza padronale. I! prole– tariato industriale dovrà ritrovare in nuove· e più ~1de:; guate strutture politico-sindacali gli strumenti della sua difesa. E' tuttavia opportuno che (come dice la rela– zione al progetto di legge) « il Parlamento e l'opinione pubblica sappiano che il regime di discriminazione e di intimidazione istaurato in quasi tutte le aziende - reso possibile .dal potere illimitato del padrone di effettuare licenziamenti. non giustificati - ha già in buona parte raggiunto l'obiettivo di rendere sempre più difficile, più costosa e meno efficace l'azione sindacale nelle azien– de, ponendo tutti i lavoratori in condizioni di più accen– tuata inferiorità e di più intenso sfruttamento». Quali saranno le conseguenze dell'iniziativa parla– mentare della CGIL e quali saranno le reazioni de11a CISL e della UIL che, in effetti, consapevolmente o meno, dalla prepotenza sistematica degli industriali mo– nopolistici hanno tratto incalcolabili vantaggi, non ci è dato sapere. Certo che l'iniziativa, che porta anche la firma di molti deputati socialisti notoriamente autono– misti, è destinata ad avere molta risonanza. POSTELEG U AJ?ON I CI E RIV ALl'L1A' SIN DA CALI La categoria dei lavoratori pÒstelegrafonici è nume-; rosa ed importante. Sotto il profilo sindacale, all'epoca del sindacato unitario, rappresentava una forza di no– tevole rilievo, ·articolata .organizzativamente in for~ ma capillare e presente in ogni centro, piccolo o grande, della penisola. Dopo la scissione, i vari ministri e sotto– segretari democristiani al le telecomunicazioni hanno par– ticolarmente cc imperversato>> verso la categoria, provo– candone una profonda frattura. Oggi è fra le più divise e discordi, nonostante sia unanime nel richiedere deter– minati provvedi~enti che la differenzino dagli statali delle altre amministrazioni. Non v'è dissenso su questo fra i postelegrafonici: essi vogliono una riforma delle loro carriere, sì che da tale riforma scaturiscano deter– minati benefici di ordine economico. I portalettere, i . portapacchi, ecc. non accettano la loro equiparaz:one agli usceri delle altre amministrazioni, così come i te– lefonisti, i telegrafisti, e i tecnici non vogliono saperne di essere equiparati agli archivisti. In generale, la. cate– goria rivendica il riconoscimento di funzioni tecnico-in– dustriali più che burocratiche, e pretende un trattamento corrispondente. E i tre sindacati accolgono, senza diffe– renza alcuna d'impostazioni, le 1~ivendicazioni dei loro associati. Però, nonostante ciò, vogliono differenziare la loro azione; e, soprattutto, la CISL e la UIL non vogliono contaminare i loro purissimi intenti con quelli ritenuti « poco chiari>> (ma se sono gli stessi?) della CGIL, che ha proclamato lo sciopero per il 18 di febbraio, ripro– mettendosi di ripetere l'agitazione per il giorno 25. La CISL e la UIL inVece scenderanno ln lotta ai primi di marzo, perchè nel frattempo d~vono nuovamente son– dare gli umori del governo, che da due anni sta dicendo cc no! >>ai postelegrafonici, e che - lo si sa benissimo - continuerà a dire « no! >>anche nei prossimi venti giorni che ci separano dall'azione della CISL e della UIL. Non vogliamo dire che la CGIL abbia avuto ragioJ1e ad entrare subito in sciopero senza la CISL e la UIL; né vogliamo esprimere il parere contrario. Però, di gra– zia, che cosa sarebbe successo se, una volta che le tre organizzazioni sindacali hanno una comune impostazio– ne dei problemi, CGIL, CISL e UIL si fossero messe d'accordo sulla data dell'agitazione? Forse i postelegra– fonici avrebbero dato « scacco matto » al governo che, nella fattispecie, è il padrone. E' questo che non si voleva? ,» * L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNAl.l E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele J\tilano, Via G. Compagr.ont 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Telegr. E.costampa
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