Nuova Repubblica - anno V - n. 7 - 17 febbraio 1957
·(150) nuoFa repubblica (Ois. rii Dino fJ.oschi) VENEZIA, PROCESSO l\IONTESI (in attesa dell'udienza) - ,, ... E chi non è socialist.a in Jta1lia'! >) "==L=U=C=I =D=E=L=L=A==R=I =B=A=L=T=A== UOMINI· E LUPI di FERNA.LDO DI GIAMMATTEO D E SANTIS, prima che uscisse il film, ha dichiarato: « Hanno tagliato cinquecento metri, senza la mia approvazione. L'hanno montato, d0ppiato e sincro– nizzato in mia assenza. Non sono quindi responsabile della versione presentata al pubblico, anche se rinuncio a tutelare i miei diritti perchè mi rendo c·onto dello sforzo economico compiuto dal produttore. e non intendo danneggiarlo in akun modo>>. Il ragionan:i,ento è onesto, la riserva più che giu– stificata. Il regista aveva il diritto di comportarsi così, perchè a lui risale comunque la responsabilità artistica del film, e quando tale i-esponsabilità gli viene in parte sottratta, nei modi ora descritti, sarebbe perlomeno in– genuo se lo tacesse. li caso non è nuovo: solo in questi ultimi anni è già capitato a Visconti con Senso e a ~utant-Lara con Le rouge et le noir, opere però di ben altra levatura artistica e che quirydi suscitarono Un autentico ~ canda.lo. Qualcuno ha detto: De Santis vuole mettere le mani avanti e crearsi un alibi che scongiuri il giudizio nega– tivo o, se non altro, che solleVi lui dalle prevedibili con– seguenze. Per parte nostra, non lo crediamo. Bello o brutto il film che fosse, la sua dichiarazione era per– fettamente legittima. Aveva non solo il diritto, ma il dovere di farla. Tanto più che se il film fosse stato brutto, a che cosa gli sarebbe •servito mettere le mani avanti? Ad aggravare la sua posizione dinanzi agli oc– chi dei furbi, di coloro che capiscono a volo, nient'altro. Perciò, lasciamo star~ questo piccolo scandalo che deve essere costato a De Santis non poca amarezza. E' me– glio non insistere. Era tutto sbagliato in partenza, purtroppo. Uomini e lupi non ha bisogno di attenuanti (o di aggravanti) per apparire nella sua precisa fisionomia di film fallito. Nato da un testo di mediocre letteratura populistica, si è portato dietro tutti gli equivoci e il cattivo gusto della sua origine. In sede di realizzazione, De Santis ha cer– cato disperatamente di dare una parvenza di verità umana e sociale alle avventure dei due <e lupari » che si guadagnano l'esistenza sui monti d'Abruzzo (avven– ture sconnesse e complicate, piene di sottintesi nono– stante che i .Personaggi vogliano essere cosi rudi e _pri– i:nitivi; e avventure quanto mai retoriche e gonfie di dannunzianesimo da strapazzo nonostante che l'ambien– tazione voglia essere realistica). Non· riuscendog1i lo sforzo della verità, ha ripiegato sul tentativo di creare un grosso spettacolo nel quale confluissero i sentimenti esasperati degli uomini, le .forze della natura scatenate in un paesaggio stupendo, la tensione di un racconto ~igoi:oso e ricco di colPi di scena. E lo spettacolo, bi- sogna dire, in un paio di punti gli è riuscito (la prima apparizione dei lupi e l'attacco finale al villaggio nella notte di buf?ffit). Ma solo in un paio di punti, che sono pochi per un film di due ore. S1 può ripetere, davanti a Uomini e lupi, que1lo che già si sapeva sul1a personalità• del regista. La scaltrezza della sua tecnica è fuori discussione. Talvolta egli è così bravo - prendete l'attacco al villaggio - da far dimenticare la povertà del racconto o il gusto quasi grandguignolesco dell'ispirazione (gli animali azzannati, squartati e sanguinanti hanno l'aspetto di certe frenesie della più turgida pittura barocca: una specie di osses– sione, di orgia dell'orrido fine a se -st"esso). Tal'altra, si acca?lisce a. sostenere con il virtuosismo della macchina da presa situazioni così palesemente melodrammatiche da sfiorare la goffaggine, come si può vedere nella se– quenza conclusiva, quella della riconciliazione fra Maria e Ricuccio << giocata» su una serie di acrobatiche car– rellate. Tal'altra, ancora, indugia in descrizioni minuziose degli stati d'animo, facendo leva non soltanto sulle ri– sorse della tecnica della ripresa ma anche su quelle della recitazione degli attori, pungolati sino al limite "delle loro possibilità. E qui gli accadono gli infortuni più gravi, sia perchè i personaggi non sono abbastaflza robusti da sostenere il pesò d1 un.a vera analisi psicologica, sia per– cbè gli attori non sono che raramente all'altezza della situazione. In Uomini e lupi, il solo Yves Montand se la cava decentemente. F ARE del realismo con gli arnesi che può fornire il luo– go comune della letteratura veristica italiana e chie– dendo in prestito al sensualismo dannunziano i motivi per suscitare l'interesse dello spettatore (tipico il contrasto fra quella specie di « Madonna delle nevi » che è Maria e quella ragazzina fremente e vogliosa che è la figlia del padrone). risulta un'impresa pressochè disperata. L'equivoco di De Santis è tutto qui: Riso amaro, Non c'è pace fra gl_i ulivi, Un marito vzr Anna Zacch.eo l'hanno dimostrato in vari modi, Uomini e Lupi lo conferma. Si comprende (e si può apprezzare) il suo tenace sforzo per offrire allo spettatore una materia realmente popolare - storie di tutti, che tutti possano accettare - ma si comprende anche che la materia scelta non è quella giusta. O, quand'anche in alcuni momenti lo fosse, non è poi trattata per il verso giusto. Per voler essere popolari, questi •personaggi finiscono per esprimere i propri sentimenti attraverso la saggezza dei proverbi. Fate attenzione ai dialoghi: sembrano una raccolta di massime ad uso de11a povera gente che sfatica senza troppe speranze nel domani, Sarebbe triste se l'arte po– .polare si riducesse a tanto poco. 7 * HIHLIO'l'Et:A * DRAMMATUBGIA O' AMBURGO N E~,L:'- ~ Bibliot,eca del~o Spettacolo.»_ pub~li?a~a dal. I cd1to1e Later:ta e d1retla da. Lu.1g1 Cl11ann1, Pao• lo Chiarini ha cur·ato la prirna tradw1ione italiana della /[cimbw·giBche lJrarnatu,rgie di G. E. Lessing, la ce– lebl'e raccolta delle sue recensioni teatrali apparse a in• t<'rvalli prirria regolari, poi i1Tegolari, dal J .o rnaggio 1i67 fino alla l'.lasqua J 76!); ~recensioni che sarebbe più oppor• tuno denominare presenta:.-,ioni, perchè si riferiscono Hi soli spettacoli del National-'J'heater cli Ambui-go, p1·esso Clii Le:-.sing venne assunto in ·qual.ità cli dMmaturgist, cioè curatore del repertorio. l\1an mano che si danno n11ovi spettacoli ;1el suo teatro, Lessing ne porge una Ya• sta, accurnta e pénetrante disamina. Jn un primo mo– mento la sua analisi si estendeva al testo e agli attoi·i. Mentre sui testi, conservm1clo 1111 deciso rigore critico, espone,·a a volte riservP, ed anche apprezzamenti del tutto neg.ativi, pur mettendone in luce l'interèsse offel'to in ogni caso, sugli attori, per ovvie ragioni, le sue opinion,i l'isul– tano le più favorevoli possibili. Ma questo .non bnsbiva. Per essersi pei-messo di osservare, una ta·ntmn « 11,1asola pecca vorrei qui nota1·e » nlla signora JTen~el nella parte di Cénie, in Cén·ie commedia senUmentale di madame de Craffigny («una pecca davvero a~saì rara e invidiabile: ella è at_trice troppo grnncle per la propria parte; mi sembra d1 veder~ un gigante che si eserciti con un fucile eia cadetto. Non è detto cho si debba fare tutto ciò che si può fare alla perfezione!»), fu diffid~1lo a non pat·· fare mai più, nè in bene nè in male, dello inte!'pretazioni ! In calce a queste note di cronaca teatrale - natui-ahnente anch.e .nella cronaca Yera e propria rifulgono preziose e acut.iss11~1eosservazioni - Lessing affronta in modo ap• profond1to temi d"estetica teatrale, il più delle ,·olte in polen1ica con gli scrittori ciel su~ tempo. Nel teatro e 11clla cultura tedesca di allora l'influenza della cultura frnnce'>e era dominante: con la viva p,·esenza di Voltaire polemista, c,·itico, fecondo a11to1·eteatrnle, e con il rico,·d~ dei tre grnndi: Cornei Ile, Racine, M:olière. Lessi.ng lotta contro di essa in nome di un teatro nazionale tedesco 1 -j. faccndo~i al grande esempio, ancora poco conosciut~ in Germania, di Shakespeare, e agli insegnamenti, il più dello ,·olte male int~rp1·etali e che egli ristabilisco nella loz-o genuinità, della «Poetica> cli .i\i-istotele. Natural ... mente LeRsing conosce ti-oppo bene quale sia· Papporto positivo del teatro di Corneillo, Racine, 1\Joliè!'e. Vuole per·ò pone in fuga i pel'icoli delle cattive imitazioni l'i 11• vasione degli epigoni (tra cui, _non a torto, classifìca' Voi. taire). gli ostacoli maggiori insomma, che impedivano al tPatro tedesco originali eh,borazioni artistiche e allo stes'io teatro presso cni doveva ?urare e scegliel'e il repe,torio, cli offrire al pubblico arnburghese drammi nazionali nel r--enso migliore ctel termine. Lessing poneva per primo que. sta chiara esigenza nella vita spirituale del suo paese, attraverso questi suoi scritti, e li coneclava con quegli illuminati esempi ehe erano i suoi lavo1·i drammatici (il NationaVl'heater i-appresentò, tra raltro, Miss Sara Samp• son). ·1')('r i motivl che nbbiamo esposto, l'opera ha una grande impol'tanza stol'ica e ci fornisce la chiave por com. prendere il largo sviluppo che, quasi improvvisamente, venno a pre11de1·e il movimento teatrale tedesco nel mezzo secolo segnente·. Ci chia.-isce la genesi delle concezioni cli Goethe, Schiller, I-lOlderlin (a quest'ultimo si debbono sc1·itti teo1·ici sulla. tragedia. di straotdinaria luciditìL e at. tualitil). Con· queste sue ossel'vazioni a volte 1·icche di humour, a volto di autentica sostanza speculativa, Les– sing fa da diana, come• nel f.ftkoon, e come fecero i :::uoi contempon.uiei, sovente misconosciuti, \Vieland ed Her– der. Sai·ebbe interessante porre a raffronto in modo pa1·• ticolareggiato la sua polomi.ca con quella che da tutt'altra. prospettiva, ma forse con 11011 diversa dire:tione, aveva intrapreso da noi, nello stesso periodo storico, Carlo Goldoni. In quanto ai suoi spunti teorici, esiteremmo a tral'li fuori dalla lorn situazione contingente, in -cui agirono come i:::.a• lutari fermenti. Del 1·esto le posizi.oni in fatto d"estetica sono un prodotto delle opere d'arte che nel loro espan– ·c1ersi le ci·eano: e non viceversa. Né Lcssing nutriva in– lenzioni legiferatrici. l!-:saminando lo svolgersi dell'atti– vità. teatrale ambul'ghese nelle sue particolarità, ne dedu• cova direzioni di pensiero che doveva poi vel'ifìcare alla luce di nuovi avYenimenti artistici, di nuovi dati emersi nell'attiviti~ cteatrice. In questo senso le sue recensioni costituiscono, e costituiranno ancora per molto, un mo– dello di ci-itìca teatrale, il polo per orientarsi nella ragion d'essere di questo compita. LesSing di ogni spettacolo ci descrive la vicenda, l'ilìtCl'pretazione, il suo signifìcato al'– tistico, e di questi fatti -si serve per chiarire la situazione storica (nel suo paese) e teoi}ca (nella sua cultura) del teatro drammatico. Paolo Chiari,~i ha tradotto il testo con esemplare chia– rezza e grande scrnpolo, arricchendolo -.di numerose note storiche e di utili riferimenti. VITO PANDOLFI
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