Nuova Repubblica - anno V - n. 5 - 3 febbraio 1957

(148) 11aova repubblica 3 RILANCIO DEL SOCIALISMO- M:ONDIA LE .. .LA LIBERTA SOCIALIS~rA Il socialismo non mira alla mortificazione dell'individuo, ma anzi ad assicurare la libertà di lutti dal privilegio dei pochi. Esso non può qnindi risolversi in una centralizzazione autoritaria, perchè in tal caso - anzichè liberare la P.ersonalità umana - la rinchiuderebbe in una nuova prigione collettiva IX SOCIALISMO E PERSONALITA' I L NOTO contrasto tra socialismo e individualismo è inteso spesso nel senso che il socialismo propugni i diritti della società contro quelli dell'individuo. Ma si tratta di un'interpretazione del tutto errata. L'indivi~ dualismo al quale i socialisti si oppongono non è quello che sostiene i diritti dell'individuo umano in quanto tale, ma quello che sostiene il diritto di pochi individui di imporre férocemente il loro dominio sugli altri - per esempio il diritto del Filhrer di imporre la sua guida senza curarsi dei diritti degli altri uomini, o del « capi– tano» d'industria o di finanza di inseguire la sua brama di denaro e di potere a spese dei suoi competitori. Sono queste Je forme di individualismo che i socialisti denun– ciano apertamente in nome dei diritti democratici. Essi sono contro qualsiasi rivendicazione che comporti la esaltazione dei « diritti » dei pochi sui diritti dei molti, quando i pochi siano rappresentati da una casta o classe privitegiaia o da un individuo autoritario bramoso di potere e di successo. · Questo atteggiamento non coincide affatto con quello di osteggiare l'aspirazione dell'individuo a procurarsi la propria soddisfazione e il proprio benessere a mÒdo suo, purché non a spese dei propri simili. Coloro che hanno negato in modo clamoroso questo diritto sono stati non i socialisti ma i conquistatori militari, i dittatori ed anche, in tempi piti recenti, •i- capi delle grandi imprese finanziarie, delle grosse associazioni industriali, delle brigantesche corporazioni ·imperialistiche; o, ancora, gruppi di uomini - grandi proprietari terrieri, politici di palazzo, caste aristocratiche - che hanno accampato il presunfo diritto a -un tratlamento spèèiale dei loro interessi e ad una maggiore considerazione rispetto a quelli degli altri esseri umani. E' anzi proprio per la causa dell'individuo come tale e non contro di lui che i socialisti hanno combattuto contro tutti coloro che con– clamavano essere loro diritto «divino» quello di usare d,egli altri uomini come mezzi per i loro scopi. Nel mondo di oggi l'uomo comune è impotente se cerca di agire isolato. Per asserire i suoi diritti egli deve far causa comune con gli altri uomini che si trovano ne.Ila sua stessa condizione e soffrono di uno sfrutta– mento o di una condizione d1 inferiorità simile alla sua. Gli operai dell'industria moderna non possono progre– dire nella salvaguardia dei loro interessi se non si uni– scono in sindacati per agire collettivamente; i contadini sono impotenti se non si riuniscono in cooperative per fare acquisti in comune, per' partecipare al mercato a condizioni oneste, per ottenere creliiti. E non è sola– mente nel campo economico che si riscontra la necessità di questa azione concertata. Gli .uomini comuni hanno · anche bisogno di riunirsi in associazioni politiche per premere sul governo con le loro richieste, e per prendere, quando sia il momento, il governo sotto il loro proprio controllo. Essi hanno dovuto combattere, e in alcuni paesi stanno ancora combattendo, aspre ba~taglie per ottenere il diritto di disporre di queste associazioni. I sindacati sono stati riconosciutì, nella maggior parte dei paesi, solamente dopo essere stati lunga~ente perseguitati dalla legge, o controllati da ristrette classi dirigenti de– cise a impedire ai lavoratori di asserire i loro diritti. Anche le società cooperativistiche hanno dÒvuto spesso subire l'ostruzionismo e la repressione di classi diri– genti. determinate. a tenere i contadini sotto una dura soggezione; e nel campo politico le classi più basse erano fino a non molto tempo fa escluse, nella maggior parte dei paesi, dal diritto di voto, le loro aSsociazioni politiche erano sciolte con la violenza, i loro capi più volte imprigionati e perfine giustiziati. Queste _cose eran proprio fatte da « individualisti», o a beneficio di classi privilegiate le quali, ben lungi dal preoccuparsi dei -diritti dell'individuo, in quanto tale, disprezzavano la gente comune e consideravano la società èome campo , di gioco per una minoranza privilegiata alla quale so– lamente era riconosciuto un qualche valore umano. tiascun individuo conta Tutto questo è talmente noto che non ho bisogno di indugiarmici sopra. I socialisti sono stati, in un paese dopo l'altro, i protagonisti della battaglia per l'asserzione del diritto che ogni individuo ha di contare per se stesso, e di essere trattato non semplicemente come mezzo per gli scopi di altri ·individui. Essi hannò combattuto, collettivamente, per l'individuo, non contro di esso; ed hanno fortemente sostenuto la necessità della solida– rietà nell'azione solo come un mezzo per ottenere il ri– conoscimento .d.ei •diritti dell'individuo. Ad esempio non di G. D. H. COLE i socialisti ma i loro più violenti oppositori hanno pro– posto il principio che la « Società » - con la S maiu– scola - è qualche cosa di superiore per se stessa al– l'individuo, il quale dovrebbe trovare la sua maggior soddisfazione nel servirla, non in quanto comunità' di esseri umani individuali, ciascuno con la sua vita per– soii.ale e familiare da vivere, ma in quanto personifica– zione del potere collettivo che trova la sua più alta espressione nena guerra brigantesca contro altre società. Queste idee sono state messe in giro, ai giorni nostri, pon dai socialisti ma da uomini come Mussolini e Hitler, che giustamente considerarono il socialismo come il loro più grande nemico e si adoprarono alla sua dist~uzione senza pietà. Sussiste tuttavia il pericolo che i socialisti, una volta impegnatisi nella battaglia contro potenze così malvagie come il fascismo o l'autocrazia di classe di tipo zarista– Hohenzollern, possano essere portati dalla stessa pres– sione dello sforzo ad adottare dottrine che finiscano per danneggiare i diritti della, gente comune. Questi pericoli sono latenti in ogni teoria che esaltando la classe come protagonista della rivoluzione sociale insiste sulla ne– cessità di una disciplina fortemente centralizzata, mo- ~~li::~:!eco:s::~~~::i:~:t :~:;~i:e~aars:~~~ra;:r:t:•a~~::~ sare i russi di aver dimenticato che Jo scopo della nuova società che essi hanno combattuto per edificare, era _quello di elevare il livello di vita delle grandi masse del popolo fusso che era stato così duramente represso sotto lo zarismo. L'ampia diffusione dell'istruzione su– periore e l'immenso sforzo fatto per lo sviluppo cul– turale nell'Unione sovietica sono una risposta sufficiente a un'accusa di questo tipo. Tuttavia è indubbiamente vero ·che nel loro duro sforzo per raggiungere questi obiettivi i leaders della società sovietica sono stati por– tati o -trascinati a negare 1 ~alare deJJa libera discÙs– sione politica ed economica e all'imposizione totalitaria di determinate opinioni e modi di comportamento, che sono in co_!l:tr,e-stocon la reale libertà che essi professano di cercare, '"l!-sono stati altresì indotti a un'azione spie– tata contro i dissidenti, azione incompatibile con qual– siasi onesto rapporto umano. Questa tendenza deteriore trovò la sua suprema espressione nel cosiddetto « culto della personalità >> di Stalin, in quanto massima perso– nificazione del « valore » della società sovietica; ma essa ha radici più profonde e non si potrà sanarla con la semplice sostituzione della dittatura di gruppo alla dit– tatura personale, se il gruppo continua a riprodurre le stesse caratteristiche di conformismo monolitico .imposto dall'alto. Che cos'è una "società librra,. 1 Una società libera dev'essere una società dentro la quale individui e gruppi sono liberi di differenziarsi, di espri– mere le loro divergenze e di organizzarsi collettivamente per l'avanzamento delle Joro opinioni. Ammetto che una · società impegnata in una guerra civile non possa essere una società libera e che, mentre una guerra civile è in corso, le parti siano costrette a ricorrere a mezzi di azione che necessariamente sopprimono queste libertà. Ma la guerra civile nell'Unione sovietica è finita un terzo di secolo fa; e c'è stato sicuramente il tempo per ab– bandonare la dura disciplina che essa aveva imposto. Mi si risponderà che l'Unione sovietica per tutto il tempo della sua esistenza è stata continuamente impe– gnata in uno sforzo per sopravvivere contro nemici resi– stentissimi che cercavano Ja sua distruzione; e che in ciò va trovata la giustificazione del mantenimento della società monolitica come strumento necessario di auto– difesa. Non sono d'accordo. Credo che l'Unione sovietica si sarebbe fortificata e non indebolita se avesse per– messo alle opinioni e all'attività politica di formarsi at– traverso una libera democratica discussione, sia all'in– terno del partito comunista, che fuori di. esso. La cen– tralizzazione- monolitica e la soppressione delle idee dissi– denti non può essere perseguita costantemente per ben circa quarant'anni senza disastrosi effetti sugli animi di coloro che le praticano, e senza trascihare coloro che ne sono vittime in uno stato d'animo di odio irrazionale, come si può riscontrare tra molti rifugiati russi all'e– stero e, ne sono convinto, neUa stessa Russia. La palese -menzogna è un costume assolutamente condannabile; e i comunisti ne hanno fatto un tale uso che ha reso difficile credere loro anche quando espri- ~ mono le più sémplici verità - come fanno spesso. Se tanti dei loro capi Sono, come essi stessi hanno dichia– rato al mondo, abominevoli traditori, e cospiratori con– tro-rivoluzionari, ,..come si può aver fiducia negli altri? Troppi di coloro che sono stati comunisti e si sono poi ribellati Contro il comunismo sçmbrano av.er sofferto di una durevole distorsione mentale i,i11a quale non possono sfuggire. La « doppia parola » e il « doppio pensiero » disgraziatamente vanno a braccetto. L'anticomunismo genera distorsioni di questo tipo anche tra coloro· che non sono mai stati comunisti. Alcuni di loro sentono puzza di comunismo dappertutto, anche nei luoghi più improbabili, e sono fin troppo pronti a tacciare di «cripto» - o di compagno di strada - qualsiasi persona con la quàle gli accada di non andare d'accordo. Anch'io sono stato tacciato di. questo epiteto perché, sebberie abbia sempre criticato consistentemente il comunismo sul terreno che ho esposto, ho sempre rifiutato di schierarmi così contro la rivolu– zione russa come contro la rivoluzione cinese, e di ac– cettare come definitiva una rottura che spezza il movi– mento mondiale della classe lavoratrice in due parti. Senza dubbio potrei anch'io aver mentito per tutta la mia vita come µn turco, al servizio di una dottrina che professo di detestare; ma in ogni caso un po' di prove ci vorranno per sostenere l'accusa. L'anticomu– nista estremista non sembra tuttavia aver bisogno di prove; ed è questo irrazionale anticomunismo che pre– vale specialmente in America, anche nei sindacati, che hanno fatto del loro meglio per trasformare la ICFTU in un'agenzia di propaganda anticomunista ( e quindi anti-ala-sinistra). Socialismo e fralrrnifà Non è più vero che i socialisti di sinistra Fiiano cripto-comunisti di quanto sia vero che la maggior parte del riformisti di destra siano dei traditori, che cospirano con la borghesia a determinare la sconfitta della classe lavoratrice. Queste reciproche accuse producono gli ef– fetti più dannosi, a parte il fatto che sono semplici men– zogne. Esse creano un'atmosfera di reciproca diffidenza e di odio da cui è impossibile che nasca una società umana sana, neppure se essa fosse il risultato della vittoria del socialismo. Una società sarÌa deve essere una società in cui, nel complesso, gli uomini siano pronti a credere nella reciproca onestà e a cercare modi e vie per un lavoro comune piuttosto che argomenti sui quali litigare. Una società lnstaurata su un fondamento di odio e di sospetto è destinata a portare il marchio della sua origine, e ad essere pervertita dai mezzi stess"i di cui si è servita. Confesso che non ·sono soddisfatto e che diffido di alcuni dei miei compagni socialisti - dell'ala destra e anche di quella sinistra; ma non. mi glorio di questi sentimenti: al contrario, cerco di controllarli, seb– bene qualche volta si manifestino. Esaltare questi senti– menti e farne un costume è tradire lo spirito del socia– lismo che è vangelo di umana fraternità, ed è avve– lenare il socialismo aJle. sue radici. Ci sono i malvagi tra i socialisti come dappertutto; ma io credo che siano pochi. La maggior parte di coloro che hanno danneg– giato il movimento socialista non sono uomini cattivi, ma brav'llomini pervertiti da fqlse dottrine. Di tutte le false dottrine la più perversa è quella che attribuisce la capacità di far la politica corrente esclusivamente a un determinato generalissimo o a un Flihrer o a una Hite investita della missione d'imporla dall'alto ai soliti tipi di « fedeli » e alla massa popolare. I teaders sono naturalmente nece~sari per interpretare e ;piegare le aspirazioni della gente semplice meglio di quanto questa possa fare da se stessa; e individui ecce– zionali possono rappresentare import~.nt.i sorgenti vitali di nuove idee, che la gente semplice può adott~rc e adat– iare ai propri fini. Ma s~ la discussione non è libera, i leaders non possono interpretare· i desideri della gen,te semplice perché non possono conoscere i lor9 pensieri; e la gente semplice non può assimilare le nuove idee, perché è tenuta all'oscuro di esse. L'instaurazione di una strut– tura socialista di proprietà collettiva e la fine dello sfruttamento di classe non sono il completamento di una società socialista ma solo i presupposti di essa. Il suo compimento dipende dal libero giuoco del1o spirito umano entro la nuova struttura; e se la centraiizzazione autori– taria diviene la pietl'a angolare del nuovo ordine, lo spirito non può essere libero. Il fine essenziale del so– cialismo è di liberare la personalità umana, non di rin– chiuderla in una nuova prigione collettiva. L'ECO DELLA STAM.PA .UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 CorriSp. Casella Postale 3f>49, Telegr.. F.costampa

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