Nuova Repubblica - anno IV - n. 52 - 23 dicembre 1956

(142) nuo11a repubblica Solitudine ·(Dis. di Dino lloschi) SETTE GIORNI NEL MONDO PROVE OBBIETTIVI I L BANCO di prova più scabroso sul quale i socialde– mocratici attendevano il PSI e1:a quello della sua po– litica internazionale. al fine di stabilire se esso fosse legato a posizioni affini a quelle. dei comunisti oppure si fosse posto su 'un terreno compatfbile con quello dell'Internazionale Socialista. I documenti che la Di– rezione del PSI ha elaborato in vista del XXXII con– gresso nazionale di Venezia contengono una risposta agli interrogativi posti da questo problema. Questi documenti sono la relazione della Direzio– ne uscente e le proposte per una dichiarazione pro– grammatica. In entrambi questi documenti conviene prendere in considerazione non solo gli specifici orien– tamenti di politica estera, ma anche le posizioni rela– tive agli avvenimenti del mondo comunista, dal XX congresso in poi. E a complemento dei documenti stessi giova tenere presente l'atteggiamento del PSI verso il movimento dei Partigiani della pace. Da questo esame, qualunque osservatore obbiet– tivo non può non trarre la risposta: che il PSI si è posto in modo chiaro su un terren'O socialista, demo– cratico, nettamente distinto da quello comunista, non solo nella valutazione degl'indirizzi internazionali, ma anche nel giudizio sui motivi di crisi del mondo co– munista; su un terreno, cioè, compatibile con quello sul quale si pongono i• partiti aderenti all'Internazio– nale Socialista.· L'internazionalismo proletario del PSI non è la. facciata che nasconde una politica di subordinazione agli interessi internazionali •dell'Unione Sovietica e del blocco ·orientale, ma un richiamo alle origini della solidarietà internazionale di classe contro tutti gli interessi costituiti, tanto delle potenze capitalistiche quanto di quelle che assumono un'altra qualificazione, ogni qualvolta questi interessi sbarrino la strada all'e– mancipazione del mondo del lavoro. Il PSI assume una posizione di equidistanza asso– luta dai due blocchi di potenze, ma ammette l'esistenza legale 'l'-dei vincoli che legano il nostro paese al mondo occidentale, come il patto atlantico e l'UEO, sostenendo insieme la necessità di contenerli entro i limiti di una funzione puramente dffensiva. Nessun senso di debolezza, di complice tolleranza, di omertà, induce o costringe il PSI ad esprimere un giudizio parziale sulla crisi comunista e le conclusioni degli articoli di Nenni sul XX Congresso, sul rapporto segreto di Krusciov, sui fatti di Polonia e d'Ungheria, sono ormai risultati acquisiti a tutto il pai·tito nei do– cumenti congressuali dei suoi organi responsabili. Forse si può lamentare che i giudizi di fondo riba– diti nella relazione della Direzione a proposito della cr:isi comunista non abbiano trovato posto in una forma più permanente nel progetto di dichiarazione program– matica, poiché il processo di revisione ideologica che questa crisi impone al movimento operaio di tutti i paesi condiziona e qualifica qualunque orientamento in– ternazionale, qualunque indirizzo contingente di politica estera. La conc;lanna dei metodi st3Iiniani e della subordi– nazione del movimento operaio a una politica· di potenza super~. i limiti di una relazione congres.suale e investe il giudizio di fondo sull'autonomia dei partiti operai. Per– ciò sarebbe stato bene - e il congresso potrebbe ancora riparare questa lacuna· - che il PSI avesse preso le mosse, nella sua dichiarazione programmatica, o nel– l'unico punto di questa dichiarazione dedicato agli ele– menti fondamentali di una politica socialista di disten– sione e di pace, dal giudizio di fondo sulla crisi del mondo comunista. Non si t_~a di cercare nuovi elementi di polemica con i comunisti;-cma questo giudizio distingue oggi chia– ramente chi è autonomo da chi non lo è, ossia da ...chi è legato agli interessi di potenza dell'URSS (an– che in seno alle democrazie popolari), contribuisce a ravvivare la dialettica interna del movimento operaio, e produce effetti benefici purché si dica e si spieghi in termini programmatici oltre che polemici o gior– nalistici perché Tito e Gomulka non sono sulle stesse posizioni di Thorez o dei dirigenti comunisti bulgari·, cecoslovacchi o rumeni, purché si dica, cioè, perché il PSI è su posizioni diverse dal PCI. Il PSI ha i'nteso con questi docùìnenti togliere ogni– pretesto di polemica ideologica a Saragat sul piano in– ternazionale e sul piano dei giudizi sulla crisi comuni• sta ed è certamente riuscito in questo intento. Ma ora che la polemica rimane strettamente confinata al campo polLtico, ora che si riferisce solo alla definizione di una politica internazionale socialista per l'Italia, il PSI non deve avere il <( complesso saragattiano » e rimanere a mezz'aria nella definizione di questa politica, quando Saragat ha invece i piedi per terra nel ribadire le tesi di una politica •rigorosamente atlantica. Qui è forse il difetto principale di questi testi del PSI, difetto che per altri versi è un merito e un atto di coraggio": il PSI offre tutte le prove necessarie - e anche più di quelle che sono necessarie - che esso si trova su un terreno internazionale democratico. Ma, forse più preocc1Jpato di offrire queste Prove che di formulare una politica internazionale concreta, la sua prospettiva di politica interna appare inquadrata in una prospettiva internazionale sfuocata, dove le alter– native, sia pure non immediate,., alla politica atlantica, appaiono più in forma di ipotesi che di obbiettivi di lotta. Questi difetti hanno però forse u'n'origine orga– nica: la mancanza di vincoli formali del PSI con il socialismo democratico occidentale. Una politica ester~ socialista, il socialismo italiano non può farla da solo o animato da un genuino internazionalismo proletario: esso deve farla insieme con altri movimenti operai. L'assenza del PSI dall'Internazionale Socialista gli impedisce di contribuire all'elaborazione di un'alternati– va internazionale su posizioni di forza, ma indebolisce contemporaneamente l'azione della stessa Internazio– nale, che non poggia su posizioni socialiste· di massa in Italia. Forse è questo il terreno sul quale conviene - a prescindere dalle lentezze dell'unificazione sociali– sta - cercare i modi dì rafforzare l'azione del sociali– smo inte1:nazionale in Italia e l'azione del socialismo italiano sul piano 'internazionale. PAOLO VITTORELLI 5 SUD-AMERIC Epurazione in. Argentina } L CAPO di stato maggiore dell'esercito argentino, a1- . cuni generali con comando di reparti, ed altri capi militari sono stati arrestati Ò destituiti. Tra i primi. si trova il generale Bengoa, amico e braccio destro di Leonardi, la figura più interessante fra le forze della destra argentina. I giovani militari, i « gorilla » come li chiama affet– tuosamente il popolo, hanno ottenuto un'altra vittoria. Essi hanno allontanato dalle posizioni di comando i car;t che potevano aspirare a un'attività politica-elettorale o di altro genere, e che non facevano mistero della loro vo– lontà di spingere la situazione verso destra. Il generale Aramburu, capo del governo provvisorio 1 ha annunziato ancora una volta che le elezioni avranno luogo in piena libertà e senza la partecipazione di nes– suno dei membri dell'attuale governo. Nello stesso tempo un giudice ha decretato che il partito comunista, a causa del suo carattere totalitario, non deve beneficiare d~i diritti elettorali, pur restando nella legalità come organizzazione politica. Sembra certo che, pur senza arrivare a prendere la forma di un complotto, una specie di connivenza si era creata tra i militari arrestati o destituiti e i militari pe– ronisti, per costituire una organizzazione di estrema destra, in vista delle elezioni. I comunisti da parte loro « flirtano >> disperatamente con gli elementi peronisti della vecchia CGT, nella speranza di attirarli nei loro ranghi, offrendo al tempo stesso una piattaforma per l'avvenire e un alibi per il passato. Manovre della Chiesa messicana D A TRENT'ANNI non ci sono rapporti tra stato mes– sicano e Vaticano. Da più di un secolo lo stato mes– sicano si è scontrato nell'opposizione della Chiesa. Le co– se eràno migliorate negli ultimi anni; ma la morte di .mons. Martinez, arcivescovo di Messico, e l'ascensione alla carica di mons. Dario Miranda, ha modificato la situazione. I dieci arcivescovi e i trentadue vescovi messicani hanno dichiarato, durante una riunione, che i cattolici devono votare per i candidati « difensori del diritto divino della Chiesa>>. Questa dichiarazio,ne, mentre si delineano le prime manovre in vista delle elezioni presidenziali, che avranno luogo nel ·1958, è di notevole importanza. Non è credibile che la Chiesa cerchi di trasformare, col suo intervento nelle elezioni, il regime messicano. E' piuttosto pensabile ch'essa cerchi di mercanteggiare la sua neutralità e di offrirla in cambio di una ripresa di rap– porti diplomatici col Vaticano. Comunque sia, non sembra che l'attuale governo, pre– sieduto da Ruiz Cortines, debba cedere a queste mano– vre, a malapena mascherate. Di conseguenza, la Chiesa si adoprerà a far convergere i voti verso i partiti di de– stra. Ruiz Cortines ha riconosciuto nel 1953 i diritti poli– tici alle donne: la Chiesa tenta di utilizzare a proprio va:1- taggio l'influenza che essa esercita sopra di loro. Le elezioni del 1958 porranno dunque gli uni cont,:vv gli altri non solo i partigiani dei vecchi presidenti (Car– denas e Aleman), ma anche laici e clericali. Libertà di stampa L A RIUNIONE dell'Assemblea gel1erale della Società i.n– teramencana della Stampa (SIP), che ha avuto luogo all'Avana, ha messo in rilievo l'attività dittatoriale di tre capi di Stato latino-americani. La SIP rappresenta più di cinquecento quotidiani di tutta l'America. Essa interviene con sufficiente energia quando un governo istituisce la censura, sopprime giornali, perseguita giornalisti. La SIP ha denunciato i presidenti della Repubblica Do– minicana (Trujillo e suo fratello), il presidente del Nica– ragua (il figlio di Somoza) e quello della Colombia (ge– nerale Rojas Pinilla) come i principali nemici della libertà di stampa nell'America Latina; ha constatato d'altra parte che nel Perù e nell'Argentina, pae$i che stanno usc...:ndo da una dittatura, la libertà di stamI?a è stata ripristi– nata. Pubblicare un quotidiano indipendente nell'America Latina è spesso un autentico giuoco d'azzardo, molto spesso pericoloso, salvo nei quattro o cinque paesi che godono di un regime democratico stabile (Messico, Cile, Uruguay, Costarica). I mezzi di pressione sulla stamPa sono diversi, dall'acquisto puro e semplice del giornale da parte degli avversari, al controllo governaUvo sulla importazione della carta, alla censura. Una prova dell'efficacia delle critiche della SIP è che il dittatore colombiano, Rojas Pinilla, tenta di organizzar"! una società interamericana di stampa, per riunirvi tutti i giorna1i vicini ai dittatori, e questo giovandosi del vecchio slogan _anti-americano, che hà sempre una certa presa sull'opinione pubblica latino-americana. Sembra tuttavia che questa volta la manovra fallirà giacché i suoi obiettivi sono ,troppo evidenti. VICTOR ALBA

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