Nuova Repubblica - anno IV - n. 52 - 23 dicembre 1956

4 LA POLITICA. DELLE ELEMOSINE DISOCCUPAZIONE STATICA di ENZO BARTOCCI A NNO J!J5G: ancora due milioni di disoccnpali come al tempo della l'icosll'llzione,. qna.ndo ~i. dicev_a che riattivate le strade e le ferrov1e, riaperti 1 porti, get– tati i nuovi ponti, rialzate le ciminiere degli stabili1nenti vi sarebbe stato 'lavoro per tutti. Due milioni cli pel'sone alle qw1li dieci anni di democrazia non hanno dato che parnle. L'occupazione, che è jn sensibile e costanle pro– gresso nel 1·esto clell'J~uropa, è infatU da lungo tempo sta– zionaria· nel nostro paese. Complessivamente nei primi trent'anni del secolo l'oc– cupazione sarebbe cresciuta in Italia in una mis1Ha che Je stime più favol'evoli indicano in tre miliorii di unità, ossia del 17% ciréa. Tale aumento è superiore a quello avutosi nello stesso periodo in Gran B1·eta·gna {10%) e in Francia (7-8%), inferiol'e all'incremento regishnto in <li versi alti-i paesi quali gli Stati Uniti (50%), la Ger– mania (50-55%) e il Giappone {19%). Dal 1030 in poi l'occupazione complessiva in Italia è stata praticamente staziona1·ia. o, almeno, non ha avuto alcun sviluppo stabile. Nello stesso pe,·iodo si è avuto un aumento del 33% in Olanda {1930-194?), del 32% 11egli Stati Uniti (1930-1050), del 33% in Canadà (1V30- ]!Mi), del 20% in Giappone (1930-lD44), del 18-JD% nel Regno Unito .(1930-1947), del 10% iir Francia (1930· JD46), e del 5-6% nel Belgio (J930-194i). Se alcune riserve si possono !al'e sui dati di sviluppo 'clell'occupa:!.ione co,nplessiva (che riflettono in buona. wnte la dinamica demografica e che non costituiscono <1uindi indici esaurienti per confronti internazionali del 1·itmo di espansione delle singole economie nazionali), le 81.esse riserve non sarebbero vt1Jide nei confronti dei dati ùell'occupazione industriale, che confermano l'opinione che in ltalia lo sviluppo economico si trova da lungo tempo in una fase cli ristagno. 'l'ra il 193i-40 (epoca del penultimo censimento) e il l !>5 l (epoca dell'ulti~o censimento) l'occupazione indu– st1·iale in Italia non ri.sulta aumentata in misura apprez– zabile, mentre nello stesi::o tempo in quasi tutte le na– Y.ioni europee (ci rifel'iaino all'Eu1·opa occidentale pel' la <pwle nbbiamo dati precisi) il numero degli adtjetti al- 1'industria. ·aumentava. da un minimo del 20% ad un ,nas– simo del 70%. Contro un rappor·to del 29% di unità impiegate nel- N ON E' CERTO una vertenza di grande risonaoza nel mondo sindacale e politico quella dei gasisli. Abi– tuati come siamo, a considerare 10 vertenze con jl moti-o cli qoelfe dei fenovieri, dei metalmeccanici e dei braccianti, che coinvolgono a centinaia cli migliaia di lavo– ratori, la cont!'ovcrsia fra i J.2.000 gasisti e le società di– etributrici del gas può sembrare di scarso rilievo. In J'C11lt.Ì, così non è; non solo pe!'chè 1·.iguarda un servizio pubblico fondamentale, ma anche perchè solleva -molti p1·oblemi di principio e di indirizzo per quanto concerne l'arnmissibilit.'.l dello sciopero in taluni settori di pub– blico interesse e la gestione monopolistica, da pal'te di societi'~ private, dei servizi .indispensabili alla collettività. Cmne scmprn accade quando si vel'irica uno sciopero che jnveste gli interessi e l'organizzazione della vita quoti– diana dei cittadini meno abbienti, anche per lo sciopero dei gasisti è stato facile ai soliti ambienti e alla solita 1-=tampadell'ordine gettare la responsabilit;L dei disagi che dall'azione sindacale sono derivati alla popolazione sugli scioperanti. Gioco comodo e gioco facile! Ma le Ol'ganiz– y,azioni operaie non rischiano generalmente firnpopopo– );nitù., specie con .... i tempi che conono, se non vi siano dei motivi econcimicamente più che plauRibili. Valutare il problema dello sciopero dei gasisti semplicemente sotto il profilo del suo negativo effetto psicologico, vuol dire valu– tare un aspetto del prnblema e non. il problema per intero. J 1 rima cli lamentare lo sciopero, si doVrebbe anzitutto affermare come cosa illecita che i servizi pubblici - dato che 1a loro gestione non può essere che di monopolio: i labui·isti li definiscono appunto « monopoli naturali» perchè allo stato di libera concorrenza non possono sns– si8tere - vengano affidati a società private che accumu– fa.no, senza nermneno l'alea clell'imp1·esa, profitti enormi. E' noto infatti che la legge del profitto capitalistico, del n1assimo l'enclimento con il minimo sfonm, non tl'ova pl'esso queste società, le più sfruttatrici e le più assurde fra quante ne esistono, Ja minima attenuazione. 'rali «pregevoli> complessi industriali, vuoi, che fomiscano il gas, vuoi che forniscano la Juce o l'acqua, offrono gene– J'c1lrnente ad altissimo prezzo dei prodotti scadenti (e Roma ne è un clamoroso esempio), pagano male, per non ,lire malissimo, i dipondenti, e si reggono snlla col'l'nzione e sugli intrallazzi con l'alta burocrazia degli enti locali concedenti. La prima cosa dunque di cui obiettivamente bisogna dir à1ale, in questo sciopero dei gasisti, sono le società erogahici. Le quali p9i sono quelle che, nella ver– tenza in co1·so, tengono duro, influenzando a~che alcuni complessi municipalizzati, retti da presidenti che hanno pili Ja mentalità degli industa-iali che non quella dei civici am_ministratori. Comunque, anche oggi, a i·esistere sono le società private che, al riparo dei profitti ingèntissimi -mempre realizzati, accusano i loro dipendenti di irrespon- Pindusti·ia in Italia abbiamo il 48% nel Regno Unito, 48% in Belgio, 46% nella Germania occidentale; 43% nella Svizzera, 3i % in Cecoslovacchia e 34 % in Olanda. La ragione fondamentale del mancato sviluppo del– l'occupazione è da ce1·cal'si nell'incapacitl). dell'apparato economico italiftno di realizzare - con l'espansione in– dust1·iale - quelle nuove fonti di occupazione che si l'Ì– chiedevano per fronteggiare l'flfflusso, implicito nel pro– gresso tecnico dell'agricoltura, di mano d'ope1·a dalla çam– pagna, e l'incremento delle le,·e del Javoro conseguente all'espansione demografica. Per convincersi ulterio ..mente di ciò basta esamina1·e· attentarnente la relazione generale sulla situazione eco– nomica del paese nel 1955, uno dei documenti più impor– tanti, insieme con la xelazione del governatore della Banca cl'ltalia 1 per la valutazione della nostra condizione economica. A pl'Oposito della disoccupazione 1 questa relazione af– ferma esserci stato nel J 955 « un qualche miglioramento rispetto agli anni 1953-1954 >. Ma se andiamo a vedere in che cosa consiste questo miglioramento ci accorge-· i·emo che esso si limita alla cont1·azione di 36.317 unità iscritte negli elenJhi degli uffici~ di collocame'nto pari al– l'l,65% rispett.o al 1954 e allo 0,03% rispetto al 1!>53. Se apprnfondiamo il nostro esame della voce « Gli iscritti nelle liste di collocamento - la qualificazione e l1addestrnmento >, siamo costretti a dover fare delle con– siderazioni ancora più amare non soltanto per la dram– matica situazione che risulta dalle cifre, ma anche per il superficiale ottimismo dell'estensore della relazione. Al paragl'afo dne, pag. 187 si legge: « Tale favorevole andamento risulta ancor più evidente ove si tenga conto che la diminuzione (degli iscritti nelle liste di colloca– mento) si è manifestata unicamente tra gli appartenenti alle p1·iri1e due classi {«disoccupati già occupati > e « gio– vani in fe1·iori a 21 anni e altre persone in cerca di prima occupai,ione o l'inviati alle armi »), cioò tra coloro che possono consiclef'arsi i disoccnpaii veri e propri >. Pul'tl'Oppo la verità è diversa. Infatti, indipendente– mente dalla considerazione che il lieve miglioramento re– gistratosi nel 1955 è da ricollegarsi ln gran parte ad una fortunata congiuntura, il numel'o di coloro che hanno raggiunto l'età minima per essere avviati a.l Javoro è ri- : ':: LAVORO E SINDACA'I'l I PADRONI DEL·► GAS sabilitìt. Guardiamo quindi un po' chi sono questi irre– sponsabili che, guidati dalla GCIL e dalla ClSL e con la astensione della UIL, hanno dato inizio il 13 novem– bre, ad una lunga. agitazione tuttora in corso, dopo uno sciopero tota.le di tre giorni (12, 13, 14 clicernbl'e), nuo– vamentè minacciato e poi rientrato il 18 c. m. Sono lavoratoi·i le cni paghe medie mensili si aggi– rano sulle 45.000 lire e che compiono un lavoro pesante e malsano. Si pensi ad esempio ai fuochisti, costretti a vivere per 8 01·e a1 gio1·no a 50° di calorn, in un'atmosfera carica dei gas dei forni, anne1·iti dalle polvel'i di cai·bone; c'è chi compie un lavoro meno faticoso, fra i gasisti, è vero. Però, il salal'io è insufficiente per tutti. Da questa situazione è sorta. J'esigenza di un miglior trattamento economico e la specifica richiesta di un premio di pro~lu– zione, giustificata, fra J'altro, da una reale maggiore pro– duzione ottenuta dal supcrsfrnttarnento della manodopera. Ma 1e società del monopolio pl'ivato non transigono! E in fondo ad esse poco conta che il gas ci sia o non ci sia: ad esse importa difendere il livello dei profitti realizzati fornendo un pesi::imo prodotto, di scarsa potenza calorica.. E' anche da aggiungere che fra il 13 novembre e il 3 di- " cembre non è stata sospesa l'erogazione del gas da parte degli operai in agitazione, ma solo diminuita. Lo scopo dei Javoratori era quello di coshingere le· società a sostituire la mihore produzione di gas povero con gas cosiddetto ricco, di prezzo evidentemente pilt elevato, al fine di recare un danno alle società stesse. senza che avessero a risentirne acuto disagio i cittadini. Ma }e società non sono certo sensibili a questo disagio! Esse hanno erogato il gas povero senza alcuna maggio1·e integrazione di gas l'icco. Resasi inoperante la prima fase dell'agitazione, gli scioperanti hanno dato un « giro di vite> ed hanno pro– clamato lo sciopero per tre giorni. La UH., non vi ha aderito e può essere ·che abbia avuto i suoi buoni motivi per non aderfrvi. Non la si può cl'Ìticare pe1·chè, come prima si diceva., in tema di sciopero in un servizio pub~ blico fondamental.e le considerazioni, quando siano in (142) nuova repubblica sulto.to inferiore· a quello degli ann.i precedenti solo in C onseguenza della ridotta natalità! , Per quanto riguarda gli appartenenti alla pl'Ìma. cla~se {disoccupati già occupati) l'estensore cade in f'On– t.raddizione c-on se stesso, avendo affen'nato in precedem:a {paragrafo 4, pag. 189) che per costoro « ... la situazione del 1955 si presenta pressochè sta~ionaria nei conrronti del I054 essendo passata la relativa medja da 1.304.805 unità a 1.303.277 (- 1528 iscritti pari allo 0,12%). Dov'è dunqne il favorevole andamento? 'Infine il numero degli iscl'ltti alle ultime tl'e clru::si delle liste di collocamento, nelle quali figurano le Msa– ]jnghe, i pensionati e gli occupati in cerca di altra occu– pazione, ha registralo nel 1!)55,~ànzichè una flessione, .un aumento di 8.!>50 unità pai·i al 3,75% rispetto al l !)54 (da 238.618 a .247.568). . Questi dati sono un'ennesima conforma dei risultRti della inchiesta parlamentare fatta tl'6 anni addietro, che qualificavano la disoccupazione italiana come 01·ganica e con caratteri di cronicità in contrappo~to alla fom1a, « ci– clica> propria delle economie industi-iali progredite. L'incremento del reddito pal'i al 7,2% (in termini quantitativi) e l'aumento del ·JJl'Odotto netto dell'indusl1·ìa. rnanifa.ttu1·iera pal'i all'B,2% pel' cento rispetto al 1954, conseguenti al pl'oseguimento di una congiuntura favo: revole in Italia, se messi in relazione con la stalicih\ della disoccupazione lasciano profondamente ·pel'ple8si sulla validità dell'azione s,·olt~ dai noshi governi. La si– tuazione infatti si fa ogni giorno più complessa, come ò ~tato 1,ecentemente ·af:fermato, ìn nn 1·apporto rise1·vato <;Jell'OECE sulla eConoroia itaLianal prop1·io pel'chè « ... allo ~viluppo della produzione industri~le non ha fatto riscon– tro una par'allela riduzione dellBi,disòccupazione. A quella Cl'Onica del Sud si aggiunge ora una disoccupazione nel Centro e nel No1·d >. · E ciò non è tutto, perchè alla staticità della disoccu– pazione ha fatto riscontro una eguale e sostanziale stm;j dell'occupazione ~he, relativamente all'industl'ia nel suo com.plesso, è aumentata solo cli circa 25.000 operai con un incremento dell'l,9 rispetto al 1952. Si deve perciò inevitabilmente concludere che l'au– mento di produzione e di reddito, invece che ad un as– sprbimento di disoccupati, ha. dato luogo in parte note– :role ad un pili intenso impiego delle fonr,e cli lavorn prima rnadeguatamente utilizzate; e che insieme i sottoccupati si sono tl'asformati, in molti casi in disoccppati pieni. · Ma con tutto ciò e con i gravissimi problemi che l'automazione, ormai alle po11e, pone ad un paese che ha la struttura economica del nostro, per dieci anni non si è fatto altro che cercare rimedi alla giornata adattftn– dosi a dei compromessi quotidiani e ad una politicn di elemosine, per alJeviare il pr-oblema della disoccupa1.ione. Il discorso torna così inevitabilmente su un terreno squisitamente politico, il terreno dell'incontro e ·dell'in– tesa di determinate forze su rl1 un programma innov..1tor-e rispetto ai vecclii schemi che hanno soffocato lo sviluppo della nostrn economia. buona fede, sono tutte valide. l\:fa a noi, nonostante il -disagio che ce ne è derivato, l'agitazione dei gasisti è sembrata giusta. 1\ che punto stanno le cose orn? Il ministro Vigorelli ha cercato una via conciliativa che portasse alla sospen– sione dello sciopero già proclamoto peL' il 17, 18 e 10 di– cembre; e la sospensione, effettivamente, ha avuto luogo, come si è detto più sopra. Le trattative non sono pe1·ò an– COl'a cominciate ed è RSSai dubbio che gli inclusti·iali ob– biano voglia. di darvi inizio. Tanto pili che la mancanza del gas mette gli ute1iti in condizioni psicologiche ad;11te per accoglie1·e pili favorevolmente la campagna politica contro le « fo1·ze sovversive ~- Forse per questo Pasto1·e, contro il parere della feclera:!.Ìone dei gosisti della CfSL, pesta i piedi pel'chè la CO.IL sia las<·i~1ta sola a combftt– tere una battaglia che le due confednrazioni avevano in– cominciata lnsiem.e. In realtà nè lfl sinistre, nè i co– munisti sono a1·gomenti pertinenti con lo sciopero del gas: lo sono invece i salari troppo bas~i degli operai ed i profitti troppo alti delle società pr·ivate. Se si volesse es– sere obbiettivi, bisognerebbe dire che questo sciopel'O ha.· riproposto in termini clramrn!'ltici l'improrogabile esigenza. di « far fuori> l'iniziativa privata {quale eufemismo!) dai settori prodnttivi ed economici dei servizi pubblici. Questo il nocciolo molto semplice e «immutabile:,; !e contingenze Sindacali possono avere invece un aliro corso rispetto alle previsioni fomrnlate nel momento in .cui scrivforno. FRANCO VERRA (continuaz. da pag. 3) mio modo di vedere, è un democratico che crede che tutti gli uomini hanno uguale diritto a partecipare al governo della società di cui fanno parte e a cqoperare con altri membri di altre S()Cietà al progresso verso un ordinamento mondiale basato sull'eguaglianza umana in ogni paese. Che gli uomini non sono uguali per abilità, o per capacità - 'od incapacità - di servizi, c:;.uesto è ovvio: ma quello che i socialisti fermamente vogliono. è che essi siano trattati come aventi tutti eguali rliritti ed eguali aspirazioni fino al massimo della possibilità. Que– sto, nel senso più profondo della parola, · è quello che · può dirsi un socialista; ed è su questa base ch'egli chiede la coilaborazione dei suoi compagni per difl'ondue il socialismo. Se egli lo dimentica o non riesce al '.'.!ompren– derlo, e pur tuttavia si dice socialista, navig~ sotto una bandiera falsa e perde il diritto alla solidarietà degli uomini onesti. Possono sembrare parole dure; ma sono scritte, dopo essere state pr~fondaniente med.it9te e sentite. G. D. H. COLE

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