Nuova Repubblica - anno IV - n. 50 - 9 dicembre 1956

6 (140' nu11u rep11bhlic11 CO.N J/ EGN I A Ml LAN O I LA .CHIESA CAT1 1 0LICA NELLA SOCIETA' I LIANA S U QUATTRO relaz.ioni, tutte senale e interessa~ti, si è basato il convegno organizzato, a Milano, dal Cir– colo della Ri/ornia sull'influenza esel'Citata dalla Chie– Ra cattolica nella nostra società; argomento scottante e quanio mai doloroso, che ha avuto il pregio di richiamare 1111 folto e attento uditorio, in entrambe le tornate della ri11nione. La prima indagine, svolta da Capitini, trnttava, secon.do noi il tema fondamentale, poichè egli ha discusso della m– suf-r-icienza stessa della istituzione cattolica, in- sè conside– n-1.ta, a promuovere la vita di una società_ solidale: _c?nsa– Ì>evol e cioè delle intime esigenze della libertà pohhca e morale, da un lato;. pronta a risolvere privilegi e sop~affa– r,ioni in un più giusto consorzio umano, da.ll' altl'O. Rivolte ad argomenti più specifici, di rilievo subito individu?bi~e per le loro conseguenze imJTiediate, le ~ltre tre relaziom; Ol'iglia infatti ha esaminato con spfrito acuto e brillante la posizione della Chiesa nei confronti della questione demo– grnf-ica, Rodelli ha indicato e duramente rimproverato la invadenza clericale nella nostra scuola e, infine, l'onorevo– le Sansone, con intelligenza e appassionata umanità, ha fotto il punto del problema matrimoniale e delle relative norme giuridiche. Aggiungiamo che queste relazioni, me– glio che secondo l'ordine cronologico, si possono utilmente 1·ipo1·tal'ee confrontare due a due, chè in,. tal modo risu_lta, oltrn la connessione reciproca del problema, la maggiore e minore uniformità di spirito e principi che le ha ani– inate, tenuto ferino l'intendimento generale di meglio chia- 1·ire lo stato presente delle cose e le sue cause e di contri– buire, quindi, a proporre e ad adottare rimedi, per quel che è consehtito. Controllo delle nascite e diritto matrimoniale hanno ov– viamente scoperti rapporti di reciproca influenza, ma di– ve1·sa appare (per quel che s'è sentito) la possibilità che la Chiesa c&ttolica Fiworiscn, almeno in parte, la soluzione degli attuali disagi. Infatti Origlia ha potuto sostenere che (sia pure con l'iserve e restrizioni ripugnanti alla moralità odierna) la f'hiesa finirà· probabilmente per ammettere una maggior tolleranza sul controllo delle nascite, attraverso l'estensione del metodo di Ogino, l'unico che non richiede gli aborriti sll-umenti offerti dalla tecnica e dalla scienza dell'uomo. Ma il suo accento è risomlto squillante e imperioso nel de– nuncia1·e quanto supe.-ficfale e manchevole, jn se stesso, sia il concetto della proc1·eazione della prole come essen– ziale a definire la natura del rapporto coniugale; pel' la coscienza d'oggi esso va corretto ed elevato, se mai, a quel– lo di creazione, intendendosi con ciò che l'atto fisico ha importanza solo preliminare nei confronti del più serio do– vr1·e e impegno l'ichiesto dalla educazione mo1·ale e fisica de!la prole, che nnica può trasformare un figlio carnale in un uomo completo; dal che scaturisce I1invito ad un con– trollo delle nascite. Per verità pare che, almeno presso al– cuni teologi cattolici, si tenda fortunatarnente a dare sem– pl'e pili importanza. ai cosiddetti fini secondari del matri– monio, poggianti sui valori della mutua assistenza e sul r·eciproco consenso all'affetto fra i coniugi. In tale campo però, il metodo di Ogino è psicologicamente pericoloso per le storture di umori intimi che esso può provocare con le costi·izioni sessuali che pe,·iodicamente impone. Del tutto pessimista invece si è detto l'on. Sansone sulla possibilità che la Chiesa consenta spontanearnente alla revisione del vigente diritto mati·imoniale,. tanto più che molto giuristi cattolici parla1ìo chial'amente della avvenuta e definitiva ricezione nel nostl'O diritto delle norme canoniche: ciò che comporterebbe (niente mèno) la rinuncia dello Stato italiano a legiferare in materia. Qui la prntesta dell'onore– vole Sansone s'è levata chiara e senza. risel've: anche i giu1·isti e i parlamenta1·i non democristiani ammettono il carnttere monogamico e indissolubile del rapporto matl'i– rnoniale, ma ciò solo in relazione •a ben precise considera– zioni d'orçline sociale e giuridico che non pregiudicano per nulla la possibilità di una t·iforma nel futuro, sotto la pre~sione pubblica e per prnvvedere a sanal'e gravi e diffusi disagi. Come si può ignol'are, ad esempio, che in Italia circa <J11attr-omilioni .di cittadini vivono in rnargine o fuori del– J'orcline giuridico costituito, in matf!1•ia matri,noniale? Da– VRnt;. a simile dolorosa realtà di fatto occorrerebbe prov– vedere, ma csi!:ite la rigida preclu!:iione delle auto1·ità catto– liche, esercitata attraverso il predominio polilico della DC; ùCCOne però agita!'e · il problema, ili ustn1rne l 1 importanza e s11ggerire le più ulili soluzioni, in attesa di tempi mi– glioi·i. Ma le ragioni di crisi perenne della coscienza so– ciale italiana traspaiono· meglio aUra,·erso le argomenta– zioni di Rodelli e di Capitini, proprio per quello che manca alla loro completa sutura. Rodelli ha vigorosamente do– cumentato con quali provvedimenti, palesi o occulti, la parte cattolica è riuscita capziosamente a col'l'odere le basi del nostro ordinamento scolasÙco, riuscendo a fai· sempre più largo posto alle scuole libere confessionali in danno del– la scuola di Stato e svigorendo di nerbo j programmi per disabituare la mente del fanciullo ai metodi del sapere cri– tico, antidogmatico. Non vale, egli ha detto, proporci J'esempio di nazioni come l'olandese,• dove (esistendo un popolo a religione mista i cui componenti sono da secoli abituati alla reciproca tollerap7.a) sono state istituite senza. dannose conseguenze scuole di parrocchia, cattoliche o lu– terane. In Italia. la tolleranza aprjrebbe soltanto la via al monopolio clericale; d'altra parte - si può osservare - anche se si CJ'eassero davvero scuole separate per tutte le proiessioni religiose (cattoliche, evangeliche, ebree, atee) sarebbe salutare questo provvedimento o preluderebbe in– vece 11 una più esasperata lotta di fazioni in un paese dove è già scarso il sentimento della solidal'Ìetà sociale? Le con– dizioni dell'Italia sono tali per cui il libero sviluppo de– mocratico della nazione può essere aiutato solo da una scuola di origine e di indirizzo unitn1-io, fornita dallo Sta– to; dove i docenti abbiano però piena facoltà di insegnare secondo i loro ideali e la loro coscienza, nel 1·ispetto delle opinioni altrui; e dove convengano e si ritrovino tutti i giovani, indipendentemente dalle diversità di fede e di tradizione familiare. La libertà, di cui parl1:tno i cattolici, è pertanto solo una richiesta di monopolio. Il che torna a dire, secondo noi (e ne riparleremo), che in Italia è quasi impossibile poter distinguere fra libertà delle religioni e libel'tà dalla religione. Eppure, osservava bene Capitini, l'importanza della diffusione di una coscien– za religiosa della vita. è tale che le più tremende e sangui– nose rivoluzioni politiche sono insorte in Francia ed in. Russia, paesi in cui il processo di quella coscienza - da posizioni istituzionali e dogmatiche Rd altre di larga e pro– ficua apertura spirituale - s'era troppo presto arrestato o era stato impedito. E' nn senso religioso della vita quel– lo che aiuta l'uomo a non umiliarsi sotto il peso della realtà quotidiana e che lo invita non a invilirsi, per questo, ma piuttosto a contribuir·e alh. lenta evoluzione delle condi-• zioni di fatto verso un mondo più giusto e solidale. L'ag– giunta religiosa alle istanze laiche è, per Capitini 1 un fat– to1·e pre7,ioso di pi-og1·esso urnano e sociale. M:a è possibile tutto questo da noi se - e lo testimo– nia la posizione di Roclell i - la liberth, natn come antitesi alla oppressione delle stn1tt111·e religiose domi·nanti, rischia di non cogliere l'afflato vivificatore cli quel sentimento re– ligioso della vita. nato dall'amore della realtà nostra e del nostro prossimo? E Capitinì, per canto suo, non aveva, punto per punto, elencnto le nocive conseguenze che il culto cattolico dell'ordine costituito e dell'autorità ha pro– vocato nelle vicende della nosha esperienza democratica? Non vogliamo riap1·ire vecchie e superate polemiche di Ol'dine culturale e monile, ma ci pare gn1ve che - privati degli apporti cli un Ol'dinamento religioso che soffoca la nostra libertà ri1orale - ci sia difficile ritrovflre nella co– mune· coscienza della naziorÌe un elemento fondamentale di coesione che pe1·strnda gli individui a vede1·e nella loro SOl'te piuttosto le forme del destino che quelle del caso. , i constata a.Ilota, una volta di più, che nessuna epopea prelude alla nascita clelln nostra coscienza nazionnle, bensì un poema di un esiliato che è una. speranza e un esperi– mento cli inclividtude salve7,za. E si pensa, quasi con sgo– mento, al compito frustrato ciel Risorgimento e, poi, della Re:;,i-~nza, nonosta.nte il loro lievito morale. Capiscono l"importanza di simili problemi i noStri uornini -politici · migliori? Intendono la funzione quasi religiosa che avrebbe in lbtlia il compimento delle nuove isbrnze sociali? Spe- riamolo. GIOSUE' BONFANTI L'adesione di Salvemini CAPO DI SORRENTO, 25 novembre 1956 Egregi amici, mi duole che ii lungo viaggio, la stagione incle– mente e l'età avanzata mi vietano di partecipare alle vostre riunioni. Convinto che la rivendicazione cbzlla libertà religiosa è diventata, e più diventerà nei prossimi anni, necessità di vitale importanza per l'avvenire del nostro paese, sono lieto che vi sia in Italia chi 02rchi di rompere su questo punto la inerzia di quei partiti, che pur si chia– mano « laici». Si è diffusa in questi partiti l'abitudine dt aspettare c1ie i problemi deUa nostra vita nazionale siano risolti da un.a « revisione della vita religiosa ita– liana » e cons•zguente affermarsi vittorioso, nell'inte·rno della democrazia cristiana, di una sinistra innovatrice contro la destra clericale. Aspettando che siffatta affer– mazione vittoriosa maturi, i 'laici· se ne stanno con le mani in mano. Intanto la sinistra della democrazia cristiana com– pare, scompare, ricompare, riscompar-2, si gonfia, si sgon– fia a libito dei superiori, inetta a sfidare una condanna, non che vaticana, appena vescovile. Sarebbe ora che noi « laici », pur augurando che la revisione della vita religiosa avpznga per opera di chi vi aspira, ci decidessimo a non aspettare la nostra sal– vezza da altri che da noi stessi, e ce ne andassimo per la nostra strada, contando suUe nostre iniziative, e non su qwelle della sinistra nella democrazia cristiana. L'esperienza dimostra che nel movimento cattolico la sinistra acquista forza di pressione sulla destra Cle– ri.cale, solamente quando nel paese Una forza risoluta– mente laica conduce una, of f,znsi'Va vigorosa contro la destra clericale e l'obbliga a darsi apparenze democra– tiche. Non appena quella offensiva si i-ndebolisce, lei sinistra democratica cristiana si affloscia e la destra. cl-ericCLle si fa avanti con tutta la sua prepotenza. Accettate gti auguri di utile lavoro Gaetano Salvemini POLITICA E CULTURA Caro dfrettore, rispondo volentieri alla 1·ichiesta di informare i lettori di NR sul recente convegno milanese dei redattori dello riviste p·olitiche di sinistl'a, organizzato da M,uio Unnia e da me. Erano presenti al convegno r~dattori del M tdino, di Nuovi Argomenti, di Conumità (che offriva la sede), del Contemporaneo, di Ovinione, di Ragionarnenti, rr Adesso, del Gallo, oltre a parecchi pubblicisti, dirò così, Lberi, col– labol'atori di diverse al~re riviste. Alcune altre adesioni non si sono concretate in presenze attive per ragioni di– plomatiche (un nuovo esempio della politica delle non al– leanze) ed anzi siamo stati sostanzialmente accusati di non aver fatto molto conto delle intoccabili e sacre divi– sioni tattiche de11a sinistra politica italiana. Deve confes– sare che non si poteva avere migliore prova dì questa del carattere soprastrutturale della pubblicistica politica. ita– liana; non c'è che da prendere atto che la dimostrazione è venuta da coloro che dichiarano sepolto il marxismo. L'assunto del convegno, l'ipotesi del con-.,egno, era eh~ l'attuale momento politico favorisse un riesame generale della politica di sinistra in Italia. Noi ci siamo domanda– ti: riescono vera monte i partiti e i movimenti di sinistra oggi esistenti ad esprimere, interpretare e po,·tare al suc– cesso le esigenze di una politica di sinistra? O essi, ten– dendo a risolvere tutti i problemi all'interno di ciascun gruppo costituito, trascurano in partenza la constf..tazione più significativa, cioè che la sinistra italiana consta C'ggi di una pluralità di partiti? Ha un senso, e fino a che punto, una situazione liberistico-conconenziale fra i par– titi di sinistra? E i rappo1'ti organici fra le varie esigenze, socialiste, radicali ecc. si possono continuare a porre in termini organizzativi di partito, o non sono da cercar" altre forme di strutturazione e di articolazione delle esi– genze e delle fol'Ze politiche? Devo dire che il convegno, dopo qualche tentativo di difesa della situazione tradizionale (e attuale) di coesi– stenza concorrenziale e cli politica delle alleai!Ze, ha ·mo• strato di accorgersi dell'inadeguatezza degli schemi orga– nizzativi attraverso i quali tale politica si esprime (anzi, non si esprime) ed ha rivelato una notevole sensibilità al problema ·stessO dell'organizzazione, sia pure limitando la prospettiva alla politica della cultura e degli strumenti di comunicazione. Ciò era forse inevitabile trattandosi appunto di un convegno di pubblicisti, il cui primo tema non poteva non essere '.' politica e cultura». Nr: è tuttavi~ de,·ivato un peticòlo, e cioè che le riviste e gli strumenti politico-culturali venissero considerati, più che come de1 mezzi di pressione sulle istituzioni, come delle istitnz.ioni essi stessi, con la conseguenza che il problema della de– mocratizzazione delle strutture rischiava di diventare un problema interno delle singole riviste (si veda per es. b statuto di Opinione) anzichè un problema generale e sto– i·icamente attuale nella situazione politica italiana. Si è dovuto perciò discutere a fondo il problema del. « blocco sto,·ico » marxista., cioè la tendenza marxista allo stato in nuce, all'istituzionalismo «anticipato> e non organi– camente mediato attraverso l'esame non pregiudiziale dei problemi aperti della società nazionale. Direi che in que– sti difetti cadono più faC'ilmente i marxisti teorici, i marxisti all'ingl'ese, che non i comunisti del PCI; e tutta– via come 11egare che la struttura del PCI sia ,·iziata da questo errore, che giustifica in parte le accuse di non es– .sere un partito italiano, e che offre comodi pretesti a eh.i cerca non già di isolare i « servi di Mosca» ma piuttosto di dividere le forze di rinnovamento nel nostro paese? Personalmente ritengo (e la nota che il Contemporaneo ha dedicato al convegno me lo conferma) che in questo momento sia possibile un discorso coi comunisti proprio e soltanto su qnesia base, cioè sulla ba$e di una politica di sinistra accettata in tutte le sue ragioni storiche ed affrontata con il chiaro avvertimento che la crisi comu. nista non rilancia a.utoma.ticamente le forze che finora si sono distinte dal PCI. Il convegno, impostato quando il d~sgelo pareva• una realtà definitivamente acqnisita, è stato co1it1·appunta:to dai fatti di Budapest: eppure, in quei giorni, a Milano, la nostra ipotesi di lavoro non è stata messa in crisi; ed è apparso più che mai necessario lavorare in tale dire-. zione. Con viva corclialitù. Ludovico A .. ~tis Pe,.Ì11e/.fi E' uscito FEJlRUCCIO PARJU INVENTARrO E INVITO PER LA BATTAGLIADI DOMANI Quaderni di "Nuova Repubblica., (6)

RkJQdWJsaXNoZXIy