Nuova Repubblica - anno IV - n. 47 - 18 novembre 1956
(157) nuoYa repubblica 3 .RILANCIO DEL SOCIALISMO MONDIA.LE I.: MEWODI DELLA Lo~rT A L'as;olutism~ comunista, le violenze e le persecuzioni che si accompagnano alla spietata concentrazione di potere, sono detestabili e condannabili ; ma la via parlamentare non può adattarsi se no,;. a paesi di alta· tradizione _democratica'. La posizione socialista <leve edificarsi tra queste due impostazioni opposte· . Continuiamo la pubbticaziOne (vedi Nuova Repubblica, n. 45, del 4 novembTe 1956) del– l'importante opuscolo di Cole uscito Tecente– mente in Jnghiit'erra sotto il titolo World so– cialist restated. Innflee;uatez,m:1lella socialflemocrazia D EVO confessare che, in quei primi anni, la mia vi– suale· era essenzialmente limitata ai paesi più avan- .· ' zati, in cui esistevano e godevano considerevole libertà :di azione attivi movimenti socialdemocratici e laburisti. E' 'necessario tener presente che quando io di– venni socifllista ia riVoluzioile russa era ancora da venire e che non c'era stato quaSi nessun risveglio di socialismo né di ~azionalismo popolare nei paesi meno sviluppati. Si poteva prevedere una rivoluzioqe violenta _in Russia, molto difficilmente altrove: in ogni caso, fuori della Rus– sia sembrava improbabile che essa potesse prendere forma di sociali"smo. Salvo che in Russia, al socialisino essenzialmente si pensava ancora cOme a un movimentO di reazione contro il capitalismo occidentale, e alla poli– tica socialista in termini coi-rispondenti alle società in– dustriali dell'~ç~idente. Da allorél, p'rincipalmente come conseguenza degl~.-avv'rnimenti_ ~ussi, si è :rµanifest~to un grandC risveglio sociale in Asi.a e in Africa, e fino ad Un certO punte:· anche 'nell'America Latina,. e in questo risveglio si sono incontrati i~sieme elementi socialisti ed elementi nazionali&ti, così da rendere imperativa ~na rielaborazione del pensiero socialista in termini più .uni– versalmente comprensibili, ed una revisione de}:1eorigi– narie idee sul nazionalismo nei suoi rapporti col socia– lismo. Bisogna quindi considerare oggi la tendenza verso il socialismo non più come un movimento che trova il suo terreno naturale in soci.età altamente industrializzate abituate a governi parlamentari, ma come un movimento che si adatta anche a molte e del tutto differenti società, che non possiedono né sviluppo industriale né alcuna tradizione di prassi parlamentare. Questo rende il vecchio concetto di socialdemocrazia chiaramente inadeguato e perfino suscettibile di gravi equivoci in rapporto a mol– tissimi paesi che hanno assunto importanza mondiale: fenomeno che,. se non incide molto sulla politica interna socialista d~i paesi occidentali industrializzati, è desti- I\ nato ad influenzare in maniera fondamentale la loro po- , litica internazionale e il carattere del socialismo in quanto movimento mondiale. Ee:n11glln za uer I ntt.i l)Opoli Intanto questo cambiamento ha completamente tra– sformato i1 carattere della vecchia polemica socialista contro il colonialismo e lo sfruttamento coloniale. Infatti, fin tanto che non esistevano movimenti socialisti o na-.. zionalisti popolari nelle colonie delle potenze occidentali o in altri paesi soggetti alla penetrazione imperialista, i socialisti potevano limitarsi a protestare contro lo sfrut– tamento dei popoli coloniali o quasi-coloniali e a recla– mare un più equo trattamento verso di essi da parte degli sfruttatori. La politica coloniale dei. socialisti era dunque una politica riformista e nulla di più. Ma oggi è dovere elementare dei socialisti di .o ni aese rendere 1 oro posto con energia a fianco del nazionalismo popo– lare nei paesi coloniali e semi-coloniali, e dare il loro completo appoggio alle esigenze di autodeterminazione e di. autocontrollo dei popoli sfruttati, in' aspra opposiz.ione verso tutti i tentativi di mantenere regimi imperialisti e di insistere sui privilegi dei colonizzatori bianchi o degli investitori capitalisti. Questo implica il riconoscimento assoluto dell'uguaglianza umana di tutti i popoli, con l'esclusione di ogni forma di discriminazione razziale; e, al di sopra e al di là di questo, il riconoscimento della Priorità da dare alla loro richiesta di essere aiutati da popoli più progrediti allo scopo di elevare il proprio li– vello di vita. Della necessità di questa esigenza, io, come molti a1tri socialisti, mi sono reso conto soltanto gradual– mente, vedendo nascere questa nuova coscienza tra i popoli dell'Asia e dèll'Africa .. Ma ci sono 1 :temo, molti socialisti che neppure oggi si rendono conto di questo, e conqnuano a pensare al socialismo principalmente sulla base di ciò che essi sperano di raggiungere per suo mezzo nei loro propri paesi, relativamente pro– grediti, e sono disposti ad indulgere alla politica impe– rialista quando questa sembri riuscire utile ai loro con– nazionali. Ma tale atteggiamento mi pare opposto ai prin– cipi del socialismo, e disastroso dal punto di vista pra– tico, perchè esso porta alle guerre coloniali (in cui ..a lungo andare gli imperialisti sono destinati ad essere di -G. D. H. COLE ' sconfitti) e perchè distrugge la possibilità di unire i so- cialisti attraverso il mondo in un ideale comune di fra– tellanza e di uguaglianza umana. Da questo punto di vista dunque la mia concezione di socialismo è diventata più profonda e più larga di quanto non fosse quando io divenni socialista, assai avanti la prima guerra mondiale. Probabilmente il mio pensiero di oggi su questi problemi .era implicito· nel mio atteggiamento di allora; ma non era esplicito o tradotto ln termini di politica pratica, come è necessario che sia adesso. Tra l'altro, questa concezione ha note– volmerit.e influenzato il mio atteggiamento verso il co– munismo come movimento mondiale; e prima di prose– guire devo fare del mio meglio per ,spiegare quale sia questo atteggiamento. · II POSIZIONE NEI CONFRONTI DEL COMUNISIIO Quale atteggiamento devono assumere i socialisti di sinistra, che tengano in alto conto la libertà personale e la democrazia, verso if comunismo e i partiti comu– nisti, il cui avvento ha spaccato il movimento della classe lavoratrice in due fazioni in lotta in tutto il mon– do? Molti socialisti pensano che. sia sufficiente asserire e praticare una n.etta ostilità verso il comunismo e verso tutta la sua. opera, in quanto esso è distruttore della democrazia e della libertà individuale, ha imprigionato e seviziato milioni di cittadlni nei cosiddetti « campi di lavoro », e ha rivelato il suo vero carattere nelle in– numerevoli epurazioni e liquidazion.i dei propri stessi capi, per delitti politici dei quali nessuna persona ra– gionevol~ .it!lsa che molti di essi si siano resi colpevoli: Questa e cèrtamente una terribile accusa dalla quale e impossibile sottrarsi attribuendo tutto il male che è stato fatto a determinati uomini caduti in disgrazia, come Stalin o Bèria; giacèhè è evidente che l'intera classe dirigente comunista ne è corresponsabile, e che molti aspetti eSsenziali del regime comunista rimangono i medesimi anche ora che è venuto di moda denunciare Stalin, come un tempo Trotsky, e ammettere i gravi « errori » da lui cor_nmessi. li processo contro il comnnisimo. e quello rhe si flimentica E' una semplice verità storica che i comunisti, ovun– que hanno avuto il potere, sono stati spietati nel repri– mere l'opposizione e nel mantenere il regime dittato– riale di partito; che sono stati durissimi nell'infliggere sofferenze ad ogni persona che essi consideravano un nemico politico o potenzialmente un contro-rivoluziona– rio; che hanno diffamato, spesso con la pura e semplice menzogna, i loro oppositori, ed hanno impedito ai popoli di controbattere le loro false affermazioni impedendo loro di acquisire informazioni vere; che infine hanno tradito senza scrupolo i socialisti non-comunisti, che - pur cercando di operare con loro per la causa dell'unità della classe lavoratrice - non erano disposti ad accet– tare la completa sottomissione al controllo del partito comunista. E non è meno storicamente pacifico il fatto che dopo la prima guerra mondiale il Comintern 1 nel perseguire il suo intento di rivoluzione mondiale, deli– beratamente spaccò in due il movimento della classe lavoratrice in ogni paese in cui potè esercitare la sua influenza, e così spalancò la porta alle varie forme di fascismo che distrussero il movimento socialista in molti paesi - particolarmente in Italia, in Germania e negli stati balcanici (1). Tuttavia, sebbene l'atto di accusa sia grave e incon– futabile, non è sufficiente; perchè non tie1;.e conto di una quantità di.fatti vitali. Il primo è che i comunisti, mal– grado le loro responsabilità, hanno fatto trionfare la rivoluzione in Russia e l'hanno mantenuta c:ontro tutti gli sforzi del capitalismo mondiale per accerchiarla e distruggerla, e che la rivoluzione in Russia al:;,olì i pro- (1) Ovviamente, il Cole ha scritto questo saggio prima dei più recenti avvenimenti nell'Europa orientale, su cui il suo giudizio non può che coincidere col nostro. E' tuttavia da presumere che la valutazione di fondo del Cole sugli aspetti strutturali del comunismo (come risulta dalle· parti che seguono) non sia sostanzialmente mutato, né è -questo il luogo per eventualmente contestarlo . . (N. d. D.)_. prietari terrieri e i capitalisti e socializzò i mezzi di produzione, rendendo possibile di destinare l'enorme aumento di capacità produttiva - che fu conquistato dopo i disperati sforzi dei primi anni - a beneficio dei, lavoratori e dei contadini, e di sollevare la Russia dalla primitiva barbarie a una posizione eminente tra i popoli del mondo. Il secondo fatto è che la rivoluzione russa, sebbene non sia sfociata nella rivoluzione mondiale che i b6lscevichi speravano, contribuì largamente a de– terminare tra i popoli dell'Asia e· dell'Africa i grandi movimenti di emancipazione che stanno trasformando rapidamente il mondo in una comunità 'molto più equa e stanno contribuendo a distruggere l'imperialismo e le discriminazioni razziali e ad attacca~e alla radice !o sfruttamento dei paesi meno sviluppati da parte di quelli più sviluppati. Il terzo fatto è che, ma1grado ttltti gli abusi della dittatura nei paesi comunisti, è innegabile che la vita dei lavoratori e dei contadini nella Russia sovietica è immensamente preferibile a quella che essi conducevano sotto lo zarismo e che le loro condizioni e le loro possibilità di cultura e di miglior tenore di vita - attività politica a parte - sono immensamente migliorate. Alla luce di questi fatti, sebbene io disapprovi e detesti molti aspetti del regime comunista e della sua ideologia, non posso guardare al comunismo soltanto come a un nemico da combattere. Non è realistico im– maginare che la rivoluzione avrebbe potuto trionfare in Russia e in altre parti dell'Europa orientale e dell'Asia attraverso una democrazia « liberale », della quàle non esistevano né la tradizionè né la base in q·ueste società, o che, aH'indomani della rivoluzione, esse avrebbero potuto organizzarsi in regimi liberal-democratici di tipo occidentale. Tali regimi implicano una capacità di ac– cogliere la realtà in atto e di adattarvisi, che seml'.)lice– mente non esiste in Russia o in Cina o in altri paesi che sono stati conquistati dal comunismo. Dire che la' Russia o la Cina avrebbero dovuto non diventare comu– niste è come dire che le rivoluzioni russa e cinese non avrebbero dovuto avvenire del tutto: e, lungi dal vo]e_r dire una cosa simile, io guardo a questé due rivoluziohi come a grandi conquiste del mondo moderno. Nori vo– glio affermare con ciò· ·che siano senz'a.ltro da accettar:! tutte le cose condannabili che sono state fatte ~n qu~– sti paesi dopo la rivoluzione, come conseguenze mevita– bili della rivoluzione stessa. Penso anzi che molte çli esse non c'era bisogno che avvenissero e non sarebbero dovute avvenire: ma non sono disposto a reSpingere le rivoluzioni a causa degli abusi che si verificarono sotto di esse: far questo sarebbe semplicemente tradire ;a causa del socialismo mondiale. lo continuerò a denun- •ci are gli abusi e a rifiutare le dottrine comuniste eh~ !ti adducono a giustificarli o a minimizzarli; ma al tempo stesso, io resto fermamente dalla parte di queste rivo– luzioni contro i loro nemici, sia che questi nemici siano i reazionari feudali e i capitalisti sia che si tratti d'indi– vidui i quali si proclam'ano socialisti. Conseguentemente, io mi rifiuterò in ogni caso di partecipare alla crociata mondiale contro il comunismo, chiunque ne. siano gli organizzatori. In paesi in cui }a strada democratica al socralismo non è aperta, e in cui ai lavoratori sono negati i .mezzi per avanzare verso la conquista del potere politico ed èconomico con sistemi pacifici, non c'è una reale alternativa all'azione iivolu– zionaria; e al giorno d'oggi 1 tale azione non può aver successo senza l'impiego di una grande forza centraliz– zata, che può solo troppo facilmente degenerare in re– ·gime dittatoriale; ma il rischio non può giustificare l'a bandono dell'arma rivoluzionaria quando la strada sia chiusa alle evoluzioni pacifiche. lo sono dunque dalla parte dei rivoluzionari, sia che essi combattano contro l'imperialismo per il pieno diritto all'autogoverno na– zionale, sia quando si trovino soggetti all'autocrazia dittatoriale fascista o a quella capitalistica feudale, come nella Spagna e in molti paesi -dell'America Latina. Sono per i comunisti nell'Indocina, pe:r i nazionalisti di siiu– stra nel Nord-Africa e nel Medio Oriente, per i « neri it nel Sud-Africa ed anche, malgrado i loro abusi barbari, per i Mau-Mau contro i coloni bianchi nel Kenia. Il romunismo flopo il XX conc:resso Sebbene oggi sia questa una questione molto imp'1r• tante, tuttavia non è tutto. Come socialista io ho il <10- vere di definire la mia posizione sia verso la svolta co– munista in atto nell'Unione Sovietica (e nella Cina - per quanto ne posso capire - e in Jugoslavia), sia nei confronti dei partiti comunisti dei paesi che non son'J sotto il controllo sovietico (soprattutto della Francia e dell'Italia). Per quanto riguarda l'Unione Sovietica, io ho naturalmente seguito con profonda attenzione gli atti del recente congresso comunista e la denuncia del « cul-
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